Un’antica tradizione locale vuole che le due settimane a cavallo dell’equinozio d’autunno siano interamente dedicate alla contemplazione dell’avifauna e vengano trascorse in una sistematica ricerca di tutti gli esseri alati viventi in un determinato territorio scelto a caso puntando il dito sulla cartografia stivalata dell’Italia, in modo tale da esplorarne tutti gli ambienti disponibili e censire il maggior numero di specie presenti in quel periodo dell’anno. La tradizione vuole che l’arduo compito sia assegnato a due intrepidi avventurieri scelti anch’essi meramente a caso tra un ampio ventaglio di esattamente due candidati. Nell’arco del mese che precede il periodo in questione, si deve concedere al dito di oscillare in modo adeguato su tutto lo spettro del territorio disponibile in modo che la scelta sia opportunamente ponderata. Per l’anno 2022, nella tarda estate, l’ago del destino pareva prossimo a posarsi su una di queste due regioni, Liguria o Marche, con una sempre più netta tendenza verso la prima opzione (ed un abbraccio forte davvero agli abitanti della seconda, travolti dalla turbolenza atmosferica). Poi, con uno scarto imprevisto, la lancetta della bussola è impazzita, al punto di frantumarsi nettamente a metà, spedendo una scheggia imbizzarrita direttamente verso il Caucaso. E con lei uno dei due vagabondi (quello ancora degno davvero di un simile nome). L’altra metà, rimasta sola nel bel mezzo delle sue volubili oscillazioni gravitazionali, è caduta al suolo esattamente nel punto in cui si trovava in quell’istante, nel centro pieno della misteriosa area geografica che prende il nome di Friuli Venezia Giulia. In sostanza, il Pulotto è fuggito in Georgia ed Armenia e l’orso burbero ha deciso di trascorrere due settimane a percorrere i sentieri che attraversano, dal mare ai monti, questa straordinaria regione.
E dunque si parte. O meglio, si resta. Dal pomeriggio dell’11 alla notte del 25 settembre. Stavolta non aspettatevi le solite foto dei paesaggi, perché il fotografo incaricato, come detto, era impegnato altrove. Dovrete accontentarvi di uno dei suoi ultimi scatti in quelle terre, condito con il sapore delle sue colazioni e di uno dei suoi spiriti guida.
Terre desolate del Caucaso - Foto di Pulotto Piccolo spuntino - Foto di Pulotto Spirito guida - Foto di Pulotto
A proposito della seconda immagine, dimenticavo di sottolineare che la tradizione specifica esplicitamente che nell’arco di tempo dedicato a questo rituale i prescelti debbano rinunciare a tutte le comodità. E quindi niente cibo (addirittura meno del solito), niente riposo (dormire poco e male), svegliarsi ad ore antelucane per dirigersi con trasferte improbabili in località mai raggiunte dalla luce del sole.
Sarà per questo che dopo soli cinque giorni (ovviamente di venerdì sera), la fidata Sandero decide di alzare bandiera bianca, anzi arancione, ed accendere anticipatamente tutte le luminose spie natalizie mettendo a repentaglio l’intera missione, tanto da costringere l’esploratore a ripiegare su una vettura in prestito (ma meno prestante) ed alternare giornate di disponibilità domiciliare ai vagabondaggi estremi.
Inquietanti spie pre-natalizie
Sospetto comunque che le limitazioni imposte dalla tradizione, da sole, farebbero desistere anche voi, facendovi passare la voglia di partecipare ad una simile avventura (e di scappare sul Caucaso), soprattutto quella riguardante il cibo. Ma vi assicuro che vi resterebbe comunque un briciolo di energia per raggiungere inaspettatamente alcune sperdute località dove la meraviglia ancora si fonde con la Terra. E riempirvene gli occhi.
Primo velo bianco Un occhio azzurro
Detto questo, passiamo al nocciolo della questione. A questi uccelli che sempre più sfuggono al nostro tentativo di incontrarli. Una simile ricerca prevede un minimo di programmazione che include la realizzazione di un elenco di specie potenzialmente contattabili (diciamo approssimativamente 250?) e la scelta dei luoghi da perlustrare, anche e soprattutto in base alle condizioni atmosferiche. State tranquilli che così facendo vi ritroverete ad andare a cercare il Piviere Tortolino sulla cima della montagna più adatta nell’unico giorno in cui la nebbia sarà talmente fitta che vi impedirà di avanzare con l’auto ad una velocità superiore ai 5km/h.
Arriverete in cima alla montagna comunque, strafondi di umidità e senza Tortolini. Ma tornerete a casa con nelle mani la delicatezza delle piume di una PERNICE BIANCA, nelle orecchie il fischio del FRANCOLINO DI MONTE ed i sibili della CIVETTA NANA. Ma soprattutto, con un fantastico video del FAGIANO DI MONTE. Vi suggerisco di ascoltare l’audio a tutto volume (meglio se con le cuffie), tra il secondo due ed il tre. Prendetelo serenamente come una prova di valutazione “audiometrica”.
Perché ci ho provato, anche stavolta, a documentare le osservazioni più interessanti, sempre nel tentativo di combattere la mentalità vecchia scuola del “sono esperto, non serve che documenti niente”, “l’ho visto bene”, “sono sicuro”… (quando supereremo questa presuntuosa devianza soggettiva che ci porta a spacciare rarità come se niente fosse, accettando umilmente che una documentazione adeguata vale molto di più di mille autoreferenze?). Ma i risultati non sono sempre stati dei migliori, anzi. Restando nell’ambito di galliformi e tetraonidi alpini, dell’unica COTURNICE sentita non posso esibirvi nulla, di uno dei due FRANCOLINI DI MONTE un paio di registrazioni in cui l’orecchio umano non percepisce nulla, del GALLO CEDRONE alcune fatte fresche (e di quello involato nulla), dei FAGIANI DI MONTE, a parte il meraviglioso video qui sopra, ho anche una foto in cui si vede un fantastico ed incomprensibile puntino in volo nel cielo e della PERNICE BIANCA, oltre alla foto delle piume, ho quella delle sue tracce nella neve, prima che si involi a pochi passi da dietro uno sperone di rocce.
Non che per i rapaci notturni sia andata meglio, come documentazione intendo. Vi confesso che alcuni sono davvero ostici da trovare. E non parlo dell’ALLOCCO DEGLI URALI, che, a suo modo, sa concedersi, ad un orecchio attento, a notte fonda (senza doverlo turbare con spregiudicati richiami elettroacustici diurni), tra un bramito di cervo e l’altro. Mi riferisco a BARBAGIANNI e GUFO COMUNE, che ormai tocca andare a cercare in modo mirato (e spesso anche lì con scarsi risultati) nei siti residui in cui sono grossomodo stanziali da anni. Dell’innominabile CIVETTA CAPOGROSSO preferirei non parlare. Premesso che non l’ho mai sentita cantare “ufficialmente” in autunno (e mi domando se davvero mai lo faccia, tanto che alcune segnalazioni riportate in letteratura di “individui in canto in località anomale in periodo autunnale” mi lasciano perplesso), i suoi richiami sguaiati ed inquietanti lanciati in momenti imprevisti nelle ore che precedono l’alba o seguono il crepuscolo sono sempre più sporadici ed accidentali. L’unica che davvero continua a presidiare il territorio in modo ostinato e cocciuto anche durante il mese di settembre è la microscopica CIVETTA NANA. E, almeno di lei, qualcosa posso farvi vedere.
E’ andata discretamente meglio con i picchi (fatta eccezione per il Torcicollo). Uno alla volta, a partire dal PICCHIO ROSSO MEZZANO, che si fa trovare direttamente a Udine già nel pomeriggio del primo giorno di ricerca, passando per tutti gli altri, ormai ubiquitari, PICCHIO CENERINO compreso, fino all’elusivo PICCHIO TRIDATTILO, che tuttavia tambureggia insistentemente nello stesso identico sito in cui si era lasciato docilmente osservare in tarda primavera.
Picchio rosso mezzano Picchio cenerino Picchio tridattilo Picchio tridattilo
Ci sarebbe anche quell’altro, che PICCHIO lo è solo di nome, quella deliziosa ma sempre più rara farfallina delle rocce. Anche lui, il PICCHIO MURAIOLO, sgattaiola danzando su quella parete che periodicamente lo vede protagonista prima di involarsi verso il celeste destino.
Sempre più raro, certo, ma in quel medesimo ostile ambiente che lo ospita c’è qualcuno ancora più in difficoltà, tanto che per stanarlo, in mezzo ai SORDONI che gli fanno da guardia, bisogna avventurarsi fino al confine con il Veneto (ci sarà stato ben un motivo valido per annettere il comune di Sappada al FVG!). E no, non parlo dell’Organetto, che ormai diamo per spacciato in regione (non fatevi ingannare dalla letteratura, temo che sopravvivano solitarie coppie e, forse, nemmeno quelle). Parlo di quel candido FRINGUELLO ALPINO che sempre più solitario vaga per le cime alpine, alla ricerca di una residua neve con la quale confondersi.
Sordone Sordone e Fringuello alpino Fringuello alpino
Con lui, ultimo a comparire nella quarta delle giornate dedicate all’ambiente alpino, le specie di montagna possono considerarsi completate. A dire il vero per altro, non sono state nemmeno le più ostiche da intercettare (non tutte per lo meno). Confesso che non avrei immaginato, all’inizio del viaggio, che l’animale più restio a farsi trovare sarebbe stato lo ZIGOLO GIALLO. Ricerche mirate ed infruttuose sono durate oltre dieci giorni, prima di localizzarne uno sparuto drappello in una delle sue ultime roccaforti. Temo a questo punto che a breve possa seguire il destino dell’Ortolano (e dell’Organetto, del Pendolino, del Basettino, del Migliarino di palude, della Salciaiola, dell’Averla cenerina…). Mi sarei aspettato di avere ben più difficoltà, ad esempio, con il PETTAZZURRO. Ed è proprio per questo motivo che un intero giorno è stato dedicato a lui, dall’alba al tramonto, con una breve pausa in mezzo durante la quale la perfida canaglia si è ovviamente fatta vedere da altri, sull’argine del laghetto di San Quirino (PN), che definire laghetto (almeno quel giorno) potrebbe essere fuorviante, potreste definirlo piuttosto una pozzanghera di un metro per due profonda, nel punto più alto, mezzo centimetro, costeggiata da uno sparuto canneto, dimora inaspettata tuttavia di mirabolanti presenze, dal PORCIGLIONE al BECCACCINO, dal FORAPAGLIE COMUNE (inanellato!) ad un numero imprecisato di VOLTOLINI (almeno quattro osservati insieme).
Forapaglie comune (inanellato) Voltolino
E da un PETTAZZURRO (o due) che decide di comparire solo quando la luce è ormai stremata dall’attesa di illuminarlo e lo scatto migliore che mi riesce è questo insensato scarabocchio.
Si fosse almeno messo in posa come il CODIROSSO… Sarei riuscito comunque a fotografarlo male.
Bene. Una giornata intera dedicata ad un PETTAZZURRO (al termine della quale la Sandero alzerà le sue luminose bandiere arancio), ma almeno alla fine, prima del tramonto, per qualche minuto si lascia osservare. Dovete comprendere che abitualmente, in un anno, per quanto mi riguarda, riuscire ad osservarne uno (o al massimo due) è da considerarsi un successo. Ci sono anni in cui resto tranquillamente a secco. Capirete così il motivo di un simile accanimento (di pigra ed indolente attesa seduto in auto, in realtà, e senza l’impiego di quegli attrattivi alimentari, dalle camole allo strutto, che troverete sparsi in giro per il medesimo laghetto, in altre giornate, insieme ad un fittizio posatoio ligneo per realizzare scatti migliori). Solo che poi, da un giorno all’altro, cominceranno a comparire PETTAZZURRI ovunque, in posti improbabili, tanto che alla fine il computo totale raggiungerà l’impressionante cifra di sette individui. Ma se sperate che io sia riuscito a fotografarne almeno uno in modo “comprensibile” resterete delusi. So che siete abituati ad un altro tipo di scatti con simili soggetti (ma credo di avere già accennato ad alcuni dei trucchi sapientemente usati). Accontentatevi di questo, è il migliore tra i fotogrammi che sono riuscito a realizzare.
Fortunatamente però, nell’ottica della condivisione delle osservazioni in tempo reale che è lo spirito di EBN Italia (a livello nazionale) e di Tringa FVG (a livello locale), due di questi invasivi PETTAZZURRI sono stati rintracciati in breve tempo dal ciclista Bruno Delbianco che nonostante la scarsa luce del fosco meriggio, è riuscito a documentarli entrambi.
Pettazzurro 1 - Foto di Bruno Delbianco Pettazzurro 2 - Foto di Bruno Delbianco
E torniamo al tema del “documentare”. In fondo è facile dire “ho visto questo, ho sentito quell’altro” vagabondando costantemente sempre senza testimoni e compilare un elenco di specie degno di un rocambolesco e fantasioso “Big Year”. Ma non è questo il senso (e non dovrebbe esserlo mai) di esperienze simili. Avrei potuto tranquillamente raccontarvi (non sarei stato il solo) di aver visto l’Aquila di mare che frequenta con una certa regolarità la RNR Foce Isonzo (Go). Invece no. Ci ho provato in quattro occasioni, sempre a vuoto, mancandola anche solo per poche ore. E non sono stato nemmeno in grado di ritrovare quel precoce SMERIGLIO fotografato da Marta in uno dei tanti punti magnetici del FVG, residenza di uno dei recenti Luì di Hume.
Smeriglio - Foto di Marta Trombetta
E così, niente Aquila di Mare inventata. Ma posso mostrarvi la meravigliosa foto di spalle (e mimetizzato tra le foglie) di uno degli ultimi RIGOGOLI presenti in regione. A voi la sfida di trovarlo.
Di CANNARECCIONI magari è possibile trovarne qualcuno anche ad inizio autunno, ma anche loro sono sempre più scarsi ed è meglio uno scatto in più, piuttosto che lasciarli scomparire nel silenzio.
Per quanto riguarda i FORAPAGLIE MACCHIETTATI, probabilmente ce ne sono più di quanti se ne immaginino e di quanti se ne riesca davvero a far involare da sotto i piedi. Ci accontenteremo dell’unico che siamo riusciti a documentare.
Forapaglie macchiettato (sotto) Forapaglie macchiettato (sopra)
Invece i GRUCCIONI continuano a stupirmi. A metà settembre trovarne qualcuno ancora in giro è diventata ormai una regola negli ultimi anni, ma il 24 settembre comincia ad essere un poco tardi anche per loro. Eppure continuano a dondolarsi nel cielo in mezzo agli STORNI e posarsi a pochi metri sui cavi sopra le auto, incuriositi dalla perplessità di chi li osserva (a differenza delle COLOMBELLE che se ne restano sempre lontane in disparte).
“In mezzo agli STORNI”. Migliaia e migliaia di STORNI, tutti STORNI, dannatamente STORNI. Che cosa diamine ci vuoi trovare davvero in mezzo? In tarda estate o in autunno, assolutamente nulla. Se non fosse che ad inizio settembre, a Udine, ti è capitato inaspettatamente di osservare un giovane STORNO ROSEO. Ed ogni tanto, durante il tuo vagabondare, osservando le migliaia di STORNI, ti domandi che fine abbia fatto. Ed in risposta te lo ritrovi posato davanti, a 40km in linea d’aria da dove l’hai osservato quasi dieci giorni prima. Stavolta è più distante e come al solito le foto sono quello che sono. Ma potete giocare a “Trova l’intruso”.
Storno roseo tra gli Storni Storno roseo tra gli Storni
Nonostante il piumaggio, se non fosse per il becco giallo sarebbe facile pensare ad un’aberrazione cromatica, perché anche in queste capita di imbattersi occasionalmente. Tanto che avrei potuto proporvi un QUIZ anche stavolta, con le foto qui sotto. Ma vi eviterò il tormento (anche perché diversi di voi conoscono già la soluzione) visto che lo STRILLOZZO leucistico ha già svelato la sua vera identità.
Strillozzo con piumaggio aberrante Strillozzo con piumaggio aberrante
Se non fosse stato così, avremmo dovuto inventarci qualche improbabile alternativa esotica aufuga. In fondo, di esempi ormai ne abbiamo a sufficienza. Dall’IBIS SACRO al CIGNO NERO, dall’OCA INDIANA all’OCA DEL CANADA (con tanto di ibridi).
A questo punto, anche l’IBIS SCARLATTO non ci impressiona più (per fortuna c’è sempre Bruno Delbianco a regalarcene una foto valida), specie se nella stessa canaletta nuota tranquilla una femmina di ANATRA MANDARINA…
Ibis scarlatto - Foto di Bruno Delbianco |
Il riflesso dell'Ibis scarlatto |
Specie comuni che diventano rare, specie esotiche che diventano comuni. Lo stesso FENICOTTERO un tempo era una rarità, mentre oggi è presenza stanziale, modello colorato e docile ideale per gli scatti artistici di qualsiasi fotografo. Quello spelacchiato lo trovo solo io.
Anche il MARANGONE DAL CIUFFO si presta regolarmente a comodi scatti, ma nemmeno con lui riesco ad essere efficace.
Siamo quasi alla fine e so che stavolta a livello fotografico siamo messi decisamente maluccio. Giusto per darvi un contentino potrei piazzare qui sotto qualche foto di limicoli confidenti. Sempre che vi accontentiate.
Piovanello tridattilo Voltapietre Gambecchio comune Combattenti (all'assalto)
Di solito poi, il capitolo si chiude con alcune riflessioni sulla complessità faunistica della regione al di fuori del contesto avifaunistico. Ma un simile argomento davvero meriterebbe una trattazione a parte.
Rospo smeraldino Mandria di Cinghiali
E allora concludiamo il viaggio con un siparietto pseudo-comico che spero apprezzerete. Ci sono alcune specie ancora abbastanza comuni che tuttavia, per quanto non siano affatto elusive nei vocalizzi, difficilmente si lasciano osservare a lungo e da vicino, salvo durante alcuni momenti di particolare intimità. Potrei citarvi la CAPINERA, ma in questo caso mi sto riferendo all’USIGNOLO DI FIUME. Durante una delle escursioni in RNR Foce Isonzo (Go) mi sono imbattuto in alcuni combattivi individui che non hanno minimamente badato alla mia presenza. Non vi mostrerò gli scatti in cui si mettono in posa. Vi mostro quelli in cui si agitano. Per invogliarvi a guardare i video. Non mi era capitato prima di assistere ad un simile rituale. In fondo, ogni giorno è buono per imparare qualcosa di nuovo.
Usignolo di fiume Usignolo di fiume
E con questo, sbatacchiando le alucce, vi saluto.
PS.
Qui sotto trovate l’elenco completo delle specie osservate in queste due settimane (in ordine sistematico CISO COI 2020) con una valutazione asteriscata sulla difficoltà di contattarle in questo periodo (ed in questo anno in particolare): un asterisco per le specie non scontate, due asterischi per le specie scarse, rare, difficilmente contattabili e/o al limite del loro periodo di presenza in regione, tre asterischi (o due ed una parentesi) per le specie considerate sostanzialmente improbabili.
1. Quaglia **
2. Coturnice *
3. Fagiano comune
4. FRANCOLINO DI MONTE **
5. PERNICE BIANCA **
6. GALLO CEDRONE **
7. Fagiano di monte *
8. Cigno nero **
9. Cigno reale
10. Oca del Canada **
11. Oca selvatica
12. Oca lombardella **
13. Oca indiana *
14. Edredone
15. Smergo maggiore
16. Volpoca
17. Casarca **
18. Anatra mandarina **
19. Fistione turco *
20. Moriglione
21. Moretta
22. Marzaiola **
23. Mestolone
24. Canapiglia
25. Fischione
26. Germano reale
27. Codone *
28. Alzavola
29. Tuffetto
30. Svasso collorosso **
31. Svasso maggiore
32. Svasso piccolo
33. Fenicottero
34. Piccione domestico
35. Colombella *
36. Colombaccio
37. Tortora selvatica **
38. Tortora dal collare
39. Rondone maggiore *
40. Rondone pallido **
41. Cuculo **
42. Porciglione
43. Voltolino **
44. Gallinella d’acqua
45. Folaga
46. Cicogna bianca
47. Ibis sacro
48. Ibis eremita
49. IBIS SCARLATTO (o ROSSO) ***
50. Nitticora *
51. Sgarza ciuffetto **
52. Airone guardabuoi
53. Airone cenerino
54. Airone rosso *
55. Airone bianco maggiore
56. Garzetta
57. Marangone minore
58. Marangone dal ciuffo
59. Cormorano
60. Beccaccia di mare
61. Avocetta
62. Cavaliere d’Italia **
63. Pivieressa
64. Piviere dorato **
65. Corriere grosso
66. Corriere piccolo *
67. Fratino *
68. Pavoncella
69. Chiurlo maggiore
70. Pittima minore **
71. Pittima reale *
72. Voltapietre **
73. Piovanello maggiore *
74. Combattente
75. Piovanello comune
76. Gambecchio nano **
77. Piovanello tridattilo *
78. Piovanello pancianera
79. Gambecchio comune
80. Beccaccino
81. Piro piro piccolo
82. Piro piro culbianco
83. Totano moro
84. Pantana
85. Pettegola
86. Piro piro boschereccio
87. Gabbianello **
88. Gabbiano comune
89. Gabbiano corallino
90. Gabbiano reale
91. Fraticello **
92. Sterna maggiore **
93. Mignattino piombato **
94. Mignattino comune *
95. Sterna comune
96. Beccapesci
97. Labbo *
98. Barbagianni *
99. Civetta nana *
100. Civetta
101. CIVETTA CAPOGROSSO **(*)
102. Assiolo **
103. Gufo comune **
104. Allocco
105. ALLOCCO DEGLI URALI **
106. Gufo reale
107. Falco pescatore
108. Falco pecchiaiolo *
109. Biancone
110. Grifone
111. Aquila reale
112. Falco di palude
113. Albanella minore **
114. Sparviere
115. Astore *
116. Poiana
117. Gruccione *
118. Martin pescatore
119. Picchio cenerino
120. Picchio verde
121. Picchio nero
122. PICCHIO TRIDATTILO **
123. PICCHIO ROSSO MEZZANO **
124. Picchio rosso minore *
125. Picchio rosso maggiore
126. Gheppio
127. Falco cuculo **
128. Lodolaio
129. Falco pellegrino
130. Rigogolo **
131. Averla piccola
132. Gracchio alpino
133. Ghiandaia
134. Gazza
135. Nocciolaia
136. Taccola
137. Corvo imperiale
138. Cornacchia (grigia)
138 bis. Cornacchia nera
139. Cincia mora
140. Cincia dal ciuffo
141. Cincia bigia
142. Cincia alpestre
143. Cinciarella
144. Cinciallegra
145. Tottavilla
146. Allodola **
147. Cappellaccia
148. Beccamoschino
149. Canapino maggiore **
150. Forapaglie comune
151. Cannaiola verdognola *
152. Cannaiola comune *
153. Cannareccione *
154. FORAPAGLIE MACCHIETTATO **
155. Balestruccio
156. RONDINE ROSSICCIA **
157. Rondine
158. Rondine montana
159. Topino *
160. Luì verde
161. Luì grosso
162. Luì piccolo
163. Usignolo di fiume
164. Codibugnolo
165. Capinera
166. Beccafico
167. Bigiarella
168. Occhiocotto *
169. Sterpazzola *
170. Usignolo del Giappone *
171. Rampichino comune
172. Rampichino alpestre
173. Picchio muratore
174. Picchio muraiolo **
175. Scricciolo
176. Merlo acquaiolo
177. Storno
178. STORNO ROSEO ***
179. Tordela
180. Tordo bottaccio
181. Merlo
182. Cesena **
183. Merlo dal collare *
184. Pigliamosche
185. Pettirosso
186. PETTAZZURRO **
187. Usignolo *
188. Balia nera
189. Codirosso spazzacamino
190. Codirosso *
191. Passero solitario **
192. Stiaccino
193. Saltimpalo
194. Culbianco
195. Regolo
196. Fiorrancino
197. Sordone
198. Passera scopaiola
199. Passera oltremontana
200. Passera d’Italia
201. Passera mattugia
202. FRINGUELLO ALPINO **
203. Prispolone
204. Spioncello
205. Cutrettola
206. Ballerina gialla
207. Ballerina bianca
208. Fringuello
209. Frosone *
210. Ciuffolotto
211. Verdone
212. Fanello
213. Crociere *
214. Cardellino
215. Verzellino
216. Lucherino **
217. Strillozzo
218. Zigolo muciatto *
219. Zigolo nero
220. Zigolo giallo **
(221. Parrochetto sp. verosimilmente dal collare in RNR Valle Canal Novo (Ud))
Complimenti Matteo! Sei UNICO&INIMITABILE😍
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