Ad
ogni dicembre, la magia del Natale si rinnova in una mangiatoia. Ci avete mai
pensato? Sconfitto e rifiutato dall’ostilità dell’umano egoismo, accolto dalla genuinità
di creature semplici ed esseri viventi docili, votati alla comprensione ed alla
compassione, lo Spirito del Natale si adagia stremato in una culla a forma di
mangiatoia, restituendo alla Vita, ogni anno, una Speranza nuova. E dunque,
se vi state domandando (so che lo state facendo) come mai la vostra mangiatoia questo
dicembre è stata disertata da qualsiasi forma vivente ed è rimasta
desolatamente vuota, ebbene sappiate che è semplicemente colpa nostra. Nostra
di noi umani (o almeno di chi di noi si ritiene tale). Di noi umani che non
sappiamo più accogliere lo Spirito del Natale, lo Spirito della Vita, lo Spirito
della Speranza. Le creature viventi ci stanno abbandonando, ad una ad una, a
partire da quelle più minuscole, fragili e delicate, che amavano curiosare (per
la nostra gioia) in quella attraente mangiatoia. Non hanno cambiato dieta, non
sono state sopraffatte (non date credito ai presunti esperti) dalle specie “opportuniste”
(nemmeno loro si sono presentate all'appello quest’anno), non hanno preferito la tavola
imbandita dei vicini. Semplicemente, se ne sono andate, senza salutare, volate
prematuramente in cielo (in anticipo, insieme a molti amici). Difficilmente
torneranno. Abbiamo fatto del nostro peggio per non farle restare. Siamo andati
oltre qualsiasi possibilità di rimedio. Sarebbe il caso di fermarci, tutti
quanti, e cambiare prospettiva. Tornare umili, semplici, genuini. Imparare
davvero ad accogliere una volta per tutte lo Spirito del Natale in mezzo ed
insieme a tutte le altre creature viventi.
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Natale in casa Sava - Foto e presepe di Stefano Sava |
Che
poi, siamo noi a vederla vuota, quella mangiatoia. La Vita al suo interno ha
saputo rinnovarsi, comunque, con uno Spirito nuovo, come quel seme che caduto
nel deserto germoglia, germoglia lo stesso.
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Il Miracolo della Vita - Foto di Fabio Del Piccolo |
In
un deserto abbiamo detto. Perché è esattamente di questo che stiamo parlando.
Di un deserto fatto di assenze e di silenzi, frutto di un annientamento ambientale
immotivato a tutti i livelli, del quale siamo gli unici degni responsabili. Un
deserto che prende piede, forma, consistenza, giorno dopo giorno, ora dopo ora,
avanzando inesorabile fino ai confini di quegli ultimi brandelli rimasti di
vitalità del nostro pianeta. Un deserto che trascina con se i suoi messaggeri,
facendoli apparire transitoriamente come effimeri miraggi in queste sporadiche
residue oasi. Messa in questi termini, non dovrebbe meravigliarci la comparsa di
una MONACHELLA DEL DESERTO (la seconda per il FVG) il 27 dicembre in un
desolato lembo di terra tra fiume Isonzo ed Isonzato in RNR Foce Isonzo (Go)
con Matteo De Luca che ci racconta così la sua mistica esperienza. “E’ stato un classico colpo di Q. Sono andato
a Terranova nella nebbia per vedere quanti pivieri ci fossero, con Silvano già
diretto in frasca che fremeva per la pausa pranzo con tartina e taglio di nero…
Rientrando ho visto muoversi sui campi un uccello tipo Culbianco fuori
stagione. Inquadrandolo meglio ho ipotizzato un’indefinita monachella e sono
riuscito a farle uno scatto fugace… MONACHELLA DEL DESERTO! Ho richiamato
Silvano che a quel punto ha mollato la frasca e dopo una decina di minuti siamo
riusciti a ricontattarla scattando qualche foto decente. Il resto è sui social
e sui db ornitologici!”
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Monachella del deserto - Foto di Matteo De Luca |
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Monachella del deserto - Foto di Matteo De Luca |
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Monachella del deserto - Foto di Matteo De Luca |
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Monachella del deserto - Foto di Silvano Candotto |
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Monachella del deserto - Foto di Paolo Zonta |
A
questo proposito, una piccola riflessione sociologica. E’ vero, la nostra
passione per la Natura (e per l’avifauna) si valorizza nella condivisione.
Questo è indubbio. Ma è corretto ed opportuno che la priorità sia data in ogni
caso ed in ogni contesto alla salvaguardia ed alla tutela degli esseri viventi, dell’ambiente
e, non da ultimo, al rispetto degli altri (e delle proprietà altrui, comprese
le aree agricole). Tutto questo per dire che, anche in un anno di Big Year (a proposito, un
abbraccio a tutti i partecipanti, vincitori e vinti, in particolare a quelli
che l’hanno vissuto con lo spirito trasparente della documentazione concreta
delle osservazioni, senza cedere alla tentazione di sbilanciarsi su interpretazioni
di suoni, visioni suggestive di frazioni di secondo, illusioni di sagome
improbabili determinate tutte come specie (rare) senza testimoni (o peggio) e senza prove,
per non parlare della spudorata attrazione per l’invenzione di sana pianta… cosa
non si fa per attirare l’attenzione…)… Dicevamo, tutto questo per dire che va
bene la condivisione, va bene la specie rara, va bene la meraviglia di un
simile incontro, ma risparmiamoci il disturbo, l’avvicinamento a tutti i costi
(e la mentalità del “Io posso, voi no!”) per uno scatto accalappia consensi.
Non serve dirlo, lo sappiamo bene. Ma ogni volta capita. Ed ogni volta i
protagonisti sono i soliti. Altro che Spirito del Natale. Piuttosto, lunga vita
a questa piccola creatura che scompare in un lampo così come è comparsa. E nel
bagliore del lampo regala, in quell’effimero triangolo di terra, una seconda
improbabile visione a chi si è concesso, di primo mattino, la Speranza di incontrarla.
Lui è Luca Rossi. Ed a quella visione nel bagliore controluce riesce a scattare
qualche foto. Non è nuovo a simili imprese. L’anno scorso con un tempismo
simile aveva immortalato la fuga in volo di una GALLINA PRATAIOLA nei magredi pordenonesi. Stavolta
riesce a compiere un’impresa altrettanto prestigiosa. La sagoma che inquadra,
sgrezzata dalle impurità dello scatto, si trasforma in una strepitosa AQUILA
IMPERIALE! Come al solito, il nostro grazie ad Andrea Corso per la tempestiva
consulenza, a Luca Giussani per l’ammirevole dose di sopportazione nei
confronti delle mie ripetute e peregrine richieste ed a tutti coloro che ci
hanno aiutato nella determinazione di questa creatura (in particolare a Luca Boscain che per primo, quasi in diretta, ha visto le foto del suo omonimo Rossi e l'ha correttamente battezzata Imperiale).
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Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi |
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Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi |
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Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi |
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Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi |
Perché
più passa il tempo, più le capacità intellettuali si dileguano, la competenza
vacilla e le nostre prestazioni rivelano i veri limiti delle nostre
potenzialità (per fortuna ci sono i giovani a riportarci sulla retta via) che si confondono sul labile confine tra la realtà romanzata di
giallo o di nero, come l'ingannevole becco di un CIGNO MINORE. Anzi, di sei di
loro. Atterrati provvisoriamente in RNR Valle Cavanata (Go) (fotografati da
Margit e da lei condivisi sul sito di EBN Italia) e ritrovati casualmente da
Pulotto il giorno dopo in RNR Foce Isonzo (Go) (se glielo domandate in
confidenza, vi dirà che “un uccellino” gli aveva suggerito di andare in
esplorazione quel giorno a Punta Barene…)
Cigni minori a spasso con Pulotto
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Cigno minore - Foto di Pulotto |
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Cigni minori - Foto di Pulotto |
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Cigni minori et al. - Foto di Pulotto |
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Cigni minori - Foto di Pulotto |
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Cigni minori - Foto di Pulotto |
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Cigni minori - Foto di Bruno Delbianco |
Che
poi, non dobbiamo avere paura del dubbio e dell’indeterminato. E’ un timore
sano, naturale, frutto della consapevolezza della nostra costante ricerca della
verità. Piuttosto che sbilanciarci nella nostra presunzione (“E’ una Turdela!” (Cit.) griderebbe qualcuno), meglio continuare a farci cogliere alla sprovvista. E a
dire il vero, questo mese ce l’ha messa tutta davvero, per metterci in
difficoltà. Insieme ad Aquila e Cigni possiamo tranquillamente piazzare la
POIANA più pazza del mondo (trovata ad Aquileia da Bruno Delbianco), figlia di
un Pagliaccio e di un Tacchino. Alzi la mano chi non sarebbe pronto a lasciarsi
ingannare dal suo destabilizzante fascino.
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Poiana, versione pagliacciata |
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Poiana, versione pagliacciata |
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Poiana, versione pagliacciata |
Poi,
se volete, nello stesso calderone possiamo ficcarci anche la STROLAGA MEZZANA
con le Maggiori Ambizioni Immaginabili. Che poi si tratti solo di un collo
spellato e spiumato ve lo possiamo anche raccontare, ma vista così e magari da
lontano ad un esame per il patentino IWC la bocciatura è assicurata.
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Strolaga mezzana versione camuffata |
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Strolaga mezzana versione camuffata - Foto di Marta Trombetta |
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Strolaghe mezzane sovrapposte - Foto di Marta Trombetta |
A
questo punto, visto che ci siamo, vi propongo il QUIZ del mese. Anzi, I QUIZ.
Stavolta potremmo decidere di non fornirvi la risposta. O almeno non quella
giusta, perché non è detto che sia nota. Intanto due foto così, per metterci
tutti alla prova.
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Quiz 1 - Zigolo nero (in attesa di smentita) - Foto di Stefano Sava |
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Quiz 2 - Zigolo nero (in attesa di smentita) - Foto di Stefano Sava |
Poi
altre due, diciamo più artistiche. Di queste vogliamo però sapere tutti i
dettagli. Intanto, l’opera. Come si chiama, dove si trova e chi ne è l’autore.
Poi, per quanto riguarda la parte faunistica, quali e quante sono le specie
raffigurate. Parliamo di Uccelli, Mammiferi e Anfibi, tutto compreso nel
prezzo. Una settimana di tempo (con le soluzioni a fondo pagina).
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Quiz 3 (Particolare) - Foto di Alexandra Mareschi |
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Quiz 3 (Complessivo) - Foto di Alexandra Mareschi |
Stavolta
dovete impegnarvi, potrebbe essere l’ultima occasione, l’ultimo quiz, l’ultimo
resoconto. Per come scorrono le giornate non siamo in grado di garantirvi che
ce ne saranno altri.
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Passato prossimo di Civetta, Featuring Gatto domestico - Foto di Paolo Utmar |
Stiamo
esaurendo le energie, le risorse, le parole, le storie da raccontare. E’ vero,
ci sono ancora preziosi lembi di terra dove misteriosamente prendono forma i
nostri desideri, magari per un solo istante, per poi volatilizzarsi nel nulla,
lasciando al loro posto sul terreno nugoli di curiosi a contemplare insoddisfatti
miriadi di OCHE (con le intruse FACCIABIANCA che stentano a mitigare le
aspettative deluse).
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Oche facciabianca e lombardelle - Foto di Silvano Candotto |
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Oche facciabianca e selvatiche - Foto di Silvano Candotto |
Ma
sono sempre più prolungate le nostre peregrinazioni nel bel mezzo del nulla
cosmico, con i nostri sguardi che vagano sulla terra nuda con la speranza di
intercettare qualche intruso tra le zolle o in mezzo all’erba fitta.
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Lepre comune - Foto di Marta Trombetta |
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Fagiano comune - Foto di Paolo Zonta |
E’
vero, potremmo accontentarci della furtiva comparsa di una LEPRE o di un
FAGIANO (quest’anno decisamente pochi, ma la loro esistenza è frutto della
volubilità di un vizietto prettamente umano), ma quello che stiamo cercando, per
quanto possa anche lui muoversi furtivo e strisciante, ha delle ali in grado di
portarlo ovunque voglia, quasi sempre lontano da noi. A volte delle ali candide
in grado di trasformarlo in un Angelo. Un Angelo delle Nevi. Che solo per caso
chiameremo Zigolo. Che solo per caso attraverserà la strada a Paolo Utmar. Solo
per caso, nel medesimo tratto di strada sterrata (parliamo dello stesso metro
quadrato, con precisione inspiegabile) in cui alcuni suoi simili ci allietarono
della loro presenza diversi anni or sono.
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Zigolo delle nevi |
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Zigolo delle nevi |
Certo,
potreste pensare che sia il nostro desiderio di rarità ad essere
quotidianamente frustrato. Ma anche no. E’ l’esistenza stessa delle creature
alate che stiamo mettendo in dubbio. Dei passeriformi. Almeno di quelli
minuscoli e più vociferi. La loro assenza ed il loro silenzio ci allarma. Mai come
in questi ultimi due anni. Non chiediamo di incontrare nei nostri vagabondaggi
un PRISPOLONE INDIANO (a Lisbona potrebbe anche capitare).
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Prispolone indiano a Lisbona - Foto di Fabio Marcolin |
Ci
accontentiamo di una PISPOLA. O di un PETTIROSSO.
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Pispola - Foto di Paolo Zonta |
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Pettirosso - Foto di Stefano Sava |
Quando
nemmeno loro si fanno trovare, temiamo che sia venuto per noi il momento di
dedicarci ad altre passioni. Di tramutare i nostri sempre più rari incontri reali
in qualcosa di virtuale, di artefatto ma allo stesso tempo estremamente
artistico. Per esempio, potremmo trasformare un PICCHIO in uno scacciapensieri
senza tempo (godetevi il video).
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Picchio rosso mezzano a Udine |
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Picchio rosso mezzano con tridattilo e verde a casa Sava - Opera di Stefano Sava |
Non
saremmo i primi a farlo. Qualcuno ci ha preceduto. Abili disegnatori hanno
lasciato la loro traccia sulle mura delle nostre fortezze. Un’unica domanda ci
tormenta, guardando le zampe di queste meravigliose creature. E l’unica
risposta che riusciamo a darci è che la Natura (libera) continua ad uscirne
sconfitta.
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La dimora dei Barbagianni in trappola - Foto di Fabio Marcolin |
O
forse no? L’ambiguità tra ciò che è originario ed originale e ciò che lo sta
diventando grazie alla promiscuità dei nostri usi e costumi è sempre più
concreta. Ne abbiamo già parlato in più occasioni. Stavolta lasciamo che le
immagini parlino per noi.
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Alieni tra noi - Oche egiziane (nel sito di riproduzione) |
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Alieni tra noi - Ibis sacro - Foto di Paolo Zonta |
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Alieni tra noi - Ibis rosso / scarlatto - Foto di Pulotto |
Ci
rassegneremo a tutto questo? A vivere in un mondo costruito di sana finzione.
In cui il cielo si riempirà di improbabili colori e sagome, piuttosto che di
COLOMBELLE e GRU?
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Colombelle - Foto di Paolo Zonta |
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Colombella - Foto di Paolo Zonta |
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Gru - Foto di Paolo Zonta |
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Gru - Foto di Stefano Sava |
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Gru - Foto di Niccolò Fagotto |
In
tutto questo sconfortato viaggio, ci resta un ultima fonte alla quale
dissetarci. L’acqua. Quella poca che ancora siamo in grado di preservare. La
Vita, o meglio, quel che ne resta sotto forma di creature acquatiche di medie o
grosse dimensioni, si affolla intorno alle risorse residue che le zone umide
possono ancora fornire. Assembramenti variegati e talvolta inaspettati, come
una truppa di PIVIERI ad indorare il grigiore della spiaggia, o una folla di
VOLTAPIETRE che passeggia tra le vie affollate di limicoli, o un FENICOTTERO
che finge di essere un Cigno nuotando in mezzo alle FOLAGHE e agli ORCHI MARINI.
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Dormitori diurni di limicoli - Foto di Paolo Utmar |
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Pivieri dorati et al. - Foto di Paolo Utmar |
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Voltapietre et al. - Foto di Marta Trombetta |
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Misto mare |
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Galleggiante a Fenicottero tra le Folaghe - Foto di Marta Trombetta |
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Orchi marini e Folaghe - Foto di Silvano Candotto |
Anche
qui, tuttavia, alcune creature solitarie sembrano interrogarsi sul futuro.
Appaiono spaesate, pensierose, perplesse. Come se si stessero preparando a
salire sulla grande Arca e si stessero domandando se ci sarà davvero posto per loro. Per
il PIOVANELLO MAGGIORE, per il CORRIERE GROSSO con la sua PIVIERESSA di scorta,
per il PIRO PIRO PICCOLO…
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Piovanello maggiore - Foto di Angelo Formentin |
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Corriere grosso e Pivieressa |
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Piro piro piccolo - Foto di Stefano Sava |
E
per il FRATINO? In questo dicembre abbiamo avuto la possibilità di raccontare le
sue avventure, grazie a Giosuè ed a tutti coloro che si sono impegnati. Qui
sotto trovate il link per ascoltare la sua storia (peccato per le diapositive
che si sono perse nel buio, magari un giorno ve le caricheremo sul blog…)
Serata Fratino a Lignano
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Fratini & Miracoli - Disegno di Marta Trombetta |
Tutte
queste minute creature sembrano essere consapevoli che per qualcun altro più
grosso ed arrogante di loro il posto è assicurato. Ce la faranno gli Ardeidi e
i Cormorani?
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Airone cenerino - Foto di Paolo Zonta |
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Garzetta - Foto di Paolo Zonta |
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Cormorano - Foto di Stefano Sava |
E’
possibile. Come è possibile che riescano a farcela i Gabbiani, alcuni più
comuni di altri.
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Gabbiani comuni - Foto di Stefano Sava |
A
proposito. Pare che sia in corso una sorta di piccola invasione di GABBIANI
REALI PONTICI, per lo meno alla periferia di Udine. Vi suggeriamo di
approfittarne per imparare a riconoscerli.
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Gabbiano reale pontico |
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Gabbiano reale pontico |
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Gabbiano reale pontico et al. |
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Gabbiano reale pontico et al. |
In
mezzo a loro potrebbero capitare altri intrusi, siano essi NORDICI o creature
indefinibili (ricordatevi di continuare ad apprezzare il fascino dell’indeterminato
e lasciate che prevalga sul vostro insano bisogno di “rarità” o di “sparare
cachinnate”).
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Gabbiano reale nordico - Foto di Marta Trombetta |
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Gabbiano indet. tra la folla |
Spariti
anche i Gabbiani non ci resteranno molte alternative. Ci troveremo in bilico su
una falesia a picco sul mare, accovacciati come un CAMOSCIO sulle falesie di
Duino, a domandarci quale potrebbe essere la nostra prossima meta…
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Camoscio marittimo - Foto di Paolo Utmar |
Forse
decideremo di cambiare completamente strategia. Di tornare alla natura. Di
andare a rintanarci sotto un ponte in mezzo ai rovi. Non è detto che questa
nuova avventura non ci riservi delle impreviste sorprese. Fatta? (Nel vero
senso della parola)
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L'avrà fatta o avrà la fatta? |
Qualunque
imprevisto ci riservi il nostro immediato futuro (perché più in là non siamo
davvero in grado di immaginare) auguriamoci di affrontarlo con la leggerezza di
un alato dragone che, anziché di fiamme, inondi il Pianeta di delicata ed
ineguagliabile bellezza.
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Anax ephippiger - Foto di Stefano Sava |
Ed ora proviamo a dare qualche risposta ai quiz di questo mese. Lo "Zigolo" ve lo concediamo sulla fiducia come "Nero", in attesa di attribuirgli un altro nome, qualora se ne trovi uno più meritevole. Riguardo all'opera pittorica ed agli animali fantastici, iniziamo dalla parte didascalica, che ci fornisce Alexandra "Pomponio Amalteo, Fuga in Egitto, Chiesa di Santa Maria dei Battuti a San Vito al Tagliamento (PN), 1535-1546". Riguardo al resto, qui sotto trovate una carrellata di foto nel dettaglio. Non sappiamo dare davvero un nome a tutte le creature che compaiono. Prima di farlo vogliamo premiare due dei "solutori". Stefano, per aver trovato un Colino della California in mezzo alle foglie (ma non glielo daremo buono) e Martino, per essere il più giovane partecipante (ma anche per leopardo, marmotta e beccaccia). Per loro, in omaggio, una foto insieme a Pulotto la prossima volta che lo incontreranno. Veniamo quindi alle nostre opzioni. Tra gli uccelli, se possiamo permetterci di sbilanciarci su picchio rosso "generico" e cardellino, diciamo che le altre due presenze ci lasciano nel dubbio, ma le ipotesi "lucherino" e "picchio muratore" potrebbero essere compatibili con alcuni degli elementi visibili (ma potremmo dire lo stesso per "prispolone" "pernice" "passero"...).
Sugli anfibi preferiamo non mettere la mano sul fuoco, le chiazze e l'aspetto ci porterebbero ad ipotizzare "rospo smeraldino" ma non osiamo spingerci a baciarlo per vedere se si trasforma in un principesco figuro.
Sui mammiferi, se il leone e l'asino (intesi in senso generico) li teniamo buoni, così come il cervo (un poco smilzo ma con un palco notevole) ed il coniglio-lepre (sbiadito), già sulla "lince" ci troviamo in una situazione ambigua.
Ma il dramma comincia con i due individui successivi. Il primo ha un volto "scimmiesco" (una bertuccia?) ma chi ci garantisce che non sia una trasfigurazione di un mustelide (magari una lontra?) o di una mangusta...
E soprattutto, quest'ultima creatura diabolica, chi ci conferma che sia davvero un mammifero, magari un'istrice, una puzzola, un cinghiale, un diavolo di Tasmania (anzitempo), una lonza, un lupo mannaro...? Eppure, in questo caso, la riposta corretta appartiene all'universo mondo di Tolkien e testimonia che GOLLUM è realmente esistito ed era vivo e libero di scorrazzare ai tempi della Fuga in Egitto, ma anche a quelli di Pomponio. Ed ecco trovata la vera causa della repentina scomparsa di tutte le categorie di passeriformi (e non solo di quelli) di cui siamo impotenti testimoni in questi ultimi due anni (e sempre peggio in questi ultimi mesi, giorno dopo giorno, fino al silenzio irreversibile...). E' ora di catturare questa creatura e rieducarla. Ah, no, questa creatura, in fondo, siamo noi.