Siamo diventati vittime del politicamente corretto. Non possiamo affermare la verità ad alta voce, perché rischiamo che venga usata contro di noi in tribunale. La verità. Non possiamo far notare le incongruenze tra la realtà e la narcisistica finzione comunicativa della virtualità (scientifica), perchè sbugiardare pubblicamente qualcuno non è considerato per nulla carino. Dobbiamo omologarci all’ipocrisia dello sport nazionale, assecondare spudoratamente la menzogna nelle occasioni mondane per poi sbeffeggiarla impunemente alle spalle in privato. Giusto, molto più carino così. Dobbiamo sottomettere i nostri valori etici all’impellente esigenza di reperire proseliti ed ammaliare seguaci, meglio se ignari ed ignoranti, purchè restino per sempre tali (ho per caso già detto che non possiamo affermare la verità ad alta voce?). Ma vi prego, non sforzatevi di cercare della rabbia in queste parole. Rassegnazione, invece, quella sì. Tanta. Al punto che periodicamente qualcuno sarebbe tentato di appendere definitivamente la coscienza al chiodo.
Foto di Gabriele Zamò |
Ma poi. Poi ogni volta prendiamo consapevolezza che abbiamo delle responsabilità. Che il tempo che stiamo vivendo non è soltanto nostro, come vorrebbero farci credere gli egocentrici testimonial della mediocrità. Il tempo che viviamo, fatto di scelte sofferte e sacrifici, è un investimento. Un investimento per il futuro sereno delle persone che amiamo. E allora prendiamo fiato. E sorridiamo. Un sorriso vivo, sebbene lo sguardo possa apparire pieno di compassione in tutte le occasioni in cui ci ritroveremo di fronte al mondo dell’apparenza al quale abbiamo consapevolmente rinunciato. Uno sguardo compassionevole e nascosto (nell’angolino in alto a destra) su mondo che non sarebbe la nostra vera casa.
Questo non significa che abbiamo scelto di rintanarci nel nostro nascondiglio e di essere semplici spettatori, lasciando ad altri il tormentato compito di portare a casa il risultato mentre il sopravvalutato eccentrico pusillanime si pavoneggia inutilmente in mezzo al campo.
Non fraintendetemi adesso. E’ una metafora la mia. Parlo per immagini. Intendevo che non importa se dobbiamo metterci a nudo con petto gonfio, rosso e fiero di fronte a tutti, ma senza alcun codazzo di accaniti sostenitori. Nessuna coda. Di nessun tipo.
Senza vergognarci se qualcuno a velocità di crociera ci incrocia al crocevia senza riconoscerci per nome.
Foto di Gabriele Zamò |
D’accordo, il semaforo in mezzo
alla strada è rosso. E’ il momento di fermare questo sproloquio e far parlare i
dubbi che ci vengono incontro lungo la strada. Apriamo allora una nuova
rubrica. Si chiama “I dubbi di Paolo”.
A partire da quelli di Paolo Utmar, che tanto per cominciare si interroga su
che fine abbiano fatto i CORVI COMUNI “Nei
primi anni 2000 per vedere dei corvi (comuni) potevo andare a Papariano
(Fiumicello) dove un piccolo gruppo stazionava attorno a via Isonzo e
stormi in transito si osservavano anche in bisiacheria. Poi ho dovuto
spostarmi a Perteole/Aiello dove li ho osservati fino al febbraio 2019. Nel
2020 li ho incontrati a Bagnaria Arsa e quest'anno stavo per rassegnarmi ad un
inverno senza corvi, il primo da quando osservo gli uccelli, poi con un
colpo di fortuna ne ho trovati almeno
Foto di Paolo Utmar |
Foto di Paolo Utmar |
Anche Pizonta (Paolo anche lui) durante l’annuale partecipazione al censimento corvi organizzato in regione dall’associazione A.St.O.R.E. FVG si pone la stessa domanda, girovagando per Castions di Strada (Ud) ma la sua risposta è innovativa. Decide che si sono semplicemente trasformati in CORVI IMPERIALI.
Foto di Paolo Zonta |
Foto di Paolo Zonta |
Per non essere da meno, Paolo Grion ci pone il suo quesito. Questa STROLAGA MEZZANA presente in RNR Valle Cavanata (Go) ha una lenza o un'alga nel becco? Ma anche se fosse soltanto un’alga (come ci auguriamo) che fine ha fatto la parte distale della sua mandibola inferiore?
Foto di Paolo Grion |
Un dubbio ciascuno non fa male a nessuno. Ma Paolo Utmar incalza e torna alla carica. Con delle perplessità iniziali di genere modesto, del tipo “Fino a quando dovremo tormentarci per capire se gli AIRONI BIANCHI MAGGIORI con le zampe interamente rosse e i sottili becchi interamente neri fanno ancora parte della categoria nostrana piuttosto che di quella degli infiltrati asiatici o semplicemente di entrambe durante il carnevale riproduttivo?” (Se avete una risposta, o meglio qualche utile articolo che riguardi l’argomento consentendoci di dirimere la dibattuta questione fatevi pure avanti!).
Foto di Paolo Utmar |
E si intristisce in parte per non poter dare conforto a questo dilemma continuando ad inoltrarsi nel medesimo argomento specie specifico, concentrandosi sul successivo quesito “Ma i LUI’ PICCOLI SIBERIANI vocalizzano in modo flebile e lamentoso per dare una conferma psicologica al loro nome scientifico?”
Foto di Paolo Utmar |
E per finire, i suoi approfondimenti si tuffano sotto la superficie della speciazione, addentrandosi nei meandri della reale ed apparente ibridazione, con una domanda semplice semplice “Chi sono i genitori di questa MORETTA?” con tutte le dirette conseguenze del caso (anche qui, esprimete pure le vostre considerazioni…)
Foto di Paolo Utmar |
E visto che ci siamo, ringraziando la collega Ornella Sclauzero paladina degli ZIGOLI di un certo livello…
Foto di Ornella Sclauzero |
Foto di Ornella Sclauzero |
… rubiamo questo medesimo dubbio a Paolo e (grazie al solito Giuss) ce lo prendiamo per noi, andando a pettinare le frange esterne delle remiganti primarie di questo maschiaccio di ZIGOLO GOLAROSSA, fino a scoprire che la tintura al limone che le ricopre proviene indiscutibilmente da un parente GIALLO posizionato su chissà quale ramo spoglio del suo albero genealogico.
Foto di Pulotto |
Foto di Pulotto |
Foto di Pulotto |
( https://www.youtube.com/watch?v=gXhbHdXq1AU qui trovate anche il video)
E non ci meraviglieremmo affatto se anche lo sbiadito zigolo udinese rivelasse nei suoi lineamenti una simile parentela.
Foto di Marta Trombetta |
E niente insomma, saputo di questa nuova rubrica di domande e perplessità tutti a farsi avanti. Da Gabriele che comincia rompendo il ghiaccio con un interlocutorio “Trova l’intruso”
Foto di Gabriele Zamò |
Per poi passare a tontonare la sua ripetitiva cantilena “Di chi sono queste impronte?”
Foto di Gabriele Zamò |
“E di chi è questo telefonino nella neve, forse di un Francolino di monte?” (qui vi spio un segreto, si narra che nella stessa giornata, e sottolineo giornata, durante un'escursione montana il nostro Zamix abbia contattato FRANCOLINO DI MONTE, CIVETTA NANA e, udite udite, CIVETTA CAPOGROSSO in canto diurno; si narra anche che abbia mandato la registrazione audio ad un tale Marco che vive a Milano, il quale nega assolutamente di aver sentito nulla; ora, guardando queste immagini, ci viene da sospettare che le sue allucinazioni uditive siano frutto dello strumento di cui inavvertitamente ci ha fornito la foto...)
Foto di Gabriele Zamò |
“E di chi è questa mano nella neve, sempre sua?”
Mano di Gabriele Zamò |
Interviene Skody, che non riesce a trattenersi nemmeno lui, rilanciando “Ecco, allora, di chi è questa mano lungo l’argine del fiume, di un mustelide indeterminabile che si avvicenda ad un riccio?”
Mano di Matteo Skodler |
Paolo, sentendosi messo da parte, si intromette con un “E questa pinna? A chi appartiene questa pinna che spunta dall’acqua di fronte a Miramare (TS)?”
Foto di Paolo Utmar |
Allora anche Marta vuole dire la sua “Cosa sono questi puntini che ho fotografato nel cielo mentre sopra casa mia transitava uno stormo di GRU?”
Foto di Marta Trombetta |
Foto di Marta Trombetta |
Così anche Glauco, insieme a Renato, si sente in dovere di partecipare, riportando la riflessione ad un livello culturale di maggior rilievo “Che fine hanno fatto le OCHE GRANAIOLE, qualunque sia il loro nome attuale nella nomenclatura italiana?”
Foto di Glauco Vicario |
Tutte risposte alle quali ovviamente non possiamo rispondere in una sola puntata della nostra rubrica. Le terremo da parte per il prossimo episodio de “I dubbi di Paolo” che si intitolerà “Esistono ancora le mezze stagioni? E quelle intere?” e di cui vi forniamo un’anteprima qui sotto, con il contributo di 3 MIGNATTAI in RNR Foce Isonzo (Go) e quello di 300 AIRONI GUARDABUOI e 200 MARANGONI MINORI lungo il fiume Stella (Ud)…
Foto di Paolo Utmar |
Foto di Renato Castellani |
No, scusate, ma non ce la facciamo a tenervi sulle spine fino al prossimo episodio. Dobbiamo per forza rispondere almeno in parte alla seconda domanda. Le stagioni intere esistono ancora. In particolare la Stagione Fredda per il momento. E’ vero che abbiamo dovuto sottostare alle restrizioni territoriali ed alle limitazioni negli spostamenti, accontentandoci di torturare ogni zolla di terra del nostro comune. Per esempio, il nostro PiZonta, nonostante l’impegno preso di dover portare a letto (scusate, accompagnare al dormitorio) oltre duecento PASSERE SCOPAIOLE tutte insieme, ha messo le basi (in questo chi ben comincia è già decisamente oltre la metà dell’opera), coadiuvato da Pulotto e Marta (e con lo zampino di Renato) per il prossimo lavoro Tringa FVG 2020-22, l’atlante comunale di CODROIPO, durante la stagione fredda ed oltre, secondo capitolo della saga dopo quello di Udine.
Mappa elaborata da Pulotto e Marta con i dati raccolti da Pizonta a Codroipo, Stagione Fredda 2020-21 |
Vi starete domandando che fine ha fatto il primo capitolo, il tanto millantato “Avifauna della Stagione Fredda 2020-21” nel comune di Udine. Avete ragione. Siamo degli sbruffoni. Sono passate due settimane dalla fine della raccolta dati ed il lavoro non è ancora pronto. Ce ne scusiamo. Però possiamo anticiparvi alcuni dettagli. Tipo la mappa riassuntiva con il numero di specie contattate in ogni quadrante 1km x 1km.
Elaborazione grafica di Marta Trombetta |
Poi, la storia del NIBBIO REALE migra-Torre la conoscete già, ma vi regaliamo qualche foto in più ed un video della sua insana peregrinazione verso sud.
Possiamo dirvi che le specie complessivamente contattate sono 103, alcune delle quali non erano incluse nella precedente check-list (Roberto Parodi, Avifauna del Comune di Udine, Pubblicazione n. 51, Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale, Comune di Udine, 2008). Tra queste, oltre allo ZIGOLO GOLAROSSA, al NIBBIO REALE, all’AIRONE GUARDABUOI… pure il MARANGONE MINORE che ormai manca poco si tuffi anche lui nella vasca in giardino a catturare i pesci rossi.
Possiamo svelarvi che la bestia nera di tutta l’indagine, il terribile PICCHIO MURATORE, è incredibilmente comparso per il rotto della cuffia durante l’ultima settimana di ricerca, addirittura in tre siti (dove per tre mesi era stato cercato invano).
Infine, se proprio volete, possiamo omaggiarvi di una pagina a caso del lavoro, quella dell’ultima specie scritta, per pura casualità, la CINCIALLEGRA.
Impaginazione di Pulotto, disegni di Marta |
Ecco. Tutto questo per ribadire per una volta ancora che siamo dei boriosi fanfaroni e che quando (e se) mai completeremo il lavoro, ci sentiremo come questo ASTORE, preso di mira da tutti (ma che alla fine il suo pranzo se lo pappa per intero… il video merita per contestualizzare la scena).
Torno a dire, non fraintendetemi. Sono un parolaio. Parlo per metafore ed immagini. E nonostante il deserto in cui attualmente ci muoviamo, pervaso dalla cronica estinzione dei passeriformi e di una miriade di altri esseri viventi, ci sforzeremo comunque di continuare a raccoglierne, di immagini, e a condividerle. Finchè un giorno, quasi per caso, mentre staremo immortalando un soggetto qualsiasi, si materializzerà lo spettro di tutte le nostre paure. Eppure noi di fronte a lui sorrideremo. Perché una volta accettato l’inevitabile, la paura residua sarà solo una metafora. Non chiedetemi di cosa.
Foto di Paolo Zonta |