Cosa faremo da domani, con questa
libertà recuperata, a cui ormai non siamo più abituati, ma che ci ritroviamo
ora tra le mani? Saremo in grado di fermarci ancora a respirare i singoli
istanti, apprezzare il presente per ogni minuscolo misterioso dono che ci
offre, viverlo senza dimenticarcene? Già le strade sono ingombre di veicoli,
esseri umani che vagano smarriti nel vano tentativo di ritrovare il tempo
perduto e la serenità per la loro anima inquieta, creature ignare e senza
consapevolezza, che si accontentano della superficie, dell’apparenza, della
copertina delle cose e della loro esistenza, si soffermano a stento sulle
didascalie dei rapporti umani e scivolano direttamente altrove sul merito del
contenuto, ma senza esimersi dall’esprimere il proprio esimio parere su
qualsiasi sociale argomento. Siamo noi questi, oggi. Illusi e illusionisti. In
un presente che ci sfugge, ma che fra dieci anni, forse, qualcuno ci svelerà, travisandolo,
ma impaginato nel migliore dei modi, come se fosse attuale. Ma se soltanto
aprissimo gli occhi della nostra coscienza, vedremmo quel rospo, che sa la
verità e che non abbiamo mai inghiottito del tutto, che continua a venire a
galla e a sussurrarci “Baciami, baciami!”. Ma noi i prìncipi non li amiamo.
O erano i (sani) princìpi?
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Foto di Paolo Zonta |
E dunque a cosa vale tutto questo blaterare? Sarà solo
l’ennesimo pistolotto che nessuno leggerà. Noi vogliamo le foto! Buoni, buoni,
che arrivano (e non insistete troppo che altrimenti ve ne caccio qualcuna delle
mie). Intanto che divagavo è trascorso maggio, con la sua persistente piovosità.
Ci ha portato la migrazione, a sprazzi, tra una perturbazione e l’altra, con le
sue piccole e sempre più sperdute perle, a ricordarci che l’Universo si trasforma
sempre più rapidamente e di questa sua metamorfosi abbiamo il dovere morale di
essere tempestivi testimoni. Stiamo vivendo anni particolari, anomali ed
inquietanti a loro modo, non solo per la società umana ma per l’intero
ecosistema. Alcune specie scompaiono, altre ci travolgono con le loro
incursioni invasive. Di alcune di queste specie si è già parlato in aprile (e le
trovate citate nella pagina del CISO sul Migratory World Bird Day https://ciso-coi.it/news/world-migratory-bird-day-in-italia/
), ma la loro presenza massiccia prosegue anche nel mese di maggio. Dalle
STERPAZZOLE (con canti insoliti) ai TOPINI, dalle PISPOLE GOLAROSSA ai
FORAPAGLIE MACCHIETTATI.
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Foto di Marta Trombetta |
Fino alle BALIE CAUCASICHE, che
nel frattempo in FVG sono diventate almeno tre (quelle documentate ed a noi
note), con un ulteriore osservazione di Ornella Sclauzero a inizio maggio a
Villanova di San Daniele (Ud).
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Foto di Ornella Sclauzero |
A loro se ne aggiungono altre, un
tempo più rare o forse solo sfuggenti. Dalle ALBANELLE PALLIDE alle AVERLE
CAPIROSSE.
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Foto di Marta Trombetta |
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Foto di Marta Trombetta |
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Foto di Marta Trombetta |
Un capitolo a parte tuttavia
meritano i GRILLAI. Migratori regolari in FVG ma con segnalazioni generalmente
scarse, concentrate maggiormente in provincia di Pordenone in alcuni siti
evidentemente particolarmente idonei alla specie, quest’anno si sono
sbizzarriti e sono comparsi ovunque, almeno in provincia di Udine, da Marano
Lagunare a Codroipo, da Osoppo a Campoformido, da Premariacco ad Aquileia. E ci
hanno dato la possibilità di conoscerli meglio, perché nella maggior parte dei
casi si trattava di individui immaturi, maschi o femmine che fossero, con
piumaggi non facili da determinare. Sempre che non decidessero di farci
vedere gli artigli. Ma con impegno e dedizione siamo riusciti ad intercettarli in
volo, da sopra, da sotto, posati, da dietro o di fronte, alle spalle o di
profilo, con quelle ali lunghe quasi quanto la coda, quei tratteggi a V sulla
schiena, quella guancia bianca senza sopracciglio, quella primaria esterna più
lunga del previsto. E, soprattutto, quella loro inconfondibile mansuetudine.
Inevitabile concedere loro un servizio fotografico, ovunque si trovino (spero
mi perdoniate la minaccia di fornirvi foto mie che ora mantengo…).
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Foto di Luciano Silei |
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Foto di Paolo Zonta |
C’è poi la storia delle GHIANDAIE
MARINE. Che siano anche loro più numerose? Di sicuro ormai nidificano
regolarmente con diverse coppie in vari siti della regione, in cavità negli
alberi o in cassette nido, senza la necessità che qualcuno ci piazzi il suo capanno
fotografico a due passi… O forse è solo il nostro modo per farvi apprezzare le
nostre foto sgranate a distanza…
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Marta Trombetta |
Queste due righe di Paolo Utmar sul
suo primo incontro di quest’anno.
“11 maggio. Al mattino voglio controllare,
come ho già fatto due o tre volte in precedenza, se la ghiandaia marina che
vive non lontana da Aquileia è arrivata. Mi fermo all'albero "ospite"
ma ci sono solo storni. Poi penso “vado a girare l'auto poco più avanti” e su
un arbusto vicino vedo due ghiandaie marine mentre su un filo poco lontano è
posata una terza. Faccio un giro e tornando indietro le vedo litigare con gli
storni sull'albero dove hanno nidificato l'anno scorso. Speriamo bene… A
Perteole l'albero dove hanno nidificato per due anni è stato abbattuto,
complicando la vita a loro e anche a chi le segue…” (con i VIDEO di PAOLO ZONTA)
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Foto di Paolo Utmar |
Ovviamente,
non possiamo parlare di invasioni senza citare anche quest’anno gli ospiti in rosa.
https://www.facebook.com/1855785478039105/posts/2961075374176771/
Con vera e
propria ferocia, nonostante la carenza di ciliegie e di more mature, quest’anno
gli STORNI ROSEI sembrano aver aggredito la provincia di Trieste (con Skody di
vedetta ad aspettarli al varco e Stefano pronto ad intercettarli), dedicandosi
poi a mirate scorribande nei dintorni di Codroipo, per la gioia di Renato (che
se li trova in giardino) e di PiZonta. Più restii a lasciarsi osservare
altrove, almeno per il momento. Per la rubrica spigolature, quest’anno ci siamo
presi la libertà di andare a curiosare se fossero arrivati a Tapogliano (Ud) dove
dal 2018 compaiono ormai regolarmente (osservati da Pietro Rosolino e segnalati
su EBN Italia da Alessandro Pavesi). Ebbene, c’erano. Per il quarto anno di
fila. Li abbiamo trovati nel giardino dell’ultima casa del paese.
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Foto di Stefano Sava |
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Foto di Stefano Sava |
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Foto di Stefano Sava |
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Foto di Stefano Sava |
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Foto di Stefano Sava |
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Foto di Stefano Sava |
E poi ci sono
quelle specie che riescono sempre a sorprenderti. Per la loro bellezza. O per
la sporadica comparsa sul nostro territorio (nonostante ormai almeno dal lontano
2015 abbiano preso decisamente confidenza con l’areale dei magredi pordenonesi in
periodo di nidificazione). Sto parlando in questo caso dello ZIGOLO CAPINERO,
con i suoi maschi esuberanti e fin troppo docili. Che quest’anno hanno
fatto capolino in più località, da Aquileia ai già citati magredi pordenonesi,
da Udine a Trieste.
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Foto di Bruno Delbianco |
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Foto di Bruno Delbianco |
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Foto di Stefano Sava |
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Foto di Stefano Sava |
Prima di
completare l’argomento CAPINERO, giusto una piccola parentesi sulla squadra
Tringa FVG di Trieste che comincia a prendere coraggio, con Stefano sempre più
a suo agio nei meandri portuali e Igor (Maiorano) che nelle sue perlustrazioni
carsiche e costiere stana oggi un’AVERLA CAPIROSSA e una STROLAGA MEZZANA in
abito, domani e dopodomani un CODIROSSONE e uno dei rari FALCHI CUCULI per la
provincia. Così ci piace. E che le RONDINI ROSSICCE vi siano da guida!
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Disegno di Stefano Sava |
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Foto di Stefano Sava |
Ma torniamo
allo ZIGOLO di cui sopra, giusto per una chiosa. Una leggenda narra che si
vedano solo i maschi e che le femmine non esistano. A dire il vero, non
stentiamo a crederci. Tuttavia esiste un’altra leggenda meno nota che riferisce
che le femmine si mescolino dissennatamente ai passeri. Così, quando su una
strada sterrata della campagna di Aquileia in prossimità di una casa si invola
un piccolo nucleo di passeri e un unico esemplare si sofferma su un fiore di
sambuco, il primo pensiero che vi viene in mente è che si tratti di un giovane
passero, tonto e sprovveduto, che non ha ancora imparato a conoscere i rischi
della vostra macchina fotografica comparsa dal finestrino dell’auto e che
comincia a scattare foto. Il pensiero successivo è che non sia affatto un
passero, piuttosto non sarà mica qualcosa di improbabile tipo una femmina di ciuffolotto
scarlatto? Nel frattempo l’animale resta in posa per tutta una serie di scatti
e poi si invola emettendo uno strano borbottio. No, niente ciuffolotto
scarlatto. Ma non può essere un passero. Ha un occhio enorme. E delle
screziature eccessive sull’ala. Non sarà mica una femmina di ZIGOLO CAPINERO?
No, perché le femmine non esistono. Però, se esistono, si mescolano ai passeri.
Pulotto e Giuss, assistetemi voi! Ma sì, valà, che è una CAPINERA, cosa diamine
pensavi che fosse? Cosa ne so io, ogni giorno che passa ho un’allucinazione
nuova…
Se siete
arrivati a leggere fin qui posso ancora permettermi di raccontarvi qualche piccola storiella, come quella dell’AQUILA DI MARE che ormai da qualche
anno gironzola per il territorio senza che nessuno sappia realmente dove si
intrattenga, ma che ogni tanto compare, magari posata su una recinzione non
distante dalle case. Dove se la trova tra i piedi Paolo Utmar. E ce la regala
immortalata.
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Foto di Paolo Utmar |
O le vicende
di quelle specie acquatiche che compaiono regolarmente nell’entroterra, ma che
pur sempre fanno una strana sensazione posate in mezzo ai campi, dalle STERNE
ZAMPENERE agli ZAFFERANI, dalle ritardatarie GAVINE ai GABBIANI REALI PONTICI,
alle SPATOLE che sorvolano Majano e la testa di Luciano.
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Foto di Luciano Silei |
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Foto di Marta Trombetta |
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Foto di Marta Trombetta |
Le SULE invece per stavolta si limitano a presidiare
la foce dell’Isonzo (con la speranza che sia la volta buona?).
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Foto di Matteo De Luca |
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Foto di Matteo De Luca |
Ci sono poi quei
giocherelloni di GABBIANI REALI immaturi che sotto la pioggia battente giocano
con un pezzo di legno, portandolo in cielo per poi abbandonarlo nelle acque del
lago di Cavazzo, tornando a recuperarlo per lasciarlo cadere di nuovo. Questa
però me la dovete spiegare voi…
E intanto la
migrazione tentenna ma procede, una CICOGNA NERA qui, una CALANDRELLA là, un
GUFO DI PALUDE lungo l’argine del fiume, un CULBIANCO inanellato in Svizzera
sperduto su un arato, un guazzabuglio di FALCHI PECCHIAOLI volteggianti alti
nel cielo e un SUCCIACAPRE tra i residui plastici in giardino.
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Foto di Luciano Silei |
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Marta Trombetta |
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Foto di Paolo Utmar |
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Foto di Bruno Delbianco |
Con le note
dolenti delle specie che scompaiono, come quelle AVERLE CENERINE che ormai da
un paio d’anni sembrano aver abbandonato anche l’ultimo presidio della
provincia di Udine. O quelle ALBANELLE MINORI che ci regalano migrazioni
appassionate ma che sempre meno si soffermano a gratificare le loro stagioni
riproduttive nel nostro territorio.
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Foto di Paolo Utmar |
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Paolo Zonta |
Questo nostro
territorio che, più o meno forzatamente, abbiamo deciso di imparare a conoscere più da
vicino, con i progetti Tringa FVG del 2021 che proseguono senza sosta. Dal sesto anno
della Stagione Calda (e dei nidificanti) agli atlanti comunali di Udine e
Codroipo. Così, approfondendo le ricerche, possiamo condividere in tempo reale
quanto succede, confrontando i dati raccolti oggi con quelli pubblicati (a
Udine per lo meno) poco più di dieci anni fa. Scopriamo così che alcune specie un
tempo presenti e diffuse ora praticamente non esistono più, come nidificanti,
all’interno del comune, dall’ALLODOLA alla PAVONCELLA, dal TORCICOLLO all’UPUPA,
dal CORRIERE PICCOLO al GUFO COMUNE e al BARBAGIANNI. Medesimo destino per
altre, particolarmente localizzate, come OCCHIONE e NIBBIO BRUNO. Ci sono poi
quelle che forse devono ancora arrivare, tipo CANNAIOLA VERDOGNOLA e FALCO
PECCHIAIOLO, che tuttavia potrebbero non trovare territori adatti alla
nidificazione. Ed anche le CUTRETTOLE e i SALTIMPALI sono sempre meno.
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Luciano Silei |
Tante dunque le specie
di ambiente aperto, come altrove, destinate a soccombere ad una campagna sempre
più desolata e meno biodiversa. Resistono invece (ed anzi, prendono piede) le
specie di bosco, con alcune inaspettate sorprese. Dal vocifero ASTORE che diamo
ormai per nidificante certo (mentre i FALCHI PELLEGRINI adulti che continuano a
frequentare il centro abitato sfuggono per ora alle nostre indagini) all’imbizzarrito
FIORRANCINO che saltella sul limite del confine comunale di Udine.
Ma ci sono
anche gli ospiti imprevisti di Codroipo, dalla PERNICE ROSSA al CODIROSSO
SPAZZACAMINO. Oppure quei nostri conviventi fin troppo confidenti…
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Paolo Zonta |
E poi ci sono
gli invasori. Due su tutti, lo STRILLOZZO e lo ZIGOLO NERO, quest'ultimo straripato da quell’unica
coppia segnalata prima del 2008 ad una ubiquitarietà senza freno (la foto ambientata
lo ritrae in canto dal piazzale del Castello di Udine).
Nelle mappe di
distribuzione noterete alcuni elementi particolari, ovvero colore e dimensione
dei cerchi che indicano la presenza della specie come nidificante. Giallo per
possibile, Arancio per probabile, Rosso per certa. Le dimensioni indicano una
stima delle coppie (1, da 2 a
5, da 6 a
25, più di 25).
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Merlo - Mappa Parziale Nidificanti 2021 - Elaborata da Pulotto e Marta |
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Zigolo Nero - Mappa Parziale Nidificanti 2021 - Elaborata da Pulotto e Marta |
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Strillozzo - Mappa Parziale Nidificanti 2021 - Elaborata da Pulotto e Marta |
Una stima dunque, non dei valori certi. Così come i codici di
nidificazione attribuiti alle osservazioni sono necessariamente speculazioni
umane relative alla presenza ed al comportamento degli animali. Questo almeno
per tentare di dare un valore “semi quantitativo” al lavoro di raccolta dati.
Altrimenti (e ve lo diciamo con il cuore) qualsiasi lavoro di raccolta dati
qualitativo come può essere un atlante degli uccelli nidificanti non potrà in
nessun modo fornirvi un valore numerico sensato della presenza sul territorio
delle singole specie. Le stime fornite in questi casi, per quanto esito di
sofferte elucubrazioni e complesse riflessioni, sono considerazioni forzate
a tavolino, spesso distanti dalla realtà, e talvolta, inevitabilmente, sparate
a caso. Consapevoli di questo ci impegneremo per fare il possibile affinché la
nostra ignoranza si nutra quotidianamente di piccole conquiste, così come l’immagine improvvisata (per non infrangere regole o regolamenti) con cui vi vogliamo salutare, frutto di un progetto regionale pluriennale che in questo
caso ha visti coinvolto il personale del Corpo Forestale Regionale (con tutta la passione di Fulvio) con la complicità dell’Osservatorio
Biodiversità della Regione FVG e di uno dei segnalatori (Skody) che ha portato
all’inanellamento (il primo per il comune di Udine ad avere questo onore) di
uno dei RE DI QUAGLIE che in questi giorni (e in queste notti) allietano (se
così si può dire) con il loro sgraziato canto alcuni dei prati (sempre meno) da loro scelti
per le future scorribande nuziali, o solo per una temporanea sosta canora… Cre Cre sia una buonanotte. O un buon risveglio.
Disegno di Marta Trombetta
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