lunedì 31 agosto 2020

Resoconto Mensile Tringa - Agosto 2020


Che poi c’è sempre quella vocina che ti sussurra all'orecchio “Perché insisti? Accontentati di valorizzare la superficie, l’apparenza, l’immagine. Rinuncia alla sostanza, alla concretezza, alla verità. Non vedi? Funziona da sempre, perché cambiare?”. E tu ascolti quella vocina, consapevole di non avere alternative, di non averne mai avute, e sorridi. Prendi l’ennesimo rospo che ti hanno dato in pasto, lo accarezzi, e lo riponi sotto una pietra, al fresco, affinché almeno lui, il tuo, sopravviva incolume ai succhi gastrici. Poi torni sui tuoi passi, a raccontare l’arcobaleno, memore della tempesta che lo ha generato, schiantando passione ed entusiasmo. “Non è vero, quelli non ci sono mai stati. Tu limitati a raccontare l’arcobaleno. Conta solo quello”.



Allora eccoci qua. A raccontarvi l’arcobaleno di questo mese. Cominciando da una piccola storia romantica, che qualcuno di voi già conosce, nella versione breve. Una di quelle storie che ci aiutano a capire che la lontananza non esiste. Non dico a livello del film “Le conseguenzedell’amore” (2004, P. Sorrentino; prendetevi qualche minuto di pausa…). Ma che riescono comunque a toccare il cuore, sempre che ancora ci sia, e a regalare un sorriso. E’ il 20 agosto, un giovedì. Siamo dentro l’osservatorio “Ignazio Zanutto” (ex Marinetta) della RNR Foce dell’Isonzo (Go). Solo due giorni prima,il 18 agosto, Silvano ha testimoniato la fugace apparizione di un PIRO PIRO TEREK (mancato da altri curiosi avventurieri solo per pochi minuti, come pare sia destino avvenga nell’ultimo periodo). 

Foto di Silvano Candotto

Mentre il cannocchiale scandaglia il territorio alla ricerca di accidentali intrusi, l’occhio si sofferma sulle zampe di un immaturo di CORRIERE GROSSO e scorge due anelli, all’apparenza entrambi color arancio. Subito il pensiero corre a Silvano, che da appassionato di anelli ovviamente al momento non si trova nei paraggi. Un SMS lo raggiunge per avvisarlo e la sua risposta è immediata “Arrivo appena possibile, tu intanto LEGGILO!”. Leggilo? Leggilo cosa? Ingenuamente l’osservatore, che quasi mai si sofferma sulle zampe degli animali che osserva, si era accontentato della constatazione che il corriere avesse due anelli colorati agli arti inferiori. Possibile che ci sia anche qualcosa da leggere? Ricomincia la ricerca della bestia che nel frattempo chissà dove è andata a nascondersi. E invece no. E’ proprio di fronte all’osservatorio. Ed effettivamente uno dei due anelli forse non è arancio. Forse è rosso. Forse ha una scritta bianca. Ma leggerlo? Sul serio? Stiamo scherzando? C’è anche un anello metallico più in alto, ci mancherebbe solo di dover leggere quello. Il cannocchiale scruta le zampe, ma i piedi sguazzano nel torbido, il riverbero incombe, la vista si annebbia. Provo a scattare qualche foto.



Silvano tarda. Ma l’animale è tranquillo, anzi, si avvicina. Si avvicina a tal punto che è la bestia più vicina all’osservatorio. Ancora qualche passo e potrebbe entrare dalla finestra. A questo punto il messaggio è palese. Vuole che io legga l’anello. Alza le zampe fuori dall’acqua. Si mette in posa. Fa tutto ciò che è in grado di fare per semplificarmi la vita. E io mi impegno. Sul serio. Ma sono negato. 


Forse c’è scritto AC qualcosa. Un altro SMS a Silvano, e lui mi chiama. Dice che probabilmente ci sono tre lettere, che sta arrivando, che è in centro visite, di non farglielo scappare. Io ci riprovo. AC qualcosa. Forse ACA. Non sono convinto. Il corriere mi guarda sconsolato e con disapprovazione. Si ferma nel punto più vicino e si mette di profilo in luce ottimale. ACA. ACA! ACA!!!!



L’ho letto. Il mio primo anello di corriere grosso (quasi l’unico per altro tra i limicoli e anche in generale, visto che non mi accorgo nemmeno se le bestie che osservo sono inanellate, di solito me lo deve far notare qualcun altro, anche quando scatto foto… tipo quella di questo GRIFONE sulle Alpi Carniche… magari voi l’anello riuscite a leggerlo). 


Comunque, ACA sia. SMS a Silvano. Alzo la testa e… E? Cosa diamine succede? Perché i piccoli limicoli scappano tutti? Ma che ca…? E proprio mentre lo SPARVIERE colpevolmente si allontana, la porta dell’osservatorio si apre e sento la voce di Silvano. Diciamo che non è proprio entusiasta del mio non aver rispettato gli accordi. Nelle foto comunque, interpretandola, la scritta si legge. Gli dico di mandare pure la comunicazione all’ISPRA per capire se per caso è uno di quelli inanellati da Pierfrancesco Micheloni (in primavera Silvano ne aveva visto uno con anelli simili, ma non era riuscito a leggerlo). E mentre ne parliamo mi viene in mente Jacopo, che di recente credo sia stato ad inanellare limicoli proprio alle Saline di Comacchio. Mi domando se per caso l’ha inanellato lui. Penso di scrivergli, ma mi trattengo. Mi pare un’ipotesi poco verosimile. E’ un sacco di tempo che non ci sentiamo, chissà dov’è e cosa sta facendo... Inserisco comunque il dato su ornitho.it con la lettura dell’anello in una nota. Poi i giorni passano. Silvano lo cerca nei ripristini senza successo, finché domenica non lo ritrova posato sugli isolotti della foce Isonzo, durante un giro in barca, e riesce a leggerlo anche lui. Tutto bene quel che finisce bene. O no? Perché martedì 25 nel pomeriggio ricevo un messaggio uozap da Jacopo con una foto. Questa.

Foto (della mano) di Jacopo Barchiesi

E’ del 6 agosto. Saline di Comacchio. La mano è sua. Il suo primo (forse unico?) CORRIERE GROSSO inanellato. Non serve che vi descriva la sensazione che si prova a ricevere un simile messaggio. Sorrido. Ogni tanto ci provo. Ne ho bisogno. E’ un sorriso sereno, mentre una vocina, che si alterna a quell’altra, sussurra “Non tutto è perduto”. Sorrido. E penso che il Filo che lega ogni cosa esiste ancora. Che bisogna solo saper leggere i segnali. I messaggi che manda. Gli anelli di congiunzione. E allora la vocina, quella solita, suggerisce “Guarda che sull’anello c’è scritto ACA, non vorrei che il messaggio fosse del tipo ‘Vai ACA ….’, non ti pare?”. Ecco. Per tutta onestà ve lo devo dire. E so che come al solito non mi crederete, ma non intendo stavolta mostrarvi le prove. Effettivamente per una settimana dal giorno dell’osservazione ho avuto problemi intestinali di quel tipo. Così. Giusto per chiudere in bellezza questa storia romantica.


Ma torniamo a noi. A questo agosto che ci ha visto quasi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. In ritardo di qualche minuto per il TEREK. O magari in anticipo di un giorno altrove… del tipo che mentre guidate in autostrada alle 6.40 di mattina a 130km all’ora vedete un grosso rapace in volteggio alto sul fiume Tagliamento, un grosso rapace che pare un GRIFONE ma che non vi convince come grifone, che però non potete fermarvi ad osservare, e qualche ora dopo mandate un vocale ai compagni di merende (solo per farli ridere, ma che diventa una vergognosa prova della vostra inettitudine) in cui narrate l’osservazione mattutina descrivendo l’animale come una possibile aquila anatraia o simile ma che farcite di insulti ed improperi perché resterà indeterminabile. E il giorno dopo, a neanche 5km in linea d’aria dallo stesso sito, in prossimità della RNR Lago di Cornino (Ud), viene filmata un’AQUILA DI MARE. Per due giorni di fila. Forse la stessa che in seguito Federico Mason si troverà in volteggio sopra la testa a Bertiolo il 26 agosto. 

Foto di Federico Mason

Foto di Federico Mason

Magari la stessa fotografata qualche settimana prima in RNR Foce Isonzo (Go) con foto davvero spettacolari. Per non parlare del fatto che proprio mentre siete in RNR Foce Isonzo (Go) intenti a leggere anelli di CORRIERE GROSSO qualcuno riesce a fotografare addirittura un AVVOLTOIO MONACO nel vostro territorio di competenza lavorativa. Niente da fare. La sincronia è andata persa. Ma quel che conta è riuscire comunque ad osservare le meraviglie del mondo, in tempo reale, attraverso gli occhi degli altri. Ovunque siano. Così l’incontro casuale con Nicola la sera dello stesso giorno in cui in cima ad una vetta Carnica si è trovato sul sentiero due PIVIERI TORTOLINI basterà a regalarvi un altro sorriso, nonostante tutti i tentativi a vuoto effettuati anche di recente per raggiungere un simile obiettivo (Video di Nicola Cesco).

E allora capirete che a volte, in periodi apparentemente ostili come questi, l’incontro più o meno casuale tra amici (o messaggeri di amici) è sufficiente a mantenere viva dentro di noi quella esile fiammella che ci spinge a resistere, a realizzare imprese, ad immaginare progetti sempre nuovi. Così, mentre Skody racconta, e parla, e parla (e  parla, fidatevi che parla), nella mente dei presenti prende forma un sogno, la loro idea di avventura. 

Foto (per mano di Pizonta) di Skodi, Pulotto e Marco Sozzi

Che sia quella di avventurarsi a mani nude nella foresta per abbracciare un orso (con un saluto a Zorro). 

Foto (di schiena) di Skody, con l'orso

O quella di mangiare un panino in cima ad una montagna circondati da uno stormo di libellule. 




O quella, davvero estrema, di una gestione forestale sostenibile, con il birdwatching da branda.


Anche perché ogni tanto è davvero il momento di prendersi una pausa e riposare. Tipo un giro in barca in laguna con i compagni di merende, come quello di Gianfranco con Renato e Glauco (non perdetevi il racconto della loro avventura). In fondo si è appena concluso il quinto anno della Stagione Calda, con nuove comparse finora mancate (dal CIUFFOLOTTO SCARLATTO all’AQUILA DI MARE, dal GABBIANO TRIDATTILO all’ORCHETTO MARINO…). Ed è il momento di recuperare le energie, consumate nel tentativo di realizzare un lavoro sempre più completo ed approfondito. Sforzo che porta ad ottenere questi risultati, dalle due STAGIONI FREDDE già realizzate alla prima edizione della STAGIONE CALDA. Vi invito a leggerle per intero, se già non l’avete fatto, dal retrocopertina ai titoli di coda. Vi avviso in anticipo che non ci troverete all’interno erudite pagine di letteratura sbiadita, ma solo la passione ed il sacrificio di chi le ha vissute come un’avventura. 

Le trovate tutte in questa pagina che il Pulotto ha appositamente realizzato per voi. 
Oppure scaricabili singolarmente ai seguenti link (cliccando sul titolo in grassetto sopra la copertina).

La Stagione Calda





Vi invito a domandarvi se ci sia qualcosa di male nel desiderare che vengano valorizzate e condivise, il prima possibile e gratuitamente ad un pubblico ampio. A questo proposito, per altro, approfitto per scusarmi, sinceramente e di cuore, a nome mio e di chi come me prova le stesse sensazioni, con tutte le persone che in questi anni si sono sentite inevitabilmente ferite in quanto trascurate, escluse o scavalcate. L’intento, unico, prioritario e dichiarato, nel realizzare questi lavori, è stato proprio quello di REALIZZARLI. Non quello di mancare di rispetto a qualcuno, ma di fare in modo che questi dati vedessero la luce, in tempo reale, invece di restare inevitabilmente ed immeritatamente ad appassire ed invecchiare in un cantuccio, per sottostare a quelle dinamiche sicuramente consolidate (e forse eterne) che tuttavia non sempre si sono rivelate efficaci e vincenti, trasformandosi in un muro insormontabile per nuove proposte e iniziative.

Non mi illudo che queste mie frasi vengano apprezzate. E nemmeno, semplicemente, accettate. Ma il percorso che ho (abbiamo) scelto di seguire è l’unico che rimane per conservare intatto quel briciolo di passione che ancora non è stata soffocata dalle pregresse reiterate esperienze personali. Quella passione che spinge alcuni di noi (in questo caso Renato in particolare) a seguire con sensibilità, apprensione e rispetto la nidificazione della (potenzialmente) unica coppia di ALBANELLA MINORE presente in regione che, a distanza di anni dall’ultimo successo riproduttivo del 2017, ha portato quest’anno due giovani all’involo.

Foto di Renato Castellani

La stessa passione e sensibilità che dovrebbe aiutarci ad essere di esempio (anziché promotori del comodo compromesso) in ogni situazione, mettendo un freno (e non valorizzando) quei comportamenti (messi in atto spesso e volentieri da professionisti) che possono comportare un rischio per la sopravvivenza ed il ciclo vitale di alcune specie (sensibili o meno che siano) pur di ottenere consensi di pubblico (a scapito dell’etica del comportamento), con le proprie azioni e/o fotografie ravvicinate, che tuttavia continuano ad essere entusiasticamente apprezzate (se non addirittura lautamente ricompensate). Così, per concludere, ora che la stagione riproduttiva è terminata per buona parte delle specie (ma non per tutte, fate attenzione, le MORETTE al lago di Cavazzo sono ancora a spasso con i pulli…), ci domandiamo che senso abbia tormentare a pochi centimetri dal nido animali meravigliosi come la GHIANDAIA MARINA che non hanno il minimo riguardo a posarsi indifferenti, da giovani o da adulti, a pochissima distanza mentre transitate in auto lungo le strade che il destino ha scelto per voi. 



La risposta è implicita nella natura dell’uomo, che pur di sopravvivere è disposto a sacrificare tutto e tutti, compresi i propri simili, per conservare un posto al sicuro sulla scialuppa con i viveri, nel tentativo di illudersi che la stessa non sia destinata inevitabilmente ad affondare. La cosa inquietante, tuttavia, è che se qualcuno decide di sacrificarsi, tuffandosi spontaneamente dalla barca, allontanandosi a nuoto con l’intento di dare ai naviganti la possibilità di sopravvivere più a lungo senza di lui, verrà additato e criticato ugualmente, perché avrà smesso di remare (in tondo) al loro posto. E niente allora. Da bambino un famoso Pierino domandava estatico “Papà, ma quanto è immenso l’Oceano?”. Ed il padre, autoritario ed insensibile, rispondeva “Pierino, taci e nuota”.






 

4 commenti:

  1. un bicchierino di passito e qualche cantuccio, lunga vita agli Eterni!

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  2. Come sempre bellissimo report, anzi più che un report è una narrazione così emozionante che mi commuove e mi fa gioire allo stesso tempo!
    Complimenti Matteo T. e a tutti voi!

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