venerdì 31 luglio 2020

Resoconto Mensile Tringa - Luglio 2020

 
In questo mese la voce di Tringa si è affievolita, a tratti ammutolendosi del tutto. Non sempre un respiro profondo è stato sufficiente a ridare fiato alle stremate sensazioni, soffocate dai pensieri, dalle preoccupazioni, dalla frustrante consapevolezza di percorrere costantemente ed inevitabilmente il versante impervio in ogni situazione, per non cedere alla facile ed accattivante tentazione di assecondare il comodo ed appagante compromesso dell’auto-giustificazione personale, a discapito del resto. O forse, più semplicemente, tutte le energie residue sono affondate, travolte dalla spossatezza, dal caldo, dall’afa. E dal fango.
 

Non meravigliatevi dunque stavolta se le parole stenteranno a presentarsi con la solita fluidità e scorrevolezza. Le dovremo recuperare con le pinze dai nascondigli in cui sono andate a rintanarsi, cercando di non danneggiarle oltremisura nel tentativo di riportarle alla luce. Ma già sappiamo che sarà un’operazione complicata, non priva di rischi e visibilmente lesta alle storture.


In mezzo a queste sconfinate tenebre, avremmo anche potuto lasciarci condurre dalla Luce. Quella Luce rassicurante e ragionevole che quotidianamente ci stimola ad aprire gli occhi e tenerli aperti, davanti allo specchio della nostra fragilità, delle nostre debolezze, delle nostre illusioni e dei nostri inganni. Ma anche stavolta gli occhi sono rimasti chiusi davanti a quello specchio, lasciandosi sfuggire l’ennesima occasione di seguire la Luce guida, rimasta appesa nel cielo, sconfortata, destinata ad allontanarsi ormai per sempre, con il suo cuore avvolto da un indissolubile scudo di ghiaccio.
 
Foto di Skody
E allora dovremo accontentarci di raccontarvi piccoli aneddoti, andando a ripescare altrove le parole per narrarveli. Non troppo distante. In quella stessa Stagione Calda che il mese scorso vi abbiamo presentato. Per esempio, a pagina 289, in compagnia dell’AVERLA CAPIROSSA.

“Alcune nidificazioni riportate in letteratura in territorio regionale e la fenologia della specie in contesti territoriali confinanti lasciano ipotizzare che singole coppie possano riprodursi irregolarmente in ambito provinciale, in particolare in ambiente magredile con caratteristiche variabili, dall’argine del greto fluviale al magredo evoluto.”




Così, a distanza di quasi trent’anni da quel 1993 in cui Paolo Utmar l’aveva trovata indaffarata a riprodursi, l’AVERLA CAPIROSSA è tornata ad insediarsi praticamente nel medesimo fazzoletto di terra. Anzi, di prato. Lasceremo che a raccontare le sue vicende siano gli occhi, le parole, le foto di chi in queste settimane ha avuto la passione di seguirla, se e quando lo vorranno. E ci diranno se ha trascorso l’estate da sola o in compagnia, se era apprensiva o spensierata, se frequentava compagnie promiscue con motivazione o solo per casualità, con l'opportuna documentazione… Noi ci limiteremo a mostrarvi qualche foto e qualche video. Ma non lasciatevi ingannare. Gli occhi a volte vedono ciò che vogliono vedere. E l’interpretazione umana non sempre corrisponde alla realtà.
 


 
Non sempre. Ma qualche volta sì. Così, se andiamo a curiosare a pagina 39, dove pisola sornione l’amico MORIGLIONE, rischiamo di incappare in queste frasi.
 
“Interessanti invece le ripetute osservazioni di soggetti singoli o piccoli gruppi nel mese di luglio 2018 (OV) presso il lago di Cavazzo, dove la specie compare regolarmente a partire da agosto per poi intrattenersi per tutto l’autunno e l’inverno. Al momento non sono note nidificazioni accertate nel sito, ma le riproduzioni di moretta e svasso piccolo lasciano ben sperare.”
 
Bastava aspettare qualche settimana. Davvero, solo qualche settimana. Perché queste parole si avverassero. Un sorriso sereno accompagna la mamma Morigliona e i suoi due pulli nella navigazione attraverso le acque del lago.
 
 
 
Così, speranzosi, ci dirigiamo verso pagina 72, dove veleggia la CICOGNA NERA, che anche in questo mese è in cerca di celebrità. Non tanto per PUMBA (questo è il suo soprannome, cit. Orsetti), ovvero l’esemplare che ormai da settimane gironzola (confidiamo indisturbato) tra gli abitati di Tarcento, Nimis, Attimis e le loro selvagge pertinenze.
 
Foto di Sara Vezzaro
Quanto piuttosto per quella costante presenza nell’estremo angolino a nord est.
 
“Osservata regolarmente in periodo migratorio, in numeri esigui e fluttuanti a seconda degli anni, con un incremento recente delle segnalazioni dovuto probabilmente ad un ampliamento dell’areale riproduttivo in Europa al confine con la nostra regione, tanto che non si esclude che alcuni individui possano riprodursi negli ambienti idonei con acquitrini, torbiere, foreste umide poco distanti da pareti rocciose nel tarvisiano, dove praticamente ogni estate viene registrata la comparsa di soggetti in sorvolo sui centri abitati o in alimentazione lungo i corsi d’acqua, occasionalmente presenti per più giorni nello stesso sito (OV).”
 
Ed ecco allora un altro sorriso, quando Renato Pontarini ci comunica l’osservazione di una coppia in volteggio nel cielo in prossimità di Fusine. Loro ci sono anche quest’anno. Ovunque abbiano preso casa nel contesto dei tre confini, la loro presenza è una gradita conferma. Piccole briciole della “Stagione Calda”, per tutti coloro che saranno in grado di apprezzarla.
 
Foto di Renato Pontarini

Foto di Renato Pontarini

Infine, per restare in tema di citazioni, domani, primo agosto, ricorre il decimo anniversario di un episodio a suo modo emblematico, avvenuto durante una delle innumerevoli e sconsiderate peregrinazioni esplorative di raccolta dati per l’atlante degli uccelli nidificanti del FVG, iniziata a notte fonda e terminata, fortunosamente, nella notte successiva, un’avventura sconosciuta ai più, e dimenticata dagli altri, che ha inevitabilmente trasformato il rapporto futuro con la montagna, senza frenare tuttavia la volontà di spingersi avanti, un passo alla volta, a conquistare l’ignoto. Queste parole, riesumate per l’occasione ma mai così attuali, sono la testimonianza di quanto vissuto in prima persona, pur di portare a compimento quella che alcuni di noi a quel tempo consideravano una missione, a differenza di chi, oggi, la cavalca, volutamente ignaro, in differita. Per quanto poetico ed irreale possa sembrare, sono costretto a confessarvi che tutto ciò che è scritto è veritiero. Comprese le foto originali di quel giorno.
 
Dicono che quando tocchi davvero il fondo
Quando ti guardi intorno ed all'inizio vedi solo buio
Ma un po' alla volta noti estrema la desolazione circostante
Solo materia inanimata senza conforto e senza appiglio
E l'unica esile mano tesa è la tua, protesa verso il nulla,
Dicono che nonostante tutto vale la pena insistere
Prendere fiato a pieni polmoni, alzarsi e ripartire.
Dicono.
Solo che il fondo, chiaramente,
Devi riuscire a toccarlo.
E qualche volta, prima di poterlo fare,
Convinto che il destino te lo concederà,
Vieni invece a trovarti sull'orlo del baratro.
Sotto di te si spalanca il futuro,
Quel vuoto senza alcuna prospettiva,
E dietro di te solo l'istante passato,
L'ultima alternativa sfuggita di mano.
Toccare il fondo, da qui,
Significa schiantarsi.
Dicano quel che dicano.
 
 
Così, seduto in bilico sul precipizio,
Prima di lasciarti andare agli eventi,
Prima ancora di interrogarti sulla vita,
Prima di ripensare al tuo percorso,
Prima di concederti ai saluti,
Ti domandi se hai paura.
Dicono che le parole sono leste a mentire,
Dicono che gli occhi ed il cuore no.
Dicono.
A parole.
Quindi lesti a mentire.
Ma decidi di fidarti.
Interroghi il tuo cuore.
Una mano sul polso,
Un battito alla volta.
E il cuore ti risponde “No”.
Scandisce ogni colpo lentamente,
E la sua risposta è chiara,
Nemmeno stavolta ti salverà la paura.
Allora spalanchi gli occhi,
Ti guardi intorno,
Ti metti in ascolto,
Cerchi un aiuto.
Ma sei in trappola in un fermo immagine.
Solo crepitii, suoni sconnessi, voci distanti.
Al solitario centro di questo sperduto abbandono
Interroghi senza rimedio il cielo con un dito.
Ed il cielo, come al solito a suo modo, risponde.
 
 
Anche a ciondoloni sul bordo dell'abisso.
E la sua risposta è come una farfalla nera
Che percorre la tua mano lungo la linea della vita
Rivelando così di conoscerti da sempre
Di averti seguito ad ogni curva del sentiero
Angelo invisibile a vegliare sul tuo cuore
Tanto più ora che le tenebre avanzano
E l'abisso sotto di te si fa più cupo.
E con la sua silenziosa delicata carezza
Ti sussurra che è pronta a venire con te
Pronta ad affrontare l'ultimo passo
Ovunque ti porti.
Attraverso il suo tocco
La verità del cielo prende forma.
Ormai sei pronto a concederti all'ultimo volo
Un vento forte scuote ogni fibra del tuo corpo
Un tremito incontrollato ti percorre
Un frastuono ti sovrasta...
E' arrivato l'elicottero dei soccorsi.
Un verricello si cala.
Ti portano via.
Rio dell'Acqua (fuori sentiero) - Col Gentile
1 agosto 2010, ore 20.45.
 

 

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