Dobbiamo cambiare prospettiva.
Non è questione di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Non è nemmeno questione
di cosa ci mettiamo dentro o di come è fatto quel bicchiere. E non è questione
di dove lo appoggiamo, il bicchiere, lontano dal bordo del tavolo, per
precauzione, perché non cada e vada in frantumi il fragile meccanismo che ne
giustifica l’esistenza. E’ questione di smetterla, invece, una volta per tutte,
con questo dannato bicchiere e bere direttamente dalla fonte, valorizzandone
ogni singola goccia. Perché, se è vero come è vero che da anni facciamo del
nostro meglio, consapevoli che il nostro meglio non sarà comunque abbastanza,
c’è comunque qualcuno che è ancora convinto che il suo vetusto (piuttosto che
antico) bicchiere valga davvero qualcosa, e continuerà ad esserne convinto, a
sponsorizzarlo, a sacrificare passioni ed entusiasmi pur di promuovere il suo
bicchiere (magari di plastica), anche quando tutta l’acqua del mondo si starà
prosciugando. Ed è proprio a questo che dobbiamo abituarci, un mondo senza
linfa vitale, deflorato (nel vero senso della parola) di tutte le sue risorse,
senza più siepi in cui nascondersi, con argini di canali spogli e nudi, privo
di vegetazione ad interrompere la sterminata monotonia degli aridi coltivi
(senza colpevolizzare chi lavora la terra, quanto piuttosto chi dovrebbe supervisionare
la conservazione dell’armonia ambientale). Perché di questo abbiamo bisogno per
aprire gli occhi e cambiare prospettiva. Di scontrarci con la nuda realtà e di
prenderne atto. “Quando cominceranno a piovere i cigni dal cielo, forse gli
esseri umani comprenderanno finalmente fino a dove si sono spinti senza
rimedio. E si fermeranno basiti ad osservarsi intorno in questo deserto,
allarmati dal silenzio. E si domanderanno “E tutto il resto dove è finito?”. Ma
poi la solita nostra vocina interiore salva coscienza, con la sua aurea
giustificativa per ogni nostra mascalzonata egocentrica, suggerirà “Tutto il
resto cosa?” “Ah, già, non c’è mai stato niente qui”. E torneremo a dedicarci
alle nostre urgenti ed improcrastinabili incombenze, all’esasperante ricerca di
gratificazioni e consensi, superficiali, superficialissimi e quanto più
ignoranti possibile, purché facciano numero, in un mondo in cui esiste solo l’uomo
e l’uomo soltanto. E la donna certo, anche la donna. E tanti saluti al cigno.”
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Cigno reale deceduto probabilmente a causa di impatto con cavi dell'alta tensione |
Dobbiamo cambiare prospettiva,
inevitabilmente, per cogliere le differenze, piccole o grandi che siano, e
tentare di frenare (o almeno testimoniare) il cambiamento prima che diventi
irreversibile (illudendoci finché possiamo che non sia già troppo tardi). Perché
ogni singola foglia, ogni singola pianta, ogni singolo cigno, ogni singolo
essere vivente non sia caduto invano. Cambiare prospettiva e punto di vista,
essere flessibili, adattarsi al contesto…
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Cambiare prospettiva - foto di Luca Rossi |
Perché solo così scopriremo che
ogni cigno è diverso dall’altro. Che alcuni ci mandano dei segnali cercando di
suggerirci qualcosa. Forse non saremo in grado di leggerli, quei segnali (anche
se loro sembrano suggerirci come fare).
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Cigno reale 2MU1 |
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Cigno reale 2MU1 che ci mostra come leggere il suo collare |
Oppure, una volta letti, ci scontreremo
con una tecnologia obsoleta in affanno che arranca per riuscire a fornirci
quelle informazioni che dovrebbero essere reperibili (nell’era social) in tempo
reale. Dovrete accontentarvi per ora di sapere che questi CIGNI REALI cercano
di comunicare con noi in lingua ungherese.
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Cigno reale C01C, ungherese |
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Cigno reale C01C, ungherese |
Che poi dicevamo, ogni cigno è
diverso dall’altro. E se aguzziamo lo sguardo, attraverso le fronde delle
tamerici, riusciamo a percepire le differenze. Quella dimensione leggermente
inferiore, quel collo più corto, quel becco nero e giallo. Ci arrischiamo anche
a documentare queste differenze, con risultati discretamente mediocri.
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Cigni minori con paperame vario ed ibrido - foto di Paolo Utmar |
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Cigni minori e tamerici - foto di Luca Rossi |
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Cigni minori e tamerici - foto di Luca Rossi |
E allora
anche stavolta cambiamo prospettiva, dandovi modo di osservare i CIGNI MINORI
nella loro veste migliore, realizzati con la nostra immaginazione e l’abilità artistica di
Marta.
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Cigni minori - disegno di Marta Trombetta |
Restando in tema di cambiare
prospettiva, di cigni ed uccelli acquatici, gennaio è il mese dei censimenti
degli svernanti, con l’attenzione che inevitabilmente si concentra su di loro.
Molti verranno intercettati dalle stringenti maglie della rodata e collaudata
rete dei “rilevatori per un giorno” (quelli da “una botta e via”, svarioni
inclusi), salvo che non si scelga una giornata caratterizzata da localizzati ed
impenetrabili banchi di nebbia. Perché, come sapete, la nebbia manda in tilt la
nostra testa e pure una gran parte dei volatili, le OCHE LOMBARDELLE in
particolare, segnalate in volo sparso durante la notte in varie località
regionali della bassa ed alta pianura nelle giornate di foschia intensa.
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Oca lombardella solitaria e sperduta nella nebbia della pianura friulana |
Ma questa cosa della nebbia, che
ha caratterizzato soprattutto i primi giorni del mese, ve la devo raccontare
con un aneddoto particolare. Con la “Storia del Piviere dorato in abito”. E’ il
2 gennaio. Fabio (Marcolin) trascorre in modo (spiritualmente) uggioso le sue
ultime giornate in Italia e sollecita i compagni di merende Tringa a portarlo a
fare un giro di birdwatching. L’orso e Pulotto rispondono. La giornata non può
essere delle migliori. Freddo umido con visibilità a dieci metri. Decidiamo di
portarlo a “vedere” il LUI’ DI HUME, confidando nel fatto che almeno qualche
vocalizzo dovremmo riuscire comunque ad intercettarlo (un po' come nel "gioco dentro nebbia" di Luci a San Siro (cit. Vecchioni) tipo "Ma stai barando! Tu stai gridando! Così non vale, è troppo facile così...", o almeno così era, la bestiolina, tuttora, è sempre lì, ma più infida e silente). Lungo la strada facciamo
qualche tappa sostanzialmente irrilevante, tranne per i vocalizzi delle oche
che ci sorvolano praticamente ovunque. Lo Hume è al suo posto, insieme a Bruno
(Delbianco) e ad alcuni vagabondi del centro nord Italia che lo raggiungeranno
nelle ore successive.
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Luì di Hume (per chi si accontenta di foto realizzate senza richiami snervanti) |
Tralasciando la parte in cui facciamo camminare per ore
Fabio nel nulla cosmico portandolo al limite dell’assideramento, durante un
trasferimento in auto osserviamo uno sparuto gruppetto di passeriformi posati a
bordo strada, addirittura una mezza dozzina di STRILLOZZI. Ci fermiamo
estasiati a contemplarli e dal finestrino aperto percepiamo un richiamo
fischiato. Un PIVIERE DORATO vaga nella nebbia nei dintorni senza farsi vedere.
Fabio intravede una sagoma in volo. Il PIVIERE continua a richiamare ad
intervalli. (Da qui in avanti ho dovuto censurare una parte degli scambi del
dialogo in francese) “C’è qualcosa posato in un campo. No, è uno sparviere.” “Aspetta,
lo vedo, è più a sinistra, vicino all’argine. Ma ca…, sembra in abito! In
alternativa sarà un Germano reale… o un’OCA COLLOROSSO…” “Ma smettila di dire
str…”. “Bon, tira fuori il cannocchiale e guardalo”. “Ci sto provando ma non
riesco a tenerlo fermo. Non si capisce cosa sia”. “Fammi vedere pagliaccio, non
sai neanche usare un cannocchiale. Ma porca p… è un’OCA COLLOROSSO!” “Ma cosa m…
dici?” “Guarda!”.
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Oca collorosso (o Piviere dorato in abito travestito) |
Pausa. “Cosa ci fa un’OCA COLLOROSSO solitaria in mezzo ad un
campo a caso?” Silenzio. “Però, la cosa più strana è che un’OCA COLLOROSSO
richiami come un PIVIERE DORATO”. Dopo questa affermazione non ricordo se Fabio
sia sopravvissuto o sia stato abbandonato privo di sensi in un campo. Dovremmo
chiederlo agli avventurieri venuti dal resto d’Italia che forse l’hanno
incontrato in serata, ma pare non ci siamo foto a testimoniare questo incontro né
quelli successivi. Anzi, qualcuno dubita addirittura delle veridicità del nome
di taluni di quei viandanti…
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Marina Nova al quadrato - foto tratta dal profilo Instagram di pavoncellarmata |
Dicevamo, dei censimenti. Anche
su questo argomento sarebbe da valutare un cambio di prospettiva. Trascurando
le domande esistenziali poste ormai da anni (che trasformano gli sVerNanti in sNerVanti) “Cosa significa davvero svernamento?”
“Dobbiamo fare il possibile perché i risultati siano completi o concentrarci
piuttosto a ripeterli pedissequamente nelle stesse modalità dei decenni
precedenti, rischiando di perdere per strada decine, centinaia, migliaia di
soggetti delle più svariate specie che nel frattempo si sono distribuite altrove
sul territorio?” “Non sarebbe il caso di condividere almeno in via ufficiosa
(con i referenti delle varie aree umide e con chi ha davvero il polso della
situazione reale) i dati preliminari in modo da completare eventuali lacune che
rischiano inevitabilmente di crearsi?” “Non sarebbe il caso di cominciare a
ragionare concretamente sulle macroaree (e valutarne di nuove) invece che
spendere giornate e risorse perlustrando minuziosamente siti che da anni non
forniscono alcun risultato?” etc. etc.
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Censimenti Acquatici Snervanti |
Tutte riflessioni che lasciano il
tempo che trovano, perché difficili da comprendere da chi non si muove nello
spazio tempo e percepisce le differenze tra le singole giornate, nelle singole
località, tra i numeri e le specie presenti a seconda delle condizioni
ambientali, stagionali, meteorologiche o fortuite che siano, con migliaia di
CORMORANI che compaiono all’alba sulla costa nel giro di pochi minuti,
FENICOTTERI che vagano a stormi di centinaia (e migliaia) a seconda del
disturbo giornaliero nei vari siti della laguna, zattere di SVASSI MAGGIORI a
centinaia che compaiono al largo in mare per scomparire poco dopo, centinaia
(se non migliaia) di AIRONI GUARDABUOI che frequentano sperduti dormitori in
giro nelle città e nei paesi della pianura, migliaia di GABBIANI (REALI,
COMUNI, CORALLINI e GAVINE) con altrettanti dormitori in terra e mare che
cambiano da un giorno all’altro e tra i quali si celano (nel vero senso della
parola) improbabili intrusi, centinaia di PIVIERI DORATI invisibili in mezzo ai
campi che si materializzano solo per un istante nelle loro scorribande volanti.
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Centimigliaia di Cormorani all'alba tra mare e laguna |
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Fenicotteri sperduti nella nebbia |
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Pattuglia acrobatica di Fenicotteri |
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Un dormitorio a caso di Aironi guardabuoi nel Medio Friuli |
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Zafferano timido alle spalle di spavaldo Gabbiano reale |
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Gabbiano reale nordico immaturo frammisto a variegati Gabbiani reali |
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Pivieri dorati fantasmini - foto di Matteo De Luca |
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Pivieri dorati - foto di Matteo De Luca |
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Pivieri dorati - foto di Matteo De Luca |
Questo solo per soffermarsi sui grandi numeri. Ci sarebbero poi le singole
osservazioni, quelle che rendono emozionante anche la più frustrante ed intensa
giornata di censimento, come il NIBBIO REALE di Silvano nel bel mezzo della
pianura friulana (Ud), il GUFO DI PALUDE di Paolo Utmar sull’argine lagunare di
Grado (Go) o addirittura la SULA in canale Primero (Go) (prima osservazione
invernale “condivisa” per il FVG) osservata da Matteo De Luca, Silvano Candotto
e company.
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Nibbio reale - foto di Silvano Candotto |
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Gufo di palude - foto di Paolo Utmar |
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Sula inseguita dai gabbiani - foto di Matteo De Luca |
C’è da dire che alcune di queste
esperienze possono dare dipendenza. Eccovi la testimonianza di Paolo Utmar. “Piccolo aneddoto. A dicembre 2019, il 21,
molti si erano uniti (si poteva, era "prima del…") per una
bicchierata in ricordo di Ignazio al bar della Cona, lontano passò un tarabuso
in volo ed io ero particolarmente eccitato mentre gli altri mostravano
distacco, forse subodoravo una lunga astinenza da Botaurus che è durata
quasi 25 mesi e si è interrotta di recente, il 10 gennaio con un individuo in
volo all'imbrunire a Fossalon verso l'Isonzato (Go). Come se non bastasse il 24
ho trovato un altro soggetto in un canale presso delle colture a perdere in
Fosa Vecia a Fiumicello (Ud).”
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L'ombra del Tarabuso - foto di Paolo Utmar |
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Tarabuso - foto di Marta Trombetta |
Ma ci sono tante altre piccole o
grandi osservazioni che rischiano di andare perse, da un lato perché le varie
specie cambiano abitudini, in tempi talvolta rapidi e drammatici. Alcune
scompaiono, altre esplodono. Solo una quindicina di anni fa le VOLPOCHE a
gennaio erano poche decine, ora sono migliaia. I QUATTROCCHI erano migliaia,
ora a seconda delle annate, stentano a superare le poche centinaia, mescolandosi
alle poche MORETTE GRIGIE superstiti (che talvolta compaiono con singoli
individui nei siti più inaspettati). Al loro posto gli SMERGHI MAGGIORI
scendono i fiumi alpini e raggiungono il mare (ma bisogna saperli trovare).
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Quattrocchi esibizionisti con Folaga - foto di Paolo Utmar |
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Una Moretta grigia sperduta in mezzo al Friuli |
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Moretta grigia - foto di Marta Trombetta |
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Gli Smerghi maggiori scendono il fiume - foto di Paolo Utmar |
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Gli Smerghi maggiori conquistano il mare - foto di Matteo De Luca |
Dall’altro lato, inevitabilmente,
solo con uscite mirate, ripetute, rilassate, con il dovuto tempo dedicato alla ricerca,
si riesce a stanare l’unico CHIURLO PICCOLO in mezzo ai CHIURLI MAGGIORI
vaganti nel riverbero in mezzo ai campi.
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Chiurlo piccolo raro svernante - foto di Paolo Utmar |
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Chiurli maggiori smarriti nel riverbero dei campi - foto di Paolo Zonta |
Oppure trovare una sperduta
anatra tuffatrice, magari un MORIGLIONE in un canale delle risorgive (Codroipo,
Ud), o una femmina di PESCIAIOLA (grazie a Fabio Piccolo dei temibili veneti)
in canale Averto, RNR Valle Cavanata (Go)...
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Moriglione in mezzo alla folla - foto di Paolo Zonta |
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Pesciaiola dormiente tra Morette e Moriglioni - foto di Paolo Utmar |
o piuttosto qualcosa che si
trasforma nel QUIZ del MESE in RNR Valle Grotari (Ud). Una settimana per le
risposte, qui nelle note o in privato a capitanotj Chiocciola gmail.com.
Vediamo se anche stavolta la vostra soluzione corrisponde alla nostra.
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Foto quiz (bestia a sinistra) con Moriglione |
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Foto quiz (bestia a sinistra) con Moriglioni |
(Questa la nostra soluzione: Ibrido Moriglione x Moretta tabaccata, con sottocoda bianco candido vistoso, corpo più chiaro e vermicolato contrastante con il petto color tabacco...) Anche in questo caso trovate a pagina 35 della "Guida degli Uccelli d'Europa, nord Africa e vicino Oriente, Svensson L., ricca Editore, 2012" l'immagine di un individuo identico a questo).
Identico discorso varrebbe per la
MARZAIOLA in laguna di Marano (Ud), prima osservazione di gennaio (nota e
condivisa, ma chissà quante sono finite nei carnieri dei cacciatori) per la
provincia di Udine, lo
smarrito PIOVANELLO MAGGIORE, forse unica segnalazione di questo mese di
gennaio per il FVG o la MORETTA CODONA della foce del Tagliamento (Ud)...
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Marzaiola (o meglio Gennaiola) infreddolita |
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Fantasma di Piovanello maggiore (in alto al centro) con Pivieressa e Piovanelli pancianera |
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Il pescatore e la Moretta codona |
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Moretta codona |
Cambiare prospettiva. Con umiltà,
flessibilità, consapevolezza. O al prossimo censimento troveremo solo lui ad
aspettarci.
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Rilevatore patentato di Uccelli Acquatici Svernanti |
Per altro, almeno scorrendo i
numeri e perlustrando in tempo reale le aree umide lagunari e costiere,
possiamo affermare che restano al momento le zone in cui è ancora possibile
trovare uccelli in numeri consistenti, con la possibilità di concentrarsi a
spulciarli per trovare qualcosa di raro o stravagante. Dalla POIANA con le ali
isabelline alla PAVONCELLA slavata in candeggina.
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Poiana dal piumaggio anomalo (limitato alle ali) |
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Poiana con mantello da fantasma |
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Pavoncella lavata in candeggina |
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Pavoncella lavata in candeggina |
Oppure, per gli irriducibili (aprendo
il solito sipario sul “Big Year”) vi
possiamo confermare che tra Golfo di Panzano, RNR Foce Isonzo e RNR Valle
Cavanata (Go) continuano a vagare quelle rarità che potrebbero giustificare una
trasferta fuori provincia, includendo il POKER (o meglio la cinquina) di SVASSI
da un unico punto di osservazione al FULL di OCHE (due banali e tre rare) che
includono OCA GRANAIOLA, OCA COLLOROSSO (almeno due, e non sperdute nella
nebbia come quella di Aquileia) e OCA LOMBARDELLA MINORE (almeno due anche di
queste).
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Svasso collorosso - foto di Matteo De Luca |
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Svassi cornuti - foto di Matteo De Luca |
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Oca granaiola (in buona compagnia) - foto di Silvano Candotto |
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Oca collorosso con oche lombardelle - foto di Matteo De Luca |
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Oca collorosso con oche lombardelle - foto di Silvano Candotto |
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Due oche collorosso con accompagnamento misto - foto di Silvano Candotto |
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Due Oche lombardelle minori nel mucchio selvaggio - foto di Silvano Candotto |
E insomma dicevamo, cambiare
prospettiva. Perché a guardarci intorno, oggi, con questi occhi, ci viene da
piangere. E ad ascoltare questo immutabile silenzio ci trema davvero il cuore.
Sarà l’inverno, direte voi. Gli uccelli acquatici ci sono pur. Avrete ragione,
sicuramente. Inutile scrutare per ore la campagna alla ricerca di esseri
viventi, se la vegetazione è stata completamente eradicata. Cosa speri di
trovarci, dei Picchi?
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Picchi rossi maggiori terricoli - foto di Paolo Zonta
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Che poi, per fortuna, nelle foreste del Tarvisiano, anche a bassa quota (Rutte, 850m), qualche residua pianta ancora resiste in piedi. Ed il folletto TRIDATTILO qualcuno (neanche a dirlo, il Ponta) riesce ancora a stanarlo.
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Picchio tridattilo - screen-foto di Renato Pontarini |
Cambiare prospettiva ed
accontentarci. Una CINCIALLEGRA solitaria in mangiatoia, e pure un tantino
bruttina, scura che sembra uno spazzacamino, dovrà bastarci come dimostrazione
che la specie non è del tutto estinta. Uno sperduto maschio di PEPPOLA
testimonierà che non esistono solo FRINGUELLI, sempre FRINGUELLI, tutti (pochi)
FRINGUELLI. Un VERZELLINO ci ricorderà che la primavera deve ancora arrivare (e
ci sarà qualcuno che dirà “Primo verzellino in canto!” nonostante siano anni
che in tutti i modi cerchi di fargli capire che da tempo in diverse località alcuni
nuclei svernano e che nelle giornate di sole di dicembre e gennaio pure
cantano). E quando anche i CIUFFOLOTTI compariranno nel giardino di casa, “che siano Trombettieri o Fisarmonicisti (cit.
Bruno)” cambierà poco, sorrideremo al nuovo slogan che la Natura ci propone. “Più CIUFFOLOTTI per tutti!”. E così sia,
anche per voi.
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