venerdì 3 maggio 2019

Capraia mai piu?

 

L'inganno della trasparenza sta nell'unico efficace modo per realizzarla. Rendersi invisibili. D'accordo, è un trucco subdolo, ma funziona. Tanto che per prendere confidenza con l'universo misterioso degli esseri viventi bisogna occultare le proprie intenzioni, distogliere l'attenzione dall'obiettivo reale, tentennare fino all'ultimo, fingere di dedicarsi ad altro. E farsi trovare inaspettatamente nel punto preciso in cui nessuno sospetta di trovarvi, al momento giusto. Questa è la storia che proverò a raccontarvi. Di quella volta che, senza preavviso, abbiamo tentato di sorprendere la migrazione. E per un giorno intero ci siamo quasi riusciti. Finchè l'effetto sorpresa è svanito, travolto dall'insostenibile leggerezza del vento per i successivi tre giorni. E' vero che per raccontarvi questa storia dovremmo per coerenza e correttezza indossare tutti quanti una maglietta con una scritta in grassetto maiuscolo. Una scritta che dice CAPRAIA MAI PIU'. Ma alla fine della storia, sulla maglietta piazzeremo un deforme ed ottimista punto di domanda, concedendo uno spiraglio al dubbio ed al futuro.


Chiariamo. I quattro temerari avventurieri che nella primavera 2018 avevano sfidato l'aspra geografia isolana di Capriaia si sono dimezzati. Gabriele e Tommaso hanno saggiamente optato per alternative meno ostiche ed ostili. Ma con una forzatura estrema dell'ultimo minuto e senza preavviso, alle 2.00 del 25 aprile, con Pulotto navigatore appisolato a fianco si parte da Udine in direzione Livorno. Nel pieno della notte, qualche spirito avverso alla guida di un non meglio identificato veicolo allo sbando totale nel mezzo di un'autostrada deserta tenta di ostacolare le nostre intenzioni, ma una brusca frenata e un perentorio colpo di clacson evitano che il viaggio si interrompa in malo modo per tutti i viaggiatori. Così, all'attracco del traghetto si giunge sani e salvi con un paio di ore di anticipo, mentre l'alba si impossessa del suo quotidiano spazio. Qui prende forma la mia nuova strategia fotografica. Quella di inquadrare bersagli volanti o sagome casuali e distanti con uno strumento privo delle capacità sufficienti per farlo, il mio occhio (guidato da ciò che resta del mio cervello). I risultati vi saranno palesi d'ora in avanti, trasformando questo racconto in un percorso fotografico improbabile, con i residui di ciò che è stato, di ciò che poteva essere e di ciò che dovrete soltanto immaginare. Un esempio? Mentre seduto sulla banchina tento di intercettare al volo i RONDONI PALLIDI che schivano a poca distanza le nostre teste e gli edifici del porto, quello che inquadro lo vedete immortalato qui sotto.
 
 
Il passo successivo è quello di catturare il transito di quei puntini bianchi che attraversano il cielo poco distanti dal molo, con il risultato che alcuni di questi si trasformano in BECCAPESCI e di conseguenza trascuro di osservare con attenzione anche le altre foto, nonostante quel gruppetto di gabbiani in volo non mi avesse dato affatto la sensazione di sternidi. Qui tocca tuttavia fare un salto oltre l'ostacolo. L'ostacolo che prevede di controllare le foto a casa al pc al momento del rientro. Quando ti accorgi che in quella foto scattata a caso in alto a sinistra hai centrato il gruppetto di gabbiani in porto a Livorno.


E quei gabbiani sono una dozzina di GABBIANI ROSEI. Prima testimonianza dell'efficacia della mia nuova strategia fotografica. Tanto sono un pessimo fotografo, giustificarmi sulle sfuocature dei bersagli casuali non è necessario.


Scommetto che non avete creduto alla storia delle foto scattate a caso al nido del Picchio rosso minore, di cui mi sono accorto solo a casa vero? Volete delle altre prove? Arrivano, state tranquilli. Sul traghetto in mezzo alle BERTE MAGGIORI compare ANNIBALE. Di lui non ho una foto, ma approfitto per salutarlo ugualmente. Ci avvisa che l'isola è invasa dai Veneti. Nessuna paura, i Corsari siamo noi. Ad ogni modo, oltre ad Annibale in mezzo alle Berte maggiori nelle mi foto scattate a caso ci sono anche le BERTE MINORI. Di queste, dal vivo, ci eravamo accorti, come del LABBO che si allontana senza darci alcuna soddisfazione. Ma che comparissero nelle foto è comunque una sorpresa.
 

Che poi ci provo comunque a scattare qualche foto più a fuoco alle Berte, ma loro tentano in tutti i modi di sfuggire, anche a piedi, dall'inquadratura.

 
L'onda lunga del mare tenta di scombussolare la mia integrità corporea, ma resisto. E prossimi all'approdo mi arrischio a scattare altre testimonianze casuali. Ci sono degli allevamenti ittici marini presidiati dai Gabbiani reali. Non si sa mai che tra loro ci sia qualche laride più interessante. E tra i laridi qualcuno se la ride. Sì, proprio.
 
Una SGARZA CIUFFETTO. Che anche stavolta noti soltanto riguardando le foto a casa, ad una settimana di distanza. Benone. Chissà quante altre creature sfuggono alla nostra distrazione. Ad ogni modo, volevate altre prove? Potreste anche accontentarvi però...
 

Al molo sul porto un FALCO PESCATORE ci accoglie. E qui le versioni su di lui si fanno nebulose. Si narra che sia presente da almeno un anno. Che si sia costruito un nido da solo. Che ce ne siano due. Che ci sia un progetto di decine di migliaia di euro per costruirgli un nido. Che il nido c'è già ma che gliel'hanno costruito. Che ce ne siano più di due. Che non sia un Falco pescatore ma una creatura aliena mandata sulla terra per annientare la specie umana. Che sia semplicemente un artefatto nella mia pellicola. E avanti così. Quello che possiamo testimoniare noi è che nei quattro giorni della nostra permanenza di Falchi pescatori di sicuro ne abbiamo visti almeno due diversi, e nulla vieta che fossero tre.

 
Depositiamo i bagagli e tentiamo subito una sortita sull'isola, considerata la prima sensazione di presenza più generosa di avifauna rispetto all'esperienza dell'anno precedente, come se davvero stavolta fossimo riusciti a cogliere di sorpresa la migrazione con il nostro inaspettato arrivo. Intanto, memorizziamo il verso delle STERPAZZOLINE DI MOLTONI, onnipresenti ed infestanti. Non le ricordavamo così presenti. Il canto continua a confondersi nelle nostre orecchie, ma ci proviamo comunque a memorizzarlo.
 
 
Le PISPOLE GOLAROSSA sono talmente confidenti che riesco addirittura ad inquadrarle nei miei scatti. Peccato che riescono a mettersi quasi sempre di profilo, neanche volessero impedirci di vedere il loro lato colorato.






Vi risparmio gli scatti alle prime BALIE DAL COLLARE. E anche la prima immagine ufficiale dell'ORTOLANO che passerà tutta la sua vacanza insieme a noi, a poca distanza dal nostro temporaneo domicilio. Ci dirigiamo verso il lato impervio dell'isola, confidando che ci riservi un trattamento migliore rispetto al trascorso vissuto. Le MAGNANINE COMUNI si fanno trovare esattamente dove le cerchiamo.


Ma lo stesso vale anche per le rocce vulcaniche sotto i nostri piedi, i viottoli dissestati dei romani, la fatica e le salite. Tutto esattamente identico. Anche il punto in cui il FIORRANCINO ci attende. Nel prato che precede lo Stagnone si sprecano i VENTURONI CORSI. In mezzo a loro un'ambigua MONACHELLA si dondola curiosa tra i nostri piedi...
 
 

...mentre uno dei FALCHI PESCATORI ci sorvola trasportando un indefinito oggetto acuminato.
 

E per la seconda volta, su due, nella storia, lo Stagnone si rivela un clamoroso fiasco. Il nulla, a parte un Gabbiano reale che sguazza nell'acqua e due CUTRETTOLE che danzano lungo la sponda. Il pomeriggio è sufficientemente tardo per costringerci ad un frettoloso rientro. Frettoloso per modo di dire. Sono talmente stanco che nemmeno mi ricordo di essere sveglio. E Pulotto cammina talmente piano che ogni volta che mi fermo ad aspettarlo lui è ancora fermo dalla pausa precedente. Sì, quella dell'anno prima.
 

Prossimi alla colonia penale intravediamo la luce della nostra destinazione finale. Ma è solo un'illusione. Chilometri e chilometri di tornanti ci aspettano. Un'altra MONACHELLA ci osserva perplessa. Siete davvero convinti a proseguire?


E proprio mentre tentenniamo confusi, percepiamo distante un richiamo sonoro. Fermi tutti. Non è possibile. Eppure insiste. E insiste. Riesco quasi a registrarlo da così lontano, tanta è la sua insistenza a richiamare la nostra attenzione. Ci scapicolliamo lungo i tornanti per raggiungere quel miraggio di alberi sui quali ipotizziamo stia saltellando il nostro bersaglio. Solo una pausa istantanea per capire se il CALANDRO che si è appena involato abbia caratteri particolari, ma anche no. E proseguiamo fino alla boschetta che ci accoglie silenziosa. Pulotto, già lo sapete, in questo settore è un imitatore infallibile. Un suo accenno e il nostro amichetto si scatena. Lo registriamo. Già lo sapete. Su ornitho ne avete la traccia sonora. Tentiamo in tutti i modi di osservarlo. Si nasconde. Eccolo. No, quello è un CANAPINO COMUNE. Non riesco a vederlo bene. E' lui, deve essere lui, ma perché non si concede? Ha una banda sull'ala. Anche Pulotto lo vede. Il piumaggio è sbiadito. Compare e scompare. Scatto foto a caso. Faccio un paio di video. Svanisce. Ricompare su un altro albero. E' silenzioso. Lo fotografo nel buio. Lo riprendo in un lungo video. Scompare di nuovo. Riguardo le ultime foto e... è un LUI' ma non è LUI. Dannazione. Mi prende uno strano disagio. Riascoltiamo le registrazioni. Nessun dubbio su quelle. Siamo salvi. Ma tutte queste foto e video, e nessuna in cui si riesca a vedere. Vuoi che rimanga FORESTIERO a tutti i nostri tentativi di ammansirlo? E per l'ennesima volta, con un salto nel tempo, riguardando i video da casa, riesco ad intercettare alcuni frammenti, rallentarli, e sospirare. Dannato LUI' FORESTIERO, mannaggia a te.
 
 
Rientriamo verso il mondo abitato dagli umani. Ed eccoli, i temutissimi VENETI! Temutissimi? Sorridono sereni, altro che temutissimi. E sono subito nostri nuovi compagni di merende, siano essi Matteo, o Fabio, o Toni, o Emanuele, o Graziano. Di Annibale già sapete, ma lui è Veneto acquisito. Pensavate forse che ci scornassimo con loro come MUFLONI sulle scogliere di CAPRAIA?
 
 
Suvvia! Ma guardateci! Per quanto indomiti si possa apparire in un contesto selvaggio come questo...
 

... siamo talmente docili che anche le ANATRE MUTE sono disposte a dialogare con noi...
 

E la condivisione è parte integrante del piacere delle osservazioni. Così, quando un Emanuele a caso vi incontra mentre rientrate verso la colazione e vi domanda notizie dell'Ortolano che al momento latita, dopo meno di un minuto siete già pronti a scattare l'ennesima foto a caso sulle mura del castello e a notare che una delle due creature non è un PRISPOLONE come l'altra, ha un becco troppo massiccio... e se schiarisci la foto... ma vuoi vedere che è proprio lui?


Fortuna che, da bravo ORTOLANO, si deposita serenamente nel colorato verde disponibile.


 
E se nel video notate degli schiocchi strani non preoccupatevi, provengono dalla famosa "Panchina dei Pensionati" (Mattei esclusi)...

E il racconto del nostro viaggio procede, con una sagoma nel cielo che sembra una POIANA e si avvicina, ma non ci convince, nel suo aspetto qualcosa non torna, facciamo tutto il possibile per convincerci che è una Poiana, ma proprio mentre cerchiamo di definirla scorgiamo cinque puntini ancora più distanti che nulla hanno da condividere con lei, perché tre sono inconfondibilmente chiare e le altre due si riveleranno (sempre a casa) una intermedia ed una scura. Eccoci allora ad un altro capitolo sulla determinazione delle AQUILE MINORI dalle foto distanti. Più difficile stavolta, perché le foto sono mie e quindi pessime e sfuocate. Ma credo stavolta si possa essere tutti concordi. Della Poiana ambigua invece nessuna foto.





Anche se il FALCO PESCATORE ci prova in tutti modi ad intrufolarsi anche tra loro.


Giro giro tondo, torniamo sulle tracce dei nostri percorsi dell'anno passato. Con la PERNICE ROSSA che si camuffa nel riverbero sulle medesime pietre dei tempi andati.
 
 
Se non fosse che con tutto questo trambusto ci siamo fatti notare. E il vento prende d'assalto l'isola da tutti i lati, sempre e comunque e contrario a noi. Così i nostri tentativi di ricontattare nei giorni successivi il nostro amico FORESTIERO si riveleranno inutili e sfiancanti. Ci dobbiamo accontentare di quel poco che ci resta. Tanta fatica e poche comparse. Facciamo saltare via una QUAGLIA dall'erba tra i nostri piedi. Ci immaginiamo il volo di un GABBIANO CORSO, forse l'ultimo superstite rimasto sull'isola, per poi tentare di fotografarlo invano posato nel riverbero su uno scoglio. Un LUCHERINO qui, un LUI' BIANCO là... Le BALIE DAL COLLARE almeno sono sempre amichevoli, tranne ovviamente quando provi a fotografarle.
 

Qualche soddisfazione in più dai VENTURONI CORSI. Abbiamo promesso a Gabriele un video in cui canta. Eccolo, tutto per te!
 

 
L'ORTOLANO rimane la star indiscussa del viaggio. Probabilmente teme il viaggio verso la Francia, paese in cui le intenzioni culinarie degli abitanti nei suoi confronti sono tristemente note.
 

Mentre i GRUCCIONI si riposano sui cavi sferzati dal vento...


... tra RONDINI e BALESTRUCCI che ci sfiorano da vicino in uno dei pochi angoli riparati dal vento compare una sagoma che ci incuriosisce subito. Ancora una volta cerco di catturarla almeno in una misera immagine. Imbarazzante il risultato. Al solito. Ma anche la RONDINE ROSSICCIA rientra nel computo dei bersagli casuali.
 


Che poi, il vento non aiuta per niente. Una MAGNANINA COMUNE si mette in posa per consolarmi almeno in uno scatto.
 

Poi ricomincio con il mio insano proposito. E quella sagoma in volo sul mare si trasforma in un CORMORANO... Ma quel verso quasi nitticoresco ripetuto nella notte mentre ci sorvola con la sagoma di un rapace notturno infastidito sopra le nostre teste resterà probabilmente dubbio irrisolto sulla sua natura di GUFO DI PALUDE...
 

Poi ci sarebbe da fare una riflessione. Sui PASSERI. Perché sull'isola sono praticamente tutti PASSERI D'ITALIA con morfismo abbastanza tipico e standard per quello che abbiamo avuto modo di appurare. E dunque, questo maschio nelle foto, come lo consideriamo? Abbastanza PASSERO SARDO da non essere semplicemente italico, ma sufficientemente idoneo ad essere definitivamente SARDO? Ditemi voi, cosa ne pensate, che io esperto non sono (ho usato consapevolmente il termine al maschile, per evitare commenti ambigui, ma potete farli lo stesso, valgono uguale). 
 




Siamo agli sgoccioli del nostro racconto. Un AIRONE GUARDABUOI è in attesa come noi dell'orario adatto al suo viaggio di ritorno.


C'è ancora il tempo per scattare foto a caso. Anzi video. Perché inquadrando l'ennesima BALIA DAL COLLARE decidi di registrare un video.
 

E stavolta ti accorgi che sta cantando una SALCIAIOLA di sottofondo. E ti dimentichi che stai facendo il video. Questo è solo un ritaglio di tutto il filmato, che prosegue riprendendo scene a caso di asfalto tra i piedi e voci di due peregrini che commentano il canto dell'acrocefalo. Tanto per dire che oltre alla strategia di scattare foto a caso vale anche quella di registrare video senza rendersene conto.
 
 
Un altro aneddoto isolano riguarda la presenza di una GAZZA. Si vocifera che se la sia portata dietro qualcuno. Teniamo buono che esiste. E il resto pazienza.
 

Non siamo i soli ad essere stremati dal vento. Non abbiamo mai visto le RONDINI così sconfortate. Ma forse sono solo empatiche nei nostri confronti.
 


Ci prendiamo un ultimo istante per stanare un'infrattata CANNAIOLA COMUNE che canta tra i rovi.
 



Poi è l'ora del TRAVELGUM, prima che il traghetto mi sconquassi definitivamente l'anima. BERTE MAGGIORI, BERTE MINORI ed uno STERCORARIO MEZZANO che mi invento tutto io. Giusto il tempo per scattare un'ultima foto, sempre indiscutibilmente a caso, per immortalare uno SMERGO MINORE che nuota placido nel porto di Livorno. E siamo di nuovo sulla terraferma. Diretti verso casa.
 
 
 
Su quella maglietta, il punto di domanda è diventato lecito.
CAPRAIA MAI PIU'?
 
Un saluto a tutti i compagni di viaggio, temibili Veneti e non.
 
Qui sotto, come consueto, l'elenco delle specie osservate. Con un numero assegnato a quelle presenti sull'isola. Le altre dal Traghetto o nei dintorni del porto di Livorno.

Volpoca
Smergo minore
1. Pernice rossa
2. Quaglia comune
3. Berta maggiore
4. Berta minore
5. Cormorano
6. Marangone dal ciuffo
7. SGARZA CIUFFETTO
8. Airone guardabuoi
9. Garzetta
10. Nibbio bruno
11. Falco di palude
12. Sparviere
13. Poiana
14. AQUILA MINORE
15. Falco pescatore
16. Gheppio
17. Falco pellegrino
18. Piro piro piccolo
STERCORARIO MEZZANO
LABBO
Gabbiano corallino
Gabbiano comune
GABBIANO ROSEO
19. GABBIANO CORSO
20. Gabbiano reale
Beccapesci
21. Piccione domestico
22. Tortora dal collare
23. Tortora selvatica
24. Cuculo
25. Assiolo
26. Rondone comune
27. Rondone pallido
28. Rondone maggiore
29. Gruccione
30. Upupa
31. Allodola
32. Rondine
33. RONDINE ROSSICCIA
34. Balestruccio
35. Calandro
36. Prispolone
37. Pispola
38. PISPOLA GOLAROSSA
39. Cutrettola
Ballerina bianca
40. Scricciolo
41. Pettirosso
42. Usignolo
43. Codirosso comune
44. Stiaccino
45. Culbianco
46. MONACHELLA
47. Passero solitario
48. Merlo
49. Tordo bottaccio
Usignolo di fiume
Beccamoschino
50. SALCIAIOLA
51. Cannaiola comune
52. Cannareccione
53. Canapino comune
54. Capinera
55. Beccafico
56. Sterpazzola
57. MAGNANINA COMUNE
58. Sterpazzolina di Moltoni
59. Occhiocotto
60. LUI' FORESTIERO
61. Luì bianco
62. Luì verde
63. Luì piccolo
64. Luì grosso
65. Fiorrancino
66. Pigliamosche
67. BALIA DAL COLLARE
68. Balia nera
69. Rigogolo
70. GAZZA
71. Cornacchia grigia
72. Corvo imperiale
Storno
73. Passera d'Italia
74. PASSERA (ibrida) SARDA?
75. Fringuello
76. Verzellino
77. VENTURONE CORSO
78. Cardellino
79. LUCHERINO
80. Fanello
81. ORTOLANO
 
 


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