giovedì 4 novembre 2021

PanDelleria rUsticana - Atto Primo - Era DdeStino

 

“Buongiorno Migratoria Viaggi, come posso aiutarla?” “Guardi, le spiego subito, mi farebbe comodo un’isola vulcanica scarsamente popolata e circondata da un mare cristallino, immersa in una vegetazione intricata che affiorando tra le rocce si insinui rigogliosa dalla costa alla cima di un grande montagna. La vorrei con un bel lago nel mezzo, spumeggiante di acque termali nelle quali immergermi per ritemprare le membra e lo spirito, circondato tutt’intorno da una costellazione di orti e giardini, ricchi di fiori e frutti in ogni stagione. Tutto questo ovviamente visibile dalla finestra della casetta con piscina nella quale intendo trascorrere la mia settimana di vacanza, ovviamente ad un prezzo irrisorio, ci mancherebbe, questo mi pare superfluo da sottolineare. Ah, dimenticavo. Fondamentale che riforniate l’isola di stupefacenti sorprese all’interno di ogni singolo cespuglio e che, ovviamente, me le facciate trovare, come per caso, ogni qual volta io lo gradisca”. “Tutto qui? Nessun problema. Venga a trovarci alla nostra filiale di Pantelleria che ne parliamo dal vivo”.

 


E allora, un sabato mattina di metà ottobre ti fai forza, ti alzi dal letto, esci di casa, prendi il Pulotto, lo trascini in aeroporto, lo carichi su un aereo e lo scarrozzi fino a Pantelleria.

 




Chiariamo subito. Il termine “Pantelleria”. Non voglio soffermarmi sull’etimologia della parola e su tutti coloro che nei secoli si sono concentrati nello studio dell’interpretazione letteraria del termine, sulle sue origini e sul suo atavico significato. Perché la verità è evidente e manifesta. Si tratta semplicemente di una storpiatura, di una traduzione errata dal macchinoso linguaggio locale. Il nome corretto è “PanDelleria”. E chiunque sia stato sull’isola può confermarvelo.

 


In riferimento alle richieste formulate dal vaneggiante viaggiatore, ecco, diciamo che in buona parte, almeno riguardo alla locazione, sono state esaudite. No, niente piscina. Ma sono pronto a consigliare a chiunque di voi il Dammuso che ci ha ospitati, sia per posizione che per accoglienza, con Pulotto e Nesquik inclusi nel pacchetto promozionale.

 





Gli ambienti, valutateli voi, in questa scadente carrellata di immagini (tranne le panoramiche, che sono di Pulotto), dalle minimali frazioni urbane alla sconfinata costa, dal Lago di Venere alle residue pozze salmastre, dalle colture sconfinate e sperdute alle propaggini steppiche che risalgono il versante dimenticato delle montagne, con i suoi fumaioli sulfurei che spuntano tra le rocce.

 































Poi ci sarebbe la parte che riguarda le aspettative avifaunistiche… Anche stavolta, prima di cominciare ringraziamo tutti quelli che hanno fornito suggerimenti e supporto, da Pie(t)ro Ferrandes ad Andrea Tarozzi, da Davide d’Amico a Giuseppe Citino (detto Pino), da Andrea Cusmano a Franco Gherardini, dal Giuss ai Tringa, dal MISC ai TOI (i Milanesi invece non so se ringraziarli, mi riprometto di aprire un capitolo a parte nel secondo atto). Poi, come suggerisco sempre, per due sprovveduti viaggiatori come noi, quando si parte per un territorio ignoto è opportuno approfondire l’aspetto avifaunistico, consultando banche dati ed eventuali lavori disponibili, per quanto possibile recenti. A questo proposito, suggerisco due pubblicazioni abbastanza recenti, entrambe gratuitamente disponibili ed integralmente scaricabili, che ritengo straordinariamente utili al nostro scopo, sebbene negli ultimi dieci anni siano stati raccolti diversi dati (dal MISC e non solo) che potrebbero permettere di aggiornare la conoscenza relativa a presenza e fenologia di varie specie.

Annotated checklist of the birds from Pantelleria Island (Sicilian Channel Italy): a summary of the most relevant data with new species for the site and for Italy – A. Corso, V. Penna, M. Gustin, I. Maiorano, P. Ferrandes – Biodiversity Journal, 2012, 3(4): 407-428.”

https://www.researchgate.net/publication/272822810_Annotated_checklist_of_the_birds_from_Pantelleria_Island_Sici-lian_Channel_Italy_a_summary_of_the_most_relevant_data_with_new_species_for_the_site_and_for_Italy

(Per un disguido nella sistematica finale, c’è stata una ripetizione di una dozzina di specie che ha alterato in modo ingannevole la somma complessiva, per cui l’elenco è di circa 250 e non di 261)

Gli uccelli delle isole circumsiciliane – B. Massa, P. Lo Cascio, R. Ientile, E. D. Canale, T. La Mantia – Naturalista sicil., 2015, S. IV, XXXIX: 105-373

https://www.researchgate.net/publication/299897002_Gli_uccelli_delle_isole_circumsiciliane_Birds_of_the_circum-Sicilian_islands

In questi ultimi anni, nel nostro piccolo, abbiamo vagabondato abbastanza sulle isole (siciliane in particolare), soprattutto in autunno, ed abbiamo acquisito la consapevolezza che, sebbene da un lato possa davvero capitare di incontrare (quasi) qualsiasi specie, dall’altro è opportuno contenere entusiasmo ed aspettative che potrebbero portare inevitabilmente a “depositarla” fuori dal vaso. E’ vero, la migrazione. E’ vero, le isole siciliane. Ma un conto è cosa si osserva, cosa si documenta, cosa si fotografa, cosa si registra. Un conto è cosa la nostra immaginazione (mescolata al nostro scarso allenamento su alcune specie ed il nostro desiderio di rarità a tutti i costi) ci convince di aver osservato, sentito, intravisto. In buona fede intendo. E’ un discorso che dovrebbe valere sempre, a costo di conservare in eterno come “indeterminato” quell’uccello che siamo assolutamente convinti di aver determinato correttamente, ma che non possiamo in alcun modo testimoniare. Anzi. C’è pure di peggio. E lo scopriremo sulla nostra pelle nel secondo atto. Perché potreste anche avere gli elementi utili per testimoniarlo, ma non sarete in grado di determinarlo lo stesso… Insomma, basta davvero poco (una sfumatura del tramonto) per trasformare un CODIROSSO in una bestia aliena, o le tracce di una motocarriola nel fango in impronte di Uccello Elefante, o uno spauracchio in un Ulula…

 

Codirosso alieno

Impronte di Uccello Elefante su motocarriola

Spauracchio Ululensis

Prima che mi distragga e mi dimentichi, sulle altre isole gli animali domestici (in particolare i gatti) ed altri selvatici introdotti dall'uomo creano danni inimmaginabili alla piccola avifauna migratrice che atterra stremata sul piccolo lembo di terra. A Pantelleria, considerate le dimensioni dell'isola, il problema forse è meno "evidente". Ad ogni modo abbiamo testimoniato la presenza di un individuo della specie felina contenuto in quarantena all'interno dell'aeroporto (meglio così) e di un individuo appartenente alla specie canina ridotto alle dimensioni minime al fine di non creare danno.





Ma torniamo a noi. Carichi di aspettative su un’isola sconosciuta prossima alla costa africana, con le solite incognite del meteo, che potrebbe portare stravolgimenti impensabili o una calma piatta costante. Sappiate a questo proposito che prossimamente ci doteremo di una maglietta con una scritta esplicita sul lato anteriore “IO ODIO IL VENTO” (ed una meno condivisibile su quello posteriore “MANGIARE DI MENO!”). Affronteremo nuovamente anche questo argomento (prendete nota, il DISINTEGRATORE DI NUVOLE), ma vi basti sapere che durante la nostra permanenza sull’isola di Pantelleria le condizioni meteo sono state sempre clementi per quanto riguarda la pioggia (una sola notte deve aver piovuto, ma nemmeno lo ricordo), meno per quanto riguarda il vento, sempre di provenienza nordorientale e mai disponibile a scombinarci i capelli (almeno ad uno dei due) con qualche improvvisata raffica dal continente meridionale. E allora, concentriamoci su come sono andate effettivamente le cose. Il centinaio di specie osservate complessivamente in una settimana (check list al termine del secondo atto) rivela le potenzialità di un territorio che, per quanto vasto (una sorta di enorme Linosa, 15-20 volte più grande, impensabile da esplorare completamente nella modalità peripatetica MISC) comunque offre un’unica area umida nella quale si concentrano le presenze di acquatici e buona parte dei migratori, circondata dagli ambienti più svariati, alcuni apparentemente desolati, altri più produttivi, ma tutti da indagare.

 


Due gli ospiti caratteristici dell’isola che non potevamo esimerci dall’incontrare. Una delle due è talmente diffusa che (non scherzo) è stata la prima specie fotografata sull’isola. E’ la TORTORA DELLE PALME, presente con decine di individui praticamente ovunque sull’isola, in particolare negli ambienti coltivati nei pressi dei centri abitati e del Lago di Venere, a suo modo elusiva e sfuggente, eppure talmente docile da lasciarsi avvicinare a pochi metri.

 

Tortora delle palme

Tortora delle palme

La seconda invece meno diffusa, non particolarmente vocifera ed insolitamente schiva, tende comunque ad emettere dei vocalizzi tipici che ne tradiscono la presenza nel fitto della vegetazione. Una volta sgamata, ingenuamente risponde alle imitazioni avvicinandosi curiosa. E’ la CINCIARELLA ALGERINA, unica rappresentante delle CINCE regolarmente presente sull’isola (per altro unico sito in cui la si può contattare in Italia). Avremo modo di parlare nuovamente di lei, in un piccolo approfondimento al termine di questa carrellata.

 

Cinciarella algerina

Cinciarella algerina

Cinciarella algerina



Conquistate queste due ambite prede, abbiamo cercato di incrementare il nostro bottino in modo duplice. Da un lato, costringendoci a raggiungere ogni tipologia di ambiente presente sull’isola, per verificare la presenza di specie stanziali o migratrici tipiche di quel contesto. Dall’altro, tentando vanamente di stanare le improbabili rarità sicuramente presenti sull’isola, abbandonando la vettura e avventurandoci con movenze bradipe e orecchio teso all’interno di sentieri, cespugli, incolti, vicoli senza uscita e villaggi dimenticati. Risultato, come detto, un centinaio di specie, molte delle quali, come era da prevedere, osservate durante le quotidiane passeggiate attorno al Lago di Venere. Gli uccelli acquatici in particolare, alcuni dei quali (soprattutto gli anatidi) erano soliti ripararsi dal vento nella grande pozzanghera presente nel parcheggio antistante il lago. Non pensiate però a variabilità e numeri da zone umide della terraferma. Singoli esemplari di poche, pochissime specie, a volte presenti per giorni, a volte per pochi istanti. Un FENICOTTERO, un’AVOCETTA, una PANTANA, un CODONE, un FISCHIONE, due MESTOLONI, due SVASSI PICCOLI, tre TUFFETTI, quattro ALZAVOLE, cinque AIRONI GUARDABUOI… Addirittura un MARTIN PESCATORE l’ultimo giorno, probabilmente convinto di poter trovare qualche preda nelle acque sulfuree…

 

Fenicottero

Fenicottero



Avocetta


Pantana

Mestolone

Codone

Fischione e Mestolone

Svassi piccoli

Alzavola



Aironi guardabuoi

Pochi altri ospiti acquatici lungo la costa, affacciata su un mare all’apparenza deserto, salvo per qualche sporadico GABBIANO REALE e per le decine di BERTE MAGGIORI (con qualche infiltrata MINORE) di ritorno al tramonto. Un AIRONE BIANCO MAGGIORE su uno scoglio, insieme ad un immaturo di MARANGONE DAL CIUFFO. Un AIRONE ROSSO immaturo nascosto tra le rocce sull’ultima spiaggia prima della costa africana. Un PIVIERE DORATO che tenta di celare agli sguardi il brillare del suo piumaggio infilandosi nel nero profondo delle rocce laviche. Oppure lo scheletro di un ardeide indeterminato (che saremmo propensi a ritenere un TARABUSINO, o eventualmente una NITTICORA, voi cosa dite?), testimonianza palpabile delle difficoltà di un viaggio senza tempo e senza certezze.

 

Airone rosso

Piviere dorato

Piviere dorato

Ardeide indet. 

Ardeide indet. 

Ardeide indet. 

Ardeide indet. 

Nel cielo si alternano i rapaci, quasi tutti viandanti in transito. Un NIBBIO REALE, un NIBBIO BRUNO, un FALCO PESCATORE, due BIANCONI, un AQUILA MINORE (quel raro morfismo rossiccio che tuttavia un tempo frequentava stabilmente l’isola), un FALCO DI PALUDE che lottando contro il vento in mezzo al mare si finge un temibile SKUA.


Nibbio bruno

Falco pescatore

Biancone

Aquila minore

Aquila minore

Falco di palude


Che poi, a Pantelleria ti dicono di stare attento alle POIANE. E allora tu cerchi di fotografarle tutte. Almeno quelle che riesci a fotografare. E sono tutte POIANE, senza particolari tracce che ti facciano pensare ad altro. Tranne una. Che più la guardi e più pensi che ha qualcosa di strano. E allora la mostri ai tuoi consulenti. E anche loro concordano. Che il suo nome è POIANA STRANA, nata da chissà quale abominevole incrocio genetico. E ce la teniamo così. Strana.

 

Poiana strana

Poiana strana

Poiana strana

La notte si popola di BARBAGIANNI, gli unici a farsi davvero notare. Ci troviamo davanti al naso anche un tardivo SUCCIACAPRE, ma per il resto il buio si riempie di stelle e di creature silenziose ed invisibili.

 

Barbagianni

Spulciando tra i passeriformi, stanziali o migratori che siano (la cui presenza varia estremamente da un giorno all’altro), qualcosina di nuovo spunta fuori sempre, compresi gli intrusi TORCICOLLI…

 

Passera (delle isole siciliane)

Occhiocotto

Occhiocotto

Magnanina

Saltimpalo

Pettirosso

Cutrettola

Spioncello


Beccamoschino 

Beccamoschino

Codirosso

Tordo bottaccio

Tordela

Luì piccoli

Luì piccolo




Culbianco

Torcicollo

… oppure quelli di cui ti accorgi solo quando, tornato a casa, controlli le foto scattate a caso agli STORNI e ne trovi uno più NERO degli altri.

 

Storni

Storni con contorno di Nero

Storni con contorno di Nero

E a questo punto, parlando dei passeriformi, dobbiamo aprire una piccola parentesi e raccontare alcuni aneddoti. Per esempio di quella volta che siamo arrivati in cima alla montagna e ci è sembrato di sentire il verso di un SORDONE mentre una bestia si involava dai nostri piedi ed andava a nascondersi dietro una pietra a strapiombo qualche decina di metri più in là. E allora, sfidando impavidi il precipizio, ci siamo scagliati verso le asperità ed un curioso volatile è venuto a farci compagnia sullo sperone roccioso. Vi facciamo omaggio anche di una “foto ambientata” altrimenti poi dite che ci siamo portati le foto da casa. Perché, come detto, bisogna sempre fare attenzione ad alcune specie apparentemente banali che sulle isole non sono affatto di comparsa frequente. Ed una foto vale più di tante parole.

 

Sordone ambientato 

Sordone

Sordone

Sordone



Oppure, di quell’ultimo giorno (il 22 ottobre) prima della partenza (per Ustica) in cui oramai sconfortati vagavamo senza meta alla ricerca di una qualunque seppur minima rarità e ci siamo imbattuti in un richiamo allarmato ed allarmante proveniente da un giardino alberato. E ci siamo appostati a lungo, dietro un muretto, confidando che prima o poi il dispettoso animaletto comparisse alla nostra vista. Fino a che le nostre preghiere non sono state esaudite e quel fantasmino si è concesso ai nostri scatti. Ve ne propongo diversi, per darvi modo di prendere consapevolezza di quanto ingannevole sia l’aspetto di questa creatura, che appare diversa in ogni scatto ed in alcuni davvero irriconoscibile. Questo per dire che il PIGLIAMOSCHE PETTIROSSO è un bizzarro ed infido folletto.

 

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso

Pigliamosche pettirosso



Ed infine, di quel giorno (domenica 17 ottobre) in cui ci siamo giocati il jolly. Troppo presto, probabilmente (eravamo sbarcati sull’isola il giorno precedente). Di quel giorno in cui in poche ore abbiamo giustificato un intero viaggio, in compagnia di PINO che ci ha fatto omaggio di alcune delle sue foto.

 


Di quel giorno in cui abbiamo visto l’unico LUI’ FORESTIERO dell’intero viaggio, senza sentirne nemmeno il verso (silenzioso come altri mai), inquadrandolo per caso mentre una CINCIARELLA ALGERINA si faceva beffe di noi.

 

Luì forestiero - Foto di Giuseppe Citino

Luì forestiero (perchè, non si vede?)

Cinciarella algerina

Cinciarella algerina


Di quello stesso giorno in cui, su suggerimento di Pulotto, ci siamo persi ad osservare un piccione solitario posato sulle mura di un rudere abbandonato e pochi istanti dopo l’abbiamo visto involarsi e raggiungere altri cinque individui simili a lui, ma allo stesso tempo dissimili. Cinque improbabili COLOMBELLE comparse dal nulla e poi svanite in mezzo agli alberi, insieme ai colombacci.

 

Colombelle - Foto di Giuseppe Citino

Colombelle - Foto di Giuseppe Citino

Colombelle - Foto di Giuseppe Citino

Colombella (abbiate pazienza)

Di quel medesimo giorno in cui, sempre grazie ad una CINCIARELLA ALGERINA, la prima per tutti noi, ci siamo parcheggiati a bordo strada, al margine di un prato costellato da balle di fieno (a forma di parallelepipedo) e piccoli cespugli e uno di noi ha detto agli altri “Voi aspettatemi qui, che vado a stanarvi una bestia strana”. E pochi istanti dopo, lo stesso millantatore inquadra a binocolo uno strano “luì grosso” con un marcato e lungo sopracciglio e delle zampone enormi e prova a fotografarlo mentre saltella in mezzo ai rovi ma lo sente emettere uno strano richiamo tipo “ciak, ciak”. E allora cerca di attirare l’attenzione dei suoi compagni di merende esclamando “C’è uno strano luì con le zampe chiare che fa ciak ciak”, ma i suoi compagni non lo prendono troppo sul serio. Allora insiste, mettendosi a frignare. A quel punto gli altri lo raggiungono per confortarlo e comprendono il suo dramma. Così, insieme, cercano la strana creatura. E la trovano. La fotografano. La riprendono in alcuni video. Finché la bestia scompare. I tre pensano di aver appena visto un luì scuro, ma qualcosa non torna. Il comportamento. Le dimensioni. Le zampe. Tutto porta ad un’altra specie, tranne forse quello strano richiamo. Le foto in tempo reale raggiungono Andrea ed il MISC, il Giuss, i Tringa, Andrea Cusmano e l’universo Siculo… ed i dubbi scompaiono (conditi con alcune sane ed inevitabili imprecazioni). Perché la bestia si chiama LUI’ DI RADDE. E forse queste (ma lo chiedo a voi) potrebbero essere le prime immagini (e video) realizzate in Italia su una bestia libera e non inanellata.

 

Luì di Radde

Luì di Radde

Luì di Radde

Luì di Radde

Luì di Radde



E con queste imprevedibili immagini caliamo il sipario su questo primo atto, per concederci il tempo di improvvisare la seconda e conclusiva parte di questa bizzarra opera, confidando che vi sia gradita, frammentata e nel suo insieme. E con un abbraccio vi diamo appuntamento sul palco, dietro il sipario, per le prossime avventure…

Aracnide indet. (sapete mica il nome?)



1 commento:

  1. veramente piacevole da seguire, con quel tono autoironico che non guasta di sicuro

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