sabato 31 dicembre 2022

Resoconto Mensile Tringa - Dicembre 2022

 
Ad ogni dicembre, la magia del Natale si rinnova in una mangiatoia. Ci avete mai pensato? Sconfitto e rifiutato dall’ostilità dell’umano egoismo, accolto dalla genuinità di creature semplici ed esseri viventi docili, votati alla comprensione ed alla compassione, lo Spirito del Natale si adagia stremato in una culla a forma di mangiatoia, restituendo alla Vita, ogni anno, una Speranza nuova. E dunque, se vi state domandando (so che lo state facendo) come mai la vostra mangiatoia questo dicembre è stata disertata da qualsiasi forma vivente ed è rimasta desolatamente vuota, ebbene sappiate che è semplicemente colpa nostra. Nostra di noi umani (o almeno di chi di noi si ritiene tale). Di noi umani che non sappiamo più accogliere lo Spirito del Natale, lo Spirito della Vita, lo Spirito della Speranza. Le creature viventi ci stanno abbandonando, ad una ad una, a partire da quelle più minuscole, fragili e delicate, che amavano curiosare (per la nostra gioia) in quella attraente mangiatoia. Non hanno cambiato dieta, non sono state sopraffatte (non date credito ai presunti esperti) dalle specie “opportuniste” (nemmeno loro si sono presentate all'appello quest’anno), non hanno preferito la tavola imbandita dei vicini. Semplicemente, se ne sono andate, senza salutare, volate prematuramente in cielo (in anticipo, insieme a molti amici). Difficilmente torneranno. Abbiamo fatto del nostro peggio per non farle restare. Siamo andati oltre qualsiasi possibilità di rimedio. Sarebbe il caso di fermarci, tutti quanti, e cambiare prospettiva. Tornare umili, semplici, genuini. Imparare davvero ad accogliere una volta per tutte lo Spirito del Natale in mezzo ed insieme a tutte le altre creature viventi.
 

Natale in casa Sava - Foto e presepe di Stefano Sava

Che poi, siamo noi a vederla vuota, quella mangiatoia. La Vita al suo interno ha saputo rinnovarsi, comunque, con uno Spirito nuovo, come quel seme che caduto nel deserto germoglia, germoglia lo stesso.
 
Il Miracolo della Vita - Foto di Fabio Del Piccolo

In un deserto abbiamo detto. Perché è esattamente di questo che stiamo parlando. Di un deserto fatto di assenze e di silenzi,  frutto di un annientamento ambientale immotivato a tutti i livelli, del quale siamo gli unici degni responsabili. Un deserto che prende piede, forma, consistenza, giorno dopo giorno, ora dopo ora, avanzando inesorabile fino ai confini di quegli ultimi brandelli rimasti di vitalità del nostro pianeta. Un deserto che trascina con se i suoi messaggeri, facendoli apparire transitoriamente come effimeri miraggi in queste sporadiche residue oasi. Messa in questi termini, non dovrebbe meravigliarci la comparsa di una MONACHELLA DEL DESERTO (la seconda per il FVG) il 27 dicembre in un desolato lembo di terra tra fiume Isonzo ed Isonzato in RNR Foce Isonzo (Go) con Matteo De Luca che ci racconta così la sua mistica esperienza. “E’ stato un classico colpo di Q. Sono andato a Terranova nella nebbia per vedere quanti pivieri ci fossero, con Silvano già diretto in frasca che fremeva per la pausa pranzo con tartina e taglio di nero… Rientrando ho visto muoversi sui campi un uccello tipo Culbianco fuori stagione. Inquadrandolo meglio ho ipotizzato un’indefinita monachella e sono riuscito a farle uno scatto fugace… MONACHELLA DEL DESERTO! Ho richiamato Silvano che a quel punto ha mollato la frasca e dopo una decina di minuti siamo riusciti a ricontattarla scattando qualche foto decente. Il resto è sui social e sui db ornitologici!”
 
Monachella del deserto - Foto di Matteo De Luca

Monachella del deserto - Foto di Matteo De Luca

Monachella del deserto - Foto di Matteo De Luca


Monachella del deserto - Foto di Silvano Candotto

Monachella del deserto - Foto di Paolo Zonta

A questo proposito, una piccola riflessione sociologica. E’ vero, la nostra passione per la Natura (e per l’avifauna) si valorizza nella condivisione. Questo è indubbio. Ma è corretto ed opportuno che la priorità sia data in ogni caso ed in ogni contesto alla salvaguardia ed alla tutela degli esseri viventi, dell’ambiente e, non da ultimo, al rispetto degli altri (e delle proprietà altrui, comprese le aree agricole). Tutto questo per dire che, anche in un anno di Big Year (a proposito, un abbraccio a tutti i partecipanti, vincitori e vinti, in particolare a quelli che l’hanno vissuto con lo spirito trasparente della documentazione concreta delle osservazioni, senza cedere alla tentazione di sbilanciarsi su interpretazioni di suoni, visioni suggestive di frazioni di secondo, illusioni di sagome improbabili determinate tutte come specie (rare) senza testimoni (o peggio) e senza prove, per non parlare della spudorata attrazione per l’invenzione di sana pianta… cosa non si fa per attirare l’attenzione…)… Dicevamo, tutto questo per dire che va bene la condivisione, va bene la specie rara, va bene la meraviglia di un simile incontro, ma risparmiamoci il disturbo, l’avvicinamento a tutti i costi (e la mentalità del “Io posso, voi no!”) per uno scatto accalappia consensi. Non serve dirlo, lo sappiamo bene. Ma ogni volta capita. Ed ogni volta i protagonisti sono i soliti. Altro che Spirito del Natale. Piuttosto, lunga vita a questa piccola creatura che scompare in un lampo così come è comparsa. E nel bagliore del lampo regala, in quell’effimero triangolo di terra, una seconda improbabile visione a chi si è concesso, di primo mattino, la Speranza di incontrarla. Lui è Luca Rossi. Ed a quella visione nel bagliore controluce riesce a scattare qualche foto. Non è nuovo a simili imprese. L’anno scorso con un tempismo simile aveva immortalato la fuga in volo di una GALLINA PRATAIOLA nei magredi pordenonesi. Stavolta riesce a compiere un’impresa altrettanto prestigiosa. La sagoma che inquadra, sgrezzata dalle impurità dello scatto, si trasforma in una strepitosa AQUILA IMPERIALE! Come al solito, il nostro grazie ad Andrea Corso per la tempestiva consulenza, a Luca Giussani per l’ammirevole dose di sopportazione nei confronti delle mie ripetute e peregrine richieste ed a tutti coloro che ci hanno aiutato nella determinazione di questa creatura (in particolare a Luca Boscain che per primo, quasi in diretta, ha visto le foto del suo omonimo Rossi e l'ha correttamente battezzata Imperiale).

 

Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi

Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi

Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi

Aquila imperiale - Foto di Luca Rossi

Perché più passa il tempo, più le capacità intellettuali si dileguano, la competenza vacilla e le nostre prestazioni rivelano i veri limiti delle nostre potenzialità (per fortuna ci sono i giovani a riportarci sulla retta via) che si confondono sul labile confine tra la realtà romanzata di giallo o di nero, come l'ingannevole becco di un CIGNO MINORE. Anzi, di sei di loro. Atterrati provvisoriamente in RNR Valle Cavanata (Go) (fotografati da Margit e da lei condivisi sul sito di EBN Italia) e ritrovati casualmente da Pulotto il giorno dopo in RNR Foce Isonzo (Go) (se glielo domandate in confidenza, vi dirà che “un uccellino” gli aveva suggerito di andare in esplorazione quel giorno a Punta Barene…)

Cigni minori a spasso con Pulotto

 

Cigno minore - Foto di Pulotto

Cigni minori - Foto di Pulotto

Cigni minori et al. - Foto di Pulotto

Cigni minori - Foto di Pulotto

Cigni minori - Foto di Pulotto

Cigni minori - Foto di Bruno Delbianco

Che poi, non dobbiamo avere paura del dubbio e dell’indeterminato. E’ un timore sano, naturale, frutto della consapevolezza della nostra costante ricerca della verità. Piuttosto che sbilanciarci nella nostra presunzione (“E’ una Turdela!” (Cit.) griderebbe qualcuno), meglio continuare a farci cogliere alla sprovvista. E a dire il vero, questo mese ce l’ha messa tutta davvero, per metterci in difficoltà. Insieme ad Aquila e Cigni possiamo tranquillamente piazzare la POIANA più pazza del mondo (trovata ad Aquileia da Bruno Delbianco), figlia di un Pagliaccio e di un Tacchino. Alzi la mano chi non sarebbe pronto a lasciarsi ingannare dal suo destabilizzante fascino.

 

Poiana, versione pagliacciata

Poiana, versione pagliacciata

Poiana, versione pagliacciata

Poi, se volete, nello stesso calderone possiamo ficcarci anche la STROLAGA MEZZANA con le Maggiori Ambizioni Immaginabili. Che poi si tratti solo di un collo spellato e spiumato ve lo possiamo anche raccontare, ma vista così e magari da lontano ad un esame per il patentino IWC la bocciatura è assicurata.

 

Strolaga mezzana versione camuffata

Strolaga mezzana versione camuffata - Foto di Marta Trombetta

Strolaghe mezzane sovrapposte - Foto di Marta Trombetta



A questo punto, visto che ci siamo, vi propongo il QUIZ del mese. Anzi, I QUIZ. Stavolta potremmo decidere di non fornirvi la risposta. O almeno non quella giusta, perché non è detto che sia nota. Intanto due foto così, per metterci tutti alla prova.

 

Quiz 1 - Zigolo nero (in attesa di smentita) - Foto di Stefano Sava

Quiz 2 - Zigolo nero (in attesa di smentita) - Foto di Stefano Sava

Poi altre due, diciamo più artistiche. Di queste vogliamo però sapere tutti i dettagli. Intanto, l’opera. Come si chiama, dove si trova e chi ne è l’autore. Poi, per quanto riguarda la parte faunistica, quali e quante sono le specie raffigurate. Parliamo di Uccelli, Mammiferi e Anfibi, tutto compreso nel prezzo. Una settimana di tempo (con le soluzioni a fondo pagina).

 

Quiz 3 (Particolare) - Foto di Alexandra Mareschi

Quiz 3 (Complessivo) - Foto di Alexandra Mareschi

Stavolta dovete impegnarvi, potrebbe essere l’ultima occasione, l’ultimo quiz, l’ultimo resoconto. Per come scorrono le giornate non siamo in grado di garantirvi che ce ne saranno altri.

 

Passato prossimo di Civetta, Featuring Gatto domestico - Foto di Paolo Utmar

Stiamo esaurendo le energie, le risorse, le parole, le storie da raccontare. E’ vero, ci sono ancora preziosi lembi di terra dove misteriosamente prendono forma i nostri desideri, magari per un solo istante, per poi volatilizzarsi nel nulla, lasciando al loro posto sul terreno nugoli di curiosi a contemplare insoddisfatti miriadi di OCHE (con le intruse FACCIABIANCA che stentano a mitigare le aspettative deluse).

 

Oche facciabianca e lombardelle - Foto di Silvano Candotto

Oche facciabianca e selvatiche - Foto di Silvano Candotto

Ma sono sempre più prolungate le nostre peregrinazioni nel bel mezzo del nulla cosmico, con i nostri sguardi che vagano sulla terra nuda con la speranza di intercettare qualche intruso tra le zolle o in mezzo all’erba fitta.

 

Lepre comune - Foto di Marta Trombetta

Fagiano comune - Foto di Paolo Zonta

E’ vero, potremmo accontentarci della furtiva comparsa di una LEPRE o di un FAGIANO (quest’anno decisamente pochi, ma la loro esistenza è frutto della volubilità di un vizietto prettamente umano), ma quello che stiamo cercando, per quanto possa anche lui muoversi furtivo e strisciante, ha delle ali in grado di portarlo ovunque voglia, quasi sempre lontano da noi. A volte delle ali candide in grado di trasformarlo in un Angelo. Un Angelo delle Nevi. Che solo per caso chiameremo Zigolo. Che solo per caso attraverserà la strada a Paolo Utmar. Solo per caso, nel medesimo tratto di strada sterrata (parliamo dello stesso metro quadrato, con precisione inspiegabile) in cui alcuni suoi simili ci allietarono della loro presenza diversi anni or sono.

 

Zigolo delle nevi

Zigolo delle nevi



Certo, potreste pensare che sia il nostro desiderio di rarità ad essere quotidianamente frustrato. Ma anche no. E’ l’esistenza stessa delle creature alate che stiamo mettendo in dubbio. Dei passeriformi. Almeno di quelli minuscoli e più vociferi. La loro assenza ed il loro silenzio ci allarma. Mai come in questi ultimi due anni. Non chiediamo di incontrare nei nostri vagabondaggi un PRISPOLONE INDIANO (a Lisbona potrebbe anche capitare).

 

Prispolone indiano a Lisbona - Foto di Fabio Marcolin

Ci accontentiamo di una PISPOLA. O di un PETTIROSSO.

 

Pispola - Foto di Paolo Zonta

Pettirosso - Foto di Stefano Sava

Quando nemmeno loro si fanno trovare, temiamo che sia venuto per noi il momento di dedicarci ad altre passioni. Di tramutare i nostri sempre più rari incontri reali in qualcosa di virtuale, di artefatto ma allo stesso tempo estremamente artistico. Per esempio, potremmo trasformare un PICCHIO in uno scacciapensieri senza tempo (godetevi il video).

 

Picchio rosso mezzano a Udine

Picchio rosso mezzano con tridattilo e verde a casa Sava - Opera di Stefano Sava



Non saremmo i primi a farlo. Qualcuno ci ha preceduto. Abili disegnatori hanno lasciato la loro traccia sulle mura delle nostre fortezze. Un’unica domanda ci tormenta, guardando le zampe di queste meravigliose creature. E l’unica risposta che riusciamo a darci è che la Natura (libera) continua ad uscirne sconfitta.

 

La dimora dei Barbagianni in trappola - Foto di Fabio Marcolin

O forse no? L’ambiguità tra ciò che è originario ed originale e ciò che lo sta diventando grazie alla promiscuità dei nostri usi e costumi è sempre più concreta. Ne abbiamo già parlato in più occasioni. Stavolta lasciamo che le immagini parlino per noi.

 

Alieni tra noi - Oche egiziane (nel sito di riproduzione)

Alieni tra noi - Ibis sacro - Foto di Paolo Zonta

Alieni tra noi - Ibis rosso / scarlatto - Foto di Pulotto

Ci rassegneremo a tutto questo? A vivere in un mondo costruito di sana finzione. In cui il cielo si riempirà di improbabili colori e sagome, piuttosto che di COLOMBELLE e GRU?

 

Colombelle - Foto di Paolo Zonta

Colombella - Foto di Paolo Zonta

Gru - Foto di Paolo Zonta

Gru - Foto di Stefano Sava

Gru - Foto di Niccolò Fagotto

In tutto questo sconfortato viaggio, ci resta un ultima fonte alla quale dissetarci. L’acqua. Quella poca che ancora siamo in grado di preservare. La Vita, o meglio, quel che ne resta sotto forma di creature acquatiche di medie o grosse dimensioni, si affolla intorno alle risorse residue che le zone umide possono ancora fornire. Assembramenti variegati e talvolta inaspettati, come una truppa di PIVIERI ad indorare il grigiore della spiaggia, o una folla di VOLTAPIETRE che passeggia tra le vie affollate di limicoli, o un FENICOTTERO che finge di essere un Cigno nuotando in mezzo alle FOLAGHE e agli ORCHI MARINI.

 

Dormitori diurni di limicoli - Foto di Paolo Utmar

Pivieri dorati et al. - Foto di Paolo Utmar

Voltapietre et al. - Foto di Marta Trombetta

Misto mare

Galleggiante a Fenicottero tra le Folaghe - Foto di Marta Trombetta

Orchi marini e Folaghe - Foto di Silvano Candotto

Anche qui, tuttavia, alcune creature solitarie sembrano interrogarsi sul futuro. Appaiono spaesate, pensierose, perplesse. Come se si stessero preparando a salire sulla grande Arca e si stessero domandando se ci sarà davvero posto per loro. Per il PIOVANELLO MAGGIORE, per il CORRIERE GROSSO con la sua PIVIERESSA di scorta, per il PIRO PIRO PICCOLO…

 

Piovanello maggiore - Foto di Angelo Formentin

Corriere grosso e Pivieressa

Piro piro piccolo - Foto di Stefano Sava

E per il FRATINO? In questo dicembre abbiamo avuto la possibilità di raccontare le sue avventure, grazie a Giosuè ed a tutti coloro che si sono impegnati. Qui sotto trovate il link per ascoltare la sua storia (peccato per le diapositive che si sono perse nel buio, magari un giorno ve le caricheremo sul blog…)

Serata Fratino a Lignano

 

Fratini & Miracoli - Disegno di Marta Trombetta

Tutte queste minute creature sembrano essere consapevoli che per qualcun altro più grosso ed arrogante di loro il posto è assicurato. Ce la faranno gli Ardeidi e i Cormorani?

 

Airone cenerino - Foto di Paolo Zonta

Garzetta - Foto di Paolo Zonta

Cormorano - Foto di Stefano Sava

E’ possibile. Come è possibile che riescano a farcela i Gabbiani, alcuni più comuni di altri.

 

Gabbiani comuni - Foto di Stefano Sava

A proposito. Pare che sia in corso una sorta di piccola invasione di GABBIANI REALI PONTICI, per lo meno alla periferia di Udine. Vi suggeriamo di approfittarne per imparare a riconoscerli.

 

Gabbiano reale pontico

Gabbiano reale pontico

Gabbiano reale pontico et al. 

Gabbiano reale pontico et al. 



In mezzo a loro potrebbero capitare altri intrusi, siano essi NORDICI o creature indefinibili (ricordatevi di continuare ad apprezzare il fascino dell’indeterminato e lasciate che prevalga sul vostro insano bisogno di “rarità” o di “sparare cachinnate”).

 

Gabbiano reale nordico - Foto di Marta Trombetta 

Gabbiano indet. tra la folla

Spariti anche i Gabbiani non ci resteranno molte alternative. Ci troveremo in bilico su una falesia a picco sul mare, accovacciati come un CAMOSCIO sulle falesie di Duino, a domandarci quale potrebbe essere la nostra prossima meta…

 

Camoscio marittimo - Foto di Paolo Utmar 

Forse decideremo di cambiare completamente strategia. Di tornare alla natura. Di andare a rintanarci sotto un ponte in mezzo ai rovi. Non è detto che questa nuova avventura non ci riservi delle impreviste sorprese. Fatta? (Nel vero senso della parola)

 

L'avrà fatta o avrà la fatta?

Qualunque imprevisto ci riservi il nostro immediato futuro (perché più in là non siamo davvero in grado di immaginare) auguriamoci di affrontarlo con la leggerezza di un alato dragone che, anziché di fiamme, inondi il Pianeta di delicata ed ineguagliabile bellezza.

 

Anax ephippiger - Foto di Stefano Sava

Ed ora proviamo a dare qualche risposta ai quiz di questo mese. Lo "Zigolo" ve lo concediamo sulla fiducia come "Nero", in attesa di attribuirgli un altro nome, qualora se ne trovi uno più meritevole. Riguardo all'opera pittorica ed agli animali fantastici, iniziamo dalla parte didascalica, che ci fornisce Alexandra "Pomponio Amalteo, Fuga in Egitto, Chiesa di Santa Maria dei Battuti a San Vito al Tagliamento (PN), 1535-1546". Riguardo al resto, qui sotto trovate una carrellata di foto nel dettaglio. Non sappiamo dare davvero un nome a tutte le creature che compaiono. Prima di farlo vogliamo premiare due dei "solutori". Stefano, per aver trovato un Colino della California in mezzo alle foglie (ma non glielo daremo buono) e Martino, per essere il più giovane partecipante (ma anche per leopardo, marmotta e beccaccia). Per loro, in omaggio, una foto insieme a Pulotto la prossima volta che lo incontreranno.  Veniamo quindi alle nostre opzioni. Tra gli uccelli, se possiamo permetterci di sbilanciarci su picchio rosso "generico" e cardellino, diciamo che le altre due presenze ci lasciano nel dubbio, ma le ipotesi "lucherino" e "picchio muratore" potrebbero essere compatibili con alcuni degli elementi visibili (ma potremmo dire lo stesso per "prispolone" "pernice" "passero"...). 





Sugli anfibi preferiamo non mettere la mano sul fuoco, le chiazze e l'aspetto ci porterebbero ad ipotizzare "rospo smeraldino" ma non osiamo spingerci a baciarlo per vedere se si trasforma in un principesco figuro.


Sui mammiferi, se il leone e l'asino (intesi in senso generico) li teniamo buoni, così come il cervo (un poco smilzo ma con un palco notevole) ed il coniglio-lepre (sbiadito), già sulla "lince" ci troviamo in una situazione ambigua. 







Ma il dramma comincia con i due individui successivi. Il primo ha un volto "scimmiesco" (una bertuccia?) ma chi ci garantisce che non sia una trasfigurazione di un mustelide (magari una lontra?) o di una mangusta...

E soprattutto, quest'ultima creatura diabolica, chi ci conferma che sia davvero un mammifero, magari un'istrice, una puzzola, un cinghiale, un diavolo di Tasmania (anzitempo), una lonza, un lupo mannaro...? Eppure, in questo caso, la riposta corretta appartiene all'universo mondo di Tolkien e testimonia che GOLLUM è realmente esistito ed era vivo e libero di scorrazzare ai tempi della Fuga in Egitto, ma anche a quelli di Pomponio. Ed ecco trovata la vera causa della repentina scomparsa di tutte le categorie di passeriformi (e non solo di quelli) di cui siamo impotenti testimoni in questi ultimi due anni (e sempre peggio in questi ultimi mesi, giorno dopo giorno, fino al silenzio irreversibile...). E' ora di catturare questa creatura e rieducarla. Ah, no, questa creatura, in fondo, siamo noi.