venerdì 30 settembre 2022

Resoconto Mensile Tringa - Settembre 2022

 

A volte mi lascio avvolgere dalla malinconia. Sarà questo clima umido, piovoso, quasi freddo, dopo mesi di arida e desolante siccità. Sarà questa sensazione di sgretolamento costante, di questo fragile presente dai piedi di riarsa argilla che si frantuma e si scioglie rapido sotto gli sferzanti colpi dei sempre più inquietanti, drammatici ed idiocratici ( https://it.wikipedia.org/wiki/Idiocracy ) eventi antroposferici. Sarà questa percezione di precipitare rapidamente verso l’inevitabile collasso del nostro insostenibile consumistico sistema socio-ambientale che non lascia prospettive alla sopravvivenza ed alla resilienza di una sana ed equilibrata biodiversità, vanamente vegliata nei secoli da vetusti condottieri indolenti, frustrati e rancorosi. Sarà questo vaniloquente ed onnisciente vaneggiamento social-culturale, infarcito da onnipresenti sprazzi di disarmante ignoranza, che riesce a mortificare e svilire ogni sensato tentativo di evoluzione della conoscenza condivisa. Mi lascio lentamente annientare da questa consapevolezza ma, esattamente un attimo prima di soccombere rassegnato, sorrido. Sorrido perché esiste un universo di innocenza che sta prendendo forma e che disegnerà nuovi ruoli nel mondo per le creature viventi, dando loro un aspetto diverso da quello al quale fino ad ora ci siamo abituati. E sorridendo chiudo gli occhi, immaginando un Pianeta popolato da una nuova generazione di creature ornitomorfiche, svincolata dall’arrogante egocentrismo umano, intenta a progettare il miraggio della Vita spensierata e serena, riesumandola dai reconditi archivi dei nostri più intimi e letterari ricordi.

 

La Saggezza - Disegno di Elia Cristoforetti

La Cultura - Disegno di Elia Cristoforetti

E’ un pensiero ricorrente quello di farsi da parte, di lasciare spazio alla Vita ed al Futuro. E’ un pensiero positivo, gravido di energia creatrice, che tuttavia stenta a farsi strada nell’inflessibile mente dei più accaniti sostenitori del proprio incommensurabile ed inappagabile ego, a scapito di qualsiasi illuminante innovazione. Pazienza, continueremo (appassionatamente) a percorrere i sentieri sempre più desolati fino a raggiungere l’orizzonte delle nostre possibilità, trasportando sulle spalle (o sul tetto) gli esili germogli della residua speranza.

 

Le nuove leve scrutano il cielo

A proposito di trasporti, questo mese non ci siamo lasciati mancare nulla. Sulla comparsa di precoci allarmanti spie natalizie trovate altrove la narrazione (https://tringa-fvg.blogspot.com/2022/09/due-settimane-in-ferie-ul.html ), tuttavia vi siete persi l’ennesimo tentativo di boicottaggio, a inizio mese, dei nostri rocamboleschi viaggi.

 

Per un pugno di dollari...

Che poi, rocamboleschi viaggi. Parliamone. Al solito va in scena l’antropocentrismo. Neanche fossimo davvero dei migratori alati, allora sì che avremmo diritto di parola, almeno fintanto che qualcuno di loro continuerà sporadicamente a comparire nelle nostre sempre più inospitali lande. Ambienti adatti e nascondigli per le loro tappe ne trovano sempre meno. I più piccoli tentano di nascondersi tra i rami disadorni dei pochi cespugli residui, ma è come “tentare di non essere visti” nell’episodio 42 della saga dei Monty Python (https://www.youtube.com/watch?v=5JMwnatgkgg ).

 

Balia nera

Luì grosso - Foto di Paolo Zonta

Regolo di laguna - Foto di Marta Trombetta

Tuttavia qualcuno di loro trova uno stratagemma adatto. Rintanarsi nel fitto delle nuove intricate giungle di piante aliene più o meno invasive. Uno di questi, in un angolo del torrente Ellero a Moimacco (Ud) si è scelto una tana davvero efficace, tanto da conservare la sua denominazione di “passeriforme indeterminato” per diversi giorni. Ed è per questo che, malauguratamente stavolta, non ne avete avuto notizia in tempo reale. Godetevi un paio dei suoi siparietti e provate ad immaginarvi il suo aspetto.



Vi propongo addirittura un Fotoquiz (stavolta avrete la soluzione scorrendo le prossime righe…). Trovate l’intruso che si nasconde in questo intrico (fidatevi, è presente in entrambe le foto). Vi chiedo solo di individuarlo, non di determinarlo. E’ già stata un impresa ritrovarlo in questi scatti…

 

Aguzza lo sguardo 1

Aguzza lo sguardo 2

Poi, grazie soprattutto alle analisi di sonogrammi e frequenze dei suoi vocalizzi (grazie Giuss!), mettendo insieme i singoli tasselli, dalla fenologia all’area geografica, dalle registrazioni alle immagini, dalle consulenze (grazie ad Andrea, OJ e Mattia) alle considerazioni sul campo (che da sole e senza documentazione, torniamo a dirlo per l’ennesima volta, non bastano nel caso di specie rare, accidentali e/o fuori ambiente e fuori periodo)… ci siamo decisi a dare un nome a questo tipetto. E l’abbiamo chiamato USIGNOLO MAGGIORE. Certo, un anno fa era stato tutto più facile ( https://tringa-fvg.blogspot.com/2021/09/resoconto-mensile-tringa-settembre-2021.html ), ma ci si accontenta. Qui sotto, nei ritagli delle immagini del FOTOQUIZ, due “pregevoli” ingrandimenti della sua sagoma nel folto intrico verde.

 

Usignolo maggiore (si fa per dire)

Usignolo maggiore (si fa per dire)

A volte, appostandosi pazientemente al margine di questi inaccessibili grovigli, al sorgere o al tramontare del sole, può capitare che qualcosa compaia, scodinzolando sul limitare degli spazi aperti, concedendosi per qualche istante al nostro sguardo. Dei dannati Pettazzurri abbiamo già narrato le vicende altrove, stavolta ci soffermiamo giusto per un attimo su SCHIRIBILLE e VOLTOLINI, solo il tempo per una corsetta all’aperto e poi via! fuori dall’inquadratura.

 

Schiribilla - Foto di Luciano Silei

Voltolino a centro campo

Voltolino in fuga


In altri casi, i nostri amici alati stentano a trovare un nascondiglio adatto e l’unica strategia che possono adottare per sfuggire alle nostre malsane intenzioni è quella di starsene a sufficiente distanza per apparire sfuocati, come il tempo che resta loro da trascorrere nei territori settentrionali prima di partire verso il caldo sud, siano GHIANDAIE MARINE o AIRONI ROSSI.

 

Ghiandaia marina sbiadita

Airone rosso - Foto di Paolo Utmar

Qualcuno cerca comunque di nascondersi in mezzo alla folla, ma ha sbagliato il colore dell’abbigliamento. E così, in mezzo a diverse migliaia di STORNI, il suo vestitino chiaro color sabbia risalta come un pugno in un occhio. Che poi l’effetto sull’osservatore è quello, perché ritrovarsi sopra la testa un giovane STORNO ROSEO a settembre è tra le opzioni meno probabili messe in preventivo.

 

Storno roseo intruso tra gli Storni

Storno roseo intruso tra gli Storni

Storno roseo


E poi ci sono quelli che rinunciano proprio a nascondersi e si mettono in mostra, su posatoi illuminati per attirare la nostra attenzione.

 

Culbianco - Foto di Marta Trombetta

Talvolta come per dichiarare “Guardate che noi siamo già arrivati! Magari un pochino in anticipo rispetto al solito, ma siamo già in perlustrazione delle vostre desolate lande”. Questo sembrano dirci lo SMERIGLIO e la STROLAGA MEZZANA.

 

Smeriglio - Foto di Marta Trombetta

Strolaga mezzana - Foto di Bruno Delbianco

I rapaci più grandi invece vagano già da qualche tempo, instancabili, alla ricerca di punti di osservazione adatti a comprendere cosa stia davvero succedendo intorno a loro, nei prati sempre più deserti o nella laguna affollata di limicoli.

 

Falco di palude sui prati di Osoppo - Foto di Luciano Silei

Falco pescatore guardiano di Barbana e dei Chiurli maggiori - Foto di Paolo Utmar

Perché settembre è un mese buono per i limicoli, vicini e lontani, comuni, rari ed accidentali.

 

Beccacce di mare con intrusi (misto mare) - Foto di Paolo Utmar

Pittime minori, Pivieresse e Piovanelli pancianera - Foto di Paolo Utmar

Corriere grosso - Foto di Paolo Utmar

Piro piro piccolo - Foto di Paolo Utmar

Piovanello tridattilo


Tra loro, ad esempio, in mancanza dell’omonimo Tortolino, può comparire un precoce PIVIERE DORATO.

 

Piviere dorato - Foto di Bruno Delbianco

Oppure, a cercare bene tra le piccole sagome sempre in movimento, l’occhio esperto di Silvano Candotto può stanare l’ennesimo GAMBECCHIO FRULLINO della RNR Foce Isonzo (Go).

 

Gambecchio frullino e Beccaccino

Gambecchio frullino


Ma può anche capitare di individuare, tra le loro zampe, la presenza di qualche gingillo colorato, che non sarà affatto facile da leggere (e qualora ci riuscissimo, forniremo senza dubbio in modo tempestivo il dato alla banca dati italiana deputata a raccogliere queste informazioni, augurandoci tuttavia che la stessa riprenda a funzionare efficacemente svolgendo il suo ruolo attivo di interscambio di informazioni con gli utenti, considerato che nell’era della tecnologia, come accade altrove, potrebbe essere funzionale la realizzazione di un dispositivo che restituisca la conoscenza in tempo reale, con un incoraggiamento a chi sta lavorando per realizzare tutto questo. O almeno noi lo speriamo).

Gambecchio comune con anelli colorati - Foto di Angelo Formentin

A proposito di gingilli, bandierine ed anelli, dal 23 settembre è iniziata una nuova avventura di inanellamento scientifico degli amici Fulvio Barbarino, Cristina Comuzzo e di tutta la squadra del Progetto Alpi a Malga Confin (Venzone, Ud) all’interno del Parco Naturale delle Prealpi Giulie (https://www.facebook.com/watch/?v=1078019856215954&ref=sharing ). Un forte abbraccio a tutti loro ed a coloro che li raggiungeranno nel prossimo mese per dare voce, concretezza, forma e colore a questa realtà.

 

Coturnice, simbolo del PN Prealpi Giulie, inanellata a Settembre 2022

Anche perché tocca confidare nei migratori, visto che la stagione riproduttiva non è stata delle migliori per buona parte delle specie, con qualche eccezione (ci azzarderemmo ad essere entusiasti per esempio su quella del Fratino, di cui più volte vi abbiamo raccontato, confidando su un futuro che ci permetta di tutelarlo nel migliore dei modi). In alcuni casi tuttavia, singoli individui, magari tra gli anatidi, hanno trovato le condizioni adatte attardandosi nel tempo. I giovani FISTIONI TURCHI (complessivamente 16, da due covate di 11 e 5 esemplari ciascuna) del Lago dei Tre Comuni (Ud) continuano a gironzolare nei dintorni del sito in cui sono nati.

 

Fistione turco - Foto di Luciano Silei

Paolo Utmar invece ci racconta la storia di una famiglia di ALZAVOLE. “Il 12 agosto in una delle zone umide più frequentate della regione osservavo uno strano "trenino di alzavole" con il primo soggetto leggermente più grande e gli altri tre in fila dietro. Questi ultimi avevano il classico gradino tra il dorso e il sopracoda, che indica la mancanza delle remiganti. Dopo una breve comparsa s'inoltravano nel canneto. Il 7 settembre, data della foto, osservavo nello stesso sito una femmina con 2 "pulloni" che durante la cura del piumaggio mostravano i calami delle primarie in crescita ed anche lo specchio alare "corto" perché composto da penne incomplete. Mentre scrivo echeggia il canto del colombaccio, nei canali i cigni reali sono ancora seguiti dalla prole, in gran parte non volante e da qualche parte ci sarà un beccamoschino (ed una rondine rossiccia, NDR) che imbecca i suoi pulli...”

 

Alzavole - Foto di Paolo Utmar

Anche questo è un segnale dei tempi che cambiano, del clima, delle condizioni meteo, del contesto ambientale in cui, da un giorno all’altro ormai, ci troveremo a vivere.

 

Il libero deflusso delle acque - Foto di Tommaso Zamò

Il libero deflusso delle acque - Foto di Tommaso Zamò

Il libero deflusso delle acque - Foto di Tommaso Zamò

Se l’USIGNOLO MAGGIORE si nasconde nella giungla di specie aliene invasive vegetali non dobbiamo meravigliarci che nelle canalette spoglie e sguarnite, dilaniate dagli interventi dei potenti mezzi deputati a migliorare il deflusso delle acque (a che scopo tuttavia annientare la vegetazione esterna all’argine se lo scopo è favorire il decorso all’interno dell’alveo? Qualcuno ce lo dovrebbe spiegare. Un disastro ambientale senza giustificazioni e senza margini, ad annientare la biodiversità e le possibilità di sopravvivenza di innumerevoli specie, tranne quello di “Fare pulizia. E’ bello vedere tutto pulito!” Pace, siamo esseri umani e questo è il progresso a cui dobbiamo abituarci, convivendo con una sana idiozia di base)… dicevamo, non dobbiamo meravigliarsi che in simili oscenità ambientali compaiano specie aliene di dubbia provenienza. Un IBIS SCARLATTO ci fa la sua porca (nel senso di rosa) figura. Giosuè ci conferma che al Parco Zoo Punta Verde di Lignano (Ud) non ne mancano al conteggio, che sia sfuggito allo stesso distratto proprietario che a suo tempo deteneva (e forse detiene ancora) il PELLICANO? (https://tringa-fvg.blogspot.com/2019/08/resoconto-mensile-tringa-agosto-2019.html )

 

Ibis scarlatto con Garzetta - Foto di Bruno Delbianco

Se ci comparisse sotto il naso anche un VERZELLINO FRONTEROSSA a questo punto non ci meraviglieremmo affatto.

 

Verzellino fronterossa - Foto (non in FVG) di Pulotto

Ma cosa dire delle notizie che ci giungono da Trieste, dove pare che sia comparsa da inizio mese addirittura (almeno) una MAINA COMUNE a gironzolare per l’area prossima al porto? Una piccola parentesi su questo animale, noto ai più come “Merlo indiano”. Sappiate che dal 2006 (così dice Ispra) sono state sospese le importazioni e dal 2019 ne è vietata la detenzione  e la riproduzione in cattività in quanto specie inclusa tra le Aliene Invasive di Importanza Unionale (così come Ibis sacro, Oca egiziana, Gobbo della Giamaica, Cornacchia delle case… Scoiattolo grigio… Tartarughe dalle orecchie gialle e rosse o meglio Testuggini palustri americane… https://www.lifeasap.eu/index.php/it/specie-aliene-invasive/rilevanzaunionale ). Ve lo dico perché sono sicuro che molti non lo sanno ancora e spesso capitano (sui Social) messaggi a dir poco ingenui di qualcuno che regala o vende alcuni di questi animali. No, non avete capito. Non potete farlo. Non potete nemmeno tenerli in casa (o all’interno di ipotetici giardini zoologici non autorizzati o di fittizie riserve ed oasi sprovviste delle adeguate autorizzazioni… poi non meravigliatevi se queste realtà sono costrette a chiudere…). E, soprattutto, non potete liberarli in natura. E’ esattamente la cosa peggiore da fare. Con la consapevolezza che non ci siano alternative (che la normativa italiana al momento non prevede) sappiate che l’unica cosa da fare è contattare il recupero fauna o il Corpo Forestale Regionale comunicando di aver trovato l’individuo (o gli individui) e di chiedere loro l’intervento per il recupero e la successiva gestione. Chiusa la parentesi educativa.

 

Maina comune documentata a Trieste a Settembre 2022

Che poi, come accennato nell’elenco, non parliamo solo di uccelli, ma anche di mammiferi. Probabilmente molti di voi (e di noi) non sanno che anche in FVG a quanto pare si è “naturalizzata” una piccola popolazione di Scoiattolo grigio che al momento è oggetto di attenta vigilanza e controllo. Fa bene il nostro SCOIATTOLO a nascondersi e tenersi salde le sue noci…

 

Scoiattolo timoroso - Foto di Marta Trombetta

Scoiattolo previdente - Foto di Marta Trombetta

In fondo, la biodiversità faunistica del FVG è nota e rinomata, dagli invertebrati microscopici agli sproporzionati cetacei marini. Ci dispiacerebbe contribuire con la nostra superficiale negligenza alla sua traumatica depauperazione.

 

Ortottero pronto al balzo - Foto di Paolo Zonta

Lucertola campestre - Foto di Paolo Zonta

Lucertola campestre - Foto di Paolo Zonta

Tursiopi emergenti (e Marangone dal ciuffo) - Foto di Paolo Utmar

E’ talmente rinomata che nuove specie, attratte da questa disponibilità di “prede”, compaiono all’orizzonte (o direttamente dal cielo, visto che nel solito contesto “Idiocratico”, ad alimentare una globalizzata ignoranza, c’è sempre qualcuno che sostiene che siano state introdotte, meglio di tutto, lanciate dall’elicottero). Che poi, voglio dire, un lupo lanciato da un elicottero. Neanche nei cartoni animati. Ad ogni modo, ci sono anche loro in giro per il FVG. E possono comparirvi a pochi metri senza darvi la possibilità di fotografare il loro passaggio. Quindi stavolta vi mostriamo la foto del paesaggio e la testimonianza di Matteo De Luca, che documenta la sua emozione al loro cospetto. “Questo il racconto della mia prima osservazione di lupi in Friuli fatta ieri mentre mi trovavo sotto la XXXX di XXXXXXX. 7 esemplari, 3 adulti e 4 cuccioloni alle 9 di mattina. Ci siamo incrociati sul crinale, il primo individuo mi è sbucato a 2 metri… Non sono riuscito a fare un video perché avevo le mani tremanti, bagnate di rugiada e non partiva il telefonino…Uno spettacolo. Ci siamo guardati negli occhi…

 

Il posto dei Lupi - Foto di Matteo De Luca

Guardare negli occhi la Natura. Questo continueremo a fare. Dal balcone di casa o a pochi metri dal campo di battaglia. E così, per concludere, a grande richiesta, un altro video del combattivo siparietto dei due agguerriti USIGNOLI DI FIUME della RNR Foce Isonzo (Go). Buona alzata di spalluccia ed ascella a tutti.

 


martedì 27 settembre 2022

Due settimane in F(e)ri(e)-ul

 

Un’antica tradizione locale vuole che le due settimane a cavallo dell’equinozio d’autunno siano interamente dedicate alla contemplazione dell’avifauna e vengano trascorse in una sistematica ricerca di tutti gli esseri alati viventi in un determinato territorio scelto a caso puntando il dito sulla cartografia stivalata dell’Italia, in modo tale da esplorarne tutti gli ambienti disponibili e censire il maggior numero di specie presenti in quel periodo dell’anno. La tradizione vuole che l’arduo compito sia assegnato a due intrepidi avventurieri scelti anch’essi meramente a caso tra un ampio ventaglio di esattamente due candidati. Nell’arco del mese che precede il periodo in questione, si deve concedere al dito di oscillare in modo adeguato su tutto lo spettro del territorio disponibile in modo che la scelta sia opportunamente ponderata. Per l’anno 2022, nella tarda estate, l’ago del destino pareva prossimo a posarsi su una di queste due regioni, Liguria o Marche, con una sempre più netta tendenza verso la prima opzione (ed un abbraccio forte davvero agli abitanti della seconda, travolti dalla turbolenza atmosferica). Poi, con uno scarto imprevisto, la lancetta della bussola è impazzita, al punto di frantumarsi nettamente a metà, spedendo una scheggia imbizzarrita direttamente verso il Caucaso. E con lei uno dei due vagabondi (quello ancora degno davvero di un simile nome). L’altra metà, rimasta sola nel bel mezzo delle sue volubili oscillazioni gravitazionali, è caduta al suolo esattamente nel punto in cui si trovava in quell’istante, nel centro pieno della misteriosa area geografica che prende il nome di Friuli Venezia Giulia. In sostanza, il Pulotto è fuggito in Georgia ed Armenia e l’orso burbero ha deciso di trascorrere due settimane a percorrere i sentieri che attraversano, dal mare ai monti, questa straordinaria regione.

 

Una finestra sul FVG

E dunque si parte. O meglio, si resta. Dal pomeriggio dell’11 alla notte del 25 settembre. Stavolta non aspettatevi le solite foto dei paesaggi, perché il fotografo incaricato, come detto, era impegnato altrove. Dovrete accontentarvi di uno dei suoi ultimi scatti in quelle terre, condito con il sapore delle sue colazioni e di uno dei suoi spiriti guida.

 

Terre desolate del Caucaso - Foto di Pulotto

Piccolo spuntino - Foto di Pulotto

Spirito guida - Foto di Pulotto

A proposito della seconda immagine, dimenticavo di sottolineare che la tradizione specifica esplicitamente che nell’arco di tempo dedicato a questo rituale i prescelti debbano rinunciare a tutte le comodità. E quindi niente cibo (addirittura meno del solito), niente riposo (dormire poco e male), svegliarsi ad ore antelucane per dirigersi con trasferte improbabili in località mai raggiunte dalla luce del sole.

 

Il nulla oltre la cima

Sarà per questo che dopo soli cinque giorni (ovviamente di venerdì sera), la fidata Sandero decide di alzare bandiera bianca, anzi arancione, ed accendere anticipatamente tutte le luminose spie natalizie mettendo a repentaglio l’intera missione, tanto da costringere l’esploratore a ripiegare su una vettura in prestito (ma meno prestante) ed alternare giornate di disponibilità domiciliare ai vagabondaggi estremi.

 

Inquietanti spie pre-natalizie

Sospetto comunque che le limitazioni imposte dalla tradizione, da sole, farebbero desistere anche voi, facendovi passare la voglia di partecipare ad una simile avventura (e di scappare sul Caucaso), soprattutto quella riguardante il cibo. Ma vi assicuro che vi resterebbe comunque un briciolo di energia per raggiungere inaspettatamente alcune sperdute località dove la meraviglia ancora si fonde con la Terra. E riempirvene gli occhi.

 

Primo velo bianco

Un occhio azzurro

Detto questo, passiamo al nocciolo della questione. A questi uccelli che sempre più sfuggono al nostro tentativo di incontrarli. Una simile ricerca prevede un minimo di programmazione che include la realizzazione di un elenco di specie potenzialmente contattabili (diciamo approssimativamente 250?) e la scelta dei luoghi da perlustrare, anche e soprattutto in base alle condizioni atmosferiche. State tranquilli che così facendo vi ritroverete ad andare a cercare il Piviere Tortolino sulla cima della montagna più adatta nell’unico giorno in cui la nebbia sarà talmente fitta che vi impedirà di avanzare con l’auto ad una velocità superiore ai 5km/h.

 

La nebbia agli irti colli

Arriverete in cima alla montagna comunque, strafondi di umidità e senza Tortolini. Ma tornerete a casa con nelle mani la delicatezza delle piume di una PERNICE BIANCA, nelle orecchie il fischio del FRANCOLINO DI MONTE ed i sibili della CIVETTA NANA. Ma soprattutto, con un fantastico video del FAGIANO DI MONTE. Vi suggerisco di ascoltare l’audio a tutto volume (meglio se con le cuffie), tra il secondo due ed il tre. Prendetelo serenamente come una prova di valutazione “audiometrica”.

 


Perché ci ho provato, anche stavolta, a documentare le osservazioni più interessanti, sempre nel tentativo di combattere la mentalità vecchia scuola del “sono esperto, non serve che documenti niente”, “l’ho visto bene”, “sono sicuro”… (quando supereremo questa presuntuosa devianza soggettiva che ci porta a spacciare rarità come se niente fosse, accettando umilmente che una documentazione adeguata vale molto di più di mille autoreferenze?). Ma i risultati non sono sempre stati dei migliori, anzi. Restando nell’ambito di galliformi e tetraonidi alpini, dell’unica COTURNICE sentita non posso esibirvi nulla, di uno dei due FRANCOLINI DI MONTE un paio di registrazioni in cui l’orecchio umano non percepisce nulla, del GALLO CEDRONE alcune fatte fresche (e di quello involato nulla), dei FAGIANI DI MONTE, a parte il meraviglioso video qui sopra, ho anche una foto in cui si vede un fantastico ed incomprensibile puntino in volo nel cielo e della PERNICE BIANCA, oltre alla foto delle piume, ho quella delle sue tracce nella neve, prima che si involi a pochi passi da dietro uno sperone di rocce.

 

Zampa bianca

Non che per i rapaci notturni sia andata meglio, come documentazione intendo. Vi confesso che alcuni sono davvero ostici da trovare. E non parlo dell’ALLOCCO DEGLI URALI, che, a suo modo, sa concedersi, ad un orecchio attento, a notte fonda (senza doverlo turbare con spregiudicati richiami elettroacustici diurni), tra un bramito di cervo e l’altro. Mi riferisco a BARBAGIANNI e GUFO COMUNE, che ormai tocca andare a cercare in modo mirato (e spesso anche lì con scarsi risultati) nei siti residui in cui sono grossomodo stanziali da anni. Dell’innominabile CIVETTA CAPOGROSSO preferirei non parlare. Premesso che non l’ho mai sentita cantare “ufficialmente” in autunno (e mi domando se davvero mai lo faccia, tanto che alcune segnalazioni riportate in letteratura di “individui in canto in località anomale in periodo autunnale” mi lasciano perplesso), i suoi richiami sguaiati ed inquietanti lanciati in momenti imprevisti nelle ore che precedono l’alba o seguono il crepuscolo sono sempre più sporadici ed accidentali. L’unica che davvero continua a presidiare il territorio in modo ostinato e cocciuto anche durante il mese di settembre è la microscopica CIVETTA NANA. E, almeno di lei, qualcosa posso farvi vedere.

 

Civetta nana



E’ andata discretamente meglio con i picchi (fatta eccezione per il Torcicollo). Uno alla volta, a partire dal PICCHIO ROSSO MEZZANO, che si fa trovare direttamente a Udine già nel pomeriggio del primo giorno di ricerca, passando per tutti gli altri, ormai ubiquitari, PICCHIO CENERINO compreso, fino all’elusivo PICCHIO TRIDATTILO, che tuttavia tambureggia insistentemente nello stesso identico sito in cui si era lasciato docilmente osservare in tarda primavera.

 

Picchio rosso mezzano

Picchio cenerino

Picchio tridattilo

Picchio tridattilo



Ci sarebbe anche quell’altro, che PICCHIO lo è solo di nome, quella deliziosa ma sempre più rara farfallina delle rocce. Anche lui, il PICCHIO MURAIOLO, sgattaiola danzando su quella parete che periodicamente lo vede protagonista prima di involarsi verso il celeste destino.

 

Picchio muraiolo


Sempre più raro, certo, ma in quel medesimo ostile ambiente che lo ospita c’è qualcuno ancora più in difficoltà, tanto che per stanarlo, in mezzo ai SORDONI che gli fanno da guardia, bisogna avventurarsi fino al confine con il Veneto (ci sarà stato ben un motivo valido per annettere il comune di Sappada al FVG!). E no, non parlo dell’Organetto, che ormai diamo per spacciato in regione (non fatevi ingannare dalla letteratura, temo che sopravvivano solitarie coppie e, forse, nemmeno quelle). Parlo di quel candido FRINGUELLO ALPINO che sempre più solitario vaga per le cime alpine, alla ricerca di una residua neve con la quale confondersi.

 

Sordone

Sordone e Fringuello alpino

Fringuello alpino

Con lui, ultimo a comparire nella quarta delle giornate dedicate all’ambiente alpino, le specie di montagna possono considerarsi completate. A dire il vero per altro, non sono state nemmeno le più ostiche da intercettare (non tutte per lo meno). Confesso che non avrei immaginato, all’inizio del viaggio, che l’animale più restio a farsi trovare sarebbe stato lo ZIGOLO GIALLO. Ricerche mirate ed infruttuose sono durate oltre dieci giorni, prima di localizzarne uno sparuto drappello in una delle sue ultime roccaforti. Temo a questo punto che a breve possa seguire il destino dell’Ortolano (e dell’Organetto, del Pendolino, del Basettino, del Migliarino di palude, della Salciaiola, dell’Averla cenerina…). Mi sarei aspettato di avere ben più difficoltà, ad esempio, con il PETTAZZURRO. Ed è proprio per questo motivo che un intero giorno è stato dedicato a lui, dall’alba al tramonto, con una breve pausa in mezzo durante la quale la perfida canaglia si è ovviamente fatta vedere da altri, sull’argine del laghetto di San Quirino (PN), che definire laghetto (almeno quel giorno) potrebbe essere fuorviante, potreste definirlo piuttosto una pozzanghera di un metro per due profonda, nel punto più alto, mezzo centimetro, costeggiata da uno sparuto canneto, dimora inaspettata tuttavia di mirabolanti presenze, dal PORCIGLIONE al BECCACCINO, dal FORAPAGLIE COMUNE (inanellato!) ad un numero imprecisato di VOLTOLINI (almeno quattro osservati insieme).

 

Forapaglie comune (inanellato)

Voltolino

E da un PETTAZZURRO (o due) che decide di comparire solo quando la luce è ormai stremata dall’attesa di illuminarlo e lo scatto migliore che mi riesce è questo insensato scarabocchio.

 

Scarabocchio Pettazzurro

Si fosse almeno messo in posa come il CODIROSSO… Sarei riuscito comunque a fotografarlo male.

 

Codirosso

Bene. Una giornata intera dedicata ad un PETTAZZURRO (al termine della quale la Sandero alzerà le sue luminose bandiere arancio), ma almeno alla fine, prima del tramonto, per qualche minuto si lascia osservare. Dovete comprendere che abitualmente, in un anno, per quanto mi riguarda, riuscire ad osservarne uno (o al massimo due) è da considerarsi un successo. Ci sono anni in cui resto tranquillamente a secco. Capirete così il motivo di un simile accanimento (di pigra ed indolente attesa seduto in auto, in realtà, e senza l’impiego di quegli attrattivi alimentari, dalle camole allo strutto, che troverete sparsi in giro per il medesimo laghetto, in altre giornate, insieme ad un fittizio posatoio ligneo per realizzare scatti migliori). Solo che poi, da un giorno all’altro, cominceranno a comparire PETTAZZURRI ovunque, in posti improbabili, tanto che alla fine il computo totale raggiungerà l’impressionante cifra di sette individui. Ma se sperate che io sia riuscito a fotografarne almeno uno in modo “comprensibile” resterete delusi. So che siete abituati ad un altro tipo di scatti con simili soggetti (ma credo di avere già accennato ad alcuni dei trucchi sapientemente usati). Accontentatevi di questo, è il migliore tra i fotogrammi che sono riuscito a realizzare.

 

Pettazzurro


Fortunatamente però, nell’ottica della condivisione delle osservazioni in tempo reale che è lo spirito di EBN Italia (a livello nazionale) e di Tringa FVG (a livello locale), due di questi invasivi PETTAZZURRI sono stati rintracciati in breve tempo dal ciclista Bruno Delbianco che nonostante la scarsa luce del fosco meriggio, è riuscito a documentarli entrambi.

 

Pettazzurro 1 - Foto di Bruno Delbianco

Pettazzurro 2 - Foto di Bruno Delbianco

E torniamo al tema del “documentare”. In fondo è facile dire “ho visto questo, ho sentito quell’altro” vagabondando costantemente sempre senza testimoni e compilare un elenco di specie degno di un rocambolesco e fantasioso “Big Year”. Ma non è questo il senso (e non dovrebbe esserlo mai) di esperienze simili. Avrei potuto tranquillamente raccontarvi (non sarei stato il solo) di aver visto l’Aquila di mare che frequenta con una certa regolarità la RNR Foce Isonzo (Go). Invece no. Ci ho provato in quattro occasioni, sempre a vuoto, mancandola anche solo per poche ore. E non sono stato nemmeno in grado di ritrovare quel precoce SMERIGLIO fotografato da Marta in uno dei tanti punti magnetici del FVG, residenza di uno dei recenti Luì di Hume.

 

Smeriglio - Foto di Marta Trombetta

E così, niente Aquila di Mare inventata. Ma posso mostrarvi la meravigliosa foto di spalle (e mimetizzato tra le foglie) di uno degli ultimi RIGOGOLI presenti in regione. A voi la sfida di trovarlo.

 

Rigogolo misto foglie

Di CANNARECCIONI magari è possibile trovarne qualcuno anche ad inizio autunno, ma anche loro sono sempre più scarsi ed è meglio uno scatto in più, piuttosto che lasciarli scomparire nel silenzio.

 

Cannareccione

Per quanto riguarda i FORAPAGLIE MACCHIETTATI, probabilmente ce ne sono più di quanti se ne immaginino e di quanti se ne riesca davvero a far involare da sotto i piedi. Ci accontenteremo dell’unico che siamo riusciti a documentare.

 

Forapaglie macchiettato (sotto)

Forapaglie macchiettato (sopra)

Invece i GRUCCIONI continuano a stupirmi. A metà settembre trovarne qualcuno ancora in giro è diventata ormai una regola negli ultimi anni, ma il 24 settembre comincia ad essere un poco tardi anche per loro. Eppure continuano a dondolarsi nel cielo in mezzo agli STORNI e posarsi a pochi metri sui cavi sopra le auto, incuriositi dalla perplessità di chi li osserva (a differenza delle COLOMBELLE che se ne restano sempre lontane in disparte).

 

Gruccione

Colombella

“In mezzo agli STORNI”. Migliaia e migliaia di STORNI, tutti STORNI, dannatamente STORNI. Che cosa diamine ci vuoi trovare davvero in mezzo? In tarda estate o in autunno, assolutamente nulla. Se non fosse che ad inizio settembre, a Udine, ti è capitato inaspettatamente di osservare un giovane STORNO ROSEO. Ed ogni tanto, durante il tuo vagabondare, osservando le migliaia di STORNI, ti domandi che fine abbia fatto. Ed in risposta te lo ritrovi posato davanti, a 40km in linea d’aria da dove l’hai osservato quasi dieci giorni prima. Stavolta è più distante e come al solito le foto sono quello che sono. Ma potete giocare a “Trova l’intruso”.

 

Storno roseo tra gli Storni

Storno roseo tra gli Storni

Nonostante il piumaggio, se non fosse per il becco giallo sarebbe facile pensare ad un’aberrazione cromatica, perché anche in queste capita di imbattersi occasionalmente. Tanto che avrei potuto proporvi un QUIZ anche stavolta, con le foto qui sotto. Ma vi eviterò il tormento (anche perché diversi di voi conoscono già la soluzione) visto che lo STRILLOZZO leucistico ha già svelato la sua vera identità.

 

Strillozzo con piumaggio aberrante

Strillozzo con piumaggio aberrante

Se non fosse stato così, avremmo dovuto inventarci qualche improbabile alternativa esotica aufuga. In fondo, di esempi ormai ne abbiamo a sufficienza. Dall’IBIS SACRO al CIGNO NERO, dall’OCA INDIANA all’OCA DEL CANADA (con tanto di ibridi).

 

Cigni neri

Oca del Canada

A questo punto, anche l’IBIS SCARLATTO non ci impressiona più (per fortuna c’è sempre Bruno Delbianco a regalarcene una foto valida), specie se nella stessa canaletta nuota tranquilla una femmina di ANATRA MANDARINA…

Ibis scarlatto - Foto di Bruno Delbianco

Il riflesso dell'Ibis scarlatto

Anatra mandarina


Specie comuni che diventano rare, specie esotiche che diventano comuni. Lo stesso FENICOTTERO un tempo era una rarità, mentre oggi è presenza stanziale, modello colorato e docile ideale per gli scatti artistici di qualsiasi fotografo. Quello spelacchiato lo trovo solo io.

 

Fenicottero

Anche il MARANGONE DAL CIUFFO si presta regolarmente a comodi scatti, ma nemmeno con lui riesco ad essere efficace.

 

Marangone dal ciuffo

Siamo quasi alla fine e so che stavolta a livello fotografico siamo messi decisamente maluccio. Giusto per darvi un contentino potrei piazzare qui sotto qualche foto di limicoli confidenti. Sempre che vi accontentiate.

 

Piovanello tridattilo

Voltapietre

Gambecchio comune

Combattenti (all'assalto)

Di solito poi, il capitolo si chiude con alcune riflessioni sulla complessità faunistica della regione al di fuori del contesto avifaunistico. Ma un simile argomento davvero meriterebbe una trattazione a parte.

 

Rospo smeraldino

Mandria di Cinghiali

E allora concludiamo il viaggio con un siparietto pseudo-comico che spero apprezzerete. Ci sono alcune specie ancora abbastanza comuni che tuttavia, per quanto non siano affatto elusive nei vocalizzi, difficilmente si lasciano osservare a lungo e da vicino, salvo durante alcuni momenti di particolare intimità. Potrei citarvi la CAPINERA, ma in questo caso mi sto riferendo all’USIGNOLO DI FIUME. Durante una delle escursioni in RNR Foce Isonzo (Go) mi sono imbattuto in alcuni combattivi individui che non hanno minimamente badato alla mia presenza. Non vi mostrerò gli scatti in cui si mettono in posa. Vi mostro quelli in cui si agitano. Per invogliarvi a guardare i video. Non mi era capitato prima di assistere ad un simile rituale. In fondo, ogni giorno è buono per imparare qualcosa di nuovo.

 

Usignolo di fiume

Usignolo di fiume


E con questo, sbatacchiando le alucce, vi saluto.


PS. 

Qui sotto trovate l’elenco completo delle specie osservate in queste due settimane (in ordine sistematico CISO COI 2020) con una valutazione asteriscata sulla difficoltà di contattarle in questo periodo (ed in questo anno in particolare): un asterisco per le specie non scontate, due asterischi per le specie scarse, rare, difficilmente contattabili e/o al limite del loro periodo di presenza in regione, tre asterischi (o due ed una parentesi) per le specie considerate sostanzialmente improbabili.

 

1. Quaglia **

2. Coturnice *

3. Fagiano comune

4. FRANCOLINO DI MONTE **

5. PERNICE BIANCA **

6. GALLO CEDRONE **

7. Fagiano di monte *

8. Cigno nero **

9. Cigno reale

10. Oca del Canada **

11. Oca selvatica

12. Oca lombardella **

13. Oca indiana *

14. Edredone

15. Smergo maggiore

16. Volpoca

17. Casarca **

18. Anatra mandarina **

19. Fistione turco *

20. Moriglione

21. Moretta

22. Marzaiola **

23. Mestolone

24. Canapiglia

25. Fischione

26. Germano reale

27. Codone *

28. Alzavola

29. Tuffetto

30. Svasso collorosso **

31. Svasso maggiore

32. Svasso piccolo

33. Fenicottero

34. Piccione domestico

35. Colombella *

36. Colombaccio

37. Tortora selvatica **

38. Tortora dal collare

39. Rondone maggiore *

40. Rondone pallido **

41. Cuculo **

42. Porciglione

43. Voltolino **

44. Gallinella d’acqua

45. Folaga

46. Cicogna bianca

47. Ibis sacro

48. Ibis eremita

49. IBIS SCARLATTO (o ROSSO) ***

50. Nitticora *

51. Sgarza ciuffetto **

52. Airone guardabuoi

53. Airone cenerino

54. Airone rosso *

55. Airone bianco maggiore

56. Garzetta

57. Marangone minore

58. Marangone dal ciuffo

59. Cormorano

60. Beccaccia di mare

61. Avocetta

62. Cavaliere d’Italia **

63. Pivieressa

64. Piviere dorato **

65. Corriere grosso

66. Corriere piccolo *

67. Fratino *

68. Pavoncella

69. Chiurlo maggiore

70. Pittima minore **

71. Pittima reale *

72. Voltapietre **

73. Piovanello maggiore *

74. Combattente

75. Piovanello comune

76. Gambecchio nano **

77. Piovanello tridattilo *

78. Piovanello pancianera

79. Gambecchio comune

80. Beccaccino

81. Piro piro piccolo

82. Piro piro culbianco

83. Totano moro

84. Pantana

85. Pettegola

86. Piro piro boschereccio

87. Gabbianello **

88. Gabbiano comune

89. Gabbiano corallino

90. Gabbiano reale

91. Fraticello **

92. Sterna maggiore **

93. Mignattino piombato **

94. Mignattino comune *

95. Sterna comune

96. Beccapesci

97. Labbo *

98. Barbagianni *

99. Civetta nana *

100. Civetta

101. CIVETTA CAPOGROSSO **(*)

102. Assiolo **

103. Gufo comune **

104. Allocco

105. ALLOCCO DEGLI URALI **

106. Gufo reale

107. Falco pescatore

108. Falco pecchiaiolo *

109. Biancone

110. Grifone

111. Aquila reale

112. Falco di palude

113. Albanella minore **

114. Sparviere

115. Astore *

116. Poiana

117. Gruccione *

118. Martin pescatore

119. Picchio cenerino

120. Picchio verde

121. Picchio nero

122. PICCHIO TRIDATTILO **

123. PICCHIO ROSSO MEZZANO **

124. Picchio rosso minore *

125. Picchio rosso maggiore

126. Gheppio

127. Falco cuculo **

128. Lodolaio

129. Falco pellegrino

130. Rigogolo **

131. Averla piccola

132. Gracchio alpino

133. Ghiandaia

134. Gazza

135. Nocciolaia

136. Taccola

137. Corvo imperiale

138. Cornacchia (grigia)

138 bis. Cornacchia nera

139. Cincia mora

140. Cincia dal ciuffo

141. Cincia bigia

142. Cincia alpestre

143. Cinciarella

144. Cinciallegra

145. Tottavilla

146. Allodola **

147. Cappellaccia

148. Beccamoschino

149. Canapino maggiore **

150. Forapaglie comune

151. Cannaiola verdognola *

152. Cannaiola comune *

153. Cannareccione *

154. FORAPAGLIE MACCHIETTATO **

155. Balestruccio

156. RONDINE ROSSICCIA **

157. Rondine

158. Rondine montana

159. Topino *

160. Luì verde

161. Luì grosso

162. Luì piccolo

163. Usignolo di fiume

164. Codibugnolo

165. Capinera

166. Beccafico

167. Bigiarella

168. Occhiocotto *

169. Sterpazzola *

170. Usignolo del Giappone *

171. Rampichino comune

172. Rampichino alpestre

173. Picchio muratore

174. Picchio muraiolo **

175. Scricciolo

176. Merlo acquaiolo

177. Storno

178. STORNO ROSEO ***

179. Tordela

180. Tordo bottaccio

181. Merlo

182. Cesena **

183. Merlo dal collare *

184. Pigliamosche

185. Pettirosso

186. PETTAZZURRO **

187. Usignolo *

188. Balia nera

189. Codirosso spazzacamino

190. Codirosso *

191. Passero solitario **

192. Stiaccino

193. Saltimpalo

194. Culbianco

195. Regolo

196. Fiorrancino

197. Sordone

198. Passera scopaiola

199. Passera oltremontana

200. Passera d’Italia

201. Passera mattugia

202. FRINGUELLO ALPINO **

203. Prispolone

204. Spioncello

205. Cutrettola

206. Ballerina gialla

207. Ballerina bianca

208. Fringuello

209. Frosone *

210. Ciuffolotto

211. Verdone

212. Fanello

213. Crociere *

214. Cardellino

215. Verzellino

216. Lucherino **

217. Strillozzo

218. Zigolo muciatto *

219. Zigolo nero

220. Zigolo giallo **

(221. Parrochetto sp. verosimilmente dal collare in RNR Valle Canal Novo (Ud))