lunedì 31 ottobre 2022

Resoconto Mensile Tringa - Ottobre 2022

 

Evaporato in una nuvola rossa. Ecco che fine ha fatto Ottobre. Lo sapeva bene De Andrè. Avremmo potuto ostinarci a cercarlo per giorni e giorni di fila, come fosse l’ultima possibilità per sentirci ancora vivi, per un’ora, un attimo, un respiro soltanto. Lui avrebbe continuato ugualmente a sfuggirci tra le dita, un filo di fiato alla volta, scivolando via impalpabile verso l’annientamento. E noi dietro di lui, come erratici viandanti in questa eterna, eterea ed invisibile migrazione, che silenziosa, silenziosissima, ci sfiora senza toccarci, come avesse il timore di pungersi irreparabilmente avvicinandosi troppo alla nostra scorza di ritrosi, immutabili, testardi ed imperturbabili ricci.

 

L'eleganza del Riccio

A noi in realtà davvero basterebbe occuparci un’ora al mese di lei, come fosse il nostro amico fragile, sempre più stremato, sempre più labile, sempre più inconsistente in questa sua trasparenza terrena.

https://www.youtube.com/watch?v=gxC57vPlOO0

Un’ora al mese, al massimo un giorno. Non chiediamo di più. Fermare i nostri pensieri, in un luogo qualunque, all’alba, sull’argine delle placide acque lagunari (di Marano), dove qualcuno (Atos Pastorini) il giorno prima ha fotografato un candido ed ignoto rapace. Lasciarci sorvolare da un sibilo malinconico di una PISPOLA GOLAROSSA, che apre il sipario alla rappresentazione, in un unico atto, di tutto il compendio che l’autunno può fornire. Ai nostri piedi iniziano a pascolare strane piccole creature dal petto arancio ed azzurro, che inizialmente si nascondono tra la vegetazione residua di una misera canaletta, dimenticata stranamente integra dall’avido decespugliatore ingaggiato per le grandi manovre di “pulizia tardo estiva”. Poi, incuriosite dalla nostra inettitudine, fanno capolino e si avvicinano, saltello dopo saltello, stelo dopo stelo, fino a sfidarci,  con il loro PETTAZZURRO contro luce. “Dai, prova a fare una foto che sia a fuoco”. E noi ci proviamo, nei limiti delle nostre possibilità.

 

Nascondino Pettazzurro

Nascondino Pettazzurro

Nascondino Pettazzurro

Nascondino Pettazzurro - Scena Finale

Se non fosse che, mentre scattiamo, un fruscio ci distrae, qualcosa si muove alle nostre spalle, in mezzo ai cespugli sull’argine. Un’altra creatura bizzarra striscia tra il groviglio di foglie, rami, spine. Mette alla prova la nostra capacità di individuarla tra i giochi di luce ed ombra. Poi, disarmata dalla nostra inadeguatezza cosmica, si espone come raramente pare faccia, forando le paglie e mettendo in mostra la sua picchiettata macchiettatura. A smentire la nomea di riservatezza tipica del FORAPAGLIE MACCHIETTATO.

 

Nascondino Forapaglie macchiettato

Nascondino Forapaglie macchiettato

Nascondino Forapaglie macchiettato

Non paghi tuttavia, restiamo immobili nella nostra stralunata attesa, tanto che uno schiocco, anzi, più d’uno, ci sorprende nuovamente. Il canneto oltre l’argine si anima in una strana invisibile danza di cannucce, che dondolano al ritmo degli squillanti vocalizzi. Ed una ad una compaiono queste testoline, alcune glabre, alcune baffute, a sporgersi dalla cima dei loro trespoli sottili. Un improvvisato concerto di BASETTINI svolazzanti su quel palco che un tempo non lontano fu la loro stabile dimora. E poi via, verso orizzonti sconosciuti.

 

Nascondino Basettino

Nascondino Basettino

Perché, l’abbiamo detto, la migrazione ci sfiora, in un istante, che dobbiamo essere pronti a cogliere e, per quanto possibile, documentare. Perché resti traccia di quello che, in questo strano giorno di questo strano mondo, stiamo vivendo in un rapido fluire del tempo. Non abbiamo ancora il coraggio di spostarci. Sentiamo una vibrazione nell’aria. Che sia soltanto l’eco della baffuta truppa? Forse. O forse no. Siamo usciti di casa con un pensiero. Quello di accogliere uno straniero in arrivo da terre lontane. Di dargli il benvenuto, a lui, FORESTIERO in queste lande. E su quegli alberi poco distanti alla nostra sinistra, quei due alberi solitari in mezzo alla nuda campagna, sulle fronde di quegli alberi piccole creature compaiono e scompaiono tra le foglie. Loro (LUI, LUI e LUI) sono PICCOLI, ma tra di loro si insinua un’ombra con il loro stesso identico umore ma la divisa di un altro colore. E noi, a differenza di Piero, cominceremo a sparare, a raffica, un fuoco amico di scatti senza vittime in mezzo alle foglie, con la speranza di inquadrare quell’ombra almeno una volta. E, casualità vuole, ci riusciamo davvero.

 

Nascondino Luì forestiero

Il LUI’ FORESTIERO che siamo usciti di casa con l’intenzione di accogliere ci è venuto incontro, ci ha trovato LUI’ (quasi) impreparati, con le mani che un pochino tremano. E allora lasciamo che il video racconti la sua canzone. Non riusciremo ad inquadrare i suoi movimenti, ma la sua voce resta nei solchi della nostra memoria e nel sottofondo delle traballanti riprese. Documentiamo la nostra incapacità, certo, ed allo stesso tempo la sua esistenza (un piccolo sforzo davvero, ma così sarà LUI’ a raccontarci la sua storia e non le nostre semplici e vuote parole).

 


Messe così di fila in poche righe, queste testimonianze potrebbero sembrarvi forzate e frutto della nostra fervida immaginazione. Eppure questa è l’esatta sequenza, in poche ore ed in pochi metri quadrati (controllate pure i dati delle foto), delle straordinarie apparizioni che l’inizio di ottobre in un unico giorno ci ha concesso. Che poi, come Paganini che non si ripete mai uguale, nei giorni immediatamente successivi lo stesso lembo di terra, disertato da questa incredibile congrega di passeriformi, ha regalato osservazioni di maggiore caratura, peso ed apertura alare. Prima un NIBBIO REALE a Renato, Luca e Marta e poi addirittura un’AQUILA ANATRAIA MAGGIORE a Bruno (Dentesani)!

 

Nibbio reale - Foto di Renato Castellani

Nibbio reale - Foto di Marta Trombetta

Aquila anatraia maggiore - Foto di Bruno Dentesani

Ma torniamo per un attimo al fatidico giorno in cui tutto si è compiuto. Allo stremo della nostra fantasia migratoria decidiamo infine di allontanarci da quella mistica porzione di terra per raggiungere, con la marea adeguata, il lato opposto della medesima laguna. Pochi chilometri in linea d’aria, molti limicoli a circondarci tra terra, acqua e cielo. In mezzo all’esercito delle migliaia di PIOVANELLI PANCIANERA, agli ordini dei PIOVANELLI MAGGIORI, andiamo alla ricerca di qualche mercenario intruso…

 

Piovanelli maggiori e pancianera - Foto di Paolo Utmar

E così, a distanza di anni, praticamente nello stesso sito in cui amava rintanarsi, lo strano passeggiatore della tundra dalle zampe arancio e dal becco ricurvo decide di mettersi a scodinzolare su un isolotto di residui di conchiglie al limite della percezione visiva e del riverbero. Bastano pochi istanti davvero per chiamarlo con il suo nome. Nella stessa inquadratura incontra prima una PANTANA, poi una PETTEGOLA. Per quanto racchiuda in sé i caratteri di entrambe, le sue dimensioni sono ridicole e non reggono il confronto. Ora si pone il problema tipico di queste occasioni. Dopo tutte le stramberie di passeriformi segnalate in mattinata, chi mai potrà credere a chi grida “PIRO PIRO DEL TEREK! PIRO PIRO DEL TEREK!” senza un briciolo di documentazione? E allora, ancora una volta, tocca sforzarsi oltre il limite delle umane possibilità e raccogliere le prove della sua comparsa. Perché non è un problema di “credibilità”, è un problema di mentalità (che è ora di cambiare). Le specie accidentali, rare, scarse, fuori periodo o fuori areale è giusto, corretto, opportuno e necessario che siano adeguatamente documentate, indipendentemente dall’osservatore. I nostri sensi sono ingannevoli. La nostra preparazione non è perfetta. Quante volte abbiamo preso cantonate pur fornendo documentazione? Figuriamoci tutte le volte che la documentazione non la forniamo perché la riteniamo superflua. Invece, ogni volta dovremmo avere il coraggio di metterci alla prova a costo di sbagliare. Con noi stessi prima di tutto. E poi con gli altri. Dare il buon esempio e documentare. Non dobbiamo mai ritenerci “arrivati ed infallibili”. Non lo siamo. Non lo siamo affatto. Più pensiamo di esserlo e meno lo siamo. Ed allora avanti, scattare! Non uno, non due, non tre. Decine e decine di scatti sperando di cogliere gli elementi utili affinché non solo i nostri occhi (soggettivi ed illusori) vedano quello che noi vogliamo vedere, ma anche occhi imparziali e diversi abbiano l’opportunità di verificare e, se necessario, di smentirci. Su, su, scattare, altro che perder tempo. E tra le decine di scatti qualcosa si riesce a vedere. Il colore delle zampe. La dimensione complessiva. La forma del becco.

 

Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi

Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi

Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi

Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi

Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi

Pixel misti con Piro piro del Terek

E poi, visto che la distanza tra noi e lui non si può ridurre, è il caso di iniziare a farsi degli strani film. Film in cui ci si augura che la creatura compaia come attore nelle riprese. E che riesca, su questo improvvisato palcoscenico, ad interpretare correttamente il suo ruolo. Di questi film che ci siamo fatti ve ne forniamo alcuni ai link qui sotto. Che poi, a dirla tutta, il sorriso più grande ce lo regalano Niccolò, Paolo e Chiara che il giorno dopo riescono a ritrovarlo. 

https://www.youtube.com/watch?v=8QUdBZkTWGQ

https://www.youtube.com/watch?v=96mv2cu8tDY

https://www.youtube.com/watch?v=uE1XEuftBk8


La migrazione ormai è così. Un giorno, un’ora, un istante, una frazione di secondo. Come la durata di uno degli scatti rubati al volo dei PIVIERI DORATI che passano accanto a Bruno (Delbianco) sempre sul margine della laguna ma stavolta più distante, tra Aquileia e Grado, in uno di quei punti magnetici che quest’anno pare volerci regalare sempre nuove sorprese. Perché, inaspettatamente (ad inizio ottobre!) tra quei PIVIERI DORATI se ne nascondono due TORTOLINI.

 

Alternanza di Pivieri dorati e Tortolini - Foto di Bruno Delbianco

Non abbiamo alternativa che farci trovare pronti, per quel breve brevissimo istante in cui quel briciolo che resta della migrazione ci sfiorerà abbastanza da vicino da permetterci di ammirarla. Come un minuscolo REGOLO che si riposa stremato sulla nostra mano, o un CODIROSSO SPAZZACAMINO che si ripara al calduccio in un improbabile nascondiglio.

 

La Regol"a" della mano destra


Codirosso spazzacamino versione 4x4 - Foto di Marta Trombetta


A proposito di avventure migratorie, si concluderà nelle prossime ore anche l’ennesima impresa di Fulvio (e Cristina e tutti gli altri) alle prese con le (sofferte ma a loro modo appaganti) vicende e catture del Progetto Alpi di Malga Confin. A tutti i partecipanti, che con dedizione si sono avvicendati lungo il pendio delle reti, ogni volta con speranza e coraggio, va il nostro più caldo abbraccio. Ed un paio di fresche magliette di Marta ai due interpreti principali.

 

C1, C2 e Transetto - Foto di Fabrizio Florit

Aspiranti al Pascolo - Foto di Fabrizio Florit

Cincia dal Ciuffo modello Tringa FVG - Disegno e foto di Marta Trombetta

Re di Quaglie modello Tringa FVG - Disegno e foto di Marta Trombetta

Perché in questo mese autunnale davvero non sappiamo più come abbigliarci. Con il caldo ed il sole, alcune creature si appisolano smarrite dimenticandosi di partire. Non si spiegherebbe altrimenti il SUCCIACAPRE fotografato da Silvano a metà ottobre in RNR Foce Isonzo (Go).

 

Succiacapre pigrone ed autunnale - Foto di Silvano Candotto

Il MERLO DAL COLLARE si sofferma perplesso sul suo spoglio ramo e si interroga sulla direzione da prendere, incerto sul fatto di proseguire il suo viaggio o di attardarsi a banchettare con le abbondanti bacche disdegnate dai (sempre meno) residenti.

 

Merlo dal collare - Foto di Marta Trombetta

Che poi, gli ospiti del freddo nord cominciano, con le loro tempistiche e talora in anticipo, a comparire. Le OCHE LOMBARDELLE e le STROLAGHE MEZZANE paiono pesci fuor d’acqua in questa calura.

 

Oche lombardelle e selvatiche accavallate - Foto di Silvano Candotto

Strolaghe mezzane - Foto di Giosuè Cuccurullo

Pesci fuor d’acqua, o meglio Tartarughe marine spaesate e malandate, che attirano la curiosità dei famelici GABBIANI REALI.

 

Gabbiani reali all'arrembaggio della Tartaruga - Foto di Paolo Utmar

Come dare torto in tutto questo ai RONDONI PALLIDI che se ne approfittano per colonizzare nuovi territori? E così il puntuale Paolo (Zonta), su imbeccata dei parenti stretti, ci rivela i loro nascondigli (senza il minimo disturbo per i giovani all’interno del nido) in quella Monfalcone che fino ad ora non era inclusa tra le località a noi note per la loro presenza.

 

Il Rondone pallido ... - Foto di Paolo Zonta

... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta

... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta

... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta

... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta

E sempre lui, il nostro Paolo, ci regala un paio di video degli ospiti visitatori del suo stagno segreto. E ci permette di proporvi un quiz. All’inizio di uno dei due video (quello con STIACCINO, LUI’ PICCOLO e SALTIMPALO) si percepiscono dei vocalizzi. Sospettiamo che si tratti di una creatura chimerica generata dalla fusione tra un Fringuello ed un Piviere Tortolino, ma chiediamo agli esperti fonici di rivelarci a chi appartengano. Attendiamo impazienti le vostre risposte.

 



Nel frattempo vi proponiamo anche un FOTOQUIZ definitivo. Cosa stanno osservando le bizzarre creature inquadrate nello scatto qui sotto? Suvvia, mettetevi in gioco e sbilanciatevi (prima che la risposta compaia nel prossimo vacanziero resoconto… distante litri e litri di corallo, per raggiungere un posto che si chiamasse… Arrivederci)

 

FOTOQUIZ!