"Che i Guardiani della Notte veglino sul Sonno della nostra Ragione e Settembre ci restituisca un'Alba seppure pallida di un'Anima ancora viva ed entusiasta..."
Ieri sera ci eravamo lasciati così, confidando nell'Alba di Settembre, vegliata dai Guardiani della Notte. Però non siamo stati del tutto onesti. Sapevamo che la prima alba di settembre ci avrebbe riscoperti particolarmente pigroni e indolenti, con la consapevolezza tuttavia che lo spirito Tringa si sarebbe risvegliato sorprendentemente nel primo pomeriggio, con uno squadrone degno delle migliori imprese, formato da due Zamò ed un Pulotto e con il miraggio potenziale di un Paolo (Utmar), ma con le pesanti assenze di un Fabio reduce nella giornata di ieri dal suo interminabile esilio ungherese, di uno Skody alle prese con le incombenze familiari sulla spiaggia di Grado e con il resto della truppa disperso su tutto il territorio. Comunque, una Dacia Sandero si sta poco a riempirla, destinazione RNR Foce Isonzo (Go). Tenete conto che la mia ultima comparsa in tale sito risale al 24 agosto 2018, oltre un anno fa (anche se testimoni affidabili si rammentano di una mia trasferta a febbraio 2019... ah, la mia vecchiaia!), in compagnia del sopracitato Fabio e di alcuni Gambecchi frullini... A conferma della mia leggendaria ritrosia ad allontanarmi dai confini provinciali. Ma la Stagione Calda è finita, posso prendermi anch'io una pausa ogni tanto...
Paolo ci attende all'ingresso della RNR Foce Isonzo, dice che oggi vuole imparare con noi qualcosa di nuovo. Mi sembra un buon proposito. Gabriele si lamenta già da ore del mal di testa che sta per prendere il sopravvento su di lui. Finge di non avere portato il binocolo. Ci avvisa che non sarà in grado di riconoscere nessuna specie. Tommaso intanto nel frattempo, inosservato da tutti, infila un Lifer in tasca, uno di quelli fatti di plastica, di origine aliena, una CASARCA che richiama agguerrita tra OCHE INDIANE, Selvatiche ed ibridi tra le due... Fuori dal Bar Pettirosso c'è Max che si intrattiene con un ospite straniero, evitiamo di disturbarli con le nostre amenità e proseguiamo spavaldi, intercalando facezie alle ripetute tappe lungo il percorso, verso l'osservatorio "Ignazio Zanutto" (fu Marinetta). Qui, mentre un cialtrone, uno Zamò e un Pulotto sono ancora alle prese con la sistemazione dei cavalletti, Gabriele e Paolo hanno già preso possesso della panca davanti alla finestra aperta e le prime frasi che le orecchie di noi ritardatari percepiscono sono, nell'ordine: G. "Che roba è quella lì?" P. "Un bosc." G. "No, dico quella lì sotto, che bestia è che non capisco" P. "Quella vicino? Sarà un pettorale". Al che uno di noi interviene, binocolo e cannocchiale a controllare gli spropositi dei due compagni di merende. E, per la miseria, hanno ragione loro. PIOVANELLO PETTORALE, la prima bestia inquadrata, la più vicina sotto l'osservatorio.
Queste sono le prime foto scattate.
Riesco anche a scattargli una delle mie foto preferite.
Prima che, ovviamente, l'animale si rintani dietro la vegetazione. Sono sufficienti a determinarlo? Siamo davvero sicuri che sia un PIOVANELLO PETTORALE? In realtà, anche sì. Ad ogni modo poco dopo ricompare e si posiziona nel posto più comodo per essere osservato e fotografato, esattamente dietro l'unico stelo sporgente presente sull'isolotto di fronte a lui, quando non è intento a posizionarsi in posture degne del miglior Birding Contest...
Riesco anche a scattargli una delle mie foto preferite.
Da qui in poi ci rendiamo conto che l'animale, da subito soprannominato "Abudefduf" (chiedere a Domen per approfondimenti), mostrava un difetto o un trauma alla guancia destra, neanche si fosse rimpinzato come un criceto. La solita mancanza di rispetto prettamente nostrana nei confronti di una piccola creatura che si è fatta chissà quante migliaia di chilometri in volo strapazzato da chissà quale tormenta atmosferica (sempre che non compaia qualcuno dal vicinato a reclamarne il possesso, alieno pure lui...). Chiamiamo Max, prima che Abudefduf scompaia sotto al nostro naso, in modo che anche lui e il suo ospite straniero possano osservarlo.
Ci resta il tempo per qualche altro scatto, a lui e alla sua guancia, giusto per essere sicuri che non si tratti di qualche altra improbabile specie, sai mai tu, un Piovanello siberiano... (o un Limnodromo pettorossiccio che inserisco per errore su Ubird...) Ad ogni modo, ad un certo punto emette anche un vocalizzo, un verso simile a quelli dei piovanelli comuni che per tutto il pomeriggio risuonano nell'aria, ma con una tonalità più bassa e rauca, che corrisponde esattamente a quello che ci aspetteremmo da un Abudefduf come lui.
Ci sarebbero anche altri video, alcuni decisamente compromettenti per il frasario e l'intercalare di sottofondo, ma sono troppo pesanti, proverò a ritagliarli e caricarli nei prossimi giorni.
Il contorno è popolato almeno da un'ottantina di altre specie, inclusi un PIOVANELLO MAGGIORE, una PITTIMA REALE, un MIGNATTINO ALIBIANCHE e varie altre apparizioni, ma non riusciamo a stanare il vero obiettivo della giornata, la Schiribilla. Altro che PIOVANELLO PETTORALE. Tzè. Allora Gabriele simula un attacco di emicrania incontenibile che durerà un paio d'ore, Paolo se ne torna avvilito verso casa, e i tre superstiti si dannano l'anima per non cedere alle tentazioni (di sacrificare il quarto membro della truppa alle divinità della Palude).
Foto di Pulotto |
Prima del tramonto tutto torna alla normalità. Lo spirito gioviale Tringa prevale sull'alienità. Buonanotte Abudefduf, e grazie, anche se sei un Calidris e non un Tringa, ora ce ne torniamo a casa. Grazie a Gabriele e Paolo, a Pulotto e Tommaso, e a tutti quelli che ci hanno accompagnato e continueranno ad accompagnarci in queste avventure.
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