Al termine di questi mesi
trascorsi a soppesare ogni singolo istante, tra timori, perplessità,
frustrazioni, distanziamento e clandestinità, mi piacerebbe davvero che
riuscissimo a conservare il dono prezioso che abbiamo ricevuto. La
consapevolezza. La consapevolezza di una libertà rinnovata. La consapevolezza
del suo intimo valore. Di poter fare tutto, avere tutto, vivere tutto, essere
tutto e dappertutto, ma di non doverlo necessariamente fare. Anzi. Di accettare
i nostri limiti evitando consapevolmente di farlo. Di valorizzare il miracolo
della vita che ci rende testimoni del presente, senza bruciarlo. Lasciando che
le sorprese compaiano lungo il Filo che siamo destinati a percorrere, senza
quell’ostinata fretta che ormai quotidianamente ci assilla. E ci costringerebbe
necessariamente ad investirle, queste sorprese che regolarmente compaiono sul
nostro percorso.
L’ho chiamata consapevolezza, ma
potremmo darle un altro nome. Resilienza. Che per definizione è proprio la
capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di
difficoltà. Ma che se devo dirvela tutta, a me fa venire in mente alcune
ostinate creature che sopravvivono nonostante tutto con minuscole popolazioni
in territori angusti strappati alla nostra volontà distruttiva. Minuscole
popolazioni di minuscole e graziose creature. Magari con una lunga coda. E
degli strani orpelli a forma di baffo.
Questi meravigliosi BASETTINI per
esempio, che ogni anno resistono nella loro roccaforte in RNR Foce Stella (Ud).
In pochi, pochissimi esemplari. Ed ogni volta che compaiono, un giorno solo
magari durante tutto l’arco della Stagione Calda, riescono a scaldarvi il
cuore. Sempre che ce lo abbiate ancora, nascosto da qualche parte. Perché
resistono, stoicamente. E da loro possiamo solo imparare.
Un po’ come dalla
Stagione Calda, da cui è tratta la pagina qui sopra (e le successive) e che trovate presentata cliccando qui. Stagione
Calda che potete scaricare a questi link in versione leggera (adatta al
telefono) o in versione pesante (da apprezzare al pc). Stagione Calda che è
frutto di un lavoro di squadra (con un paio di elementi che si meritano davvero
una citazione particolare) in cui ogni pagina cerca di essere una storia
diversa dalle altre, dalle mappe elaborate con dati originali raccolti tra il
2016 e il 2019, differenziate tra nidificanti e presenze estive, alla fenologia
realizzata in decadi (un esperimento intanto, che col tempo verrà affinato),
dai testi mirati (che includono spesso dei suggerimenti puntuali sui rischi
nella determinazione delle singole specie) ai piccoli capolavori disegnati
negli angoli in basso di ogni facciata. Alle foto che per scelta non ritraggono
quei nidi tanto amati dalla pregressa letteratura. Un’opera impegnativa,
gratuita e fruibile a tutti, che ha cercato di essere, per quanto possibile,
contemporanea. E che proprio in questo testimonia la difficoltà di esserlo.
Perché anche da un anno all’altro i cambiamenti possono essere notevoli,
portando specie nuove (la nuova Stagione Calda 2020 in corso ne annovera
al momento già altre 6, oltre alle novità da apportare nei testi già trattati,
incluso un nucleo di STERPAZZOLE in canto a 1600m) o costringendo gli
esploratori a ritrattare le proprie conclusioni. Talvolta in meglio. Come nel
caso del CALANDRO. Altra specie resiliente, alla stregua del BASETTINO, che
tuttavia negli ultimi anni aveva lanciato allarmanti segnali. Anzi, non ne
aveva lanciati affatto, dando la sensazione di essere scomparsa dal territorio
della (fu) provincia di Udine.
Immaginatevi dunque la sorpresa, a pochi giorni
dalla pubblicazione della Stagione Calda, di trovarselo tra i piedi a metà mese
in quel medesimo territorio scelto da tempo come dimora, apparentemente
disertato in precedenza e nuovamente conquistato.
Un segnale. L’ennesimo. Di
quella consapevolezza che dovremmo ormai aver acquisito. Di non essere
onniscienti. Di non poterlo essere. Di non volerlo essere. Di non volervi
illudere di esserlo. Per continuare a lascarci sorprendere. Noi per primi. Con
l’umiltà che la nostra conoscenza è labile e parziale. E proprio per questo può
crescere soltanto se condivisa. In tempo reale. Con le esperienze di tutti.
Così forse anche sulla COLOMBELLA avremmo acquisito in anticipo informazioni
importanti. Ad essere temerari, evitando di assecondare ingenuamente il
pensiero autoritario convenzionale, forse già nel 2013 avremmo potuto imparare
qualcosa da lei.
Ma ci accontentiamo di sorprenderci ancora, ogni volta che la incontriamo in siti nuovi.
Per non parlare dei folletti alieni, quegli USIGNOLI
DEL GIAPPONE di cui per anni abbiamo voluto ignorare la presenza (a dispetto di
quanto già ai tempi “gli allevatori” più disinibiti avrebbero potuto raccontare)
e che ora si manifestano più o meno ovunque gli sia stato concesso uno spazio
adatto, con le mappe nuovamente da aggiornare.
Una piccola invasione aliena. Apparentemente meno cruenta di altre, ma pur sempre aliena.
Che poi, per fortuna, qualche
invasione pacifica e nostrana in questo mese ce la siamo goduta. A partire da
quella plateale invasione che si è sostituita al giro d’Italia, con tutti gli
STORNI ad indossare dei completini ROSEI da leader
della corsa.
Niente di strano a fine maggio, ma trovarseli tra i piedi ancora numerosi nella seconda decade di giugno ha fatto nascere qualche sospetto sulle loro intenzioni.
A gigioneggarsi in mezzo a nugoli di centinaia di storni, infilandosi in comignoli, sotto le tegole e in vari anfratti disponibili. Per poi volatilizzarsi da un giorno all’altro, senza lasciare traccia. O forse solo abilmente rintanati in qualche pertugio attualmente ignoto…
Proseguendo poi in ordine di taglia con i
MIGNATTINI COMUNI, a centinaia in laguna, che si sbilanciano a raggiungere siti
insoliti nell’entroterra, fino al Lago di Cavazzo, in compagnia dei CAVALIERI D’ITALIA...
... alcuni in abito “parzialmente invernale” ambiguo e promiscuo, col rischio elevato di confonderli con qualche altra specie.
Passando poi alle STERNE ZAMPENERE, pronte ad
invadere la laguna, in stormi inauditi. Per quanto una trentina di individui
possa apparire inaudita in questo caso.
Arrivando alle CICOGNE NERE, mai
come quest’anno vagabonde sul territorio, con immaturi sprovveduti (uno in
particolare) che compaiono nei giardini, nelle piazze, a passeggio nei vicoli
delle più disparate località collinari e pedemontane.
Foto di Marta Trombetta |
Destando lo stupore delle popolazioni locali, sia umane che rapacesche. Non posso mostrarvi il video con il tentato attacco sulla CICOGNA NERA da parte dell’AQUILA REALE perché non ho avuto il tempismo di immortalarlo. Dovrete accontentarvi della testimonianza dei singoli protagonisti in separata sede.
A proposito di CICOGNE che compaiono nei giardini e sull'uscio di casa, state allerta, perché alcune di queste potrebbero portarvi una GAIA sorpresa, come quella ricevuta a metà mese da Mat Giraldi!
Foto di Mat Giraldi |
Infine si giunge all’orda di SULE
che indomita assedia la RNR Foce
Isonzo (Go), arrivando a conteggiare almeno 11 esemplari a fine mese (con
Silvano a fare loro da scorta).
Foto di Matteo De Luca |
Foto di Matteo De Luca |
Foto di Matteo De Luca |
Foto di Matteo De Luca |
Ci sarebbe poi un’altra invasione
particolarmente interessante. Quella delle GHIANDAIE MARINE che giorno dopo
giorno sembrano insediarsi nelle più svariate località. Spesso con intenzioni
serie. E qui sono costretto a torturarmi con un amletico dubbio. Mostrarvi la
foto di uno di questi esemplari scattata dall’auto temporaneamente parcheggiata
al bordo di una strada trafficata alla periferia di Udine, eludendo il
regolamento che altrove si propone di limitare il tormento fotografico a queste
e ad altre meravigliose creature alate che colorano la nostra estate, oppure
rinunciare a condividere una delle poche immagini decenti che sono riuscito a
scattare a questa specie. So che solo per questo motivo vorreste a tutti i
costi vederla. Ero tentato di caricarla comunque su un link privato. In effetti
se andate a pagina 15 di questo sito una foto la trovate, svincolata da qualsiasi
contesto ambientale riconoscibile, libera di volare nell’azzurro che valorizza
i suoi colori. Ma la foto non è mia, come facilmente capirete. Dunque, potremmo
fare così. Avete tempo una settimana per esprimere nei commenti il vostro
consenso o dissenso alla pubblicazione della foto. A seconda dell’esito sarete
costretti a tenervi la vostra curiosità o a restare immancabilmente delusi. Nel
frattempo accontentatevi di quella di un altro gradito invasore di giugno, il
microscopico e, lui pure, resiliente BECCAMOSCHINO.
Vi saluto con delle immagini
crude, cruente e vietate ai minori, il fotoromanzo scandalo dell’estate,
realizzato dal nostro PiZonta a inizio giugno al lago di Cavazzo (Ud). La
dinamica non ci è molto chiara, lasciando estrema libertà alla nostra perversa
immaginazione. A voi la fantasia di raccontarci questa strana storia, dal giovinastro che precipita a tutto ciò che ne consegue...
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |
Foto di PiZonta |