martedì 8 ottobre 2019

FerMagosto a Ventotene (che n'Estate d'a Migrazione?)

 
 
 
Cosa vi aspettate che vi racconti? Davvero, non ditemi che non lo sapete, la storia è sempre quella, non cambia, la conoscete già. Esistono forze superiori, dispettose ed indomabili, che si ostinano ad elaborare ostacoli bizzarri lungo ogni mio ipotetico tentativo di fuga. Entità in grado di eludere qualsiasi stratagemma depistante, qualsiasi strategia clandestina, qualsiasi preventivo improbabile camuffamento.
 
 
Lanciano segnali, a volte crudeli, a volte labili. Ed il significato è sempre lo stesso. "Lascia perdere!". Partiamo dall'inizio? Anzi, quasi non partiamo. Perché, mentre dall'isola giungono notizie inquietanti, con gli occhi rassegnati degli esploratori in avanguardia che si alzano ineluttabilmente al cielo, 
 
 
il treno intercity notte Udine - Roma Termini delle 20.44 del 27 settembre resta bloccato a Gorizia per un paio d'ore "per accertamenti della polizia giudiziaria su un evento cruento verificatosi nel pomeriggio nei pressi della Stazione Ferroviaria di San Giovanni al Natisone".
 
Quanti treni prendo in un anno? Vediamo, per quest'anno potrebbe essere il primo? Tanto la mia memoria è fallace, gli altri potrei averli dimenticati per strada. Mentre il ritardo gradualmente si accumula, un pensiero nella testa prende forma. "Torna a casa". Gli addetti Trenitalia percepiscono lo sconforto nel mio sguardo e mi assistono come possono, peccato che nulla del loro dono, a parte l'acqua, sia per me di sollievo.
 
 
Ad ogni modo, 110 minuti di ritardo per il primo viaggio in treno del 2019.
 
 
Come avvertimento direi che sono l'ideale. Ma faccio finta di niente, e mi accuccio per la notte. 
 
 
Esasperate dalla mia impenitenza, le entità si dileguano e il treno recupera gradualmente il ritardo, tanto che piomba inaspettatamente al capolinea addirittura in anticipo sul preventivo, rendendo banale l'accesso puntuale alla banchina d'imbarco di Formia. Ecco, parliamone, la nave. Con le dovute precauzioni farmaceutiche, viste le mie potenzialità evasive sensibili alla destabilizzazione marina, la traversata è l'occasione imperdibile per gustarsi il crogiuolo di pelagici che ondeggianti si lasciano trasportare dalla scia lungo tutto il tragitto. Sempre che non ti capiti quella chiusa, di nave. Non l'aliscafo. Proprio la nave senza accesso esterno al ponte. E con le vetrate scandite da rigagnoli di acqua marina. E tanti saluti agli ospiti del mare. Indomiti, proseguiamo. Con l'isola che appare dietro uno schermo translucido che a tratti sembra celare delle ingannevoli sbarre... le intravedete anche voi in alto, sulla sinistra?
 
 
Un presagio. Perché mentre poso piede sulla terra isolana due persone si avvicinano leste ad accogliermi, una, sorridente, è Liana, l'altro, severo, è il comandante dei carabinieri che mi domanda i documenti. Buongiorno Ventotene! Marco e Andrea si uniscono a Liana e mi rapiscono a forza dal mio destino di recluso. Se non fosse che il dramma è già in scena. Il tempo si è fermato. Non quello delle lancette, quello del clima. Un sole feroce. Trenta gradi. Quaranta forse. Non una nuvola in cielo. In una parola, FerMagosto. Che speranza abbiamo di ritrovarci immersi in un nugolo di temerari migratori autunnali diretti verso i propizi e ristoratori territori del sud? Ditemelo voi. In mezzo ai bagnanti al massimo potete trovarci a mollo un intruso, confidente, in cerca di cibarie residue.
 
 
Null'altro, o quasi. Oh milanesi, vi invoco, mi siate testimoni! Anche i guardiani del Museo della Migrazione sono temporaneamente fuggiti dall'isola, torneranno a inizio ottobre, a sciogliere le redini dell'eterno viaggio. Nel frattempo non ci resta che inventarci alternativi passatempi. Le scelte per altro sono varie. Possiamo giocare a "Sfuoca la Farfalla"
 
 
 
oppure a "Un, due, tre, lucertola!".
 
 
 
 
 
Per quelli poi un pochino più preparati e predisposti abbiamo anche "Stabilizza l'elicottero" 
 
 
 
e "Cattura i mostri".
 
 
E tutto il mio addestramento ornitico si frantuma e svanisce nell'unico gioco in cui rischio di continuare a vincere. Il gioco del silenzio. Allora ci costringiamo, solerti, a trovarne uno nuovo. Che nuovo non è. Anzi. Credo sia davvero diffuso in molti settori, in buona fede e non. E causa dipendenza, inguaribile, in alcuni. Si chiama "Inventa la specie". Consiste nel soffermarsi sulle uniche bestie presenti e trasformarle in qualcos'altro. Di più raro, ovviamente. Ci tentiamo anche noi, ma non siamo abbastanza allenati. Con un FALCO PECCHIAIOLO che compare all'improvviso sopra la nostra testa. Ci eravamo appena goduti il transito di tre rapaci, SPARVIERE, FALCO PELLEGRINO e ASTORE, uno sopra l'altro, anzi, due sotto e uno, il più grande, sopra, comunque più grande, ad alleviarci per questa volta in modo meno drammatico l'eterno dubbio che pervade il gioco "Indovina l'accipitride" (E non vi dico quante vite con lo SMERIGLIO, intercettato cinque volte e lasciato in sospeso prima di poterlo osservare adeguatamente, durante un accanito inseguimento alla prescelta rondine, scampata per uno svolazzo di piume). Insomma, il Falco pecchiaiolo dicevamo. Ve lo confesso subito, pensavamo fosse una Poiana, per altro con un groppone da Albanella.
 
 
E non ci sarebbe venuto nemmeno in mente di cercare specie alternative se guardando le foto non avessimo notato il disegno della coda, tanto per cominciare.
 
 
Ma ormai ho la guida sottomano e controllo anche il resto. Tipo quel contrasto tra sotto ala e macchia carpale che non si nota. Tipo nella versione "orientale" del nostro pernis.
 
 
E quelle dita... quante sono? Cinque. No, sei. O almeno, in questa ala, in questa foto, io ne conto sei. Ma se ne conto sei...
 
 
E avanti così. Con tutti i caratteri. Poi però il gioco finisce. E scopriamo che per "Inventa la specie" non siamo davvero portati. Perché per quanto ingannevoli siano questi immaturi di FALCO PECCHIAIOLO, restano nostrani. Che l'orientale è tutta un'altra bestia.
 
 
Ma visto ormai che sono in argomento proseguo su questo. Con un altro individuo della stessa specie. Ora, ditemi voi, guardando queste immagini sfuocate (e sparacchiate, forse come lui?) se a distanza non lo scambiereste per un'Aquila di Mare (dalla testa bianca).
 


 
Solo per dire che gli animali ci ingannano di loro. O meglio, che la nostra visione e i nostri sensi sono estremamente ingannevoli. E così sarà sempre. Come quella storia del bianco sulle timoniere esterne delle BALIE NERE in autunno. Da sfatare una volta per tutte. Restando fermi ad ascoltare il verso che fanno. E poi andarsene sorridendo. Altro che storie. E punto.
 

 
 
Volete un altro esempio? In questa versione il gioco si chiama "Mannaggia alla Sterpina". Quando ti capita di fotografarne una, non dico a fuoco, ma per lo meno in modo visibile. E i caratteri che mostra quasi quasi ti fanno davvero pensare a qualcosa di più Bigio.
 



 
E nemmeno con la guida olandese riesci a discriminare tra le due specie rimaste, quella reale e quella immaginaria, se non fosse per quello scarso contrasto tra il colore del capo e il concolore resto del corpo. E per stavolta chiedi l'aiuto del pubblico (o meglio la telefonata a casa) e ringraziando OJ ti rincuori sul fatto che "Mannaggia alla Sterpina" è un altro dei giochi che continuerà a vederti tra gli sconfitti. Perché anche se sei a Ventotene, spararle grosse non significa che siano vere.
 
In tutto questo, siamo ancora sull'isola, a interrogarci sul nostro destino. Qualcuno non resiste allo sconforto e tenta di "attraversare litri e litri di corallo per raggiungere un posto chiamato 'Arrivederci'" (Cit. De Andrè).
 
 
 
Ma poi rinsavisce, si sistema il cappello, saluta
 

 
e viene trascinato, con lo sguardo affranto, via dall'opportuno traghettatore.
 
 
Sulla nave aperta questa volta.
 
 
Abbandonando il reduce alle grinfie dei suoi tormentatori.
 
 

 
Non mi resta che percorrere i giorni e le notti, alla ricerca di indizi e frammenti di vita, immagini rubate ed illusioni.
 






 
Dei rapaci abbiamo già parlato, con un lieve transito migratorio alternato di FALCHI DI PALUDE e PECCHIAIOLI, quasi tutti immaturi,
 


 
ad alternarsi tra i battibecchi tra GHEPPI e FALCHI PELLEGRINI.
 
 
Tra l'altro, in assenza di prede, anche loro si sono dati al Veganesimo. Avete mai visto un FALCO PELLEGRINO Vegano? Anzi, AgaVegano.
 
 
Mancherebbe da nominare il FALCO PESCATORE che, una mattina, passa silenzioso e timido diretto verso sud, concedendosi per almeno una decina di secondi addirittura prima di scomparire dietro un angolo celeste. Una parola sugli ardeidi, che si mettono di impegno a presenziare in singoli esemplari, dall'AIRONE CENERINO al BIANCO MAGGIORE, dalla GARZETTA all'AIRONE GUARDABUOI sul medesimo scoglio posati a salutarmi il giorno della partenza,
 
 
alla SGARZA CIUFFETTO
 
 
che se pensate sia sfuocata in questa immagine vi sfido a ritrovarla in questa (per darvi un'idea di quando rintanata fosse).
 
 
Solo le NITTICORE si concedono temporaneamente al gioco "Conta lo stormo". 25, solo per fare cifra tonda.
 
 
Un CORMORANO qui,
 
 
un MARANGONE DAL CIUFFO là,
 
 
e le bestie grosse sono finite. Siamo quasi pronti per passare ai grandi assenti, i passeriformi. Ma prima una storia truce (a lieto fine?). Le immagini che state per vedere sono forti. Potrebbero risultarvi sgradite. E' la storia di un ospite dell'isola. Un Viaggiatore. Per la precisione un PICCIONE VIAGGIATORE, con tanto di anello e fascetta. E con tanto di ferita al petto. Un strale forse. O un grande dolore. O un artiglio di un pellegrino? Lo vedete il sangue che sgorga dal suo cuore?
 

 
Vi avevo avvisato che le immagini sarebbero state cruente... Eppure. Eppure non dovete temere. I vostri timori sono infondati. L'alba del giorno dopo lo vedrò vincitore, invitto e sopravvissuto alla notte. Pronto per un'altra missione impossibile.
 
 
Ok, chiuso il siparietto trash. Torniamo a noi. I passeriformi. I PASSERI D'ITALIA intanto.
 
 
Puoi anche prenderti il tempo per osservarli tutti. E ce ne sono tanti. Almeno loro. E nessuno mostra realmente caratteri da Passera sarda. Quasi a confermare che quelli che ogni tanto compaiono temporaneamente sull'isola, in periodo di migro, siano realmente Passeri sardi e non fenotipici alternativi, provenienti dall'ignoto ed ad esso ridiretti. O almeno, io la vedo così, per quel poco che vale il mio pensiero. Restiamo sui passeri allora. Ma non tanto sul loro aspetto, quanto sul loro verso. Quel verso da Passero emesso da quel robusto Anthus che ti sorvola mentre passeggi lungo la parata grande e che ti coglie impreparato tanto che tra l'osservarlo accuratamente a binocolo, fotografarlo o registrarlo riesci inevitabilmente a non fare assolutamente nulla. E l'unico scatto che realizzi è quello di un puntino in mezzo ad una nuvola. Se ingrandite la foto il puntino c'è davvero.
 
 
Ma, sempre per quel gioco "Inventa la specie" a cui non vinco (e non voglio vincere) mai, per quanto calandro e maggiore fosse, resterà, cercato invano per ore, "Anthus indet.". Alla faccia dell'unico CALANDRO davvero presente sull'isola, ma partito il giorno precedente.
 

 
Il resto, per quanto io insista, esplori, percorra sentieri dimenticati, scruti in silenzio cespugli osservato perplesso da CONIGLI di origine poco ambigua,
 
 
 
mi soffermi a giocare ad "Ipnotizza il Biacco",
 
 
anche quelli che mi piovono tra i piedi cadendo dai muretti lungo la strada, tutto quanto è silenzio, desolazione, attesa disarmante. Provo ad inventarmi nuovi giochi nel vento. "Ferma la CUTRETTOLA".
 
 
 
"Dondola con il PIRO PIRO PICCOLO".
 

 
Ma sono solo istanti fugaci. Anche le CAPINERE si affacciano perplesse a domandarsi cosa stia succedendo.
 
 
I CULBIANCHI (quattro al massimo, mica di più), si soffermano arrendevoli sulle staccionate, neanche fossero i binari morti del loro ultimo treno. 
 

 
 
Il PIGLIAMOSCHE addirittura canta! Certo, dovete mettere il volume al massimo per percepire il suo terrificante richiamo.
 

 
 
E il PASSERO SOLITARIO si impensierisce, più degli altri, gorgheggia appena scrutando l'orizzonte, e fugge. Intimorito.

  

Perché quell'orizzonte è in bilico, davvero. Potrebbe non esistere più. Tramortito dalla furia degli elementi. Di Aria e Vento. Dite di no? Allora queste immagini sono tutte per voi.
 






 
 
 
 
 
Per darvi un'idea di come l'isola si appresti ad affrontare la mia partenza. E io devo anticipare le sue mosse. Perché il mio aliscafo non partirà. Sacrifico un giorno sull'isola per essere sicuro di ritornare sulla Terra. Questa la minaccia meteo prevista per il mio rientro. Un accanimento di Onde e Raffiche proprio nelle ore del mio transito tirrenico.
 
 
Ma una cosa è giusto dirla. L'isola è magnanima. E per un giorno almeno si rivela benefica. Il Museo della Migrazione e le sue intrappolanti trame donano alla mia persistenza alcuni graditi omaggi (con un grazie a Sara per l'ospitalità e a Sofia per le catture mirate). Tutto in un giorno, prima che io parta. Dal PETTAZZURRO al LUI' FORESTIERO.
 



 
Passando per una eterogenea combriccola, per arrivare fino al PORCIGLIONE e al SUCCIACAPRE.
 


 
E con questa delicata e piumosa avventura della "Compagnia degli Anelli", alcuni in mano ed altri già liberi altrove, si conclude anche il mio viaggio.
 




 
Con un GABBIANO CORSO che scompare anzitempo nel cielo e nel ricordo, un indeterminato cetaceo che si nasconde tra le onde,
 
 
e lo sguardo perplesso dei GABBIANI REALI che per l'ennesima volta si interrogano sulle mie vane peripezie.
 




Torno a casa, lasciando all'Isola, irrisolto, il mistero della Migrazione.

Lasciando ad altri viaggiatori il destino di svelarlo. Ma concedendomi la possibilità, prossimamente di avventurarmi altrove, in questa ininterrotta ricerca della Vita oltre l'inconsistenza umana...
 


Qui sotto, le specie (quasi tutte in numeri esigui) osservate sull'isola e dal traghetto. Fuori quota quelle di Formia. Un abbraccio a tutti. Alla prossima avventura.
 
1. Berta maggiore
2. Berta minore
3. Cormorano
4. Marangone dal ciuffo
5. Nitticora
6. Sgarza ciuffetto
7. Airone guardabuoi
8. Garzetta
9. Airone bianco maggiore
10. Airone cenerino
11. Falco pecchiaiolo
12. Falco di palude
13. Astore
14. Sparviere
Poiana
15. FALCO PESCATORE
16. Gheppio
17. Smeriglio
18. Falco pellegrino
19. Porciglione
20. Piro piro piccolo
21. Gabbiano corallino
22. Gabbiano comune
23. GABBIANO CORSO
24. Gabbiano reale
25. Piccione domestico
Colombaccio
26. Tortora dal collare
(Barbagianni)
27. SUCCIACAPRE
28. Martin pescatore
29. Allodola
30. Topino
31. Balestruccio
32. Rondine
(Antus indet. vs CALANDRO MAGGIORE)
33. Calandro
34. Prispolone
35. Cutrettola
36. Ballerina gialla
37. Ballerina bianca
38. Pettirosso
39. PETTAZZURRO
40. Codirosso spazzacamino
41. Codirosso comune
42. Stiaccino
43. Saltimpalo
44. Culbianco
45. Passero solitario
46. Merlo
47. Tordo bottaccio
48. Tordela
49. Capinera
50. Beccafico
51. Bigiarella
52. Sterpazzola
53. Sterpazzolina comune
54. Occhiocotto
55. LUI' FORESTIERO
56. Luì piccolo
57. Luì grosso
58. Pigliamosche
59. Balia nera
Cinciarella
Ghiandaia
Gazza
Cornacchia grigia
60. Storno
61. Passera d'Italia
62. Passera mattugia
63. Fringuello
64. Verzellino
Verdone
65. Cardellino
66. Fanello
67. Frosone


 
 
 


 
 
 
 

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