martedì 30 aprile 2019

Resoconto Mensile Tringa - Aprile 2019

Se davvero vogliamo che il mondo si salvi, allora almeno Aprile deve metterci del suo. Altrimenti da questo incubo non ci risveglieremo più. Reduci da un Marzo che non ci ha dato sollievo, come disperati vaghiamo sperduti scrutando aride zolle di terra con la remota speranza che finalmente la primavera esulti colorandosi di voci, sensazioni e danze alate.

Foto di Matteo De Luca
Un pianeta riarso e desolato è quello che i nostri occhi (instancabili ancora, ma per quanto?) percorrono... eppure a guardar bene, tra le zolle forse, quella macchiolina sfocata, se solo si animasse nella nostra visione, con un briciolo di fantasia... Un dono. Anche uno solo. Uno ogni tanto. Per dissetare il nostro desiderio di vita. E continuare a sperare.
Come una misera striscia d'erba sperduta tra i solchi delle arature ti avvicina a quelle sagome confuse dal riverbero e dalla luce soffusa del tardo pomeriggio che nel tuo tentativo di affiancarli si concretizzano in FALCHI CUCULI, almeno loro tornati incolumi dalle misteriose terre del sud, allo stesso modo quell'imprevisto movimento mimetico a pochi, pochissimi metri dall'auto ti avvicina a quella che potresti chiamare emozione, quasi dimenticata, quasi reale. Un TORTOLINO, davvero, un PIVIERE TORTOLINO, che prende forma così.
 
 
Come un miraggio in mezzo ai riordini di Orzano, che Gabriele quasi potrebbe scorgerlo da casa. Uno, due... tre... sette, no, nove! Quasi buio, neanche le foto a render loro giustizia. Fortuna ho Gabriele a fianco a pizzicarmi un braccio, a ricordarmi che non sto ancora dormendo.

 
Sarà l'alba a ritrovarli per prima, accompagnata puntuale da Matteo De Luca, e poi da Gabriele, Silvano, Renato... E stavolta loro sono un battaglione invincibile. Sono QUINDICI! Mai stati così tanti! Arrivati da mille e mille lune distanti e presto scomparsi, così, senza nemmeno salutare Bruno. Solo il tempo di un instante, ad avvisarci con un monito, la vita è un attimo, noi R'Esistiamo!
 
Foto di Matteo De Luca
Un dono. Anche uno solo. Uno ogni tanto. Tra il tramonto del 20 e l'alba del 21. E allora Aprile in tutti i modi si fa forza, resiste, combatte. Non può vincere, ormai lo sappiamo, ma ci invia dei lampi, e noi li cogliamo, forse, magari solo alcuni, facciamo il possibile almeno, ci proviamo.

Così, un Tommaso rinvigorito dallo spirito primaverile, a inizio mese, tra il 5 e il 6, insegue tutte le ALBANELLE PALLIDE (targate Otranto sicuro) che incontra sulla sua strada tra Remanzacco e Premariacco, prima che se le metta in saccoccia Mastro Albanella Gabriele spalleggiato da Renato. Al solito, il piacere di condividere con altri queste osservazioni è parte della meraviglia, senza intenti insani di far finire i dati altrui in oscure ed inventate banche dati. Ma sai tu, il mondo bizzarro e perverso degli esseri umani...

Foto di Renato Castellani
E dunque, come ogni aprile, non solo il Circo dei Circus ma proprio l'epicentro dell'universo alato si trasferisce in località Ipplis.

Foto di Renato Castellani
Trascinato dal volo molleggiato di un GUFO DI PALUDE, che Matteo de Luca incontra a metà mese poco distante dal punto in cui dalla terra spunteranno i Tortolini. E sulla sua scia compaiono sagome alate di varie forme e colori, alcune più comuni e alcune meno. Con Gabriele e Tommaso che si perdono nell'erba in mezzo ai saltelli delle PISPOLE GOLAROSSA.

Foto di Gabriele Zamò
Mentre intorno a loro, poco distanti, si muovono inquietanti alieni, perversi ibridi dalle forme innaturali, pur tuttavia meravigliose creature, con nomi banali forse, ma fascino disarmante.



Quest'anno tuttavia, una succursale del centro del mondo si materializza tra Aquileia e Fiumicello, complice di Paolo Utmar, che da un nascondiglio segreto rivela al mondo l'esistenza di quante mai si possano immaginare BALIE DAL COLLARE con il loro lamentoso sibilo. E un'AVERLA CAPIROSSA, per non farsi mancare un tono di colore.
 


Lungo la costa intanto, tra un residuo invernale di MORETTA CODONA in RNR Foce Isonzo (compagna di viaggio di Matteo De Luca e Silvano Candotto), gli ORCHETTI MARINI superstiti di Paolo Utmar a Grado (Go) e i suoi GABBIANI ROSEI in RNR Foce Isonzo, mentre altrove dal mare all'entroterra (fino alle sorgive di Bars, presidiate da Luciano Silei) spopolano ormai ovunque i FALCHI PESCATORI...

 

... trova il suo esordio pure la stagione dei LABBI, che nonostante i richiami empatici di Pulotto stentano tuttavia ad abbandonare il pelago per avvicinarsi alle acque territoriali della Foce Tagliamento, ma nel perturbare la serenità dei Beccapesci comunque rivelano la loro esistenza, come crocefissi per un istante appesi al cielo, e poi di nuovo sagome indistinte tra le onde.

Ed in un fine mese in cui, tra clima estivo e bufere di neve sui monti (che tuttavia non turbano la serenità amorosa dei suoi fantasMici ospiti) ...
 

Foto di Gabriele Zamò
...il meteo si diletta sull'altalena, ed anche i GRILLAI, in mezzo a mille e più curiosi, si dondolano al Dandolo (PN), concedendosi docili a chi da vicino spia il colore delle loro unghie.

Foto di Renato Castellani

E mentre il mistero della migrazione trascura sempre più di rivelarci le sue trame, noi ci fermiamo qui, ancora un giorno, domani almeno, primo maggio, per un Bli(t)z Urbano. Se qualcuno di voi volesse raggiungerci, in giro per il comune di Udine, sarebbe ospite gradito del vagabondaggio Tringa che prosegue, pronto a sorprendersi. E sorridere. Una volta ancora.







 

lunedì 29 aprile 2019

Un campo a Ventotene

Non voglio fare il solito report, spiegandovi per filo e per segno i miei 4 giorni con famiglia a Ventotene. Quest'isola in Aprile si trasforma in un'enorme zattera di salvataggio, o almeno così la intendiamo noi umani, che non riusciamo a capacitarci di come esseri piumati più leggeri di 10 grammi possano volare ininterrottamente dall'Africa al Nord Europa. Dall'alto sembra un punto (Santo Stefano) e una parentesi (Ventotene).  
Dal basso un piccolo scoglio allungato con pochissime spiagge e tantissimi orti, e ognuno può portare una rarità o comunque una meraviglia.
Ecco il punto. Noi birder siamo sempre alla ricerca del raro, del mai visto prima, dell'eccezione. Spesso sull'onda di quest'ansia rischiamo di perderci la bellezza che ogni giorno i nostri binocoli ci riservano, qualcosa alla quale assistiamo solo noi e che troppo spesso diamo per scontata. 
Insomma, non voglio farla troppo lunga, ma vi descrivo un'ora e mezza passata seduto in un campo di lenticchie a Ventotene. Potevo finalmente scorrazzare in solitudine, perchè "andare a Ventotene con la famiglia è come andare ad Amsterdam con Giovanardi" (...) ma ho deciso di fermarmi.
Un breve sentiero, un vigneto con Sterpazzole e Pettirossi, e prima di affacciarmi sul campo, decido di dare un'occhiata sulla destra, nascosto dietro una parete di cannucce. Solo come mai prima in mezzo al prato, come un'enorme bestia selvatica c'è un Tarabuso. 

Sembra appena arrivato, il prato è a sud, a picco sul mare. Mi vede e cerca la salvezza in un angolo con qualche canna (le ha trovate anche qui).


Sorpreso dalla visione percorro un breve sentierino per raggiungere il luogo dell'appostamento. Su un fico una Balia nera maschio mi guarda tranquilla. Mi siedo.


Prima di perlustrare il campo col cannocchiale, a binocolo vedo un Averla capirossa (una delle tantissime) che si pulisce tranquilla.


La osservo a cannocchiale. Poche cose danno più soddisfazione di osservare un animale selvatico senza disturbarlo, senza metterlo in allerta o farlo scappare. Ormai sono seduto, quasi invisibilmente, come un tarabuso...
Comincio a scandagliare il campo di lenticchie...qualche Culbianco (non molti), Stiaccini a volontà, due Luì grossi che saltano come molle all'inseguimento di insetti invisibili. In mezzo alle cutrettole c'è qualcosa che il mio cervello inizialmente cataloga come Bigiarella...poi per fortuna rinsavisco e mi chiedo cosa ci fa una Bigiarella per terra in un campo, come un motacillide qualsiasi...Ovviamente non è una Bigiarella, è una femmina di Cutrettola feldegg (e subito la mia mente corre agli amici Toller e Pulotto, noti detrattori delle sottospecie di cutrettole...Non mi avrete!). 
Pochi secondi e il fischio della Pispola Golarossa mi riporta alla realtà. Le cerco e le trovo, ma sono topolini in mezzo all'erba. Soffro per fotografarle e alla fine ce la faccio, solo perchè una si ferma a rassettarsi...non è la più rossa che c'è, ma mi accontento.



Un altro verso, ben più rauco, mi fa guardare in alto. Sono Nitticore e si avvicinano in volo alle mie spalle. Dal rumore che fanno sembrano tante...ma sono soltanto due. Mi sorvolano e se ne vanno verso Est.
Tutto si muove. L'isola è gonfia di uccelli. Pochi minuti e in volo dalle mie spalle arrivano nel campo tre Calandrelle (visione non comune per me). Anche stavolta peno per ottenere le foto, e decido di godermele a lungo col cannocchiale.


In tutto questo, un Rigogolo scorrazza sullo sfondo e una femmina di Stiaccino cattura un bruco, si allontana dal maschio, lo sbatte a terra e poi lo mangia. Arrivano i miei figli, non vedo l'ora di fargli vedere Calandrelle e Pispole golarossa (lifer per loro). La mania degli uccelli li ha contagiati di nuovo (gli era un po' passata), la magia di Ventotene fa miracoli. 
Potrei raccontarvi molto altro: le infinite Balie dal collare (una anche nel giardino di casa), la Rondine rossiccia avvistata da mio figlio Francesco (grazie!!) mentre sistemavo la giacca a Pietro. Le mie inutili ricerche della Monachella e del Codirossone, il pomeriggio di scirocco e pioggia passato in casa a soffrire (...), i versi notturni, malinconici e materni delle berte, il ritorno in nave scortati dai delfini, dalle rondini e da una tortora selvatica.
Alla fine non ho visto nulla di trascendentale (anche se il Tarabuso è la prima segnalazione su ornitho...e qui ritorna lo spirito del collezionista di rarità...), non ho fatto nessun lifer, ma quell'ora e mezza nel campo di lenticchie mi ha riconciliato col mondo.
P.s. Un saluto a Guido Condello, che ho conosciuto sull'isola e ai ragazzi che lavorano nella stazione di inanellamento.


Balia dal collare femmina
Luì verde
Giovane birder

Usignolo

Check List - Ventotene 19-23 Aprile 2019

Berta maggiore
Berta minore
Cormorano
Tarabuso (noto che lo stanno segnalando ancora, sarà sempre lui...trattatelo bene!)
Nitticora 
Garzetta
Airone guardabuoi
Nibbio bruno
Falco pecchiaiolo
Falco cuculo
Falco di palude
Gheppio
Falco pellegrino
Piro piro piccolo
Gabbiano reale
Piccione domestico (si può dire che il selvatico non c'è?...)
Tortora dal collare
Tortora selvatica
Cuculo
Assiolo
Rondone comune
Rondone maggiore
Rondine
Rondine rossiccia
Balestruccio
Topino
Upupa
Gruccione
Torcicollo
Calandrella
Prispolone
Pispola golarossa
Cutrettola 
Pettirosso
Usignolo
Codirosso comune
Culbianco 
Stiaccino
Tordo bottaccio
Tordela
Merlo
Beccafico
Sterpazzola
Occhiocotto
Sterpazzolina
Forapaglie comune
Cannareccione
Luì grosso
Luì verde
Luì piccolo
Pigliamosche
Balia nera
Balia dal collare
Averla capirossa
Cornacchia grigia
Rigogolo
Passera d'Italia
Passera mattugia
Cardellino
Verzellino



lunedì 1 aprile 2019

Pulo in A'Pulia, ovvero Benvenuti in SaVento

 
 
"C'è qualcosa
Che non va
In questo cielo"
 
"C'è chi dice no", ostinatamente, ma io temo che Vasco abbia sempre più ragione.
Siamo trasmigrati mille miglia a Sud, destinazione dichiarata Capo d'Otranto, con la speranza di essere smentiti.


Elaborazione dati di Pulotto, come le foto migliori che troverete nel report

Ci siamo presi un pochino in anticipo, partendo nel pomeriggio del 22 marzo e rientrando il 31, è vero, per non interferire con il nostro noto scudo antimigratorio sulle attività del campo di monitoraggio di aprile. E quindi nel preventivo avevamo incluso la possibilità di precorrere i tempi, confidando tuttavia in primizie, comparse precoci e prelibate. Con l'innegabile consapevolezza che la nostra partenza domenica mattina avrebbe potuto scatenare l'abominio migratorio, come accaduto l'autunno scorso alle Tremiti. Con un briciolo di speranza che questo potesse stavolta accadere in nostra presenza. Ma, in fondo, desideri e sogni è giusto che sopravvivano come tali.

Avremmo dovuto percepirlo da subito, quando ancora al confine settentrionale della Puglia riceviamo un messaggio, con foto scattata in Veneto. L'innominabile bestiaccia (leggi CUCULO DAL CIUFFO) che ufficialmente è l'obiettivo principale per Pulotto (qualcuno di cui non Fa(brizie)rò nome ce ne ha garantito la presenza nel periodo al 90% con foto!) è già arrivata al Nord. "Figurati se non c'è anche in Puglia". Appunto. Figurati. Volendo avremmo potuto al massimo fotografare, al 90%, i suoi probabili genitori adottivi...

Detto questo, i ringraziamenti.
Ai compagni di merende, talvolta nel senso letterale del termine.

A quelli (VILMER) con i quali, armati di disintegratore di nuvole, abbiamo sfidato "solo" freddo e vento alla faccia delle previsioni meteo temporalesche...
 
 
...attraversando le gravine della Murgia Materana.


A quelli (CATIA e MARCO) che sono riusciti a boicottare un intenso pomeriggio di birdwatching (che di intenso poteva regalare in realtà solo il vento da nord) traviando il Pulotto con golosi manicaretti locali.
 
 
A quelli (FABRIZIO) che nonostante le promesse tradite ci hanno comunque sostenuto e incoraggiato nel nostro sbandato (dalla furia del vento) vagare...
 
 
... concedendosi talvolta il lusso di corrompere il Pulotto con pratiche solitamente use al "Popolo dei Raccoglitori" (cit. Marco),
 
 
e che dopo la nostra partenza continua ad illuderci che "non sia cambiato nulla"... (no, scherzavo, proprio mentre scrivo mi arriva la notizia che è arrivato l'innominabile ciuffato, esattamente ad un giorno di distanza dalla nostra partenza. Ciapa. E visto che mi dilungo a scrivere, nel frattempo è comparso anche un CULBIANCO ISABELLINO. Volevate ulteriori conferme? Tuttavia mi conforta sapere che davvero non sia tutto perduto...).

A quelli infine che per un soffio non abbiamo incontrato (Egidio!) e che ci hanno fornito indicazioni e suggerimenti (Cristiano, Guido, Giuseppe, Gianvito, Luigi, Maurizio... e tutti gli altri amici pugliesi e lucani che prima o poi conosceremo).

Sapere che ci sono sparpagliate per il mondo persone con le quali condividere magari anche solo poche ore a distanza di mesi o anni trovandosi in completa sintonia è un pensiero che riesce ad allietare l'anima, e quel senso di sconforto che genera questa costante percezione di migrazioni e primavere sempre più magre e silenti.
 

Dal Gargano alla Murgia, dalla Costa Jonica a quella Adriatica, fino al Salento (o meglio, al SaVento), attraversando la devastazione sconfortante di uliveti con le lacrime delle piante decapitate che si mescolano ai germi nella bava delle sputacchine, con il prologo della prima notte, puntando il dito a caso sulla cartina geografica, a San Benedetto del Tronto (AP) e tappa mattutina alla RNR Sentina (condita da GABBIANI REALI PONTICI, ZAFFERANI, un TARABUSO...
 
 
VOLTOLINI...
 
 
 
 
... e SCHIRIBILLE), abbiamo tentato di esplorare la maggior varietà di ambienti, talvolta intrappolati tra mandrie di mucche...


... o greggi di pecore...


... e trascinando l'auto lungo percorsi al limite dell'immaginabile...


...seguendo i suggerimenti degli amici pugliesi e lucani e le indicazioni presenti nella pubblicazione "Birdwatching in Italia" a cura di Luciano Ruggeri e Igor Festari (piccola nota di folkolore, qualcuno riconoscerà l'individuo "umano" sulla copertina del libro...), evitando appositamente, in fiducia, alcune bandierine irrilevanti ("A Torre Guaceto ci sono solo 4 folaghe"... Sì, e magari una MORETTA GRIGIA... argh!), per poi dedicare gli ultimi tre giorni a Capo d'Otranto. Travolti dal vento.
 
 
Il viaggio è il percorso, non la meta. E noi lungo il percorso abbiamo viaggiato. Incontrando gradite sorprese, alate e paesaggistiche, frammiste ad episodici casi umani, se pensate che alla prima (in assoluto per Pulotto) CALANDRA vicino al lago di Lesina, all'ingresso della Puglia...
 
Nonostante tutti gli sforzi, nessuna CALANDRA si è prestata al nostro tentativo di fotografarla posata, questa è la pessima foto più decente a nostra disposizione per testimoniarne l'esistenza...
... siamo stati inseguiti e raggiunti lungo una sterrata da un esasperato autista di pick-up che ci intimava irato e rabbioso di non "guardare coi binocoli alla nostra sinistra!" e alla mia ingenua domanda sul "perché?" rispondeva "perché lo dice lui!" inasprendo ulteriormente il tono; al mio tentativo di placarlo sostenendo che "guardavamo semplicemente gli uccelli" rispondeva (allontanandosi forse più tranquillo, ma non nei modi e nella voce) "voi guardate gli uccelli che le tope le guardo io!". Superato il trauma del primo impatto, tutto poi è proseguito in modo più pacato.

Abbiamo esplorato ambienti insoliti per i nostri occhi, cercato specie assenti o rare in FVG, dormito il locali inaccessibili...
 
 
... con PASSERE LAGIE sul tetto a fare da guardia.
 
 
Così, nonostante lo scetticismo del Pulotto ("Se non è posto da Tortolini questo! Fossimo venuti tra una settimana avremmo trovato di sicuro i Tortolini!"... ovviamente la formulazione della frase con inserimento di congiuntivi e condizionali, inconsueti per l'eloquio pulottesco, presenti nel virgolettato è pura deformazione redazionale), sulla sommità del Monte Calvo abbiamo intercettato per pochi secondi, dall'involo al rapido svanire, una squadriglia di 6 PIVIERI TORTOLINI.
 
Alla Foresta Umbra, il PICCHIO ROSSO MEZZANO si è fatto desiderare a lungo, palesandosi poi di fronte alla caserma dei Carabinieri Forestali, con sottofondo di ALLOCCO in canto poco prima del tramonto...
 

 
 
Al Pulo di Altamura, tappa inevitabile (per assonanza)...


...abbiamo cercato e trovato, ovviamente, il Pulo(tto), contornato tuttavia da una rumorosa MONACHELLA, numerose STERPAZZOLINE, un USIGNOLO e una mezza dozzina di CINGHIALI.
 
 
Alla Rocca del Garagnone, oltre a constatare che l'udito del Pulotto è insensibile alle sonorità emesse dagli OCCHIONI...


... raggiungiamo l'obiettivo promesso a Gabriele, ovvero realizzare il video di una STERPAZZOLA DI SARDEGNA in CANTO.
 
 
Abbiamo cercato per almeno tre giorni (senza successo!) un misero STORNO in tutto il Gargano, rassegnandoci ad osservarne alcuni solo sulla Murgia (non che lo Storno sia da noi assente o raro, anzi, ci sembrava inverosimile trascorrere giorni e giorni senza vederne uno...)


Alcune specie particolarmente rare come il CAPOVACCAIO, pur con la speranza di trovarlo (e l'incoraggiamento e il sostegno da parte di VILMER), ci siamo semplicemente rassegnati a desiderare che riescano in qualche modo a sopravvivere alla migrazione e alla nocività umana, tornando incolumi ai loro siti di nidificazione, e pazienza se non abbiamo avuto la fortuna di osservarli, purchè resistano e sopravvivano.


Una digressione a questo proposito merita il LANARIO, sempre più raro e per noi ancora ignoto.
In una delle nostre casuali tappe lungo il percorso ci vediamo sorvolare da un falco dalle fattezze immature e pellegrinesche, ma con un sottoala nettamente contrastato. Nella mia testa un'idea ed un'immagine si fanno molto chiare, tanto che abbandono il binocolo e scatto 6 foto al volo prima che l'animale scompaia ai nostri sguardi. Controllando immediatamente le foto, le considerazioni che si concretizzano sono due. La prima, che sono una capra, perché in quattro foto su sei ho immortalato la POIANA che volava con lui. Bravo. La seconda, che le uniche due foto utili sono "praticamente" inguardabili. Se non fosse che quel "praticamente" potrebbe essere ugualmente sufficiente (anche grazie al conforto di Egidio) a determinare il rapace davvero come immaturo di LANARIO. Le due foto le trovate qui sotto. Uno dei peggiori Lifer (postumi) di sempre, in accoppiata con l'aneddoto calandresco di capo d'Otranto, che vi narrerò a breve...



A seconda delle varie categorie poi, dagli acquatici ai rapaci, passando per i migratori, la carrellata delle specie gradite si allunga. Dalla testa della STERNA MAGGIORE che sporge da un argine alle saline di Margherita di Savoia, ai più confidenti GABBIANI ROSEI...

 
... e GABBIANI CORSI.
 
 
Riguardo ai quali, tornato a casa, ti accorgi che uno degli adulti presenti a Porto Cesareo era addirittura inanellato. E dalle foto l'anello almeno parzialmente si legge. Dite che mettendoci d'impegno riusciamo a risalire alla sua origine?



 
Di GRILLAI, dopo l'entusiasmo spropositato della prima osservazione, un maschio posato e in volo nei pressi di un villaggio turistico davanti al Lago Salso... che dopo pochi minuti scopriamo essere invaso da dieci, venti, quaranta... incontabili esemplari... riusciamo sostanzialmente a saziarci con soddisfazione.
 
 
Discorso simile per i NIBBI REALI, molti meno dei GRILLAI, tuttavia talvolta talmente vicini da soddisfare il nostro desiderio di imparare il nome delle loro singole piume (frustrati tuttavia dalla mia incapacità di dar loro degna valorizzazione fotografica)...


 
... mentre i GHEPPI confermano che "GHEPPIO bagnato, GHEPPIO FOTOGRAFATO".
 
 
Gli altri rapaci saranno invece spesso singole sagome deformi spazzate via dal vento.
Dal BIANCONE che si insinua tra un volteggio di NIBBI REALI e il canto svolazzante delle CALANDRE sulla Rocca del Garagnone...
 
 
... all'improbabile FALCO PESCATORE che ci attraversa la strada mentre percorriamo una sperduta sterrata in mezzo alla Murgia Materana...
 
 
... le AQUILE MINORI che piroettando nel cielo per pochi istanti in mezzo ai primi RONDONI PALLIDI scompaiono oltre le dune e la boscaglia tra Lecce e Le Cesine...
 

 

 
... ai maschi solitari di ALBANELLA PALLIDA che portano perpetuo scompiglio tra CUTRETTOLE, PISPOLE e passeriformi vari sui campi di capo d'Otranto...
 
 
... al FALCO PELLEGRINO che sfreccia sotto le scogliere del faro di capo d'Otranto...

 
... indifferente ai traffici di GABBIANI CORSI, BERTE MINORI e MAGGIORI (e di un adulto di SULA in transito solitario) alle prese con un lauto banchetto offerto dalle manovre sottomarine di quelli che probabilmente erano TONNI di notevoli dimensioni (in una foto, in alto a destra sotto la schiuma bianca, si intravede la pinna caudale di uno dei pesci...).



Discorso simile per i migratori, tardivi o precoci, spesso singoli individui solitari, smarriti lungo il percorso di questa striminzita  migrazione. Così un PRISPOLONE vocalizza involandosi sul Monte Calvo, un CUCULO solitario compare a Margherita di Savoia, un MIGNATTAIO, uno SMERIGLIO e una PISPOLA GOLAROSSA a Zapponeta (mentre alcune PASSERE SARDE controllano guardinghe i dintorni)...

 
... due GRU residue (di cui una claudicante) al Lago di San Giuliano...

 
Lungo l'ultimo tratto di strada verso Capo d'Otranto la nostra speranza si rinsalda, perché in vari punti lungo il percorso sembra esserci MIGRO...

 
Ma l'illusione dura il tempo di un cartello stradale lungo l'autostrada. Il terrificante vento da nord dura tre giorni, è risaputo. I tre giorni che ci fermeremo noi. L'unico momento in cui apparentemente cala (Fabrizio docet) è quando chiudiamo completamente i finestrini dell'auto. E intanto, i colori della migrazione ancora languono. Le UPUPE in fondo sono abbastanza numerose...

 
... così come le CUTRETTOLE (in omaggio a Tommaso una singola foto, sorvolando su tutte le sottospecie che abbiamo trascurato)...


... e anche CULBIANCHI e MONACHELLE, con i loro vari morfismi, isabellismo escluso, qualche soddisfazione ce la danno...
 

Il resto del bottino è, come già detto, una collezione di comparse.
Uno STIACCINO smarrito tra i CULBIANCHI, due o tre RONDINI ROSSICCE strapazzate dalle folate d'aria, un'AVERLA CAPIROSSA che si trastulla tra i primi fiori al Villaggio Paradiso...
 
 
... una BALIA NERA si ripara dal vento nell'ultimo boschetto costiero disponibile...

 
... uno scompigliato TORCICOLLO si invola per due giorni di fila dallo stesso cespuglio mentre parcheggio l'auto...

 
... un CODIROSSONE che, per come l'abbiamo visto noi, potete immaginarvelo pure voi, dallo stesso punto in cui siete ora...

 
... una CICOGNA NERA che tenta senza successo di sfidare il vento...


 
... alla stregua di uno ZAFFEERANO...
 
 
... e di un CHIURLO PICCOLO che per due giorni viene inesorabilmente spazzato via in direzione contraria...
 
 
... mentre i CALANDRI cercano riparo nei coltivi.
 
 
I CALANDRI.
Già, perché siamo arrivati al secondo aneddoto, a fare il pari con il precedente "Lifer".
Succede che nella mattina di venerdì 29, durante una delle esplorazioni solitarie dei due migratori invertiti friulani, in un posto a caso sferzato da un insostenibile vento, lungo una stradina che porta ad un capitello poco distante dalla strada, mente Pulotto è ancora nei pressi dell'auto parcheggiata, involo a poca distanza dai miei piedi un "Anthus" che, inquadrato dal mio binocolo, sale diretto al cielo emettendo vocalizzi raspati da passero prima di essere spazzato via dal vento nei campi sottostanti il Belvedere. Io grido "Calandro maggiore! Calandro maggiore!" mentre Pulotto mi guarda perplesso perché la velocità del suono è nulla nei confronti di quella del vento nella sua direzione, e lo annienta. Torno da lui e gli racconto l'accaduto. Ascolto le registrazioni del verso del Calandro maggiore e, mentre la memoria confonde i ricordi, rinuncio a considerarlo tale, ma propongo a Pulotto di riprovare a cercarlo più tardi. Così, dopo qualche ora, torniamo in zona, ma il giochino non funziona. Tuttavia involiamo delle pispole e ed altre due bestie ambigue che vanno ad infrattarsi nei campi vicini. Ci avviciniamo guardinghi al loro sito di infratto e mentre si involano registro i loro versi... due CALANDRI, punto, e chiusa lì. In parte mi conforta l'idea di aver determinato i due animali, mentre mi rassegno all'illusione errante della prima impressione. Se non fosse che sabato mattina Fabrizio ci propone di portarci nell'ultimo posto in cui è stato segnalato un Calandro maggiore quest'anno. Un brivido mi percorre quando, dalla sua descrizione del luogo, realizzo che è esattamente il sito in cui il mio "Calandro" si è involato. Torniamo insieme a lui verso il capitello. E di nuovo una bestia si invola, emette un verso rauco che si perde nel vento e che forse immagino soltanto, ma lo vedo posarsi tra la vegetazione su un sasso, giusto il tempo per confermare che è un "Calandro sp." mentre uno STRILLOZZO, mannaggia a lui, lo sorvola con atteggiamento ostile. Il tempo di puntare il cannocchiale per osservarlo e farlo vedere agli altri, che lui viene trascinato via dal vento e di nuovo emette dei versi confusi dalla tormenta che non permettono a Fabrizio (considerata la nullità della nostra esperienza sul campo con questa specie) di confortarci nella determinazione. Ci resta un ultimo tentativo, il giorno dopo. Domenica mattina, stesso posto, stesse modalità. Vento appena appena un briciolo meno intenso. E la bestia come al solito si invola dallo stesso metro quadrato, ma stavolta il verso lo sentiamo tutti. CALANDRO MAGGIORE. Niente foto e niente registrazione, ma se vi va bene lo stesso, vi offro una pessima foto sfuocata dal riverbero di quel dannato STRILLOZZO.

 
E per concludere, almeno una ciliegina, per quanto non ancora completamente matura e rossa. Quello che non siamo stati in grado di testimoniare sul Monte Calvo ci riesce nel "campo degli Occhioni" a Capo d'Otranto. Fotografare il famigerato PIVIERE TORTOLINO. In sostanza, funziona così. Siamo appostati a bordo strada e scrutiamo a cannocchiale le zolle di terra alla ricerca non si sa bene di preciso di cosa, considerato il deserto e le raffiche devastanti (uno dei due finestrini è chiuso, ma non basta). Poi, nello stesso istante ma indipendentemente, i due disperati gridano "PIVIERE TORTOLINO!". E mentre apprezziamo per l'ennesima volta le misteriose evoluzioni di quell'invisibile Filo che lega ogni cosa, subito lui si fa burla di noi, perché spostando l'inquadratura di poco mi accorgo che a fianco dell'animale che stavo osservando c'è un altro PIVIERE TORTOLINO. Torno ad inquadrare il primo e assumo consapevolezza completa della burla. Solo Pulotto aveva realmente inquadrato il TORTOLINO. Io, nello stesso momento, avevo inquadrato la testa di un PIVIERE DORATO accucciato tra le zolle a pochissima distanza. Uno a zero per Pulotto. Tre a uno invece il computo DORATI vs TORTOLINI. Misteriosamente, tutti i pivieri svaniranno nel pomeriggio, per non farsi trovare prima da Marco e Catia e poi da Fabrizio, nonostante fossero ricomparsi in mattinata il giorno successivo (due reduci DORATI e il solitario TORTOLINO). Nel video potete apprezzare sufficientemente, credo, la furia del vento.
 

 


 
E la chiuderei qui. Con una speranza musicale.

"Torneranno anche gli uccelli
Ti diranno come volare
Per raggiungere orizzonti
Più lontani, al di là del mare"

E noi continueremo a confidare in questo, almeno "Fino all'imbrunire" (Negramaro)
Un abbraccio forte a chi ci ha fatto compagnia, nelle ore e nei giorni.
E nella lettura.

A titolo indicativo, qui sotto la lista delle specie contattate.
Bugiarda, come al solito, perché, per quanto apparentemente consistente, realizzata spesso con sperduti individui in singole località. Tirando le somme, in termini di abbondanza, potremmo riassumerla sostanzialmente in Taccola, Gazza, Strillozzo e Cappellaccia.


Ma per stavolta facciamo finta di tenerla buona.

1. Cigno reale (due a Lesina)
2. Volpoca
3. Fischione
4. Alzavola
5. Germano reale
6. Codone (uno a Torre Colimena)
7. Mestolone
8. Canapiglia (due a Margherita di Savoia)
9. Marzaiola
10. Fistione turco (due al Lago Salso)
11. Moriglione
12. Moretta tabaccata
13. Fagiano comune
14. Tuffetto
15. Svasso maggiore
16. Svasso piccolo
17. Berta maggiore
18. Berta minore
19. SULA (una a capo d'Otranto)
20. Cormorano
21. Marangone minore
22. TARABUSO (uno a Sentina)
23. Airone guardabuoi
24. Garzetta
25. Airone bianco maggiore
26. Airone cenerino
27. CICOGNA NERA (una a capo d'Otranto)
28. Cicogna bianca (Lago Salso e dintorni)
29. MIGNATTAIO (uno a Zapponeta)
30. Spatola
31. Fenicottero
32. Nibbio bruno
33. NIBBIO REALE
34. GRIFONE (uno poco distante da Matera)
35. Biancone (uno alla Rocca del Garagnone)
36. Falco di palude
37. Albanella reale
38. ALBANELLA PALLIDA (due maschi a capo d'Otranto)
39. Sparviere
40. Poiana
41. AQUILA MINORE (2+1 nei dintorni di Le Cesine, tutte morfismo chiaro)
42. FALCO PESCATORE (uno a Matera)
43. "LANARIO"
44. GRILLAIO
45. Gheppio
46. SMERIGLIO (uno a Zapponeta)
47. Falco pellegrino
48. Porciglione
49. VOLTOLINO (diversi a Sentina)
50. SCHIRIBILLA (alcune a Sentina)
51. Gallinella d'acqua
52. Folaga
53. GRU (due al Lago di San Giuliano)
54. Beccaccia di mare
55. Cavaliere d'Italia
56. Avocetta
57. Occhione (uno alla Rocca del Garagnone)
58. Corriere piccolo
59. Fratino
60. PIVIERE TORTOLINO (sei sul Monte Calvo, uno a Capo d'Otranto)
61. PIVIERE DORATO (due a Sentina, tre a Capo d'Otranto)
63. Pivieressa
64. Gambecchio comune
65. Piovanello pancianera
66. Combattente
67. Beccaccino
68. Chiurlo piccolo
69. Chiurlo maggiore
70. Totano moro
71. Pettegola
72. ALBASTRELLO (due a Porto Cesareo)
73. Pantana
74. Piro piro culbianco
75. Piro piro boschereccio
76. Piro piro piccolo
77. Gabbiano corallino
78. Gabbiano comune
79. GABBIANO ROSEO
80. GABBIANO CORSO (a Porto Cesareo e Capo d'Otranto)
81. ZAFFERANO (a Sentina, Margherita di Savoia e Capo d'Otranto)
82. Gabbiano reale
83. GABBIANO REALE PONTICO (a Sentina)
84. STERNA MAGGIORE (a Margherita di Savoia)
85. Beccapesci
86. Piccione domestico
87. Colombaccio
88. Tortora dal collare
89. CUCULO (uno a Margherita di Savoia)
90. Assiolo
91. Civetta
92. Allocco (Foresta Umbra)
93. Rondone comune
94. RONDONE PALLIDO (dintorni di Le Cesine)
95. RONDONE MAGGIORE (uno a Capo d'Otranto)
96. Martin pescatore
97. Upupa
98. Torcicollo
99. Picchio verde
100. Picchio rosso maggiore
101. PICCHIO ROSSO MEZZANO (Foresta Umbra)
102. PICCHIO ROSSO MINORE (San Giovanni Rotondo)
103. CALANDRA
104. CALANDRELLA
105. Cappellaccia
106. Tottavilla
107. Allodola
108. Topino
109. Rondine
110. RONDINE ROSSICCIA (2 o 3 a Capo d'Otranto)
111. Balestruccio
112. CALANDRO MAGGIORE (uno a Capo d'Otranto)
113. Calandro
114. Prispolone
115. Pispola
116. PISPOLA GOLAROSSA (una a Zapponeta)
117. Spioncello
118. Cutrettola
119. Ballerina bianca
120. Scricciolo
121. Passera scopaiola
122. Pettirosso
123. Usignolo
124. Codirosso spazzacamino
125. Codirosso comune
126. STIACCINO (uno a Capo d'Otranto)
127. Saltimpalo
128. Culbianco
129. MONACHELLA (vari morfismi)
130. CODIROSSONE (uno a Capo d'Otranto)
131. Passero solitario
132. Merlo
133. Tordo bottaccio
134. Tordela
135. Usignolo di fiume
136. Beccamoschino
137. FORAPAGLIE CASTAGNOLO (Sentina e Lago Salso)
138. Capinera
139. STERPAZZOLA DELLA SARDEGNA (Margherita di Savoia e Rocca del Garagnone)
140. Sterpazzolina comune
141. Occhiocotto
142. Luì piccolo
143. Fiorrancino
144. BALIA NERA (una a Capo d'Otranto)
145. Codibugnolo
146. CINCIA BIGIA (Foresta Umbra)
147. Cinciarella
148. Cinciallegra
149. PICCHIO MURATORE (Foresta Umbra)
150. Rampichino comune
151. Pendolino
152. AVERLA CAPIROSSA (una o due a Capo d'Otranto)
153. Ghiandaia
154. Gazza
155. Taccola
156. Cornacchia grigia
157. Corvo imperiale
158. PASSERA SARDA (almeno tre maschi zona Lago Salso)
159. Passera d'Italia
160. Passera mattugia
161. PASSERA LAGIA (San Giovanni Rotondo, Monte Calvo e Gravina in Puglia)
162. Fringuello
163. PEPPOLA (una in migrazione sul Monte Calvo)
164. Verzellino
165. Verdone
166. Cardellino
167. LUCHERINO (Sentina, Barletta, Margherita di Savoia, Le Cesine)
168. Fanello
169. FROSONE (Foresta Umbra)
170. Zigolo nero
171. Migliarino di palude
172. Strillozzo