sabato 31 ottobre 2020

Resoconto Mensile Tringa - Ottobre 2020



Non lo nego. E’ possibile che, da lassù, ci stiano inviando dei segnali. Certo, in un contesto sociale in cui la libertà di pensiero, opinione, parola e supponenza ha raggiunto estremi apocalittici, ognuno ha facoltà di interpretarli come crede. Ma se qualcuno delle alte sfere, velatamente, dovesse suggerirvi di fare particolare cautela ed attenzione, limitando contatti e spostamenti che comportino promiscuità personale, preferendo i dintorni del vostro domicilio agli assembramenti metropolitani ed alle peregrinazioni collettive, come ve lo immaginereste il suo angelico alato messaggero?

Foto di Renato Castellani

Provo a farvelo descrivere dalla spontanea narrazione di Paolo (Utmar) che a cavallo (!) sulla via di Damasco (Isoletta 33, Fiumicello, Ud) il 21 di ottobre 2020 è rimasto folgorato dalla sua candida visione

“Mercoledì mattina sello Cucco per un giretto nei dintorni di casa e mi tiro dietro Oxa. Fortunatamente metto il binocolo di scorta nelle tasche del sottosella. Vedo con piacere i soliti alaulidi campestri ma il passaggio di uccello più grande attira la mia attenzione. Come prima cosa ho pensato alla pavoncella, poi mi ricordo di avere il binocolo, scendo ed inquadro il soggetto che a quel punto mi pare un gufo di palude con qualcosa della ghiandaia marina ma, a sorpresa, si mette a fare lo spirito santo e mi mostra la coda bicolore… ed a quel punto sono completamente nel pallone. Telefono al temporaneamente siculo Matteo mentre la bestia va a posarsi su un pilone. Ci si orienta verso il NIBBIO BIANCO ma Matteo dice che é bianco mentre io ho visto parti grigie, nere, barrate. Riesco a vedere la testa bianca e finalmente è un "probabile nibbio bianco". Corro a casa, metto giù gli equini, prendo le macchine (auto più fotocamera) e cerco di avvicinarmi da N al pilone sperando che il nostro rimanga. Chiamo Davide e trovo una pattuglia di forestali (Elisa e Giulia) in controllo caccia che mi danno supporto. Arriva anche Marta e riusciamo ad avvicinarci e a soddisfarci. Poi arriva Silvano, lo ritroviamo e fotografiamo sul pilone e fortunatamente mi aiuta a far ripartire la macchina giù di batteria. Nel pomeriggio grandi soddisfazioni con Renato: troviamo il nostro nella mia via e lo vediamo allarmare verso un gheppio con la coda alla scricciolo. Passa anche uno smeriglio che Renato immortala. Insomma una giornata memorabile.” 

A condire il racconto di Paolo, le testimonianze fotografiche degli occhi illuminati dei singoli osservatori, di fronte alla seconda osservazione a noi nota e condivisa (qui trovate la prima, di Pier Luigi Taiariol e Cesare D'Andrea nei magredi pordenonesi nel 2015) per il FVG e prima per la (ex) provincia di Udine.

Foto di Marta Trombetta

Foto di Marta Trombetta

Foto di Davide Scridel

Foto di Davide Scridel

Foto di Renato Castellani

Foto di Renato Castellani

Foto di Renato Castellani

Agli assenti, resta giusto il contentino della sua controfigura.


 
Ma torniamo a noi. Perché ho parlato di segnali, al plurale. Non di un singolo episodio. E allora ripartiamo dall’inizio. Dall’inizio del mese. Gabriele (con Alicia) è scappato di casa. Ve lo ricordate? E’ andato a spassarsela a Ventotene (Lt).
 
Foto di Alicia Quintana

Ma la sua ricerca di rarità sull’isola pare infruttuosa, nonostante nel frattempo i suoi temporanei “compaesani – isolani”(Irene, Jacopo, Mirko, Sara…) “inanellano” (anche letteralmente) una serie di sorpresine… Così, quando lo sconforto sembra coglierlo, rallentando la sua frenesia e portandolo a sostare titubante e pensieroso sull’uscio del suo nuovo domicilio, un microbico messaggero passa a trovarlo. Proprio lì, nel giardino delle meditazioni. LUI’, un FORESTIERO, venuto da chissà quale distante territorio, viene a sussurragli “rilassati e respira, passo a trovarti io”. 

Foto di Gabriele Zamò

Voi direte “Certo, facile a Ventotene. Che sia il giardino della casa o altrove”. Inutile dirvi che è stata la sua unica comparsa. Ma avete ragione. So che così non posso convincervi, allora ci riprovo. Chiamerò allora in causa Domen, che il 9 ottobre nel suo giardino a Sezana (sul Carso Sloveno) si ritrova faccia a faccia anche LUI’ con un FORESTIERO messaggero. A questo punto, ognuno di noi pensa esattamente la stessa cosa: adesso tocca a Skody. Per stuzzicarlo, quella stessa sera Pulotto gli invia il richiamo sonoro dell’animaletto. E il primo messaggio che riceviamo tutti noi la mattina del giorno successivo, sabato 10 ottobre, è questo: LUI’ FORESTIERO DIETRO CASA A UDINE! Firmato, ovviamente, Skody. 


Foto in PhoneBinoScoping di Skody

Insomma, se i foresti vengono a cercarci in giardino, che sia questo per noi un invito a restarcene quieti presso il nostro domicilio? Soprattutto se, d’altro canto, quando ci allontaniamo in pellegrinaggio per andarli a trovare, loro inesorabilmente latitano.


Il domicilio qualche volta per altro capita che non corrisponda alla residenza. Giusto per fare un esempio, possiamo tranquillamente immaginare che Silvano, sommo guardiano della RNR Foce Isonzo (Go), possa eleggerla come dimora per farsi recapitare il dono di questi messaggeri alati. Ed è lì che si fa trovare pronto alla puntuale visita dell’AQUILA DI MARE che lo sorvola quasi a fine mese (e come lui anche Matteo De Luca il giorno successivo, mentre nel suo ufficio a Trieste Stefano Sava si lascerà cogliere impreparato dal transito di un enorme rapace scuro mobbato da un minuscolo gabbiano reale...).

Foto di Silvano Candotto

Che poi non deve essere per forza una rarità (sulla carta) quella che viene a farci visita. Potrebbe essere anche una specie ubiquitaria e trascurata. Che tuttavia indossa un angelico abito argentato. Perché un MERLO così, in libertà, difficilmente credo che lo abbiate osservato. Eppure lui ha deciso di trascorrere pacificamente le sue giornate nel giardino di Alexandra. 

Foto di Alexandra Mareschi

A proposito di piumaggi ambigui, questo CULBIANCO è passato invece a trovare Mat. Ce lo teniamo buono per le notti insonni trascorse a riflettere sul principio di indeterminazione delle nostre foto. 

Digiscoping di Matteo Giraldi

Insomma, possiamo partecipare tutti a questo gioco? Certo, l’importante è, come al solito appunto, partecipare, cercando di documentare la visita (a costo di lasciarsi sfuggire [Skody] il messaggero alato della Regina mentre si pota una siepe a Udine...) e, soprattutto, evitando di barare. Astenersi dunque perditempo, mitomani, cialtroni e mistificatori seriali. In sostanza, si tratta di rallentare la nostra frenesia, il nostro bisogno sfrenato di correre verso un destino segnato. Fermarsi. Lasciarsi trovare. Ovunque il nostro percorso ci abbia portato (ciao Fabiolino!). 

Foto di Fabio Marcolin

A casa, o in auto, se i trasferimenti non li possiamo davvero evitare. 


Di passeggeri a bordo strada, con un minimo di attenzione, potrebbe capitarci di trovarne ancora. 




Nonostante la desolazione di questa disarmante stagione migratoria, seguita quotidianamente da vicino dagli instancabili esuli del Progetto Alpi di Malga Confin, Fulvio e Cristina, con i suoi silenzi e le sue meravigliose sorprese (Marco non volermene!).



Prendiamola così allora. Come un gioco. Questa sorte che ci vede prossimi ad una nuova solitudine. Con l’augurio che il respiro non ci manchi. E, con lui, il sorriso. Anche se ad alleviare il nostro esilio nottetempo sarà soltanto un diversamente morbido ospite RICCIOlino.





lunedì 26 ottobre 2020

Viaggio in TrinGacria: la Sicilia Ch'io Vidi

Correva l’anno 2020. Correva lento indossando l’apposita mascherina. Percorreva un circuito ad anello ricorrente nei pressi del proprio giardino di casa, confidando ad ogni passaggio che nel cancello si aprisse un minimo spiraglio tale da consentirgli almeno una temporanea fuga dalle persistenti inquietudini di questa tribolazione d’annata. Con o senza apostrofo. Ad ogni giro si lasciava alle spalle la luce calante di una trascurata estate, approssimandosi via via al presagio di un autunno lugubre, recluso e malinconico. Così, prima di soccombere definitivamente alla nuova prigionia, con un dissennato balzo nell’ultima parentesi utile scavalcava lesto la recinzione e dirigeva sconsideratamente verso sud, schivando stavolta le piccole isole per concedersi una tortuosa peregrinazione nella terra chiamata Trinacria, in quell’enorme isola continentale che le nuove generazioni chiamano Sicilia. Ed è qui che, trafitto dalla residua luce di questa sconsiderata stagione, trascorre le sue residue giornate di libertà. 

Alcune migliaia di chilometri percorsi lungo strade dissestate che l’immaginazione stenta a ricordare, travolta dall’idea di trovarsi nuovamente sconcertata dalla consistenza del terreno dietro l’ultima curva, dispersa in mezzo ad un universo altrimenti irraggiungibile, eppure umanamente popolato. 

Strade che (cito testuale) “solo i pescatori di frodo (ometto la nazionalità) guidando auto rubate hanno il coraggio di percorrere, tanto se scassano la coppa dell’olio chissenefrega”. 



Che poi, se considerate che siamo sopravvissuti con la guida di un autista ufficialmente inetto il merito è tutto della vettura, che riesce ad infilarsi in anfratti che la mia fervida immaginazione non riesce minimamente a contemplare. 


L’unico danno, il primo giorno, se lo guadagna l’unghia del Pulotto stritolata dalla portiera. 

Anzi, a proposito di dita del Pulotto, ci sarebbe anche il momento del salvataggio eroico. Perché lungo una delle uniche strade inaspettatamente asfaltate e ben tenute, quando la vettura viaggia ad una velocità autonoma sostenuta, all’improvviso dietro una curva ti compare in mezzo alla corsia lui, il BAGATTOLO (cit. Giuss)! 

Sembra uscito dalla scena di una parodia comica, ma è tutto vero. L’auto si ferma a pochi centimetri da lui, che inconsapevole, vi si rintana sotto. Il Pulotto lesto scende e con un gesto epico lo libera dal suo mortale destino. In cambio, si guadagna il suo ringraziamento, una vile e profonda unghiata felina, prima di allontanarsi incolume. 

Ad ogni modo, prima di perderci lungo sperduti sentieri, una rapida ma doverosa pausa per ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato con i loro suggerimenti, le loro indicazioni ed il loro aiuto in questo viaggio, da Andrea Corso ad Antonino Barbera, a Manuel Zafarana, a Paolo Galasso, a Davide d’Amico, al Giuss, a Marco Sozzi, a Emanuele Stival, a Giovanni Natale e a tutti i Tringa. Ma c’è una mente occulta che manovra la vettura al posto dell’autista, un traghettatore a distanza, un navigatore imperscrutabile che materializza le tappe lungo un invisibile Filo. Si chiama Andrea Cusmano. Piazzato nella sua cabina di pilotaggio a Pavia suggerisce all’orecchio dei viandanti le singole mirate destinazioni, giorno per giorno, semplificando l’oneroso impegno di programmare il viaggio. Vede la Terra dall’alto e guida con mano sapiente la vettura. Grazie al suo intervento le ambite prede ad una ad una si infilano autonomamente nel nostro immaginario casellario di viaggio, spuntando la loro presenza con la doverosa firma ed allontanandosi spensierate verso il loro volatile destino. Nulla può tuttavia nemmeno lui contro l’ostilità delle inclemenze atmosferiche che ci vedono vittime di una settimana di ostinato vento contrario frammisto a turbolenze piovose, che sacrificano al minimo sindacale le presenze di passeriformi. E nemmeno sulla operosità dell’uomo che genera ostacoli sempre nuovi sugli unici tratturi percorribili, siano essi cancelli, recinzioni o limitazioni fantasiose ed estemporanee. 










E ci saranno specie contro la cui volontà (e la nostra… si può dire sfiga?) nulla potrà il suo impegno, a partire da quella dannata elusiva papera, l’Anatra marmorizzata, che renderà vano ogni nostro tentativo di stanarla e non si farà trovare in nessun luogo, perché dove non sarà il vento a contrastarci ci saranno il disturbo antropico e canino.  

Nemmeno il Grifoncino di Rueppel si concederà alle nostre suppliche, ma alla sua corte in realtà concederemo solo alcune ore. 



Mancheranno, è vero, all’appello finale alcune bestie nere, dal Barbagianni alla Calandra, alla Sterpazzola di Sardegna, e quasi tutte le rarità eventualmente accessibili sulle piccole isole. Ma il nostro intento era quello di esplorare il continente Sicilia in tutti i suoi ambienti, panorami ed aspetti naturali, cercando di conoscerne ed osservarne la maggior parte delle specie. Trascurando purtroppo uno di quegli aspetti che un simile viaggio meriterebbe di approfondire. Il lato culinario. Ma lo sapete già, io non mi nutro in modo consono, e compare Pulotto in queste occasioni si sacrifica. Si adatta alla colazione del campione. E per la cena si adegua alla promiscuità dei cibi disponibili a portata di mano. 


Con buona pace del palato, ci siamo comunque saziati gli occhi e l’anima di terra sicula, in ogni sua conformazione e luce. Dopo tutto questo preambolo, possiamo ripartire dall’inizio. Dal giorno in cui si parte, foriero di segnali premonitori. E’ sabato mattina 10 ottobre. Skody ha appena scovato (o Skodato) un LUI’ FORESTIERO praticamente nel suo giardino a Udine. Poche ore dopo perlustriamo la zona senza successo, troveremo solo tre esemplari della famiglia Skody tipo femmina, ma nessun forestiero a parte noi. 

Lungo la strada che ci porta a Livorno decidiamo di fare tappa a Manzolino, dove dal giorno prima l’AQUILA IMPERIALE non si fa vedere. Numerosi osservatori ci aggiornano sulla sua assenza in tempo reale (un grazie a Mario Monfrini, Andrea Ravagnani, Paolo Martinelli). Così ci accontentiamo di presidiare i dintorni senza nemmeno penetrare nella dimora dell’aquila, per proseguire verso il porto di Livorno dove notte tempo ci attende il vascello che ci porterà a Palermo. Due rarità mancate in un giorno. E la suola delle ciabatte per lo sconforto ci abbandona. 

La notte porta consiglio. Ed anche un bel diluvio. Ma le navi da crociera offrono varie alternative comode per ogni occasione. 




A parte il meteo avverso, di cui vale la pena testimoniare alcune esibizioni, una riflessione merita la presenza di avifauna sulla tratta di mare percorsa. La medesima, sia all’andata che al ritorno, quando, giusto per chiudere l’argomento rarità, sbarcheremo ormai a Livorno al tramonto di domenica 25 ottobre, giorno in cui, all’alba, a poca distanza, verrà osservata la SULA FOSCA. E niente. Dicevamo. A parte le specie che scandagliando il mare prima o poi uno si aspetta di osservare, siano BERTE MAGGIORI o MINORI, GABBIANI REALI o CORALLINI, SULE o CORMORANI, 


la parte interessante del viaggio in mare aperto in periodo utile alla migrazione è quella in cui singole minuscole sagome compaiono all’orizzonte, precedendo le perturbazioni o casualmente nella porzione di cielo che fiancheggia il traghetto. E talvolta si posano. Così l’elenco delle comparse si allunga, includendo PETTIROSSI, TORDI BOTTACCI, ALLODOLE, CODIROSSI COMUNI e SPAZZACAMINO, PISPOLE, LUI’ PICCOLI, VERZELLINI e BALLERINE BIANCHE. 



Anche uno sperduto AIRONE GUARDABUOI, un’ALBANELLA REALE e quasi in porto a Palermo addirittura un GUFO DI PALUDE. La mia foto, ovviamente, rende solo merito alla mia incapacità. 



Insieme a loro migriamo anche noi fino alla terra ferma. E cominciamo la nostra effettiva avventura. Non chiedetemi di elencarvi i luoghi raggiunti, si mescolano nella mia memoria in un guazzabuglio di visioni, frammenti allucinati, abbacinanti immagini. Dalla Riserva dello Zingaro alle saline di Trapani, da Capo Feto ai monti Sicani, dalla piana di Gela ai Pantani del siracusano, da Capo Murro di Porco alla Penisola Magnisi, dall’Etna ai Monti Nebrodi e alle Madonie. Ecco. Le Madonie me le ricordo perfettamente. So che si celavano dietro una fitta coltre di nebbia. Un fenomeno inusitato. Includetelo nel nostro bagaglio di sfighe. 





Ah, anche la Riserva dello Zingaro me la ricordo discretamente. Vi raccomando di alzare l’audio del video. Avrete la consapevolezza dell’essere in totale balia della volontà del vento. 



Se non vi accontentate di questo, potrei descrivervi Vendicari allo stesso modo. 


E insomma, stiamo forse cercando delle scuse per giustificare le nostre scarse prestazioni? Manca solo che vi dica che attendevamo con timore costante gli aggiornamenti serali del governo in carica con la spiacevole sensazione che entro poche ore la nostra libertà di vagabondare, perennemente a distanza da qualsiasi contesto sociale, potesse comunque essere revocata. Se nelle foto non ci vedete con l’idonea maschera da battaglia, sappiate che la necessità di dormire nella stessa stanza ci ha resi inevitabilmente conviventi per tutto la durata del viaggio. 

Adesso però facciamo finta per un attimo che il nostro fosse un viaggio ornitologico e proviamo a rielaborarlo attraverso le immagini delle specie incontrate. Partendo da quelle più prestigiose che si sono infine concesse, a differenza della dispettosa paperaccia. Può andarvi bene l’AQUILA DI BONELLI? Però dovete accontentarvi di alcuni individui immaturi. Almeno per le foto e le osservazioni migliori, sempre controluce, se non a distanze stratofotoniche. Nella mia immaginazione ci sarebbe anche una coppia di adulti che tuttavia restano due puntini indeterminati in volteggio su un altro pianeta del quale non ricordo il nome. 




Poi, proviamo con il LANARIO. Nella sua prima comparsa si manifesta con un raspato vocalizzo per poi aggredire, formato poderoso falcone, un malcapitato falco indeterminato in transito nel suo territorio. Pulotto si concentra sul LANARIO adulto, io sul malcapitato falco. Così ciò che mi resta di questo primo incontro è solo il suo agguerrito richiamo e lo scontro aereo tra due sagome di dimensioni drammaticamente differenti. Il secondo incontro avviene nel riverbero di una soleggiata pianura, dove un altrettanto enorme rapace tormenta un minuscolo gheppio per poi dedicarsi a consumare privatamente il suo pasto posato tranquillamente al suolo. Confesso che le dimensioni del rapace mi hanno illuso sulla sua potenziale origine sacra. Ma un consulto con gli Andrea, con le guide illustrate e la sua osservazione in volo ci ha fatto rapidamente imparare che i LANARI indossano calzoni chiari, a differenza della consimile specie che preferisce l’abbigliamento barrato. Per altro, osservare un immaturo di LANARIO (anche qui cito testuale) pare sia ormai comparabile a testimoniare l’esistenza del Chiurlottello. Ma confidiamo fiduciosi in un mondo in cui per lui ancora ci sia un futuro. 






Di sicuro il suo gozzo, per il momento, è bello gonfio. Passiamo allora al CALANDRO MAGGIORE. Una bestia infida che in Puglia l’anno scorso si è concessa solo di sfuggita. Stavolta nel giro di poche ore in due giorni ne incontriamo almeno 5, tanto che in breve ci vengono a noia e non li consideriamo nemmeno più. Solo per restituire il dispetto ricevuto in passato. 


Poi c’è la TORTORA DELLE PALME, che ti aspetta posata su un semaforo rosso solo per darti il tempo di riconoscerla e scomparire. Ma fortunatamente trova un posatoio più adatto, ovviamente controluce, dal quale ci osserva incuriosita e perplessa. 


Ci sono anche le specialità sicule, inteso come “sottospecie” locali. Come quella COTURNICE che in una prima occasione, invisibile, emette il suo richiamo lasciando che il vento lo trasporti alle nostre orecchie. Poi, quasi per caso, in coppia si fionda ad attraversarci la strada, in uno di quei punti in cui la carreggiata sfuma con il paesaggio circostante e per evitare di perdere il controllo della vettura dobbiamo accontentarci di osservarle attraverso il putrido parabrezza. E così farete voi. 


Ci sono anche i CODIBUGNOLI e la CINCIA BIGIA, inizialmente ostici ma poi oltremodo confidenti. Meriterebbero una parentesi fotografica tutta loro, che tuttavia non sono minimamente in grado di concedere loro. Considerate che l’unica foto a fuoco della CINCIA BIGIA è del Pulotto a cui ho prestato la macchina fotografica per mia manifesta incapacità. 




Stesso discorso per il POLLO SULTANO, anche socievole di suo, a tratti. Ma le mie armi sono sempre le stesse. Inefficaci. 

Tra le rarità, inaspettatamente ritroverete anche il FISTIONE TURCO, che a quanto pare in Sicilia è tutt’altro che comune. Ne osserviamo una coppia ai Gorghi Tondi e una femmina alla diga Disueri. La foto del maschio in mezzo alle FOLAGHE è solo una misera testimonianza della loro presenza. 


Tra l’altro, in mezzo a quelle stesse FOLAGHE si cela una mistica presenza albina. 


Nella medesima località ci sarebbe un’altra segnalazione particolare da fare, ma data l’eventuale rarità della specie la teniamo in sospeso. Per gli amanti del genere metto a disposizione una foto, l’unica. La scena si compie in pochi istanti, mentre il Pulotto è al telefono con Skody. Un accipiter sp. appare in volo insieme ad un FALCO DI PALUDE in volteggio. Per dimensioni gli è di poco inferiore. O almeno così lo percepiamo. Con la consapevolezza che la specie “grande” è accidentale in Sicilia faccio il possibile per fotografarlo invece che dedicarmi in modo attento all’osservazione. Il risultato è questo. Altrettanto consapevole che l’occhio è facilmente suggestionabile, soprattutto quando si parla di dimensioni, mi limito a fornirvi la documentazione disponibile. E a conservare questa osservazione nel limbo. 


Poi ci sono quelle specie che per noi sono rarità, ma che sull’isola spopolano. Le AQUILE MINORI sono ovunque, in numero consistente. E il morfismo chiaro talvolta non pare nemmeno il più diffuso.






Gli STORNI NERI fanno a gara con gli STORNI a chi compone la serenata più dissonante e scanzonata.

Gli STORNI per altro si radunano in stormi impressionanti a sciamare come locuste sulla pianura. 


I GRACCHI CORALLINI ci fanno penare in diverse occasioni, si negano, si concedono per qualche istante lontanissimi… e all’ultima tappa dell’ultimo giorno ci compaiono tranquillamente tra i piedi, deridendoci confidenti a modo loro. 


La PASSERA LAGIA ci viene a salutare in un paio di occasioni, beffando il mio tempismo ed allontanandosi prima dello scatto. Che poi, anche i PASSERI meriterebbero un discorso approfondito, indossando abiti cangianti delle tonalità più svariate e variopinte. Tuttavia ci sentiamo di definire questi due maschi come PASSERI SARDI. Dovessimo sbagliarci siamo disposti a ritrattare. 


Nell’elenco delle specie gradite si insinuano altre comparse, dai due FALCHI DELLA REGINA in caccia sui Nebrodi (con il mio solito tempismo nel fotografarli) ai GABBIANI CORSI e ROSEI ai quali siamo poco abituati. 


Ci sono poi quelle specie che per il periodo non ti aspetti di trovare, ma che in Sicilia probabilmente si fermano in alcuni siti per tutto l’inverno, dal BIANCONE al FALCO PECCHIAIOLO, ai NIBBI BRUNO e REALE, 




dalla MARZAIOLA al TARABUSINO, dall’ASSIOLO all’UPUPA (e così abbiamo scoperto chi crea le voragini in mezzo alle strade), dal CANNARECCIONE al TORCICOLLO. 



Per arrivare infine, passando attraverso altre specie improbabili (come il MERLO ACQUAIOLO) alle presenze ubiquitarie, che spuntano da ogni porzione di campo visivo disponibile, siano GAZZE o CAPPELLACCE, OCCHIOCOTTI o BECCAMOSCHINI, che in questo periodo si mescolano e si confondono coi migratori in territori di temporanea conquista per SALTIMPALI e PETTIROSSI controllati a vista dai PASSERI SOLITARI. 




Una considerazione sul CODIROSSO SPAZZACAMINO. Ci abbiamo messo dieci giorni per trovarne uno (mentre una mezza dozzina di CODIROSSI COMUNI hanno tranquillamente letteralmente attraversato la nostra strada). Solo per questo si merita una foto. 

Una nota a margine per le categorie animalesche meno avifaunistiche. La nostra ignoranza ci ha impedito di dedicarci al resto del mondo alato, intrappolato in un microcosmo di biodiversità a noi completamente sconosciuto. 

Nemmeno su mammiferi, anfibi e rettili ci siamo impegnati a sufficienza, limitandoci a quelle poche comparse che si sono volontariamente palesate, dalla VOLPE alla MARTORA, dal CINGHIALE al DAINO. Dell’ISTRICE ci rimane solo un aculeo. Di tutto il rettilario disponibile una sola foto. 


Ci sarebbero tanti altri aneddoti da raccontare, ma nel frattempo vi sarete addormentati. Magari contando le pecore, gli asini o i porcellini.



E’ giusto aggiungere che l’Etna sovrasta il territorio con il suo instancabile comignolo fumante. 



Non è tuttavia l’unico fumo purtroppo che si alza dalla terra sicula. Non conosciamo a sufficienza le abitudini locali, ma temiamo che questa (ed altre che concimano il bordo delle strade) non siano tradizioni di cui la parte prevalentemente sana, disponibile ed ospitale della popolazione vada particolarmente fiera. 

Sappiate che esistono, ma non devono turbare la vostra esperienza. E le visioni che questa terra sa concedervi. In tutto il suo splendore. Al termine della panoramica, rigorosamente a ritroso, troverete l’elenco delle specie osservate durante il viaggio. Un abbraccio a tutti, uno di quelli dell’era pre-COVID.




























  1. Volpoca
  2. Fischione
  3. Canapiglia
  4. Alzavola
  5. Germano reale
  6. Codone
  7. MARZAIOLA
  8. Mestolone
  9. FISTIONE TURCO
  10. Moriglione
  11. Moretta tabaccata
  12. COTURNICE (di Sicilia)
  13. Quaglia
  14. Berta maggiore
  15. Berta minore
  16. SULA
  17. Cormorano
  18. TARABUSINO
  19. Nitticora
  20. Airone guardabuoi
  21. Garzetta
  22. Airone bianco maggiore
  23. Airone cenerino
  24. CICOGNA NERA
  25. Cicogna bianca
  26. MIGNATTAIO
  27. Spatola
  28. Fenicottero
  29. Tuffetto
  30. Svasso maggiore
  31. Svasso piccolo
  32. FALCO PECCHIAIOLO
  33. NIBBIO BRUNO
  34. NIBBIO REALE
  35. Grifone
  36. BIANCONE
  37. Falco di palude
  38. Sparviere
  39. Poiana
  40. AQUILA MINORE
  41. Aquila reale
  42. AQUILA DI BONELLI
  43. Falco pescatore
  44. Gheppio
  45. Smeriglio
  46. Lodolaio
  47. FALCO DELLA REGINA
  48. LANARIO
  49. Falco pellegrino (verosimilmente anche in versione Calidus)
  50. Porciglione
  51. Gallinella d’acqua
  52. POLLO SULTANO
  53. Folaga
  54. Cavaliere d’Italia
  55. Avocetta
  56. Occhione
  57. Corriere piccolo
  58. Corriere grosso
  59. Fratino
  60. Pivieressa
  61. Pavoncella
  62. Gambecchio comune
  63. Gambecchio nano
  64. PIOVANELLO COMUNE
  65. Piovanello pancianera
  66. Combattente
  67. Beccaccino
  68. PITTIMA MINORE
  69. Chiurlo maggiore
  70. CHIURLO PICCOLO
  71. Piro piro piccolo
  72. Piro piro culbianco
  73. Totano moro
  74. Pantana
  75. ALBASTRELLO
  76. Piro piro boschereccio
  77. Pettegola
  78. Voltapietre
  79. LABBO
  80. Gabbiano roseo
  81. Gabbiano comune
  82. Gabbiano corallino
  83. GABBIANO CORSO
  84. Zafferano
  85. Gabbiano reale
  86. Sterna maggiore
  87. Beccapesci
  88. Piccione domestico
  89. Colombaccio
  90. Tortora dal collare
  91. TORTORA DELLE PALME
  92. Assiolo
  93. Civetta
  94. Allocco
  95. GUFO DI PALUDE
  96. Rondone pallido
  97. Rondone maggiore
  98. Martin pescatore
  99. Upupa
  100. Torcicollo
  101. Picchio rosso maggiore
  102. Cappellaccia
  103. Tottavilla
  104. Allodola
  105. Topino
  106. Rondine montana
  107. Rondine
  108. Balestruccio
  109. CALANDRO MAGGIORE
  110. Prispolone
  111. Pispola
  112. PISPOLA GOLAROSSA
  113. Spioncello
  114. Cutrettola
  115. Ballerina gialla
  116. Ballerina bianca
  117. MERLO ACQUAIOLO
  118. Scricciolo
  119. Passera scopaiola
  120. Pettirosso
  121. Codirosso spazzacamino
  122. Codirosso comune
  123. Stiaccino
  124. Saltimpalo
  125. Culbianco
  126. Passero solitario
  127. Merlo
  128. Tordo bottaccio
  129. Tordela
  130. Usignolo di fiume
  131. Beccamoschino
  132. FORAPAGLIE CASTAGNOLO
  133. Cannaiola comune
  134. Cannareccione
  135. Capinera
  136. BIGIARELLA (vista da Pulotto)
  137. MAGNANINA COMUNE
  138. Sterpazzolina comune
  139. Occhiocotto
  140. Luì piccolo
  141. Fiorrancino
  142. CODIBUGNOLO (di Sicilia)
  143. Cinciarella
  144. Cinciallegra
  145. Cincia mora
  146. CINCIA BIGIA (di Sicilia)
  147. Picchio muratore
  148. Rampichino comune
  149. Pendolino
  150. Ghiandaia
  151. Gazza
  152. GRACCHIO CORALLINO
  153. Taccola
  154. Cornacchia grigia
  155. Corvo imperiale
  156. STORNO NERO
  157. Storno
  158. Passera d’Italia (versione siciliana)
  159. PASSERA SARDA
  160. Passera mattugia
  161. PASSERA LAGIA
  162. Fringuello
  163. Verzellino
  164. Verdone
  165. Cardellino
  166. Fanello
  167. Frosone
  168. Zigolo nero
  169. Zigolo muciatto
  170. Strillozzo