giovedì 31 dicembre 2020

Resoconto Mensile Tringa - Dicembre 2020

 

Abbiamo bisogno di speranza. Di una speranza forte. Di una speranza reale. Non di un illusorio e commerciale “Andrà tutto bene”. Non è speranza questa, è uno stratagemma per distogliere rapidamente il pensiero, un modo per lavarsene le mani, ma senza averle igienizzate. E’ un pensiero che non possiamo e non riusciamo in nessun modo a distogliere dagli istanti sempre più sofferti che stiamo vivendo in tempo reale. Perché c’è una guerra in corso, fatta di dieci, cento, mille battaglie, ora dopo ora. E la nostra consapevolezza è sufficientemente matura da comprendere che non riusciremo a vincerle tutte, anzi, ci portiamo già dentro le ferite di tutte quelle che abbiamo perso, tanto più profonde quanto più ci hanno toccato intimamente da vicino. Stiamo combattendo, al massimo delle nostre risorse, ma ci serve una speranza, una speranza terribile, ovvero che il nostro sacrificio doni un futuro agli altri. Perché il futuro degli altri è la nostra speranza più forte. Loro saranno i nostri eroi.

Foto, disegni e magliette di Marta Trombetta, per giovani orsetti esploratori

Avremmo dovuto impararlo dalla Natura, nel tempo. Perché è questo che fa, la Natura. Si adatta al cambiamento, a costo di sacrificare i singoli pur di preservare un futuro alla vita, nel suo valore più alto e più ampio. E di questo cambiamento attorno a noi ce ne siamo forse accorti? Perché i suoi segnali negli ultimi anni non sono mancati. Eventi atmosferici sempre più violenti, insoliti ed inusitati per le nostre pacifiche latitudini, almeno nella costanza e nella frequenza del loro ripresentarsi. Acqua, vento, neve, terra, alberi, pietre, sabbia. Tutto si rimescola, senza che le ferite abbiano tempo di rimarginarsi, un trauma si sovrappone all’altro. Nelle paludi di acqua e fango si muovono i superstiti alla ricerca di cibo. PAVONCELLE, AVOCETTE, PIVIERI DORATI e PIOVANELLI PANCIANERA sondano i campi allagati alla ricerca di quanto possa essere sfuggito alla furia degli eventi. 

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Ma cosa si muove accanto a loro? Chi sono questi strani intrusi, queste nuove creature che popolano il nostro inverno? Sono forse 16 MIGNATTAI mescolati agli IBIS SACRI e ad un paio di GARZETTE? 

Foto di Glauco Vicario

Nessuna meraviglia, da qualche anno la presenza di singoli Mignattai in inverno in FVG è regolare. Da qualche anno. Intendetemi, solo da qualche anno. Pochi, pochissimi anni. Il primo svernamento ufficiale risale al gennaio 2016. E gli IBIS SACRI? Anche loro, nessuna meraviglia. Da un paio di anni sono diventati presenza regolare in qualsiasi stagione. Da un paio di anni. Anche loro. Solo un paio di anni. Prima non comparivano nemmeno nelle check list regionali. E adesso sono pronti a riprodursi. Per non parlare delle OCHE EGIZIANE, altrettanto aliene ed indesiderate, che già si sono riprodotte almeno nel 2020 e che PiZonta trova tranquillamente al pascolo nei dintorni di Codropio durante le sue perlustrazioni per l’atlante urbano. 

Foto di Paolo Zonta

Foto di Paolo Zonta

Cosa sta succedendo? Viviamo ancora su quella stessa Terra che avevamo imparato a conoscere solo fino a cinque anni fa? O tutto sta cambiando troppo rapidamente? Perché poco distante da quegli stessi campi allagati c’è un altro ospite intento ad accertare il cambiamento. Si chiama FALCO PESCATORE. Non vi suonerà nuovo nemmeno lui tra gli ospiti invernali. E’ vero. Perché dalla stagione 2016-17 almeno un individuo sverna regolarmente in laguna di Marano. Dal 2016-2017. Non da prima. Il Falco pescatore prima in FVG non trascorreva l’inverno. 

Foto di Glauco Vicario

E adesso deve stare anche attento ai pesci che cattura. Perché qualcun altro potrebbe portarglieli via (e Glauco ci riferisce che non l’ha mai sentito uggiolare e pigolare come in questa occasione…). E chi sarebbe questo suo antagonista? Un abile cleptoparassita che nel 2019-2020 si è fatto osservare sia a novembre (da Paolo Utmar ad Aquileia) che a gennaio (con Pulotto sempre ad Aquileia) e che ad inizio di dicembre 2020 ha deciso di ripresentarsi nei pressi di Marano Lagunare per farsi immortalare in un paio di scatti ad alta definizione. 

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Quel NIBBIO BRUNO che in Italia centro - meridionale ormai sverna da tempo, rinunciando a raggiungere le coste africane. Tuttavia qui in FVG non aveva l’abitudine di trascorrere l’inverno. Fino all’anno scorso. L’anno scorso. Davvero dite che non sta succedendo nulla? Che viviamo in quello stesso mondo di cinque anni fa? E la lista si allunga, con un ospite dell’ultima ora, segnalatoci da Matteo De Luca, fototrappolato da Daniele Barbera il 12 dicembre in RNR Foce Isonzo (Go) a valle dell’osservatorio Cioss. Ci mancava anche il TORCICOLLO. Certo, è un malanno di stagione, direte voi. E poi in Veneto già da qualche anno ne osservano qualcuno in inverno. Già da qualche anno. Anzi, si vocifera che questo non sia il primo svernante in FVG, ma delle vociferazioni non è nostra abitudine tenere conto. Primo o secondo che sia, per quest’anno ci mancava solo il TORCICOLLO.

Immagine da Fototrappola di Daniele Barbera, fornita da Matteo De Luca

E nel prendere atto di queste nuove comparse, insolite ed estranee ai nostri inverni, osserviamo nel contempo perplessi le nostre mangiatoie, vuote ovunque. E ci domandiamo dove siano i passeriformi mentre sui nostri monti si depositano metri e metri di neve ed i paesi della pedemontana risultano raggiungibili solo con un paio di sci. Possibile che si siano intrattenuti più a nord? Che i nostri lidi ormai siano destinazione solo del popolo acquatico, che continua a donarci le sue sorprese in bianco e nero, tra ORCHI MARINI, MORETTE CODONE, SVASSI CORNUTI, STROLAGHE MINORI tra il golfo di Trieste e la RNR Foce Isonzo (Go). 

Foto di Davide Scridel

Foto di Davide Scridel

Foto di Matteo De Luca

Foto di Silvano Candotto

E che ogni tanto ci regala una goccia di colore vivace dipinta su quelle perfette ceramiche che sono i corpi delle OCHE COLLOROSSO, che non sfuggono all’occhio di Silvano, prima una poi tre insieme, sempre in RNR Foce Isonzo (Go). 

Foto di Silvano Candotto

Foto di Matteo Skodler

O lo svolazzo aranciato della testa di un FISTIONE TURCO al lago di Ragogna (Ud). 

Foto di Luciano Silei

Ormai ospite fissa delle ultime stagioni fredde, e con la propensione a gironzolare nei dintorni durante tutto l’anno, anche l’AQUILA DI MARE (come la sua consorella REALE sui cieli di Milano, a vegliare sul Mauro fresco Birder dell’anno e sui suoi GuardaMilanesi intrepidi compaesani sempre a caccia di Luì scuri), si interroga perplessa su questo strano presente e sul fragile futuro. Lasciando spazio ad altri di gradire i resti del suo banchetto natalizio.

Foto di Matteo De Luca

Foto di Matteo De Luca

Foto di Matteo De Luca

I passeriformi dicevamo. Che ne è stato di loro? Pochi, pochissimi, pocherrimi. Uno solo a sorprenderci dal grande nord. Quello ZIGOLO DELLE NEVI nei riordini del Medio Friuli (trovato da Ornella Sclauzero del Corpo Forestale Regionale) candido fantasmino smarrito al pascolo nei campi nella desolazione più totale (fotogramma e video su youtube di Pulotto)

Fotogramma tratto dal video di Pulotto al link qui sotto

https://youtu.be/x3zuYQPb_bE 

Solo fantasmi ed assenze, dunque, tra i passeriformi, perché nemmeno i nostri consueti ospiti si fanno vedere, non solo i migratori invernali. Tutto finito? Oppure… Oppure l’ennesimo segnale, con un elemento di colore a dirci che il mondo ci è cambiato sotto il naso. E nella mangiatoia di Tommaso, a Cividale del Friuli (Ud) a nutrirsi dei cachi compaiono gli USIGNOLI DEL GIAPPONE, quei fantasmi alieni che in questi anni sono riusciti ad invadere il nostro pianeta, inosservati e trascurati dal mondo ornitologico (non fidatevi di chi oggi vi racconta il contrario, funziona sempre così, ci si fa belli a ritroso…). 

Foto di Tommaso Zamò

Ennesimo sintomo di questo cambiamento che tanto continua a toglierci e portarci via, in ogni ora ed in ogni istante, anche dall’anima e non solo da ciò che ci circonda, e solo poco, davvero poco, ancora ci dona, in un’atmosfera grigia, direi anzi cinerea, o meglio cenerina, come quella sagoma scura che viene a bussare alla nostra porta, ai nostri alberi del centro urbano di Udine, un PICCHIO CENERINO in mezzo alle case, trovato da Marta a passeggio durante la raccolta dati per l’atlante comunale della Stagione Fredda.

Foto di Marta Trombetta

E allora torniamo all’inizio di tutto. A quella speranza di cui abbiamo bisogno. Quella speranza che risiede negli altri. Nelle mani degli altri. Dove e quando noi non potremo arrivare, la speranza ci permette di credere che loro ci saranno. Sorrideranno. Vivranno. Cresceranno. Accompagnati per mano dalla saggezza degli spiriti guida che, oggi, abbiamo scelto per loro. E che, per fortuna, sono più saggi di noi.

Foto e scultura di Stefano Sava


 


giovedì 17 dicembre 2020

Un Mese COMUN'Altro - La Stagione Fredda in Comune di Udine - Primo Atto


Pare che esista una legge del contrappasso. Si manifesta in quei giorni in cui, avventatamente, ti concedono la libertà di scorrazzare a piacimento su tutto il territorio disponibile, proprio quando su quel territorio tristemente desertico fanno la loro comparsa creature mistiche (Oche collorosso, Morette codone, Aquile di mare, Zigoli delle nevi… solo per restare nei paraggi). Esattamente in quei giorni in cui la tua schiena ricomincia ad urlare come non faceva da una quindicina d’anni, togliendoti ogni fugace dubbio sulla possibilità di girovagare almeno per il comune, o per il quartiere, o semplicemente di affacciarti al balcone. Niente, clausura volontaria in camera, nel letto, con movimenti al limite del consentito da un briciolo di ginnastica posturale. E allora facciamo così, vi riassumo in breve cos’è capitato prima che tutto ciò accadesse, in quest’ultimo mese di Stagione Fredda, dal 15 novembre al 15 dicembre, con Tringa FVG a spasso per il comune di Udine. Con l’ausilio dei dati elaborati da Pulotto (che vorrebbe rendere il lavoro quantitativo e non solo qualitativo, proveremo ad attrezzarci anche per questo) e delle mappe realizzate da Marta. Anche solo per stuzzicare qualcuno a fare altrettanto. Questa è la mappa, quadrato per quadrato, del numero di specie contattate e della loro distribuzione all’interno del comune. 

La mappa è comunque già bugiarda, perché quel 45 che indica il quadrante di casa Skody si è già trasformato in un 47 e punta a competere con quel famigerato 54 lungo il Torre che annovera tra le altre Alzavola, Folaga, Tuffetto, Beccaccia, Picchio rosso minore, Picchio cenerino, Averla maggiore…


Il computo delle specie complessivamente contattate ha raggiunto quota 87, alle 80 già riportate in precedenza si sono aggiunte QUAGLIA (sigh!), ALBANELLA REALE, BECCACCINO, PIRO PIRO CULBIANCO, GAVINA, PICCHIO CENERINO e, grazie al contributo puntuale di Giorgio Avanzo, un temerario BECCAMOSCHINO, superstite invernale in uno dei territori che negli ultimi anni ha nuovamente colonizzato in periodo riproduttivo.


Una dozzina le specie per le quali la mappatura è già stata interamente completata, dal Pettirosso al Merlo, dal Colombaccio al Gabbiano reale. 


Per altre invece restano singoli spazi vuoti nei quali la ricerca andrà effettuata in modo mirato, stanando la PASSERA SCOPAIOLA dalle siepi in cui si rintana in pieno centro abitato, o intercettando al volo qualche BALLERINA BIANCA dove non ci sono sufficienti spazi aperti per osservarle al pascolo.


Tra gli animali sorprendenti sicuramente una nota merita l’AIRONE GUARDABUOI, specie che non era nemmeno inclusa nella check list del comune di Udine pubblicata nel 2008 (Avifauna del Comune di Udine, Roberto Parodi, Pubblicazione n. 51 – Edizioni del Museo Friulano di Storia Naturale) e che invece negli ultimi anni (negli ultimi due in particolare) è diventata presenza regolare sia in migrazione che in svernamento. Quest’anno li si può trovare ovunque, in numeri consistenti di centinaia di individui al goffo pascolo nei campi o in sosta perplessi in mezzo agli arati. 


Una riflessione simile merita anche lo ZIGOLO NERO, che nella medesima pubblicazione del 2008 risultava probabile nidificante in un solo quadrato chilometrico e negli anni successivi ha invece conquistato tutto il territorio a sua disposizione. Non vi inganni la cartina realizzata durante la stagione fredda, anche durante la stagione calda rischiate di trovarlo esattamente nei medesimi quadranti. 

Premio per distribuzione imprevedibile a priori merita il FANELLO, per quanto presenza regolare in periferia, dubito che qualcuno avrebbe potuto prevedere una simile distribuzione, con gruppi di oltre un centinaio di individui che riescono ad infiltrarsi in piccole zone incolte in prossimità del centro abitato. 


Ci sono poi quelle specie che si ritiene stentino a sopravvivere come svernanti alle nostre latitudini, ma che vi meravigliereste di trovare discretamente diffuse facendo una perlustrazione a tappeto come la nostra. Tra queste non manchereste di trovare TORDI BOTTACCI, CAPINERE e VERZELLINI per esempio. A volte addirittura in pieno canto.





Per non parlare della furtiva BECCACCIA, che disturbata nella sua diurna quiete, si invola occasionalmente dai suoi nascondigli talvolta in pieno centro urbano...

Infine le note dolenti. Scarsi i rapaci notturni, un solo GUFO COMUNE, niente Allocco, niente Barbagianni (no, grazie, non ci interessano segnalazioni di individui investiti altrove e trasferiti in modo fraudolento all'interno del comune). E soprattutto quel dannato PICCHIO MURATORE che nonostante le ricerche puntuali e tormentose nei siti utili, in cui si presentava regolarmente negli anni passati, non si è ancora fatto trovare, a differenza del suo amico RAMPICHINO COMUNE, che si mostra decisamente più disponibile, anche se in alcune occasioni si manifesta con dei versi che lascerebbero sospettare (ad un orecchio distratto e ad un occhio perverso) che si tratti del suo consimile ALPESTRE. Ma vari caratteri (unghia, becco, disegno ala) tradiscono la sua vera origine, nonostante il frammento audio registrato nel video (prima che la macchina fotografica si spegnesse per il freddo).



Mancano poi le rarità, o quelle bestie infide per quanto apparentemente regolari, come il GABBIANO REALE PONTICO, che per ora, a causa di pessimi scatti, conserviamo come probabile (nonostante lo sdegno di Skody, che ritengo per altro condivisibile, ma la mia incapacità ad essere efficace fotografo quando serve merita di essere punita).


Insomma, libertà di movimento (e soprattutto schiena permettendo) questo esercizio di approfondimento comunale si è rivelato comunque un’esperienza interessante, dandoci modo di conoscere improbabili frammenti sconosciuti talvolta animati da curiose presenze. Fino al 15 febbraio per altro c'è ancora tempo. Un grazie a tutti coloro hanno fornito (e forniranno) il loro supporto e le loro osservazioni, incluso chi vorrebbe partecipare ma a causa di perplessità ripetute su pregresse ed attuali osservazioni (non me ne voglia per questo, ho provato in più occasioni a mandare espliciti segnali, meritevole è sempre l’impegno, ma la perseveranza nella medesima direzione è per sua natura diabolica) ci costringerà a non prendere in considerazione il suo contributo. Grazie comunque, davvero. E che questo sia un motivo per aiutarci a crescere, tutti quanti. E ad aprire gli occhi, intorno a noi. Su chi indossa inevitabilmente delle maschere e chi invece non si preoccupa di essere semplicemente bruttino, antipatico e sinceramente rompiscatole. Eccomi!


lunedì 30 novembre 2020

Resoconto Mensile Tringa - Novembre 2020

 

A volte ho la sensazione di essere come una voce che grida nel deserto. Poi fortunatamente prendo consapevolezza che non sto affatto gridando. Il deserto tuttavia è reale. Un deserto assoluto e annichilente. Anzi, nemmeno un deserto, proprio un vuoto cosmico. E così torniamo alla prima frase. Perché forse inconsciamente sto davvero gridando, ma le mie parole non raggiungono nessuno, perché attraverso il vuoto i suoni non si propagano. Forse anche gli uccelli allora stanno gridando. Stanno gridando la loro totale assenza. Ma in questo vuoto che ci circonda non riusciamo a percepire la loro assordante richiesta d’aiuto. Che poi, loro ce la stanno mettendo davvero tutta. Forse vi ricorderete che già ad ottobre sospettavamo che la loro intenzione fosse quella di attirare la nostra attenzione, che in qualche modo ci stessero venendo a cercare, comparendo silenziosamente nei nostri giardini, come se conoscessero la nostra situazione e sospettassero che non avremmo potuto allontanarci da casa. A novembre, nel loro piccolo, anzi piccolissimo, si sono spinti oltre. Ci sono entrati in casa, come questo REGOLO da Stefano a Trieste.

Foto di Stefano Sava

E noi, nel nostro piccolo, anzi piccolissimo, abbiamo fatto comunque il possibile per accoglierli. Chi più, chi meno, come il mese scorso. Perché il nostro prode Paolo (Utmar) continuando a perlustrare i confini estremi del suo local patch domestico (che, vi ricordo, annovera per quest’anno LUI’ DI HUME, NIBBIO BIANCO, AQUILA DI MARE e un TUFFETTO con un Caschetto Bianco per muoversi in tutta sicurezza, viste le sue abitudini a lanciarsi a capofitto a testa bassa…) 

Foto di Paolo Utmar

è riuscito stavolta a stanare addirittura una MORETTA CODONA, risalita lungo il fiume Isonzo per arrivare a pochi passi dalla sua porta di casa. Le foto sono di Silvano che nei giorni successivi è riuscito a ritrovarla. 

Foto di Silvano Candotto

Foto di Silvano Candotto

Lo stesso Silvano che nei primi giorni del mese si è trovato il NIBBIO BIANCO all’ingresso della sua dimora adottiva, quella Riserva Naturale Regionale Foce Isonzo, per noi ora irraggiungibile, ma che continua a regalare meraviglie attraverso i suoi occhi. Così come il giardino di Skody. Perché se in FVG quest’anno i LUI’ FORESTIERI hanno deciso farsi notare in qualche modo, il luogo prescelto è proprio quello. Prima ad ottobre, poi a inizio novembre. Manifestandosi solo a lui e a LUI’ soltanto. Ed hai suoi binoscopici scatti. Che stavolta assomigliano ai miei. 

Foto di Matteo Skodler

Foto di Matteo Skodler

Così, per compensare l’astrattismo, gli abbiamo concesso di dedicarsi, rigorosamente da casa, a soggetti meno accidentali e soprattutto meno frenetici.

Foto di Matteo Skodler

Foto di Matteo Skodler

Scommetto che continuate a dubitare che in questo anno di restrizioni l’avifauna residua (mai così dannatamente scarsa) insista a tentare in tutti i modi di raggiungerci. Volete ancora delle prove. Dell’OCCHIOCOTTO a Udine vi ho già raccontato, e so che non vi basta. Quindi immagino che non vi accontenterete nemmeno di un’altra straordinaria sorpresa. Uno SVASSO COLLOROSSO, in centro a Pordenone, nel lago della Burida, trovato da Paolo (Grion).

Foto di Paolo Grion

Foto di Paolo Grion

Davvero, non riesco ad immaginare cos’altro possiate aspettarvi. Che un PICCHIO MURAIOLO si arrampichi sulle pareti della vostra casa?

Foto di Luciano Silei

Foto di Luciano Silei

No, non fraintendetemi. Queste immagini sono ormai lontano ricordo di quando ad inizio mese potevamo allontanarci. Di quando inaspettatamente nei dintorni della laguna ancora circolava (o meglio pisolava) un immaturo di CICOGNA NERA, osservato il 12 novembre dai colleghi del Corpo Forestale Regionale della stazione di Cervignano del Friuli.

Foto di Giulia Lena CFR

Foto di Giulia Lena CFR

Il giorno dopo era ancora lì. E la sua reazione nel vedermi diciamo che era decisamente scontata e prevedibile.





Sarà ancora in zona? Non ci è dato di saperlo. Come non abbiamo modo di conoscere il destino delle GRU che non sono transitate abbastanza a nord della pianura per degnarci del loro saluto. 

Dobbiamo imparare ad accontentarci. A muoverci lungo quel fragile confine che esiste tra la libertà e la responsabilità, cercando costantemente di conservare l’equilibrio, come una BALLERINA sul ghiaccio.


Non abbiamo alternative. Potremmo dedicarci ad altre ricerche. Ad altre categorie animali.



Oppure potremmo oltrepassare il limite, azzardando rarità solo per passare il tempo.



Ma anche no. Davvero. Non fa per noi. Ci limiteremo a percorrere quel Filo invisibile che traccia il confine tra la realtà e le nostre speranze, tra il nostro comune e l’universo altrove. E sorrideremo per quel piccolo, anzi piccolissimo, sorriso che il destino vorrà donarci. Con o senza uno stecchino in bocca.