martedì 31 marzo 2020

Resoconto Mensile Tringa - Marzo 2020

Foto di Marta Trombetta
Ma dopo tutte queste ore trascorse alla finestra, nel tentativo disperato di proteggere ciò che più di ogni altra cosa ci rende fragili, deboli, vulnerabili, spaventati e spaventabili, ovvero quella nostra stessa esistenza che vogliamo illuderci di poter conservare per l’eternità, dilatando il nostro tempo a costo di ibernarci, rinchiusi ognuno nel suo sepolcro pur di continuare a ritenerci invincibili, non per scelta certo, ma per necessità etica e sociale, cercando però disperatamente di scacciare quei punti di domanda enormi che ti prendono alla sprovvista stravolgendo il tuo pensiero dannatamente politicamente corretto (stiamo forse sacrificando, temporaneamente che discorsi!, la libertà delle nuove generazioni pur di garantirci la salvezza eterna? Più o meno come abbiamo fatto fino adesso con le risorse del Pianeta, consumando senza ritegno anche quello che avremmo dovuto lasciare in eredità? Saremo mai davvero disposti ad abbandonare la nave prima che il nostro peso affondi il futuro dell’umanità?)… dopo tutte queste ore passate in attesa, sospesi, ci ricorderemo una volta per tutte cosa vuol dire essere vivi? Ci ricorderemo di quando scorrazzavamo e saltellavamo apparentemente spensierati in mezzo all’erba come ZIGOLI MINORI ad Osoppo (Ud)





 
... prima che le ruspe e i rulli dell’umana ambizione ci travolgessero annientando le nostre entusiastiche speranze?
 



Quanti amici ritroveremo, tra quelli misteriosi che tuttavia avevamo imparato a conoscere, e quanti invece saranno fuggiti, a danzare lontani nel cielo come eleganti Avocette?

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario
 
Non diventeremo piuttosto tutti idrofobi in questa prigionia, ostili agli altri come i cani all’acqua?


Non troverete qui queste riposte. Dovrete accontentarvi di spiare immagini rubate da un balcone, o da un giardino, o da un tetto. Ma riuscirete a meravigliarvi lo stesso. Perchè finalmente saremo solo testimoni e non arroganti protagonisti. La scena lasceremo davvero che ce la rubino gli attori. E che attori! Perché un’AQUILA ANATRAIA MAGGIORE in versione così Fulvesca non ve la aspettereste proprio, fuori casa e sopra la testa, anche se vi chiamate Glauco e abitate a Marano Lagunare (Ud) (con il solito ringraziamento ad Andrea Corso per la conferma).
Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario

Foto di Glauco Vicario
 
E cosa dire delle ALBANELLE PALLIDE dei nostri Paoli, a Pordenone (Pn) e a Rivolto (Ud)?

Foto di Paolo Grion
 
Foto di Paolo Zonta
 
Foto di Paolo Zonta
 
Foto di Paolo Zonta

Da non crederci, se davvero non avessimo iniziato tutti quanti a partecipare a questo coinvolgente gioco, quello di guardarci intorno. Ed anche di guardarci dentro. Ecco, quello dovremmo imparare a farlo meglio. Perché possiamo fotografare e documentare le rarità, quando ci riusciamo, nel modo migliore. Ma la nostra coscienza continuerà ad esserci sfuggente. Insieme alla consapevolezza dei nostri limiti, delle nostre capacità, della nostra esperienza. Che in fondo è solo la mancanza di una guida, di un saggio suggeritore che ci aiuti a capire quando stiamo fraintendendo le nostre percezioni, perché il consigliere esperto (non dico di no) che ci ha seguito fino adesso ha assecondato troppo le nostre perversioni. In fondo basterebbe avere l’umiltà e il coraggio di mettersi alla prova, confrontarsi con gli altri, accettare i propri abbagli come tali. Ed approfittare di questo momento di isolamento per accrescere la conoscenza. Potrebbe essere il momento per esempio, se non l’avete ancora fatto, per scaricare a questo link (cliccate qui) la Stagione Fredda, per trovare delle risposte almeno ad alcune delle domande che ogni anno si ripresentano (tipo dove andare a sentir cantare i Verzellini in inverno). Perché la conoscenza andrebbe sempre promossa, valorizzata, condivisa. Prima che perda il contatto con la realtà in continuo cambiamento. E’ per questo motivo che la squadra Tringa ce la sta mettendo tutta per sfornare anche la Stagione Calda, mescolando specie nidificanti con specie estivanti ed aggiungendo quei piccoli dettagli che in periodo migratorio potrebbero essere essenziali, tipo in quale periodo dell’anno è possibile contattare una specie migratrice e quando invece è molto meno probabile, e sarebbe opportuno (per non alterare superficialmente la fenologia della specie) fornire delle prove inconfutabili per simili osservazioni.
 
Stiaccino - M reg, B - Id Apr / IId Ott - La Stagione Calda in Provincia di Udine
 
Spesso questa consapevolezza manca, ed è in grado di creare danni (col tempo) irreparabili. Noi comunque ci proviamo. A costo di andare incontro all’ennesimo boicottaggio. Perché anche ci fosse un solo osservatore consapevole in più ad affrontare il mondo avremmo vinto la nostra sfida. E allora, più sereni, torneremo a goderci quel mondo sconosciuto fuori dalla finestra. Quel mondo in cui i piccoli Silvidi di Skody dovranno imparare a riconoscere una pandemia.

Foto di Skody

Ci arrampicheremo sul tetto, per essere più vicini al cielo.
 
Foto di Gabriele Zamò

E non saranno necessarie le CICOGNE, BIANCHE o NERE che siano, a Udine come a Pagnacco (Ud) per sorprenderci,

Foto di Marta Trombetta
 e nemmeno i FALCHI PESCATORI, siano essi a Udine, a Rivolto (Ud) o a Pordenone (Pn).
 

Foto di Paolo Grion



 
Non sarà necessario un CHIURLOTTELLO, o il mostro di LOCHNESS.
Disegno e foto di Stefano Sava

Disegno e foto di Stefano Sava
Ci basterà un FIORRANCINO a Trieste (Ts), con la sua minuscola bellezza.
Disegno e foto di Stefano Sava
 
Ci meraviglieremo di semplici gesti d’affetto tra Cornacchie.

 

Delle Gazze che anelano alla Luna.
 
  
Dello sguardo di un Fagiano sul suo harem (fin quando non si accorgerà che uno dei due è un giovane maschio).
 
  
Allora si guarderanno da vicino e scopriranno le zecche che riempiono i loro pensieri.
 
  
Ma in un giorno sarà tutto passato, e splenderanno come nuovi.
 
  
Ci imbarazzeremo a sorprendere le Capinere al bagno.
 


 

Guarderemo le spalle ai Luì piccoli, le unghie ai Gheppi, la brizzolatura ai Passeri, l’ugola ai Codirossi spazzacamino, la perplessità nello sguardo del colombaccio o la genuinità del codibugnolo.
 







 
Tutto questo prima che intervengano altre ruspe, altre betoniere, altri uomini in bilico su una scala con una sega in mano, a decapitare i nostri desideri.
 



 


Ma le lepri marzoline ci insegneranno la loro saggezza e la loro pazzia.





E con loro sfuggiremo ai vincoli che ci incatenano, supereremo le barriere, le sbarre e le barricate. O solo gli anfratti tra una ringhiera.


E scopriremo che infido in giardino si nasconde silenzioso il Torcicollo.



 
Che c’è anche un dannato Fanello in mezzo a tutti gli improbabili fringillidi.

 
Che l’Upupa può comparire per un solo istante lontana lontana, e poi svanire in un battito d’ala.

Che i Gabbiani nel cielo non sono tutti reali.
 

Che non sono nemmeno tutti gabbiani, perché i cieli sono gravidi di Combattenti. In tutte le forme.

 
Sia che siano specie che si intrufolano innovative come Aironi guardabuoi o invasivi come Zigoli neri negli atlanti comunali cittadini, trasformati solo in una dozzina d’anni in un mondo completamente diverso e lontano. 
 



Sia che siano davvero rapaci, di quelli che se non li fotografi non ti credono, sia tu Astore, Albanella reale o Corvo imperiale.







E scopriremo che domani è il primo aprile, ma ci lasceremo sorprendere solo dalla realtà e non più dalla fervida egocentrica fantasia altrui. Tanto Saetta McQueen noi l’abbiamo già vista. E soprattutto fotografata. Provateci voi! (Ah, mi dicono che Saetta McQueen è un Lui, come il fagiano giovanotto... sottigliezze suvvia!)