martedì 3 dicembre 2019

Feniday Tringa Vs Ospiti Alieni



Ci sono sentieri intricati di spine, fetide paludi dalle quali non si esce, chilometri e chilometri di strade dimenticate che non portano in nessun luogo. Ed è qui che Tringa ha deciso di andare durante le giornate del Feniday. Schivando inutili polemiche e tutti i siti notoriamente idonei alla presenza della rosea specie, scegliendo comunque di donare il proprio anonimo contributo all'impresa, immolandosi vanamente con sano spirito olimpico in questa perlustrazione. Che per trovare i Fenicotteri in FVG dalla terra ferma la località più consona (quando ci sono) è la Riserva Naturale Regionale (RNR) Valle Cavanata (Go), dove si lasciano osservare a distanza utile, anelli compresi. Seguono a debita lunghezza RNR Foci dello Stella (Ud) e dintorni, a pari merito con RNR Valle Canal Novo (Ud), con fanalino di coda la RNR Foce dell'Isonzo. Occasionalmente compaiono temporaneamente altrove in laguna, soprattutto se disturbati da efferate attività antropiche (di vario tipo, non temete). Tuttavia, il principale sito che ospita stabilmente il maggior numero di Fenicotteri in FVG è una valle da pesca (e da caccia) collocata all'interno della laguna, raggiungibile solo in barca, fruibile contattando opportunamente il gestore. In periodo venatorio, logicamente, all'interno della valle periodicamente si spara. Quale sarà l'effetto dei bombardamenti sulla popolazione rosea? Questa è la domanda a cui vale la pena di rispondere prima di intraprendere le improbabili peregrinazioni. Così, con l'alba rossa di domenica che inevitabilmente minaccia, ma poi non mantiene, un'altra trascendentale giornata di piovosità disumana,
 
 
ci si dirige verso la prima tappa della giornata, quell'argine lagunare di Aquileia che in linea d'aria è il punto più vicino sulla terraferma alla valle da pesca. E mentre il grigiore delle nubi prende il sopravvento sulle tenebre, le prime avvisaglie di turbolenza aviaria prendono forma nel cielo, con il bagliore delle canne di fucile a prevalere nettamente su quello di un invisibile sole. Sostanzialmente anatidi. Centinaia. Migliaia di anatidi a disperdersi in ogni dove, cercando scampo alle rappresaglie umane. Poi, quasi sovrappensiero, verso le 7.30 un nugolo di zampelunghe compare ciondolante sopra gli alberi in mezzo alle nubi. Gigioneggia perplesso avanti e indietro. Troppo distante, mobile e confuso per approssimarne una stima credibile. 450 almeno. Con nuclei che si disperdono, si riuniscono, si nascondono, e tornano a posarsi.
 


 
Durante il censimento ufficiale di martedì, Paolo (Utmar) ne conterà più del doppio (per altro meno della metà di quelli stimati dal titolare della valle). Periodicamente poi, altre accozzaglie di sgangherati stormi compaiono ondeggianti e tornano tranquillamente al loro posto. Bene. I FENICOTTERI ci sono. E non se ne vanno, nonostante la trepidazione circostante. E' giunto il momento di esplorare i reconditi nascondigli dispersi lungo il contorno lagunare, con il primario intento di evitare interferenze con l'unica altra attività umana in corso nei medesimi luoghi. La caccia. Similmente agli altri esseri viventi. Perchè solo apparente è la plateale indifferenza dell'animale che attraversa a nuoto la foce del Natissa, foss'anche la solita sprezzante Nutria padrona dei canali.
 
 
Tranne che Nutria non è. Affatto. Ma Lepre che nel vano tentativo di trovare una via di fuga sacrifica le ultime energie per raggiungere il lato opposto. Dove sfortunatamente altri tranelli la attendono.


E nel grigiore prosegue la giornata. Grigiore di colori, ma non di spirito. Tanto che una delle cinquanta sfumature si anima, nel primo pomeriggio, assumendo sembianze gruiformi. Centinaia e centinaia, anzi migliaia di GRU si susseguono in stormi frammentati nel cielo, seguendo lungo invisibili rotte le scie dei loro simili. Senza confondersi. Verso Sud Ovest.
 


 
Consolandoci per questa premeditata assenza di presenze rosee, che ci siamo consapevolmente scelti. E mentre il gruire in sottofondo lentamente langue, compare, finalmente, la pioggia a dissetare la nostra stanchezza e ad assecondare il nostro docile rientro verso casa.

 
A riposarci per un breve intervallo, prima della seconda tappa. Stavolta con una strategia pur sempre perdente ma di tutt'altra forma. Con l'esplorazione, testarda quanto frustrante, di ogni lago, laghetto, cava allagata, pozza, pozzanghera, palude e secchio d'acqua disponibile nella bassa pianura. Che alcuni di questi siti non siano propizi all'avifauna (e nessuno di sicuro ai Fenicotteri) è verità che rapidamente si palesa. Con la crocefissione (scusate la crudezza dell'immagine, ma non c'è nulla di artefatto) di uno SVASSO MAGGIORE immortalato (ma per nulla immortale) nello stoico tentativo di attraversare la materia.
 
 
E non basta un avviso scritto (con i termini "Bagnaria" "Arsa" e "Balneazione" a costruire un'inquietante altalena di ossimori ed antitesi) a giustificare la superficialità e la negligenza umana. Non tutti dispongono della saggezza del PETTIROSSO.
 
 
Per altro tuttavia, alcuni graditi ed imprevisti ospiti fanno la loro comparsa lungo il percorso. Alcuni incredibilmente alieni. Passi per il PAVONE che si ciondola baldanzoso sui rami sporgenti a pelo d'acqua neanche fosse il suo ambiente naturale. Passi per la CASARCA che ormai stabilmente vigila sul suo acquitrino. Passi anche per le due OCHE DEL CANADA imbrancate prima con quattro e poi con cinque oche domestiche biancastre di grosse dimensioni ed un individuo dai colori ibridi intermedi, prima al pascolo tra le stoppie in un campo e poi ritrovate a chilometri di distanza a pisolare sulla spiaggetta di un laghetto urbano. Ma già le due ANATRE MANDARINE, e forse qualcuna in più, che riposano nascoste nella vegetazione di una cava allagata distanti dai siti precedentemente noti, dai quali da tempo risultano scomparse, sono indizio di qualche losca trama in corso d'opera ("L'Armageddon" direbbe Pulotto).
 
 
E questo, solo per citare le specie acquatiche che sostanzialmente ci si aspetta di incontrare durante una simile perlustrazione. Perchè potremmo allora prendere in considerazione anche altri insoliti incontri. Certo, alle CINCE MORE praticamente ubiquitarie quest'anno in pianura ormai ci siamo abituati. Incontrarle regolarmente in posti a caso più non ci sorprende.
 


 
Ma quel verso... No, devo essermi confuso. Eppure l'ha fatto di nuovo. E ancora. Ed eccolo lì che svolazza e poi zampetta spavaldo sulla corteccia dell'albero. Non è certo la prima volta che un RAMPICHINO ALPESTRE compare in pianura. E nemmeno lungo il bordo della laguna. Ma ogni volta che succede è un evento curioso, che regala un sorriso.
 
 
Non state a tormentarvi troppo sul disegno a zigzag della barra alare. Molte guide gli dedicano troppa importanza ed attenzione. I caratteri peculiari sono altri. Prima o poi disquisiremo anche sui rampichini.
 


 
 
Ad ogni modo, la giornata è fatta. Anche senza Fenicotteri. Ci possiamo accontentare. O no? Voi cosa dite? Ecco. Perchè qui ci sarebbe il colpo di scena. L'imprevisto che ti spiazza e ti lascia completamente basito. Tipo che hai appena visto un RAMPICHINO ALPESTRE a poca distanza dalla foce dell'Aussa Corno a San Giorgio di Nogaro (Ud) e decidi di affacciarti sulla laguna poco distante, perché non si sa mai. E mentre segui il volo di un'Albanella reale che si dirige verso ovest, puntando la terra ferma e i primi arbusti distanti che contornano la foce dello Zellina, noti che la comparsa del rapace ha infastidito alcuni volatili della taglia di una Ghiandaia che si involano dai rami spogli svolazzando con battiti d'ali da Upupa. E il tuo cervello non riesce a dare un nome a questi animali. Troppo distanti e controluce per carpirne i colori. Quel volo è davvero particolare. Ma non possono essere Upupe. Saranno Ghiandaie, inutile tormentarsi troppo. E nel giro di un istante la visione scompare, anche dalla memoria. Passano alcuni minuti. E' ora di tornare verso l'auto. E così, proprio mentre ci si approssima nuovamente alla boscaglia temporaneamente patria del Rampichino alpestre, cinque sagome compaiono a meno di una decina di metri in volo sopra un campo arato e dirette proprio verso quella boscaglia. Dimensioni di una ghiandaia. Scure. Puntinate. Con becco robusto e massiccio. Sottocoda bianco. E battito d'ala sfarfallante da Upupa. Sono 5 NOCCIOLAIE, dov'è il problema? Nessun problema. Se non il fatto di essere sull'argine della laguna. Da restarci secchi. E come un bagliore ricompare alla memoria la visione di pochi minuti prima. Le stesse cinque NOCCIOLAIE erano le bestie infastidite dal transito dell'Albanella reale. Chiaro che il cervello si ribellasse a dar loro un nome. Che compiano erratismi è narrato in tutte le leggende. Ma chi ci ha mai creduto? Giusto per darvi un'idea di dove si sia verificato questo increscioso episodio, qui sotto trovate una mappa. Quello in azzurro sotto la laguna è il Mar Adriatico. Tanto per chiarire.
 

E i Fenicotteri? Niente. Come da programma. E ci si mette anche la bora ad osteggiare i successivi rocamboleschi tentativi. Ma va bene così. Ogni giorno si impara un sorriso nuovo. Anche quando dopo aver scritto l'intero messaggio clicchi un'improbabile combinazione di tasti che te lo cancella tutto. E devi tornare a scriverlo dall'inizio. Senza imprecazioni, ovviamente. Viva!
 
 
 
 

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