Un passo alla volta, alleggeriamo il carico. Leviamoci dai piedi Lampedusa, tanto per cominciare.
Una tappa che ha sollevato da subito mero sconcerto tra i sostenitori del Pulotto, che già al secondo giorno di permanenza sull'isola, preoccupati, si sono scatenati tartassandolo di inquietanti interrogativi sulla sua presenza in loco, esortandolo a destinare le sue attenzioni ad altri linosaurici siti.
Checcistate affare allampedusa?
Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate. O resterete intrappolati.
Eventualmente, se possibile, usate un traduttore online per salvarvi.
La verità è figlia della curiosità. Un paio di giorni di perlustrazione non si negano a nessuno. A piedi, quando non ci sono auto reperibili. A piedi, quando l'auto reperibile non si mette in moto perché la batteria è definitivamente defunta. A piedi, quando Carmelo nel frattempo ti scorrazza i bagagli in giro per l'isola sul suo taxi e ti trascini inutilmente nello zaino pesanti barattoli ricolmi di prelibatezze che non hai avuto la lucidità di riporre altrove. A piedi, quando ancora non fumano. E un giorno in auto, giusto per pigrizia, giusto per prendere consapevolezza che era meglio andare a piedi lungo il trentacinquesimo parallelo.
Insieme ai due avventurieri sbarcati da Venezia in breve tempo compare Paolo (Martinelli), un fotografo viandante bolognese ingenuamente ignaro del destino che lo attende. Sarà costretto a subire le angherie dei due malandrini durante tutta la sua permanenza sulle isole, meritandosi il titolo di martire & compagno di merende.
Premesso questo, cercherò di giustificare in vario modo il tempo trascorso sull'isola maggiore prima di raggiungere la sua sorellina.
Innanzitutto il timore del Pulotto (condiviso in realtà da buona parte degli avventurieri incontrati in seguito) che l'assenza contingente dello Zio a Linosa potrebbe significare digiuno ed astinenza prolungati o (peggio!) essere sottoposti a razioni culinarie degne soltanto del mio palato. Tutto vero. Abbiamo i testimoni.
Poi, l'insana idea che in una specifica contrada dell'isola potessero essere presenti specie rare, vaganti e accidentali per il semplice motivo che due anni prima si erano manifestate immantinente in quel medesimo sito, neanche il tempo di sbarcare dall'aereo. Tanto per dire, un LUI' FORESTIERO. Due anni fa era su questo albero. Perché non dovrebbe esserci anche adesso? Ecco. Diamogli il tempo di farsi fotografare. Uno scatto e via. Tanti saluti.
Proseguiamo allora. Non dovrebbe esserci sull'isola da alcuni mesi anche un improbabile CORVO COLLOBRUNO che frequenta abitualmente una discarica? Ora. Una riflessione poco politicamente corretta ma con un elevato livello di concretezza. Discarica è una parola grossa, tuttavia l'isola dal lato monnezza non si difende affatto bene. Ad ogni modo, dove sarebbe questa discarica, non ne abbiamo la più pallida idea. Se non fosse che a chilometri di distanza mentre vaghiamo sull'isola senza un senso, un senso, al nostro vagare, come farebbe Sally (cit. Vasco), un puntino nero nel riverbero ci avvisa che forse la discarica l'abbiamo trovata.
Ci aspetta paziente per farci notare che abbiamo trovato quella vecchia, ricoperta, che conserva i segreti scarti di un recente passato. Solo più tardi ci accorgiamo che quella "attiva" è pochi metri più in basso. Inutile dire che lo scooterista di passaggio afferma di frequentare quotidianamente la zona da 34 anni e di non aver mai visto prima alcun corvo...
Passiamo allora ai FALCHI DELLA REGINA. La colonia è prossima allo sfollamento, ma adulti e giovani continuano a gironzolare nei dintorni, indifferenti (e quasi sconsolati) ai miei tentativi di fotografarli in modo idoneo.
Senza speranza. Troppo distanti anche per gli strumenti di cannoneggiamento atomico di Paolo. Nelle acque sottostanti uno di questi strumenti abbandonati testimonia l'insuccesso delle nostre ambizioni.
A stento riusciamo a trattenerci dal raggiungerlo, con un tuffo abissale.
Ma non disperiamo. Ci sono tante altre creature da incontrare. Mostruosità di terra...
... e mare (concedendovi lo spazio di un FOTO QUIZ),
che si mescolano nella vita e nella morte.
In una gioia di colori che solo il Mediterraneo sa donare.
Tra andata e ritorno riusciamo a collezionare specie che rappresentano ai nostri occhi comunque inaspettate sorprese. Dalla PAVONCELLA
alla CICOGNA BIANCA.
Dal CODONE
al FALCO CUCULO.
A dire il vero l'AVERLA avremmo desiderato si rivelasse diversamente PICCOLA. Ma ci accontentiamo.
Ci sono anche l'OCCHIONE, il PIVIERE TORTOLINO, le PISPOLE GOLAROSSA, le PERNICI ROSSE...
In fondo il clima è talmente mite (si legga "torrido") che la propensione alla canorità da parte di un buon numero di specie non ci meraviglia affatto.
I nostri corpi si consumano sotto il sole, attirando l'attenzione dei cultori di un simile fenomeno.
Approfitto delle circostanze ingrate per incrementare la mia collezione di "scatti". Inteso come bestie che "scattano" nell'istante esatto in cui le inquadro.
Soltanto il TORCICOLLO, immobile e camaleontico, si concede alla nostra lussuria. Consapevole di essere sufficientemente celato dall'imbrunire nel suo giaciglio per negarmi la gioia di una foto a fuoco.
Abbiamo il tempo di soffermarci a riflettere su alcune questioni di importanza prettamente universale. Dal fenotipo dei PASSERI (D'ITALIA) che sono adeguatamente striati da far sfigurare tutti le presunte popolazioni ibride o ambigue delle isole tirreniche. Nessun passero sardo avrà mai questi colori. E viceversa. Qualora abbiate conservato ancora qualche dubbio in proposito.
Sui PASSERI SOLITARI credo ci siano meno perplessità.
Passando poi alle elucubrazioni sulle sottospecie di CUTRETTOLE ancora presenti. Che io consapevolmente e completamente ignoro.
Per arrivare fino alle enigmatiche striature dei PIGLIAMOSCHE, che solo in seguito Andrea, Miky e Lorenzo ci aiuteranno a delineare.
Ci resta addirittura un angolino per turbarci sul colore dei tarsi, dell'iride e del becco di una GARZETTA (con un'inquietante "sporgenza" sotto la gola) presente da settimane in porto vecchio.
Ma, prima che le BERTE MAGGIORI, sirene del mare,
ci rapiscano con il loro ritornello notturno (di "Video Killed the Radio Star", come ormai tutti voi ben sapete), vi confesserò la nuda verità. L'unico motivo per cui ci siamo soffermati a Lampedusa così a lungo era il desiderio di scovare un A1 per le Pelagie dell'era MISC. E così, all'ultimo minuto di luce dell'ultimo giorno, in una pozzanghera dimenticata dall'umanità al margine del porto vecchio, a pochi centimetri uno dall'altro, ci permettiamo di osservare un A1 ed un A3, lasciando OJ in preda allo sconcerto. FOLAGA (A3) e MORIGLIONE (A1). In fondo, ci accontentiamo di poco.
Insomma, tutto qui. E solo perché abbiamo rinunciato a girovagare sul Mehara di Mimmo Safari. Sarà per la prossima volta.
Qui sotto, in ordine vario di comparsa, gli ospiti volatili della tre giorni complessiva tra andata e ritorno.
1. Codone
2. MORIGLIONE
3. Pernice rossa
4. Berta maggiore
5. Berta minore
6. Cormorano
7. Garzetta
8. Airone cenerino
9. CICOGNA BIANCA
10. Falco di palude
11. Sparviere
12. Gheppio
13. FALCO CUCULO
14. FALCO DELLA REGINA
15. Falco pellegrino
16. FOLAGA
17. OCCHIONE
18. PIVIERE TORTOLINO
19. PAVONCELLA
20. Beccaccino
21. Piro piro piccolo
22. Gabbiano comune
23. Gabbiano reale
24. Piccione domestico
25. Tortora dal collare
26. TORTORA SELVATICA
27. Martin pescatore
28. TORCICOLLO
29. Allodola
30. Rondine
31. Prispolone
32. Pispola
33. PISPOLA GOLAROSSA
34. Cutrettola
35. Ballerina gialla
36. Ballerina bianca
37. Pettirosso
38. Codirosso spazzacamino
39. Codirosso comune
40. Stiaccino
41. Saltimpalo
42. Culbianco
43. Passero solitario
44. Merlo
45. Tordo bottaccio
46. FORAPAGLIE COMUNE
47. Capinera
48. Beccafico
49. BIGIARELLA
50. STERPAZZOLA DELLA SARDEGNA
51. Sterpazzolina comune
52. Occhiocotto
53. LUI' FORESTIERO
54. Luì piccolo
55. Luì grosso
56. Pigliamosche
57. AVERLA PICCOLA
58. CORVO COLLOBRUNO
59. Storno
60. Passera d'Italia
61. Fringuello
62. Verzellino
63. Lucherino
64. Fanello
65. Frosone
66. Strillozzo
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