giovedì 12 settembre 2019

Tringa Vs Morinellus: La Week (Non) End del Tortolino in FVG



Disegno di Marta Trombetta
La favola che oggi ci apprestiamo a narrarvi affonda le sue radici nell'antichità. Riguarda la storia della migrazione autunnale del PIVIERE TORTOLINO in FVG. I saggi raccontano che solo un noto avventuriero di nome Bruno (Dentesani) ne rinvenisse per certo periodicamente taluni esemplari su quel monte che la cartografia ufficiale definisce Matajur, mentre la storiografia riporta come una velata nebbia di perplessità e sospetti avvolgesse altre ambigue segnalazioni della specie nei periodi per la verità idonei seppure mai testimoniate da foto.

 
Nel proseguo degli anni, fino ai giorni recenti, le vicende legate a questa misteriosa vicissitudine si fanno alquanto nebulose, ma antichi reperti testimoniano tentativi ripetuti di confermare la presenza dei migranti tra la fine di agosto e i primi di settembre compiendo lunghe peregrinazioni e pazienti appostamenti in località chiamate rispettivamente Monti Crostis, Paularo, Dimon, Cavallo di Pontebba, Tenchia... con esito inevitabilmente infausto in tutte le occasioni...

Tutto questo, grosso modo, fino alla scorsa settimana.
Perché quest'anno, in occasione del "Week - End del Tortolino" organizzato dal EBN Italia per le giornate del 7 e 8 settembre 2019, i temerari, sconsiderati ed indisciplinati (qualcuno dice "semplicemente boriosi e sostenuti") paladini della Tringa FVG decidono di mettere a disposizione le loro energie in questa nuova crociata. Il programma è ambizioso. Si raccolgono numerose le adesioni, si distribuisce il materiale informativo e le raccomandazioni. Il territorio da coprire è vasto, ma nulla può intimorire i valorosi. Nulla. Nulla! NULLA! A parte, ovviamente, le previsioni meteo di allerta gialla su tutto il territorio proposte per il fine settimana...
 
Fonte Osmer FVG

Fonte Osmer FVG
 
Fare i conti senza l'Os... Mer rischia di farci perdere ogni possibilità di raggiungere i siti di ricerca proposti. Così, ci giochiamo una carta pescata dal mazzo che spesso resta inutilizzata, ma che non ci concede alternative. Si chiama "Flessibilità & Elasticità". Giochiamo d'anticipo e prolunghiamo il fine settimana, cominciando le escursioni già dal mercoledì precedente... Aggiungiamo anche un incentivo, per stimolare i partecipanti all'evento. Ognuno riceverà un premio, indipendentemente dall'esito della missione. Conta lo spirito.

Così, dopo un ennesimo sopralluogo sul Monte Verzegnis in mattinata, nel pomeriggio di mercoledì 4 settembre i primi esploratori Tringa (Marta e il vagabondo) salgono ai laghetti Zoufplan che fanno da contorno al Monte Tenchia. Tutto bello bello bellissimo, ma Tortolini neanche a pregarli. Da tornare a casa sconfortati. E soprattutto senza fare nemmeno una foto. Quindi, in barba al regolamento, niente premio. Salvo ritornare in cima prossimamente per rimediare.

Giovedì pausa di riflessione. Cominciano i dubbi sulla riuscita dell'impresa. Le defezioni sono nell'aria. Ma una voce grida "Io vado martedì sul Monte Paularo, la perturbazione bloccherà lassù le orde dei tortolini invasori. Fidatevi!". Così parlò Bruno. L'unico tra noi ad avere un Feeling reale con i Tortolini autunnali. E la sua parola è scritta. Su Uozap.

Venerdì il sole resiste, ma la Bora si accanisce sul fronte orientale. Renato (Castellani) impavido la sfida. La cima del monte Matajur è sua. Così come tutto il crinale occidentale. Il sito storico di presenza in regione del Tortolino è conquistato. Ma la bandiera Tringa sventola inutilmente. Nessuna platea di Tortolini a celebrarla. Vento freddo e desertico silenzio. Renato rientra alla base avvilito... ma il premio per il suo coraggio è nell'aria, un USIGNOLO MAGGIORE lo attende nella giornata di sabato...

Foto di Renato Castellani

Foto di Renato Castellani

Foto di Renato Castellani


Foto di Renato Castellani

Foto di Renato Castellani

Foto di Renato Castellani

Foto di Renato Castellani


Sabato si contano i superstiti e si osserva il cielo. Dunque. Pulotto si avventura in territorio austriaco, per una scorpacciata di GALLETTI, che per stavolta hanno un nome ornitico ma una natura diversa.
 
 
 
Fabio si inerpica in una scalata... scalinata... scala con in cima il prelibato piatto del giorno, TORTELLINI al ragù. La lingua italiana gli si è un pochino arrugginita dopo gli ultimi mesi nella steppa ungherese.
 

Andiamo avanti allora. Paolo (Zonta) si avventura nella bufera sul Monte Crostis. Pioggia e vento non gli danno tregua. Ma il tentativo vale un FAGIANO DI MONTE come ricompensa immediata. E nei giorni successivi 3 CICOGNE NERE e qualche VOLTOLINO.

Ora, piccola digressione. In questa narrazione compariranno alcune specie "vulnerabili". Ma dirvi che se andate a camminare in montagna potreste correre il rischio di osservare tetraonidi, ungulati o altri mammiferi sarebbe come farvi scoprire che l'acqua calda è normalmente indicata con il colore rosso sul pomello del rubinetto. Fidatevi, chi ha intenzioni dannose non ha bisogno di raccogliere informazioni su questo sito.

Proseguiamo. Sempre sabato. E' la volta di Marta, Letizia e Martino con i nonni a completare la squadra. La loro meta è il Monte Cuarnan. E la conquistano. Non raggiunge le quote spavalde delle Alpi, ma è l'ultima cresta erbosa prima della pianura.
 
Foto di Marta Trombetta

Foto di Marta Trombetta

Un tentativo lo vale. E il meritato premio è un CODIROSSONE.
 
Foto di Marta Trombetta

Foto di Marta Trombetta

Foto di Marta Trombetta
Qui ora invece ci addentriamo nella parte noiosa. Quella in cui vi accompagno, sempre sabato 7 settembre, sulle cime dei monti Madrizze, Cavallo di Pontebba e Creta di Pricot da passo Pramollo. Valutate voi se seguirmi. Oppure saltate direttamente alle puntate successive. Per quelli che si fidano e sono disposti a svegliarsi prima dell'alba nonostante le previsioni meteo... allora voi potrei portarvi in auto con la fida Sandero fino al confine con l'Austria, solo per scoprire che il sorgere del sole ci è celato da una fitta nebbia corposa e consistente che sembra avvolgere interamente l'Italia. Nel dubbio tuttavia, una mezz'ora a pisolare in auto ve la lascio trascorrere. Poi, al diavolo, saliamo lo stesso. O no?
 

Sembra quasi che a tratti la foschia si apra.
 

Compaiono delle bestioline in movimento. Qualcuna entra nel mio obiettivo e come al solito ne fugge inorridita.
 

 
Il RAMPICHINO ALPESTRE si diverte a deridermi. Sghignazza irreparabilmente, scuote il capo in preda alle irrefrenabili convulsioni della sua beffarda risata. Poi si allontana anche lui, disinteressato alla mia presenza.
 


 


Le mucche mi guardano perplesso "Dove pensi di andare?".


Ma il sentiero sale gradualmente, compaiono alberi e arbusti in quella che prima era solo una barriera bianca inespugnabile.


Quattro FAGIANI DI MONTE si accorgono del tradimento e si nascondono nel fitto dei mirtilli. Le MARMOTTE riprendono vita.


I fischi sono troppo insistenti per essere rivolti a me. Sento una presenza che mi segue. Ad una decina di metri la VOLPE è convinta di far parte della nostra pattuglia esplorativa.

 

La marmotta inferocita la convince a tornare sul suoi passi.

 
E intanto le nubi si alleggeriscono e prendono quota.
 
 
Compaiono MERLI DAL COLLARE ovunque.
 
 
Si contendono a decine il medesimo posatoio. Solo per farsi notare.
 





 
In mezzo a loro qualche intruso. Ma se il TORDO BOTTACCIO è quasi a fuoco,
 
 
la foto del CIUFFOLOTTO è di quelle da far girare la testa, dall'altra parte.
 
 
E quella del CROCIERE da ribaltarsi a testa in giù.
 
 
Il sentiero prosegue come un'altalena lungo il confine tra Italia ed Austria.
 
 
Ma alcuni nitidi segnali rivelano inequivocabilmente la paternità del territorio.
 
 
Il CODIROSSO SPAZZACAMINO sembra precipitato dalla cappa fumaria per presenziare ai piedi dell'albero di Natale. Sei forse tu il mio regalo di oggi?
 
 
O forse semplicemente posso essere grato al cielo che mi permette di continuare imperterrito a salire,
 


 
con il sole che invitto sbaraglia le ultime resistenze sulla cima, non prima che un FRINGUELLO ALPINO e due SORDONE mi sorvolino avvolti dagli ultimi brandelli del vaporoso scudo bianco.
 


 
Ci metto tre ore e 800 metri di dislivello, ma sul pianoro sommitale mi conquisto il mio premio. Una Penna Bianca. O una piuma, fa lo stesso.
 
 
Le ultime volte che sono arrivato fin qui rispettivamente mi sono goduto (in periodo tortolinesco) un'ora di sferzate gelide di vento nella totale invisibilità della cappa nebulosa intorno a me e (durante la stagione calda) un'improbabile discesa per sentieri selvaggi lungo pendii scoscesi scivolando sul sedere in fuga dalla grandinata imminente. Stavolta non mi posso lamentare.
 
 
E come ogni volta la domanda è inevitabilmente "Tortolini dove siete? Come fate a non essere qui? Quale agenzia di viaggio frequentate che si dimentica così malamente di fornirvi i dépliant per queste cime?"...
 





 
E quando in mezzo all'erba a pochi metri da me vedo spuntare una testolina con un sussulto penso "STAVOLTA E' FATTA" ma l'istante successivo vengo travolto da quello scoramento disarmante che coglierebbe chiunque di noi nel vedersi involare davanti una squallida squallidissima PERNICE BIANCA. Non è forse così? E mentre tento di riprendermi dall'annientamento, non ho la prontezza di spirito di accorgermi che ce ne sono altre due di queste vergognose Pernici, ed entrambe si involano all'istante, cogliendomi nuovamente impreparato, con la macchina fotografica in mano a domandarmi "Ma sei proprio fesso, perché non scatti almeno una foto a queste?!". Così, totalmente inconsapevole, scatto.
 
 
Le vedete forse? Nemmeno se ingrandisco un pochino?
 
 
E se ingrandisco del tutto? Più di così non pretendete.
 
 
I FANELLI ci provano ripetutamente ad ingannarmi con i loro versi.
 
 
I CULBIANCHI giovinastri scodinzolano ancora intorno al nido.
 


 
Ma niente TORTOLINI. Nemmeno per idea, figurati. Provo ad adottare tutte le strategie a me note. Fischietto dei motivetti tortolineschi. Mi intrattengo con coralità gutturali degne delle voci Bianche delle Pernici. Racconto agli spioncelli barzellette sconce, inorridendoli. Cambio l'acqua alle olive. Mi sdraio a terra fingendomi morto. Che poi non serve fingere più di tanto. Faccio finta di distrarmi inserendo i dati su Ubird. Dimentico il motivo per cui sono salito. Ma niente. Nemmeno passare la maggior parte del tempo seduto immobile in silenzio funziona. Devo aver esaurito in primavera il bonus tortolinesco per quest'anno....
 


 
I CAMOSCI intanto mi circondano e mi assediano. Non riuscirò a sfuggire incolume alle loro insane intenzioni.
 




 
A meno che... A meno che non ricominci a depositarsi uno strato uggioso frammisto ad una precipitazione persistente di acqua e ghiaccio,
 

 
 
che velandomi alla loro guardia e alla sorveglianza spavalda delle appostate MARMOTTE, 
 
 
mi permetterà di tornare alla base, in due ore ininterrotte di pioggia. Per far scoppiare il temporale tuttavia solo una volta giunto all'auto.
 
 
Non prima di aver fotografato i più ingannevoli di tutti i FANELLI disponibili attualmente sul mercato.
 

Siete sopravvissuti? Bene, perché siamo arrivati alla fatidica domenica. Le prime ore del giorno potrebbero illuderci di aver frainteso l'oroscopo del meteo. Ma le immagini dalle Webcam non lasciano molto spazio all'immaginazione. Il monte Acomizza, meta predestinata di Gabriele, sia il dissuasore per ogni vostra intenzione.
 
Fonte Osmer FVG
E quindi, la finiamo qui? Certo che no! E poi, ci sono ancora premi da riscuotere, i più sostanziosi!
E allora, il lunedì pomeriggio Gabriele (ma soprattutto Alicia insieme a lui, il suo portafortuna) rispetta il suo mandato. Il monte Acomizza è suo.
 
Foto di Gabriele Zamò

Foto di Gabriele Zamò

Foto di Gabriele Zamò
Per l'Osternig magari ci ripresenteremo un'altra volta. Tortolini? Neanche a parlarne. Ma sapete cosa vi dico? AQUILA REALE, FAGIANO DI MONTE, FRANCOLINO DI MONTE, PICCHIO TRIDATTILO.
 
Foto di Gabriele Zamò 
Direi che Gabriele e Alicia si sono meritati il premio alla grande. Per non parlare del GALLO CEDRONE e dell'ORSO...

L'Oracolo del Martedì ve l'ho già preannunciato. Quindi non meravigliatevi se alle otto di mattina vi compare il numero 1 all'interno di un pallino arancio sopra il disegnino del telefono immerso nel fumetto verde. E quando andate a controllare di cosa si tratta vi trovate questa scritta. BRUNO "Tre TORTOLINI sul PAULARO!". Poi, dopo un vuoto nello spazio tempo, un nuovo acuto e lancinante richiamo "ALTRI NOVE!". Razzolano inquieti nelle aree pascolate dalle pecore. Da non crederci.
 
Foto di Bruno Dentesani
Bruno ci ha fregato anche stavolta. 12 TORTOLINI sul Monte Paularo! E ci volevo andare io, uffa! Sai cosa ti dico, ci vado domani. Anzi. Domani vado sul Monte Paularo, sul Crostis e anche sul Tenchia così faccio le foto. Oh.

E allora, mercoledì mattina, cinque ore trascorse tra i monti Paularo e Dimon e tutte le dorsali e gli avvallamenti circostanti.
 



 
 
Tra MARMOTTE e CERVI.
 




 
Tortolini? Macchè! Io sono orbo, questo è risaputo. Manco le pecore ci sono più. O meglio. La maggior parte si allontana mentre arrivo io.



L'unico limicolo che trovo è un PIRO PIRO CULBIANCO. Se non fosse per il GALLO FORCELLO che rugola direi che possono andare ad annacquare le mie lacrime nel lago Dimon. Almeno l'udito mi funziona ancora. Forse. Mi raggiungono due colleghi forestali che avevo intercettato per strada salendo. Insieme a loro proseguiamo la ricerca. All'improvviso sento un verso. Un sobbalzo. Li avviso che sono loro. Un altro verso. E un altro. Ma dove sono? Ci sono i GHEPPI che spiriteggiano in cielo, ma a terra solo SPIONCELLI, CULBIANCHI, CODIROSSI SPAZZACAMINO e qualche STIACCINO. Niente. I versi restano l'unico segnale. Da non crederci.
 
 
Neanche li avessero spaventati i FALCHI DI PALUDE in migrazione.
 
 
O l'elicottero militare che compare all'orizzonte.
 
 
Gabriele si offre di andare sul Crostis al mio posto. Allora ripiego sul Tenchia. Almeno per fare le foto. 
 


 
Ancora fumante il motore dell'auto, i sibili imbizzarriti delle MARMOTTE mi fanno notare il goffo atterraggio sull'erba di un giovinotto di AQUILA REALE.
 

 
Neanche il tempo di fotografarlo che scompare. Solo SPIONCELLI e MARMOTTE come se piovesse.
 






 
Per fortuna che almeno non piovesse. E mirtilli. A quintalate. Da farne indigestione. Peccato che io non abbia mai imparato a nutrirmi. Tre ore di ricerca instancabile, seduto qui, seduto lì. Nulla. A parte un altro PIRO PIRO CULBIANCO...
 
Torno all'auto giusto il tempo per trovare un altro di quei messaggini arancioni su sfondo verde. Dice così "TORTOLINO SUL CROSTIS!" (da Gabriele).
 
 
Qui ci starebbe bene una parolaccia. O una parola in francese. Fate voi. Sono le cinque del pomeriggio. La cima del Crostis è quella che vedete in mezzo alla foto, a pochi chilometri in linea d'aria.
 
 
Una trentina a percorrerli in auto al suolo. Scendendo 1500 metri e risalendone altri 1500. Posso farcela. In auto intendo. Tra tutte le vie che ho percorso, la strada che sale al monte Crostis al confronto pare una pista di formula uno. Detto da uno che (è risaputo) per la guida è negato completo. Un'oretta. Sono le sei di sera. Ce la posso fare.
 

Foto di Gabriele Zamò
Gabriele è in cima ad ascoltare il bramito dei cervi.
 
 
Il piviere chissà. Mi approssimo a scalare la terza, no, la quarta, boh, una vetta ics della giornata. Alicia e Gabriele hanno coinvolto due turisti per caso nelle loro scorribande. Due giovani studenti di scienze forestali trovati sul sentiero. Ci seguono nelle ultime luci del giorno, incuriositi dalla ricerca. Gabriele ci accompagna mano nella mano. Fino ad indicarcelo con un dito. In questo gioco a "Trova il Piviere" che mi vede inevitabilmente sconfitto (come fotografo pure, ma questo lo sapevate già... comunque in queste foto lui c'è...)
 


 
Alla fine si concede alla nostra meraviglia. Ma allora esiste!
 




 
Ecco. Basta. Tutto qui.
Il resto è solo un caloroso saluto al Pulotto in partenza per la Terra Santa.
 
 

 
Un grazie a tutti quelli che si sono resi disponibili a partecipare a questa avventura (anche quelli sconfitti dal maltempo) e a resistere fino in fondo alla narrazione
 

Foto di Autoscatto (Featuring Gabriele Zamò)
 



5 commenti:

  1. Direi che è un report stupendo, con quell'umorismo e un po' di sarcasmo, che mai dovrebbe mancare a chi fa birdwacthing, invece spesso si legge di tutt'altro. Complimenti anche per le foto che chi come me conosce pochissimo quei posti, ha reso bene l'idea. Pure il disegno iniziale di Maria Trombetta trasmette ottimismo. Chissà. Un abbraccio. Umberto Fusini.

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  2. Letto tutto, bellissimo report.
    Tommaso Renzulli EBNItalia

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  3. ricambio con un saluto, dalla CALOROSA Terra Santa (Akko)

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