martedì 6 novembre 2018

I So' Lamento, Atto I - M'inVentotene la Leggenda della Migrazione

Si narra, e punto.
 
Proseguire oltre su quest'onda non mi è lecito né consentito. Tutto ciò che ora seguirà sarà una polverosa collezione di briciole sparse, faticosamente raccolte durante un percorso durato dieci giorni, poco oltre il limite della metà dello scorso ottobre. Ovvero Ventotene, nel bene e nel male, e ciò che del suo autunno rimane.
 
 
 
In una stagione che sorprende, per i suoi silenzi, le sue pause e le sue improvvise folate.
Mi saranno temporanei testimoni in questa avventura un drappello di temerari milanesi, che chiameremo affettuosamente Andrea, Liana, Marco e Marina, e una squadra di irriducibili esemplari da Museo della Migrazione, che mi sbilancerò a ringraziare coi nomi di Sara, Jacopo, Irene, Gaia e Vincenzo, nonché Andrea, Silvio, Mario e Annarita, più un paio di insaziabili gatti (insieme ai soliti compagni di merende, distanti e irraggiungibili ma onnipresenti nel distorto cosmo virtuale).
E non sarà affatto facile stavolta portarvi insieme a me in questo viaggio, non tanto per l'assenza di spazio in cui stiparvi nello zaino, quanto per la carenza un po' di tutto il resto, o meglio di quella che siamo soliti chiamare vita (aperta e chiusa la parentesi, nello spensierato spazio di una cena, per chiarire che non della mia stiamo parlando) e che nel miracolo della migrazione riesce (per quanto ancora?) a sorprenderci.
 
Avrei voluto raccontarvi una sequenza interminabile di aneddoti, colorati dalle più variegate e imprevedibili apparizioni, assecondando il mio e il vostro desiderio di confidare in un Universo in grado di sopravvivere sereno ad ogni inarrestabile dis-umana trasformazione, ma la verità è che sarei costretto a descrivervi con minuzia di particolari ogni singolo avvistamento, posatoio, svolazzo e accennato richiamo annotato per giorni sull'isola, scalfiti e impressi solitari nella memoria di un desertico paesaggio.
Immagino che vi siate già persi, in questo mio disarmante delirio, quindi per recuperarvi, in breve, riassumerò la concreta sostanza. Dal 17 al 27 ottobre ho vagato perplesso per l'isola di Ventotene (LT), con lo scopo dichiarato d'essere imparziale testimone della fortuita comparsa di qualsiasi verosimile ed inverosimile forma alata, con il risultato pratico di scoprire d'essere dotato, oltre che del ben noto Dissipatore d'Accidentali, di un altro sgradevole strumento, il dannatissimo Scudo Antimigratorio (e confido che con questa maturata consapevolezza gli ineguagliabili Linosauri mi ringrazieranno per non aver tentato di raggiungerli sul loro straordinario rifugio, mai come quest'anno costellato da varietà di osservazioni... Mentre gli attori di quello che sarà l'Atto II verranno scossi in questo istante da irrefrenabili Tremitii, accompagnati da improponibili improperi...). Il nulla, condito da transitori e inconsistenti sprazzi di illusorie comparse, in quello che, se da un lato dovrebbe rincuorarmi, sussurrandomi all'orecchio "suvvia, non sei tu che non li vedi", ma che dall'altro invece mi sconforta oltremisura assordandomi come un drammatico Urlo alla Munch, è stato definito dai locali (inanellatori inclusi) il peggior autunno migratorio di sempre.
 
 
 
Che poi, a ripensarci, i segnali all'esordio del viaggio sembravano promettenti. Perché, trascurando la mezz'ora di distanza tra la partenza del traghetto e l'arrivo del treno a Formia, che costringe il viandante a soffermarsi mezza giornata al porto, il cielo sui colli retrostanti sarebbe anche gravido di AQUILE MINORI in transito. Almeno 18, con una statistica che per quel poco che vale dice 15 dal morfismo chiaro, due intermedie e una sola scura (con la riflessione conseguente che gli o-scuri individui segnalati in periodi e territori anomali del settentrione italico ben più frequentemente di quelli chiari, invariabilmente in assenza di foto, appaiono davvero come un'anomalia al limite dello sbadato e superficiale abbaglio).
 
 
 
E dunque sull'aliscafo del pomeriggio si può salire rincuorati, a lungo unici suoi ospiti prima della partenza, tanto da avere tutto il tempo per scegliere un posto comodo per la traversata. Se non fosse che, imprevisto, già si manifesta il primo sfavorevole indizio, alla comparsa del secondo passeggero, quando si viene redarguiti per aver sottratto, inconsapevolmente, proprio il sedile riservato ai meno abili come lui. E di conseguenza ora della mia totale cecità pure sorriderete, quando vi svelerò che giunto sull'isola mi accomoderò addirittura in una dimora errata, priva di biancheria e con frigorifero annegato nella sua stessa acqua dal consueto colorito ocra, noto ai frequentatori abituali,  dal momento che le chiavi di quella destinata al mio domicilio non sono affatto ad attendermi nel luogo convenuto. Ed il sospetto di aver errato destinazione si materializza gradualmente nel silenzio e nelle prolungate assenze dei giorni successivi. Dovrei ora tentare quindi di descrivervi l'isola in cui sono giunto, per sincerarmi che il sito concordato fosse davvero quello. Inizierò col dirvi che geograficamente è assai disorientante e maldisposta, non solo per gli umani a quanto pare, tanto che nell'unico giorno in cui uno sprovveduto per quanto cospicuo nugolo disomogeneo di turdidi con MERLI, TORDI BOTTACCI e TORDELE decide di affrontare impavido la traversata, nell'abbandonare i disseminati nascondigli tra i cespugli si dirige irrimediabilmente e dissennatamente verso nord. Comprendo il vostro condivisibile scetticismo, ma potrei esibire a richiesta un testimone umano di questa perversione ornitica.
 
 
Che poi ci sarebbe proprio il porto predisposto ad accogliere il loro arrivo in questa stagione, chi sulla terra chi nelle sue ospitali acque, siano essi esseri umani...
 
 
 
... o volatili, alla stregua di quella solitaria SULA che porta un minimo barlume di luminosità in una di quelle sospiranti mattinate di irrimediabile ed interminabile (dis)attesa.
 
 
 
A contornare il porto da entrambi i lati si dipartono a muratura le scogliere, affusolando l'isola verso sud, concedendo al lato orientale uno sprazzo di scogli e un isolotto carcerario, dove sperduti si rintanano ormai residui sparuti i GABBIANI REALI e singoli smarriti e sprovveduti MARANGONI DAL CIUFFO, talvolta condividendo la loro solitudine con impreviste ed inconsuete compagnie, una PAVONCELLA intorpidita qui, un appannato MARTIN PESCATORE lì, sempre sbiaditi e distanti, refrattari a farsi immortalare.
 
 
Quasi dimenticato su una di queste sporgenze rocciose penzola un piccolo giardino che in primavera riserva le sue primizie ai pazienti ospiti in attesa sulle disperse panchine. E rinnegato tra i ruderi e la vegetazione arbustiva, inosservato troneggia un solitario pozzo. Ecco, riguardo a quel pozzo vi rivelerò ora un segreto. Alle spalle degli ignari viaggiatori, scivolata sul suo fondo nelle tarde ore di un sabato pomeriggio, giace una monetina con le mie impronte digitali, destinata ad esaudire almeno un singolo desiderio per la domenica mattina seguente. Su questo dovrete credermi sulla fiducia. Due centesimi, mica di più.
 
 
 
Dovrei ora tediarvi, descrivendovi come si risale quotidianamente l'isola in senso orario, attraversando un paese invaso da oscuri e terribili bombi neri, apparentemente assetati di nettare, durante il giorno, ma sospettati di seminare il panico notturno tra tutti i minuscoli migratori, costretti a rifuggire i loro comodi giacigli per il timore di sgradevoli incontri. Voci di corridoio queste, ovviamente, ma orami si tende a credere a qualsiasi cosa.
 
 
Mi limiterò a dirvi che sul vostro cammino incontrerete inevitabilmente alcuni viandanti, tra i quali confiderete fiduciosi di rinvenire insolite parvenze, ma resteranno pur sempre VERZELLINI e CODIROSSI SPAZZACAMINO.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La verità è che in un simile contesto l'unica alternativa è quella di rivalutare le specie più semplici e le piccole sorprese che regalano una manciata di PASSERE SARDE in mezzo ai FANELLI e alle PASSERE D'ITALIA, o una solitaria PEPPOLA caparbia e spavalda tra i consimili fringuelli.
















Così, la comparsa di un MIGLIARINO DI PALUDE è quasi un'allucinazione...



... e le movenze di un ritardatario CODIROSSO COMUNE si trasformano in un semplice capolavoro.


In tutto questo, vuoi per una monetina in fondo a un pozzo, vuoi per l'esperienza di Andrea che conosce ormai tutte le tradizioni isolane locali, in particolare quella dei Carabinieri di rilasciare, nei pressi della loro caserma, ad una determinata ora della domenica mattina tutti i Forestieri che per la notte hanno trattenuto all'interno delle loro celle, vuoi perché Marco ne conserva sempre uno nello zaino... o come suggerisce una vocina, vuoi che qualcuno più rifornito ce l'abbia inviato in dono... può capitare che davvero LUI', il FORESTIERO per eccellenza, indifferente ai carrubi, compaia saltellante su un muretto, protendendosi tra gli steli d'erba, perché in fondo la leggenda narra che simili episodi capitassero davvero, e nulla ci vieta di illuderci che possano capitare in futuro. E' l'istante presente che tuttavia, al di fuori di questo aneddoto, continua a sconfortarci.
 
 
 
Soprattutto in confronto alle incomparabili vicende narrate dalla voce dei reduci sopravvissuti alle gesta andate, quando la Parata Grande non era una scogliera ma un'imponente rete alta centinaia di metri manovrata con carrucole e verricelli che catturava milioni e milioni di tortore e quaglie e volatili di ogni tipo, tra i quali nei giorni andati comparve addirittura un misterioso pappagallo parlante che, rimasto intrappolato nel sacco insieme agli altri sfortunati compagni di sventura, pronto ormai per la spedizione verso la Liguria, decise allarmato di mettersi a invocare aiuto con frasi farfugliate del tipo "Uscimmemmuoio! Uscimmemmuoio!", procurando un istantaneo infarto al proprietario del sacco e consentendo a tutta la truppa volante di fuggire immantinente dalla trappola.
 
 
Proseguendo verso sud non ci resta che insistere ed esplorare ogni anfratto, scandagliare ogni cespuglio, soffermarsi su ogni stelo, ramo, zolla, cavo o staccionata che sia, nella speranza di incontrare una forma nuova, diversa, insolita o semplicemente sperduta, solitaria e tardiva. Sia pure una COLOMBELLA celata nel foltissimo gruppo di COLOMBACCI che presidiano l'isola (complessivamente 8, loro, per la precisione). O la sconsolata e saltellante QUAGLIA, raminga proprio in quella Parata Grande che ospitava fantastilioni di suoi simili. O una residua RONDINE, uno smarrito PIGLIAMOSCHE, un frettoloso LUI' GROSSO...








 
 











Mentre l'altro capo dell'isola si avvicina, solo gli insani vocalizzi degli invisibili PORCIGLIONI aumentano di numero, mentre in singoli sprazzi quotidiani si volatilizzano in singoli individui un BECCACCINO, una BECCACCIA, una PISPOLA GOLAROSSA, una BIGIARELLA, una BALIA NERA, un'AVERLA PICCOLA...


Prossimi alla fine del cammino, ci si ravvisa d'essere dotati di quel temibile strumento che annienta le rarità, così foss'anche che qualcuno vi prospetti per certa la presenza di uno degli ambiti ospiti, mettiamo caso  un Prispolone Indiano (del quale qualcuno, egli stesso reo confesso, millanta recenti dati taroccati in pubbliche banche dati, giusto per non discostarsi da quella tradizione che vuole premiati e pubblicati purtroppo ancora oggi dati privi di foto georeferenziate e testimoni imparziali, a tutela della fantasia e della mitomania dell'autore piuttosto che realmente della specie trattata...)... Del Prispolone Indiano dicevamo dunque, che vocalizzante ed elusivo pare percorrere i campi prossimi all'ultima prominenza terrestre, che tuttavia al momento di palesarsi alla mia minuziosa ricerca compare dall'erba fitta a posarsi su uno spoglio ramo lasciandosi stranamente inquadrare, conservando dell'indiano tuttavia solo l'atteggiamento, indifferente ai desideri, e del PRISPOLONE tutti i caratteri comuni. Nulla vieta che ci fossero entrambi, a parte ovviamente la mia presenza e la mia insana testimonianza. Fotografica.


Così, mentre i giorni si consumano e le albe nell'attesa inesorabile si confondono con i tramonti...


... come un inguaribile personaggio di Buzzati che si rispetti cerco costantemente un segnale inconfutabile che mantenga in vita la speranza...


... e pur nel dramma dell'ultimo sconforto, quando anche l'aliscafo preposto al mio ritorno sulla terra ferma decide di concedersi un prolungato pisolo accovacciato nella rada, dimenticandosi di partire all'orario prestabilito e mandando a monte ogni mio programma futuro, scatenando la furiosa reazione che vi sarà rivelata nel secondo atto di questa tragicomica farsa (relegando nel frattempo Ventotene al totale isolamento per i giorni successivi), sull'ultimo traghetto ufficialmente disponibile, tentando di sopravvivere alle onde e al conseguente nauseabondo malessere, non posso far altro che sorridere quando sulla scia dell'avversa sortita  appare, candidamente palese, che questo inevitabilmente è il CORSO degli eventi da seguire... o forse solo il CORSO dei GABBIANI...


... e se anche la leggendaria migrazione sembra aver smarrito i suoi colori e la sua voce, in fondo al pozzo c'è davvero una monetina, non tanto per me, ormai senza rimedio, ma ovunque, per tutti voi, ed una pentola d'oro ai piedi dell'arcobaleno...



Come epilogo statistico, le specie incontrate sull'Isola

1. Quaglia comune
2. Berta maggiore
3. Berta minore
4. SULA
5. Cormorano
6. Marangone dal ciuffo
7. Airone guardabuoi
8. Airone cenerino
9. Falco di palude
10. Sparviere
11. Poiana
12. Gheppio
13. Falco pellegrino
14. Porciglione
15. Pavoncella
16. Beccaccino
17. Beccaccia
18. Piro piro piccolo
19. Gabbiano corallino
20. Gabbiano reale
21. Piccione domestico
22. COLOMBELLA
23. Colombaccio
24. Tortora dal collare
25. Martin pescatore
26. Allodola
27. Rondine
28. Prispolone
29. Pispola
30. PISPOLA GOLAROSSA
31. Spioncello
32. Ballerina gialla
33. Ballerina bianca
34. Scricciolo
35. Passera scopaiola
36. Pettirosso
37. Codirosso spazzacamino
38. Codirosso comune
39. Saltimpalo
40. Culbianco
41. Passero solitario
42. Merlo
43. Tordo bottaccio
44. Tordo sassewllo
45. Tordela
46. Capinera
47. Beccafico
48. Bigiarella
49. Sterpazzolina (sp)
50. Occhiocotto
51. LUI' FORESTIERO
52. Luì piccolo
53. Luì grosso
54. Regolo
55. Pigliamosche
56. Balia nera
57. Averla piccola
58. Corvo imperiale
59. Storno
60. Passera sarda
61. Passera d'Italia
62. Passera mattugia
63. Fringuello
64. Peppola
65. Verzellino
66. Verdone
67. Cardellino
68. Lucherino
69. Fanello
70. Frosone
71. Migliarino di palude






 

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