martedì 1 agosto 2023

Resoconto Mensile Tringa - Luglio 2023

Devo imparare a stare zitto. In tutti questi anni le mie parole sono state troppo spesso dei dardi inopportunamente infilzati nelle recondite oscurità della coscienza altrui, in quell’inaccessibile nascondiglio in cui ama celarsi la madre di tutte le nostre debolezze, la consapevolezza profonda del nostro effimero ego, che proteggiamo arrogantemente da ogni insidia con l’indissolubile scudo del nostro personale orgoglio. Devo imparare a stare zitto, perché ogni dardo andato inevitabilmente a segno non ha portato mai alla trasparenza, alla serenità o semplicemente ad un sorriso, ma sempre ad una spropositata rabbia e ad un’inguaribile sete di rivalsa, saturando il nostro piccolo universo con un disarmante senso d’impotenza e di infinita amarezza. Devo imparare a stare zitto, perché le maschere che abbiamo deciso di indossare sono volutamente decorate per nascondere ai nostri occhi, davanti allo specchio, ogni minima apparenza dei nostri difetti e la mia voce ha la sgradevole tendenza ad originare delle crepe in queste delicate maschere. Devo imparare a stare zitto e lasciare che la mera apparenza adeguatamente propagandata gratifichi le nostre quotidiane esperienze. Devo imparare a stare zitto, davvero. Potrei prendere esempio dai pesci. Magari indossandoli, come una maschera.

 

Muto come un pesce - Foto della Tommaso Zamo's family

A questo punto, per coerenza, questo dovrebbe essere un post muto. Che poi sarebbe in sintonia con il periodo avifaunistico, nel pieno mutismo della muta. Ma vi ho detto che devo imparare a stare zitto, non che devo smettere di scrivere. Posso anche farlo semplicemente sotto dettatura, ascoltando gli inconfessabili segreti sussurrati all’orecchio dai fedeli compagni di avventura (Video di Pulotto).


Ascoltare i suggerimenti - Foto di Pulotto


O posso limitarmi a fare esattamente ciò che ho fatto (anzi, ciò che abbiamo fatto, tutti insieme) fino ad ora. Ovvero raccontarvi con semplicità e passione (quel briciolo che ci resta) le nostre avventure, le nostre storie, le nostre esperienze, testimoniando concretamente la realtà che ci circonda. Finché possiamo ancora farlo. Perché il Tempo preme, con insistenza. Il Tempo, con la T maiuscola. Ma anche quello con tutte le altre lettere maiuscole. E con tutte le sue manifestazioni maiuscole, che siano di Terra, di Fuoco, di Acqua o di Aria. O di Ghiaccio. Con un abbraccio forte a tutti coloro che sono stati colpiti dai micidiali strali di queste reiterate apocalittiche perturbazioni.

 

Strani disegni nel cielo

Arriva la pioggia

Nell'occhio del ciclone

Piccoli frammenti di cielo - Foto di Gabriele Zamò

Nel tentativo di salvarci potremmo cercare rifugio ad alta quota, oltre il limite della vegetazione, su quelle cime inviolate ed inviolabili dove l’essere umano si confronta con i propri limiti ed i limiti della Natura.

 

Sul tetto del mondo - Foto di Stefano Sava

L'ultimo rifugio

E lassù, nel nostro incontaminato rifugio, riusciremo ancora a meravigliarci per le sorprese che la Natura è in grado di offrirci. Lassù, lontani da tutti e da tutto, saremo in grado di apprezzare il lato selvaggio del nostro animo primordiale. Lassù, oltre i 2500m di quota, dove l’aria è più rarefatta ed i pensieri vagano lievi, verremo tuttavia rapiti da un incontenibile istinto omicida. Perché il gatto domestico, a 2500m, in quel nostro rifugio fuori dal mondo, non ci è arrivato sicuramente da solo. Porcamiseria.

 

"Oookay, chi ha portato il (gatto)?" [cit. Ghostbusters]

A pochi metri da lui, piccole indifese creature si muovono ignare e frettolose alla ricerca di minuscoli frammenti di cibo con cui sfamare le nuove generazioni. Concesso che il gatto non le faccia fuori prima.

 

Passera scopaiola

Merlo dal collare - Foto di Marta Trombetta

Giovani Codirossoni curiosi

Giovani Codirossoni curiosi

Papà Codirossone - Foto di Luciano Silei


Ma per fortuna queste creature sanno rendersi invisibili. Ai nostri occhi almeno. Potremmo essere circondati da minuscoli candidi fantasmi e non rendercene nemmeno conto. 

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino - Foto di Marta Trombetta



Non mi credete? Provate a contarli in questa foto, da posati. Vediamo chi di voi si avvicina di più alla soluzione (tra una settimana la risposta).

 

Conta i Fringuelli alpini [40-42]

Se poi volete cimentarvi nel tentativo di contarli in questo nugolo volante fatevi pure avanti. Anche in questo caso la risposta (a stima) tra una settimana. Credo che queste immagini testimonino forse il più numeroso contingente di FRINGUELLI ALPINI documentato in FVG in periodo estivo (e forse durante tutto l’anno) almeno negli ultimi decenni.

 

Puntini invisibili

Conta i puntini (ingrandimento) [75-80]

Creature fantasma. Esseri viventi invisibili. Ospiti dello stesso nostro Universo, a nostra insaputa, accanto a noi. Presi come siamo dai nostri piccoli e grandi problemi ci accorgiamo di loro soltanto per caso, magari inaspettatamente, chinandoci per allacciarci una scarpa, prendendo consapevolezza dell’esistenza di una misteriosa Orchidea che si nasconde per anni alla nostra percezione per poi spuntare per un attimo soltanto, facendo capolino nei nostri distratti pensieri.

 

Orchidea fantasma - Foto di Stefano Sava

A proposito di creature fantasma, il Foto Quiz di questa settimana è per lo meno bizzarro, frutto di un’incredibile ed inaspettata predisposizione al mimetismo. Tra una settimana la risposta, ma fate un tentativo, ne vale la pena.

 

Foto quiz (non fatevi ingannare)

Foto quiz (ingrandimento, l'avevate vista?)

Foto quiz - La lepre gioca a nascondino

Creature invisibili, come i due angeli custodi della Spiaggia del Fratino. Non li troverete sulle copertine delle riviste o sulle prime pagine dei giornali, ma nascosti tra le dune di sabbia, all’alba ed al tramonto, a vegliare su quei piccoli e fragili zampettanti animaletti che giorno dopo giorno hanno imparato a chiamare per nome. (m)AZD(a), i Citrullini e gli altri ospiti della Spiaggia ringraziano (insieme a tutti noi) Paolo (Grion) e Chiara (Valvassori) per il loro costante impegno.

 

I custodi del Tramonto - Foto di Chiara Valvassori

Nel resoconto del mese scorso avevamo scritto che nessuno ci darà un premio per quello che facciamo. Eppure loro un premio se lo meritano. E’ vero, il successo riproduttivo dei FRATINI è già una impagabile soddisfazione.

mAZDa e la sua prole - Foto di Giosuè Cuccurullo

mAZDa e la sua prole - Foto di Paolo Grion

Il Pulcino Solitario - Foto di Giulia Antonutti

Piccoli Fratini Crescono - Foto di Marta Trombetta

Il primo esemplare di Fratino ssp. Rupestris



Eppure, a volte, dopo l’ennesima giornata di attenta supervisione, magari sotto la pioggia, una sorpresa inaspettata spunta da sotto la sabbia della Spiaggia, a gratificare i nostri due angeli con un meritato brindisi.

 

Sorprese sotto la sabbia ... - Foto di Paolo Grion

Un brindisi agli angeli custodi - Foto di Chiara Valvassori

Finché ci saranno loro, dormiremo sonni tranquilli e non avremo bisogno di inventarci dei FRATINI surrogati da costruire per sostituire quelli in piumino. Ad ogni modo, qualcuno si sta attrezzando anche per questa eventualità, perché al di fuori della Spiaggia del Fratino, questa alternativa non pare affatto remota…

 

Imparare la natura costruendo - Foto di Marta Trombetta

Altrove, lungo la costa, l’umore del mare altera gli equilibri di anno in anno, cancella i territori di intere popolazioni, manda allo sbando singoli soggetti sperduti, dalla SULA che si ritrova sola allo SMERGO MINORE dalla confidenza disarmante che non si capacita del fatto che le sue vacanze le sta trascorrendo un poco troppo a sud rispetto al previsto, probabilmente a causa di qualche disguido aereo per il volo di ritorno.

 

Sula solitaria - Foto di Silvano Candotto

Smergo minore vagabondo


C’è anche l’EDREDONE maschio, inatteso ospite della spiaggia del Kursaal a Lignano, probabilmente intenzionato a prendere parte alle serate danzanti in discoteca, senza che nessuno l’abbia avvisato per tempo che il locale sfortunatamente è chiuso…

 

Edredone discotecaro

Ma non è solo il malumore del mare a decidere le sorti dei litorali e di tutti i loro abitanti. “Ci sarebbe da raccontare la triste storia del Cavana (dice Paolo Utmar) a me sembra sia giusto puntare il dito sul problema tralasciando una responsabilità di difficile definizione. Esiste una palude prevalentemente dolce per fortuite coincidenze: una porta vinciana occlusa dalla sabbia, un istmo di canneto che impedisce lo svuotamento di gran parte degli specchi d'acqua attraverso l'unica porta vinciana attiva. In questo posto sono arrivate varie specie che trovano difficilmente altrove un ambiente idoneo per nidificare. Tra queste la moretta tabaccata, "molto" probabile nel 2022 e certa con almeno 2 femmine con pulli nel 2023. Ma questo ambiente non è gradito o, per lo meno, sufficientemente considerato. Viene riaperta la foce insabbiata, la vecchia chiusa viene tolta e per parecchi giorni l'acqua di mare entra copiosamente e liberamente alterando l’equilibrio dell’ecosistema in un momento delicato. Ora pare tuttavia che la porta vinciana sia stata ripristinata e vedremo se la nuova situazione risulterà sufficientemente idonea per le specie più esigenti.”

 

Morette tabaccate - Foto di Paolo Utmar

Morette tabaccate con prole - Foto di Paolo Utmar

Perché luglio, lo ripetiamo ancora una volta, a differenza di quanto capita di trovare riportato nei sacri testi, per la maggior parte delle specie è ancora mese adatto alla nidificazione. E non solo per gli anatidi.

 

Piccole Volpoche all'arrembaggio - Foto di Daniele Barbera

Germani reale d'alta quota

Il Circolo dei Germanauti

Ci sono specie, piccole o grandi, che continuano incessantemente a dedicarsi all’attività prioritaria della loro esistenza, il FUTURO. Dovremmo imparare da loro, noi esseri umani, concentrati oltremisura sul nostro effimero presente.

 

Giovane Astore - Foto di Bruno Delbianco

Giovanotto di Poiana - Foto di Bruno Delbianco

Falco pecchiaiolo - Foto di Bruno Delbianco

L'Ultimo Cavaliere (d'Italia) - Foto di Daniele Barbera

Rondine rossiccia - Foto di Bruno Delbianco

Una rarità, il Verdone - Foto di Daniele Barbera

L'ubiquitario Beccamoschino


Talmente effimero questo presente che più trascorrono le settimane, i mesi, gli anni… e più ci accorgiamo che tutto ciò che ritenevamo di sapere è cambiato, assume significati diversi, si trasforma. La raccolta dati per i Nidificanti e la Stagione Calda in provincia di Udine sta per concludersi e la cartografia aggiornata sarà la testimonianza di quanto osservato durante gli ultimi dieci anni. Eppure, guardando queste mappe, ci renderemo conto che in dieci anni il nostro piccolo Pianeta è cambiato. Alcune specie sono completamente scomparse in pochissimo tempo, altre hanno ridotto notevolmente il loro areale, rendendo i dati raccolti dieci anni fa privi di qualsiasi significato reale. Le ALLODOLE, per esempio, possiamo ostinarci ad indentificarle nei panni delle CAPPELLACCE solo per illuderci che esistano ancora, in pianura, dove evidentemente per secoli e decenni le abbiamo date per presenti e diffuse, ma dove in realtà sono scomparse da tempo immemore, sopravvivendo localizzate soltanto in piccoli ritagli di prato, dai quali periodicamente compaiono in canto per poi posarsi inaspettatamente su un paletto, mettendosi esibizioniste in mostra, come se per loro fosse la cosa più naturale del mondo.

 

Allodola esibizionista su paletto


La nuova impresa Tringa FVG sarà proprio quella di creare un confronto tra ciò che era e ciò che sarà, per dare un senso alla nostra costante esplorazione. Nel frattempo si continua a percorrere il territorio, di notte e di giorno, per riempire i tasselli rimasti scoperti. Così, per esempio, ci sarebbe da esplorare la Val Dogna per inserire l’ALLOCCO, ma giusto un attimo prima di impostare la sveglia per l’alzataccia del giorno dopo ci si accorge che Giulio (Pasinetti) ha trascorso la notte in quel quadrante e l’unica specie che ha attirato la sua attenzione è proprio l’ALLOCCO. Una fatica risparmiata, e grazie Giulio! Ma restano ancora diversi quadranti da esplorare. 

I Nidificanti e la Stagione Calda, l'Allocco - Tringa FVG

E allora via, per tutta la notte, alla ricerca degli ALLOCCHI mancanti. Con una tappa, l’ennesima, con l’auto che al buio finisce in una canaletta. E vi viene da piangere. Ma alla fine riuscite a tornare sulla strada. E sulla strada trovate anche gli ALLOCCHI. Chiediamo venia se per realizzare questo video non è stato inutilmente abbagliato alcun animale e di conseguenza la qualità è decisamente pessima. Ad ogni modo, i richiami che sentite in sottofondo sono quelli dei giovani. A conferma che a luglio anche gli allocchi si meritano un codice atlante senza nessun fastidio.

 


Che poi, sempre in tema di Nidificanti e Stagione Calda, una raccolta dati simile va coordinata per quanto possibile, cercando di valutare le aree potenzialmente scoperte ed indirizzare ricerche mirate in quei settori, controllando le cartografie parziali ed i dati a disposizione, senza confidare nel Fato e nei Grandi Numeri. Prendiamo il caso dell’USIGNOLO DI FIUME. Questa è la mappa aggiornata al 2022.

 

I Nidificanti e la Stagione Calda, l'Usignolo di fiume - Tringa FVG

E’ chiaro che quel piccolo spazio vuoto nei dintorni di Campomolle un tantino stona. E’ il caso di percorre tutti i corsi d’acqua, i canali e le canalette confidando che prima o poi uno di questi uccellini si manifesti con il suo canto esplosivo. A questo punto, un giorno vale l’altro. Un pomeriggio ci si prende su e si parte. Si raggiunge la periferia di Campomolle ed in mezzo ad una strada sterrata e poi in un campo compaiono uno, due, cinque, quindici OCCHIONI. Cosa ci fanno nei campi?

 

Occhione di campo, a luglio

A Campomolle abita Sergio (Lano). Una telefonata è d’obbligo, ma Sergio è temporaneamente in Abruzzo (lungo la strada del ritorno). Tuttavia conferma che di OCCHIONI a Campomolle non se ne sono mai visti. La perlustrazione continua lungo il corso d’acqua. Ci sono alberi schiantati, morti, con cavità. Sarebbe un buon posto per una GHIANDAIA MARINA. Che verso fanno i giovani? Meglio ascoltare la registrazione, in questo periodo non si sa mai. Avanti e indietro lungo il canale, niente USIGNOLO DI FIUME. Si torna al campo degli OCCHIONI. Dall’albero sopra l’auto parcheggiata si sente provenire un verso. Sembra lo stesso ascoltato poco prima. C’è una cavità nell’albero. Sembra che dentro la cavità ci sia qualcosa, ma un ramo rende difficile le osservazioni.

 

Trova il nido ed indovina l'ospite

I dubbi comunque svaniscono poco dopo, perché gli adulti arrivano a rassicurare i giovani. Un nido di GHIANDAIA MARINA trovato in un posto a caso del nostro piccolo Universo, senza nessun indizio, senza nessuna indicazione (succederà la stessa cosa a Paolo Utmar pochi giorni dopo, altrove).

 

La Ghiandaia marina difende il suo nido

E chissà quanti ce ne sono. Perché quest’anno, tra nidi noti, nidi taciuti, nidi vegliati, nidi sorvegliati speciali, nidi trovati per caso e nidi nemmeno cercati per non disturbare inutilmente le coppie nel periodo delicato della loro avventura riproduttiva, non ci meraviglieremmo di sapere che la popolazione di GHIANDAIA MARINA nidificante in FVG ha raggiunto e superato la dozzina (la quindicina? la ventina?) di coppie. Le foto qui sotto si riferiscono tutte a soggetti diversi e solo ad alcune delle varie coppie nidificanti note quest'anno.

 

Ghiandaia marina, versione "sui cavi"

Ghiandaia marina, versione "sui rami" - Foto di Sergio Lano

Ghiandaia marina, versione "al nido" - Foto di Bruno Delbianco

Ghiandaia marina, versione "via dal nido" - Foto di Bruno Delbianco

Ghiandaia marina, versione "da lontano" - Foto di Silvano Candotto

Ghiandaia marina, versione "da lontanissimo" - Foto di Paolo Utmar

Torniamo a Capomolle. Sergio (sempre in auto tra Abruzzo e FVG) conferma che anche la GHIANDAIA MARINA è una novità, a quel punto suggerisce di andare a cercare l’UPUPA su una strada poco distante. L’esplorazione prosegue. Anche le PAVONCELLE a volte a luglio hanno ancora giovinastri tardivi (di una confidenza disarmante) a spasso per i campi in cui hanno percorso i loro primi passi.

 

Giovinastro di pavoncella oltremodo confidente

Lungo la strada dell’UPUPA, che al momento si lascia desiderare, compaiono tuttavia alcune AVERLE PICCOLE, giovani richiamanti ed adulti intenti a soddisfarli.

 

Averla piccola con imbeccata

In mezzo a loro, all’improvviso, un fantasma. Il tempo di provare ad immortalarlo in uno scatto e scompare. Ovvio, i fantasmi nelle foto non compaiono. Anche stavolta vi viene da piangere. Ma tenete duro. E lui ricompare, un poco più distante. Resta esposto per qualche istante. Riuscite a catturarlo (sfuocato) in alcune foto. Anche in una in cui si accompagna ad uno dei suoi genitori immediatamente dopo aver ricevuto del cibo. E così, il giovane leucistico di AVERLA PICCOLA completa la giornata alla ricerca dell’USIGNOLO DI FIUME nel quadrante di Campomolle (che, per la cronaca, si è fatto comunque trovare dopo notevoli difficoltà).

 

Il fantasma dell'Averla piccola

Il fantasma dell'Averla piccola

Il fantasma dell'Averla piccola

Il fantasma dell'Averla piccola

Il fantasma dell'Averla piccola con il genitore

Funziona così, inevitabilmente. Non sai mai cosa ti può capitare di incontrare lungo il tuo percorso. Devi sempre essere allerta. Restare allenato. Confrontare una sagoma con l’altra per riconoscere le differenze, che siano GABBIANI o LIMICOLI o CAPRIOLI, nelle terre emerse o in mezzo ai campi.

Gabbianello vs Gabbiano comune - Foto didattica di Matteo De Luca

Piro piro culbianco vs boschereccio - Foto didattica di Matteo De Luca

La scalata dei Piri piri piccoli - Foto di Paolo Utmar

Chiurli piccoli nei campi - Foto di Paolo Utmar

Pittime reali nei campi - Foto di Paolo Utmar

Capriolo balzerino - Foto di Matteo De Luca

Capriolo lagunare allo sbando


E soprattutto farti dire quando i due birichini Tringa (l’orso e il Pulotto) decidono di andare in trasferta altrove fuori regione perché quel giorno comparirà sicuramente qualche rarità. L’anno scorso durante l’escursione a Passo San Pellegrino, Silvano (Candotto) aveva trovato la STERNA DI DOUGALL in RNR Foce Isonzo (Go).

http://tringa-fvg.blogspot.com/2022/06/a-passo-di-sanopellegrinaggio.html

Quest’anno, in occasione dello stesso Pellegrinaggio, Angelo (Formentin) ha pensato bene di fotografare un PIRO PIRO DEL TEREK in RNR Valle Canal Novo (Ud).

 

Piro piro del Terek - Foto di Angelo Formentin

Piro piro del Terek - Foto di Angelo Formentin

Piro piro del Terek - Foto di Angelo Formentin

Quindi occhi aperti, di giorno e di notte. Sotto il sole che picchia incallito sulle nostre esistenze, con gli esseri umani che sorridono (in modo imbarazzante) nei selfie davanti alle temperature record registrate dai termometri (vi risparmio la foto di quello che ieri segnava 38.9°C sotto la mia ascella) e la mia auto che si fa beffe di loro, testimoniando che il Clima ha un umorismo davvero bizzarro. (Non preoccupatevi per il serbatoio vuoto, la mia auto va a pedali.)

 

Selfie estivo con temperatura record

Sotto il sole che picchia, dicevamo, occhi aperti. Perché anche le lucertole sono una diversa dall’altra e per riconoscere la HORVAT a colpo d’occhio bisogna essere davvero ma davvero esperti (ecco, diciamo che forse è meglio fare delle buone foto ai caratteri essenziali, così, giusto per togliersi il pensiero).

 

Il muretto delle Horvat - Foto di Matteo De Luca

Lucertola di Horvat ambientata - Foto di Matteo De Luca

Lucertola di Horvat didattica - Foto di Matteo De Luca


Lucertola di Horvat, il sottogola - Foto di Matteo De Luca

Lucertola di Horvat... Ah, no - Foto di Niccolò Fagotto

Occhi aperti anche di notte, perché in mezzo al concerto delle raganelle (Video di Paolo Zonta) tra gli ospiti inattesi del nostro giardino potrebbero comparire creature mistiche del nostro immaginario, come la LONTRA in RNR Foce Isonzo (Go) (Video di Matteo De Luca).

 



E con l’augurio che la Luna di Agosto sia foriera di serenità e di migratori ("le SPATOLE hanno già iniziato a fine luglio a sorvolare i cieli di Ipplis & Orsaria" ci racconta un redivivo Zamix), vi auguriamo Buon Viaggio e Buona Esplorazione.

La Luna di Agosto - Foto di Pulotto



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