martedì 28 settembre 2021

Du'Abbrutti in Abruzzo


Passa il tempo e tutto diventa difficile. Alzarsi presto la mattina, guardarsi allo specchio senza inorridire, affrontare un contrattempo ed un’insidia alla volta, percorrere chilometri prima di trovare l’unico cespuglio in cui si nasconda l’ultimo piccolo passeriforme insettivoro sopravvissuto al cataclisma (e riuscire a stanarlo), trovare la lucidità per ritagliarsi un angolino nello spazio tempo per organizzarsi prima di partire per un viaggio qualsiasi senza la minima idea di quale saranno le tappe, il percorso, la meta. Perché ci vuole almeno un briciolo di preparazione prima di affrontare l’ignoto e cozzarci serenamente contro. Così, in sintesi, i due vagabondi partono per l’Abruzzo, una terra a loro sconosciuta in cui la Natura è Protetta (frase che, prestandosi nella seconda parte a facili fraintendimenti, crea nella mente e nello sguardo dell’allucinato viaggiatore perverse aspettative).

 


Un briciolo di preparazione, tanto per gradire. Giusto il minimo approfondimento su quali siano le specie ornitiche presenti nella regione, per evitare di iniziare ad inventarsi visioni a caso, andando a ricercare la check list più recente, aggiornata a maggio del 2021, sul sito del gruppo SNOWFINCH https://www.snowfinch.it/chek-list-abruzzo-3/. Poi, il tentativo scriteriato di localizzare le varie specie (almeno quelle più interessanti) su una carta geografica, collegandole agli ambienti frequentati sulla base delle segnalazioni note e condivise in letteratura (compresa la solita guida con il tipo losco in copertina “Birdwatching in Italia” https://riccaeditore.it/products/birdwatching-in-italia-la-piu-completa-guida-ai-luoghi-dove-osservare-uccelli-in-italia) e sulle banche dati disponibili (per altro alquanto scarne di osservazioni, salvo limitati punti nevralgici ben riforniti, se pensate che, da soli, in due settimane abbiamo condiviso i dati (oltre 3000) che normalmente vengono inseriti in due mesi). Il risultato è questo enigmatico circuito di improbabili segnaposto, calati in una realtà dinamica in continua evoluzione che si traducono banalmente in un “Lo sai vero che andremo in giro a caso per due settimane?”.

 


Per fortuna ci sono i suggeritori, ai quali vanno i nostri ringraziamenti, in particolare a Marco McLeon Pantalone e Riccardo Cequitelli per il supporto in tempo reale, ma anche a tutti quelli che in tempi vicini e lontani hanno fornito dettagli utili per la nostra esplorazione, da Peppo a Pino, da Giacomo a Igor, da Luciano a Steven, da Ivaldo al Giuss e a tutti gli altri. Tenete conto che, ovviamente, l’obiettivo dichiarato era quello di osservare tutte le specie segnalate almeno una volta in Abruzzo e di aggiungerne qualcuna tra quelle mai contattate prima. Tutto questo perlustrando minuziosamente ogni singola tipologia ambientale, dalla desolata pietraia d’alta quota alla sabbiosa spiaggia turistica ancora nel pieno della prolungata stagione estiva, dalla discarica al centro urbano, dalla campagna tradizionale al piattume pianificato e polveroso dell’intensamente coltivato, dalle nude rocce delle falesie ai dirupati e cedevoli calanchi, dai pratoni sommitali alle intricate ed inaccessibili boscaglie di vegetazione aliena, dalle foreste primitive rigogliose e deperienti agli sprazzi brulli cespugliati di rosa canina, dalle improbabili foci fluviali agli immensi e sconfinati laghi altimontani, dagli invasi artificiali prosciugati dalla siccità al ventoso ed aggressivo pelago, dai promontori scoscesi alle sconnesse colline bruciate di fresco, dal vicolo sinistro incastrato tra le case al parcheggio del centro commerciale, dalla camera da letto al bagno, dalla cucina al sottotetto.

 




















Perché ogni angolino merita di essere perlustrato, sebbene spesso porti con sé la delusione di essere disabitato, in queste annate sempre più avare di avifauna e migratori ed in questo preludio di arido autunno che ormai vede i nidificanti disertare i loro territori e gli svernanti tardare nel presentarsi all’appello. Così, sprovveduti più che mai, i due maldestri viaggiatori nel primo sabato mattina della seconda decade di settembre abbandonano il Friuli diretti in Abruzzo, senza grosse speranze di sopravvivergli, ma con tutta l’incoscienza tipica dei loro brutti ceffi.

 


Lungo il loro percorso dovranno affrontare numerosi ostacoli e tranelli. Il primo si trasforma in un aneddoto. Coda per incidente in autostrada all’altezza di Bologna. Incolonnati tra le altre auto con i finestrini aperti i due avventurieri percepiscono distintamente un richiamo familiare: PICCHIO CENERINO. Entrambi si guardano attorno perplessi. Alberi adatti, volendo, ce ne sono, a poca distanza. Il richiamo non si ripete nonostante le imitazioni. E la colonna di auto comincia a muoversi. Un unico dubbio possibile, che i freni stenterelli di un’altra vettura abbiano imitato con terribile precisione i vocalizzi dell’animale, ma l’ipotesi appare alquanto poco probabile. Tuttavia conserviamo il dato come “Uccello indeterminato” (inserito come tale su ornitho.it) e suggeriamo ai bolognesi di approfondire le ricerche in zona, per quanto possibile. Il resto delle disavventure si confonde nella memoria di una missione destinata allo sbaraglio, concentrata sul risparmio delle risorse psicofisiche ed economiche. Cosa che porterà i viaggiatori ad incontrare personalità stravaganti, pur sempre ospitali e disponibili, per quanto al limite del concetto stesso di essere umano, ad accoglierli in dimore talvolta bizzarre, spesso con la stonatura di un anomalo elemento in comune. La doccia. O meglio, il doccione o il telefono della doccia o il supporto del medesimo erogatore. Un difetto innato nelle strutture che comporta l’impossibilità di mantenere la posizione elevata, collocando il getto d’acqua, quando possibile, all’altezza del bacino o, in alternativa, direttamente a terra. Poi però non lamentatevi se torniamo a casa puzzoni. Ci sarebbe poi l’angolo culinario, che meriterebbe il giusto approfondimento ma che, come ormai sapete, mi trova sprovveduto sull’argomento. Vi posso dire che anche in questo settore abbiamo vissuto esperienze alterne, in una continua altalena tra la soddisfazione ed il dramma (che tuttavia, per essere onesti, si è consumato oltre il confine con il Molise). Potrei però suggerirvi alcuni locali estremamente peculiari, qualora passaste nelle medesime località da noi frequentate. Del Martin Pescatore qui sotto tuttavia non saprei cosa narrarvi, perché abbiamo potuto apprezzare soltanto l’ambigua insegna esterna.

 


A questo punto forse vorreste che limitassi le parole a vanvera e vi raccontassi come è andata davvero. Ve lo dirò allora, brevemente, con un’immagine riassuntiva.

 


No, scusate, ho sbagliato fotogramma. Volevo inserire questo.

 

Elaborazione grafica di Pulotto

Per quanto riguarda l’avifauna invece, inutile cercare giustificazioni. Un territorio sconosciuto va esplorato con la dovuta preparazione. Bisogna scegliere il periodo adatto alle singole specie (che sia la stagione, il mese, il giorno della settimana, l’orario della giornata). Non si può essere dappertutto nello stesso momento, soprattutto se non si sa ha la più pallida idea di dove sia il posto adatto in cui dirigersi. Ma concedeteci almeno una attenuante. Che questo 2021 (alla stregua del suo precedente 2020) continua a confermarci una verità sempre più amara. Che ci stiamo dirigendo rapidamente verso il nulla cosmico e la desolazione. Che dovremo abituarci al silenzio. Che la varietà e la gioia dei piccoli passeriformi, degli insettivori e di numerose altre specie si sta drammaticamente annientando. Così, in una natura a tratti selvaggia, apparentemente incontaminata o per lo meno sopravvissuta ai tormenti umani, con immensi spazi di ambienti conservati, agricoltura tradizionale e terre disabitate, siamo comunque riusciti a percorrere talvolta chilometri senza incontrare un’anima volante che fosse una. Non è settembre, non siamo noi, non è l’Abruzzo. E’ il Pianeta condannato dall’umanità intera (di cui facciamo parte) ad un futuro dannatamente malinconico. Vero Pulotto?

 



Ad ogni modo, andando per ordine. A parte l’arroganza di voler vedere tutto ovunque, diciamo che un obiettivo ce l’avevamo. Ci siamo concessi almeno tre giornate per esplorare una tipologia di territorio ben precisa. Le Foreste Primigenie, dove piante dall’altezza spropositata si alternano a schianti marcescenti e le vallate inaccessibili sono ancora popolate dagli Ent, quelle straordinarie strutture antropofloristiche a struttura alberiforme dalle dimensioni gigantesche, colonizzate da pendule inflorescenze di licheni che prendono il suggestivo nome di Barbalberi.

 







Qui, lontano dalla civiltà, sopravvive la straordinaria creatura che abbiamo avuto l’ardire di provare a contattare, il folletto dei boschi, il fantomatico MENEFREGHISTA.

 

Il Menefreghista si nasconde

In breve, il sunto di queste nostre giornate. La prima, con chilometri percorsi a piedi ed ore sconfortanti spese invano a perlustrare luoghi ritenuti idonei in base alle caratteristiche ambientali ed alle pregresse segnalazioni per poi trovarsi su una improbabile strada sterrata secondaria al limite tra il bosco e la desolazione dei prati cespugliati a giocare a nascondino con uno di questi bizzarri soggetti. Discorso simile per la seconda, che ci ha visto inerpicarci lungo vallate inesplorate all’interno di foreste dimenticate dall’uomo con dislivelli di centinaia di metri senza il minimo conforto per poi fermarci nell’ultimo punto accessibile a fare merenda con l’unica creatura comparsa esattamente in quell’istante, ovvero un altro di questi sconsiderati personaggi. Orami ci tocca dargli un nome. Si chiama PICCHIO DORSOBIANCO. Ma non sembra mostrare alcun interesse ai nomi con cui ci rivolgiamo a lui, o alla nostra presenza, o alla nostra voce. Fa esattamente quello che ha deciso di fare, dove gli pare, indifferente al resto. PICCHIO DORSOBIANCO ssp MENEFREGHISTA, indubbiamente.

 

Picchio dorsobianco

Picchio dorsobianco

Picchio dorsobianco

Picchio dorsobianco



La giornata prosegue poi con un imbarazzante aneddoto. Dopo chilometri percorsi a piedi attraversando una cosmogonia di ambienti idonei, ci ritroviamo in una saliceta a bordo strada, invasa da miriadi di fotografi alle prese con una popolazione di cervi “domestici”, di cui narreremo altrove, e sopra le loro teste, trascurato da tutti (ma non dai due vagabondi), un altro vocifero individuo della suddetta specie.  

 

Picchio dorsobianco


Ultima giornata ormai disillusi, percorriamo comunque una delle tante vallate adatte ma stavolta abbiamo tutti gli strumenti per ottimizzare la ricerca. Sappiamo che ogni tentativo di attirare la sua attenzione sarà vano. Che l’unico modo per stanarlo è percepire la sua presenza mentre batte sul tronco, o meglio ancora sul ramo secco di qualche vecchio albero ancora vivo. Tocca fare qualche passo e poi fermarsi. Ascoltare. In prossimità di piante antiche e schianti recenti. Lo troviamo lì. Lui ed i suoi compagni di merende. Ormai abbiamo capito il trucco. Uno. Due. Tre. Forse quattro. La ricerca può ritenersi conclusa.

 

Picchio dorsobianco


Visto che ci siamo restiamo sull’argomento PICCHI. Ci siamo avventurati anche nella ricerca di un’altra specie segnalata in Abruzzo al confine con il Molise. Quel dannato PICCHIO ROSSO MEZZANO altrettanto menefreghista al di fuori della stagione riproduttiva. Un paio di giornate anche per lui, stavolta a vuoto. Pace. Siamo costretti ad accontentarci del suo consimile e più vocifero MINORE.

 

Picchio rosso minore


Ed ora allora una carrellata di tutto il resto. Partiamo dagli uccelli acquatici, intesi in senso lato, per i quali abbiamo qualche segnalazione bizzarra da riferire. Tenete conto che in Abruzzo mancano gli ambienti umidi particolarmente adatti ai limicoli ovvero aree lagunari salmastre, paludi, valli da pesca, delta fluviali, stagni ed acquitrini. La costa è lunga e varia, ma in buona parte colonizzata dal turismo di massa e costellata di aree urbane. Per altro si affaccia sull’Adriatico, che è pur sempre meno prodigo di omaggi pelagici rispetto ad altri mari. Ci sono diversi fiumi e torrenti le cui foci sono quasi a scomparsa. Alcuni invasi artificiali anche di notevoli dimensioni che in questa arida annata si sono decisamente prosciugati. Alcune sperdute cave allagate, laghetti privati ed anse lungo i corsi d’acqua. E poi c’è il lago di Campotosto, ad oltre 1300m s.l.m., un’immensa area umida popolata, in alcune specifiche porzioni, da migliaia di organismi acquatici che rendono a dir poco traumatico ogni tentativo di stima, conteggio e determinazione. Ci siamo capitati all’inizio del nostro viaggio, sostanzialmente impreparati, di fretta, nel tardo pomeriggio. Colti alla sprovvista non siamo stati in grado di apprezzare completamente la varietà di specie presenti (compresi gli SVASSI MAGGIORI ancora a spasso con i figlioletti sul groppone).

 

Svasso maggiore (controluce con Folaghe e Moriglione) con pullo sulla schiena

Anzi, siamo stati vittime (io) di un’allucinazione. Inquadrato a chilometri di distanza un piccolo limicolo a forma di “strano” piovanello, insieme ad un PIRO PIRO BOSCHERECCIO, si involava prima di darmi la possibilità di assegnargli un nome. Considerato il numero di segnalazioni nel resto d’Italia in quei giorni di una specie in particolare, così, di PETTO, avrei voluto approfondire l’argomento. Ma il nostro vagabondaggio ci trascinava inevitabilmente altrove. A distanza di dieci giorni tuttavia abbiamo deciso di trovare il tempo per riprovarci e tornare sul luogo del delitto. E lassù, ad oltre 1300m, abbiamo trovato una sorpresa. 20 FENICOTTERI. Sembrava di essere sulle montagne del Sud America. O almeno credo. Non ho idea di come siano le montagne del Sud America.

 

Fenicotteri nel riverbero in varia compagnia

Fenicotteri in volo nel riverbero in varia compagnia


Se poi vi state chiedendo che fine ha fatto quel piccolo limicolo indeterminato che avevamo trovato la volta precedente, vi posso dire che l’abbiamo ritrovato. O meglio, ne abbiamo trovato uno che aveva un aspetto compatibile con lui. Un piovanello, con una pettorina abbastanza marcata, colore bruno e pancia chiara. Che chi ha fatto penare per diverso tempo, considerata comunque la distanza di centinaia di metri dal punto di osservazione, su un isolotto in mezzo alle acque. Finchè non abbiamo deciso che aveva un becco troppo lungo e le zampe troppo scure. E gli abbiamo dato il nome di PIOVANELLO PANCIANERA, senza pancia nera. A lui, come a quello sulla spiaggia di GIULIANOVA, confidente come solo i limicoli sanno essere, a spasso con un CORRIERE GROSSO ed una mandria di FRATINI, quasi tutti con anello (di cui ti accorgi solo quando sei altrove, la sera).

 

Piovanello pancianera



Corriere grosso


Fratini (con anello)

Fratino

Poche aree umide adatte, pochi limicoli, con ampie lacune nella check list complessiva. Anche se a dire il vero il primo animale che abbiamo incontrato mettendo piede in terra abruzzese è stato un VOLTAPIETRE (in incognito).

 

Voltapietre in immersione



Tanti gabbiani lungo la costa. Quasi tutti REALI e COMUNI. Ci siamo impegnati in diverse occasioni a giocare a “cerca l’intruso”. Senza successo tra i GABBIANI REALI immaturi a zampe rosate (a farsi beffe di noi), ma senza altri caratteri utili per il cambio di specie.

 

Gabbiano reale

Gabbiano reale

Con qualche soddisfazione in più spulciando tra quelli con il mantello scuro, nonostante le loro prodezze acrobatiche ed i buffi ondeggiamenti a pelo d’acqua. Almeno un paio di ZAFFERANI li abbiamo trovati.

 

Zafferano galleggiante tra i Gabbiani reali

Zafferano acrobatico tra Gabbiani reali perplessi

Zafferano acrobatico tra Gabbiani reali perplessi

Non facile nemmeno sorprendere i camaleontici individui dal piumaggio candido intrufolati in mezzo ai GABBIANI COMUNI ed ai BECCAPESCI, nonostante il loro tentativo di mettersi in bella mostra sullo scoglio più alto. Vanitoso di un GABBIANO CORALLINO che non sei altro.

 

Gabbiano corallino mimetizzato tra Gabbiani comuni e Beccapesci

Gabbiano corallino mimetizzato tra Gabbiani comuni e Beccapesci

A proposito di BECCAPESCI, non abbiamo la vista acuta di capitan SILVANO. L’anello potrebbe essere ZJC, come qualsiasi altra cosa.

 

Beccapesci (con Gabbiano comune) inanellato (fuori portata)

Beccapesci con anello al limite delle capacità interpretative

Forse la soddisfazione maggiore, in questo gioco a “trova l’intruso” l’abbiamo raggiunta dal promontorio del Faro di Vasto, spulciando i gabbiani sulle scogliere del porto ad un chilometro di distanza. GABBIANI REALI, solo GABBIANI REALI, tutti GABBIANI REALI. Tranne uno. Più piccolo. Più scuro. Più slanciato. Finchè sta di spalle, impossibile. Ma se si mette di profilo… vedi a cosa serve fare il CORSO di riconoscimento GABBIANI?

 

Trova l'intruso (Gabbiano corso immaturo)

Trova l'intruso (Gabbiano corso immaturo)

Trova l'intruso (Gabbiano corso immaturo)


Trova l'intruso (Gabbiano corso immaturo)

Trova l'intruso (Gabbiano corso immaturo)

Una sorpresa forse, i MARANGONI MINORI, più diffusi del previsto. E gli AIRONI GUARDABUOI a rubare il mestiere ai cani, all’interno dei greggi di pecore. Cani che si vedono costretti a cercare vie di conforto alternative e domicili più ospitali.

 

Aironi guardabuoi con pecore e cane perplesso

Aironi guardabuoi tra le pecore


Poi ci sarebbe l’argomento OCHE. Non che l’Abruzzo sia terra di oche, tantomeno in settembre. Tuttavia ci sarebbero queste due testimonianze curiose che riportiamo, nonostante in entrambi i casi si tratti di specie e di esemplari di origine ambigua. La prima osservazione riguarda una cava allagata al confine con il Molise dove due soggetti di OCA DEL CANADA, un adulto ed un immaturo (giovane di quest’anno) nuotavano tranquillamente tra folaghe e svassi vociferi. Animali sprovvisti di qualsiasi marcatura e con ali integre (come da foto).

 

Oche del Canada

Oche del Canada


Nella check list (aggiornata a maggio 2021) l’OCA DEL CANADA viene considerata A1 per l’Abruzzo, ma i nostri suggeritori ci dicono che la specie in realtà è stata censita altre volte negli ultimi due anni. Curioso tuttavia che uno dei due individui fosse un giovinotto. Altrettanto curiosa la presenza in un invaso quasi asciutto, all’interno dell’oasi del WWF del lago di Penne, di un’OCA LOMBARDELLA, anche lei senza anelli e con ali integre, imbrancata con quattro OCHE DOMESTICHE (tre bianche ed una dal finto fenotipo selvatico). Anche l’OCA LOMBARDELLA viene riportata come A1. Qualunque sia l’origine dell’individuo da noi osservato, le sue potenziali capacità di volo lo rendono comunque a rischio di vagabondaggio.

 

Oca lombardella imbrancata con oche domestiche

Oca lombardella

Oca lombardella

Esaurita la sezione dedicata agli acquatici, passiamo ai rapaci. Anche in questo caso ci sarebbe la specie interessante che ci è sfuggita di mano. In una desolata vallata incanalata tra pareti rocciose siamo stati sorvolati da un’invisibile creatura (causa chioma degli alberi) che si è manifestata con un prolungato allarme dalle tonalità LANARIESCHE, ma considerata la nostra scarsa esperienza con la suddetta specie e la possibile emissione di vocalizzi simili da parte dei FALCHI PELLEGRINI particolarmente irritati, anche in questo caso ci siamo limitati a rammaricarci ed a versare una piccola lacrimuccia. Per il resto, ancora grosse grossissime difficoltà nella determinazione dei GRILLAI, soprattutto quando volano a centinaia di metri di distanza e non riesci a scattare foto a fuoco. Che poi, anche se sono posati o vicini, le foto vengono sfuocate uguale.

 

Grillaio

Grillaio

Gheppio stranamente confidente

Idem per tutti gli altri rapaci, che siano GRIFONI, BIANCONI, AQUILE REALI, NIBBI REALI o NIBBI BRUNI, possono passarti a pochi metri sopra o sotto la testa a loro piacimento, tanto non sarai in grado di gratificare la loro comparsa con uno scatto decente.

 

Grifone inseguito da Poiane

Grifoni

Biancone

Aquila reale

Nibbio reale

Nibbio reale

Nibbio reale

Nibbio bruno

Nibbio bruno

Per quanto riguarda i rapaci notturni, temo che dovrete accontentarvi di lui.

 


Ed infine, l’argomento drammatico per eccellenza. I piccoli passeriformi. Scarsi, scarsissimi, quasi assenti i migratori, tranne, almeno nei primi giorni, i BALESTRUCCI, roteanti nel cielo ed occasionalmente appesi, a centinaia, sulle pareti degli edifici e su quelle rocciose, come se fosse il loro nuovo passatempo.

 

Balestrucci appesi alle pareti

Balestrucci appesi alle pareti



Silenti, elusivi e poco disponibili i residenti, almeno nella maggior parte dei contesti esplorati, PICCHIO MURATORE (onnipresente e rumoroso) e ZIGOLO GIALLO (di una socievolezza disarmante) a parte.

 

Zigolo giallo

Picchio muratore terricolo


Alla fine, in un modo o nell’altro, talvolta con scarsissima soddisfazione, siamo riusciti a contattare quasi tutte le specie sulle quali ci siamo concentrati, dal MERLO ACQUAIOLO al PICCHIO MURAIOLO, dalla STERPAZZOLA DI SARDEGNA al fin troppo ostico PASSERO SOLITARIO, dal CODIROSSONE al GRACCHIO CORALLINO, dalla PASSERA LAGIA al CALANDRO.

 

Codirossone

Gracchio corallino

Passera lagia e culbianco

Passere lagie e culbianco

Calandro



A proposito di CALANDRI, dobbiamo confessare che questo soggetto particolarmente contrastato ci ha fatto particolarmente allarmare, ma anche in questo caso abbiamo stabilito che il nostro allarme era del tutto vano e che i giovinastri di CALANDRO sono terribili camaleonti.

 

Calandro

Calandro

Calandro

Calandro


Un siparietto dedicato se lo merita il FRINGUELLO ALPINO, di una confidenza disarmante, in mezzo ai piedi dei turisti sull’autostrada pedonale che da Campo Imperatore porta al Corno Grande nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Turisti per altro assolutamente disinteressati alla sua presenza, quasi tutti sprovvisti di binocolo e di curiosità, semplicemente vociferi vacanzieri pellegrini delle cime montane.

 

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino

Fringuello alpino in compagnia di Pulotto

Fringuello alpino in compagnia di Pulotto

Fringuello alpino in compagnia di Pulotto




Chiudiamo con i mammiferi. Non abbiamo visto (e nemmeno realmente cercato) LUPI ed ORSI, a parte noi.

 



Per il resto, alcune specie fin troppo amichevoli nei confronti dell’uomo, soprattutto nei casi in cui qualcuno (a quale scopo, ve lo lasciamo immaginare) fornisce cibo direttamente a bordo strada, con la conseguenza che le VOLPI si aspettano costantemente un contributo dalle vetture di passaggio (per poi finire inevitabilmente travolte).

 



Le NUTRIE meriterebbero un discorso (eradicativo) a parte.

 




E poi SCOIATTOLI, una DONNOLA, una MARTORA, qualche CAPRIOLO, pochi CAMOSCI APPENNINICI ma soprattutto CERVI, ovunque, in tutte le salse. Anche per loro un siparietto che comprende animali sprovveduti a bordo sentiero, animali selvaggi su pendii lontani (anche in attimi di intimità imbarazzante) ed animali domestici, tra cani e padroni dotati di strumenti dalla raffica rapida (ma fortunatamente a salve).











Si conclude qui la nostra esperienza in Abruzzo, in un periodo storico e sociale complesso e compromesso, a volte sconcertante, in un contesto a tratti spettacolare ed a tratti malinconico e desolante del quale ci siamo permessi di raccontarvene giusto un pizzico, sperando che l’abbiate gradito.


Al solito, qui di seguito la check list delle specie osservate (nella nuova versione 2021 CISO COI con la quale stiamo cercando di familiarizzare), in grassetto le più interessanti o le meno frequenti, con a fianco il numero di individui e di siti in cui sono state contattate.

 

Un abbraccio ed alla prossima avventura.

 

 

1. QUAGLIA (2, 1 sito)

2. COTURNICE (2-3, 2 siti)

3. Fagiano comune

4. OCA DEL CANADA (2, 1 sito)

5. OCA LOMBARDELLA (1)

6. FISTIONE TURCO (>15,1 sito)

7. Moriglione

8. MORETTA TABACCATA (>25, 2 siti)

9. MORETTA (alcune decine, 1 sito)

10. Mestolone

11. FISCHIONE (>10, 1 sito)

12. Germano reale

13. CODONE (2, 1 sito)

14. Alzavola

15. Tuffetto

16. Svasso maggiore

17. FENICOTTERO (20, 1 sito)

18. Piccione domestico

19. Colombaccio

20. TORTORA SELVATICA (5, 4 siti)

21. Tortora dal collare

Rondone indet. (2, 2 siti)

22. RONDONE PALLIDO (<10, 3 siti)

23. Porciglione

24. Gallinella d’acqua

25. Folaga

26. NITTICORA (3, 3 siti)

27. AIRONE GUARDABUOI (<60, 4 siti)

28. Airone cenerino

29. AIRONE ROSSO (1)

30. Airone bianco maggiore

31. Garzetta

32. MARANGONE MINORE (<50, 5 siti)

33. Cormorano

34. CORRIERE GROSSO (<10, 3 siti)

35. FRATINO (>25, 1 sito)

36. VOLTAPIETRE (4, 1 sito)

37. COMBATTENTE (1)

38. PIOVANELLO PANCIANERA (2, 2 siti)

39. Beccaccino

40. Piro piro piccolo

41. Piro piro culbianco

42. PANTANA (>10, 2 siti)

43. PIRO PIRO BOSCHERECCIO (1)

44. Gabbiano comune

45. GABBIANO CORALLINO (<10, 4 siti)

46. GABBIANO CORSO (1)

47. ZAFFERANO (2, 1 sito)

48. Gabbiano reale

49. Beccapesci

(Mignattino indet. (<10, 1 sito)

50. BARBAGIANNI (1)

51. Civetta

52. ALLOCCO (3-4, 3 siti)

53. FALCO PECCHIAIOLO (4, 2 siti)

54. BIANCONE (3, 2 siti)

55. GRIFONE (>40, 10 siti)

56. AQUILA REALE (3, 2 siti)

57. Falco di palude

58. Sparviere

59. NIBBIO REALE (>15, 6 siti)

60. NIBBIO BRUNO (1)

61. Poiana

62. UPUPA (1)

63. GRUCCIONE (>40, 2 siti)

64. Martin pescatore

65. TORCICOLLO (2, 2 siti)

66. Picchio verde

67. PICCHIO ROSSO MINORE (10, 8 siti)

68. PICCHIO DORSOBIANCO (6-7, 7 siti)

69. Picchio rosso maggiore

70. GRILLAIO (>3, 3 siti)

71. Gheppio

72. Lodolaio

73. Falco pellegrino

Falco sp. – possibile LANARIO (1)

74. Averla piccola

75. GRACCHIO CORALLINO (>250, 5 siti)

76. GRACCHIO ALPINO (2, 1 sito)

77. Ghiandaia

78. Gazza

79. Taccola

80. Corvo imperiale

81. Cornacchia (grigia)

82. Cincia mora

83. Cincia bigia

84. Cinciarella

85. Cinciallegra

86. Tottavilla

87. Allodola

88. Cappellaccia

89. Beccamoschino

90. CANNAIOLA COMUNE (2-3, 1 sito)

91. Balestruccio

92. Rondine

93. Rondine montana

94. Luì grosso

95. Luì piccolo

96. Usignolo di fiume

97. Codibugnolo

98. Capinera

99. BECCAFICO (5, 5 siti)

100. BIGIARELLA (3, 3 siti)

101. Occhiocotto

102. STERPAZZOLINA (2, 2 siti)

103. STERPAZZOLA (4, 4 siti)

104. STERPAZZOLA DELLA SARDEGNA (1-2, 1 sito)

105. USIGNOLO DEL GIAPPONE (>4, 1 sito)

106. Rampichino comune

107. Rampichino alpestre

108. Picchio muratore

109. PICCHIO MURAIOLO (1)

110. Scricciolo

111. MERLO ACQUAIOLO (1)

112. Storno

113. Tordela

114. Tordo bottaccio

115. Merlo

116. Pigliamosche

117. Pettirosso

118. USIGNOLO (4, 4 siti)

119. BALIA NERA (2, 2 siti)

120. Codirosso spazzacamino

121. Codirosso

122. CODIROSSONE (1)

123. PASSERO SOLITARIO (2, 2 siti)

124. Stiaccino

125. Saltimpalo

126. Culbianco

127. REGOLO (1)

128. Fiorrancino

129. SORDONE (<10, 1-2 siti)

130. PASSERA SCOPAIOLA (>10, 2 siti)

131. Passera d’Italia

132. Passera mattugia

133. PASSERA LAGIA (>30, 1 sito)

134. FRINGUELLO ALPINO (>100, 1-2 siti)

135. Prispolone

136. Spioncello

137. Calandro

138. Cutrettola

139. Ballerina gialla

140. Ballerina bianca

141. Fringuello

142. FROSONE (2-3, 2 siti)

143. CIUFFOLOTTO (2-3, 2 siti)

144. Verdone

145. Fanello

146. CROCIERE (>10, 2-3 siti)

147. Cardellino

148. Verzellino

149. LUCHERINO (1)

150. Strillozzo

151. Zigolo muciatto

152. Zigolo nero

153. Zigolo giallo

 

 

Camoscio appenninico

Cervo

Capriolo

Volpe

Martora

Donnola

Lepre sp.

Scoiattolo

Nutria

 

 

2 commenti:

  1. ..basta proprio un pizzico per viaggiare con la mente, con la fantasia, con il cuore!! Grazie vagabondi!

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  2. Realistico ed antieroico, anche se vedete praticamente tutto quello che c'è

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