Abbiamo bisogno di speranza. Di
una speranza forte. Di una speranza reale. Non di un illusorio e commerciale
“Andrà tutto bene”. Non è speranza questa, è uno stratagemma per distogliere
rapidamente il pensiero, un modo per lavarsene le mani, ma senza averle
igienizzate. E’ un pensiero che non possiamo e non riusciamo in nessun modo a
distogliere dagli istanti sempre più sofferti che stiamo vivendo in tempo reale.
Perché c’è una guerra in corso, fatta di dieci, cento, mille battaglie, ora
dopo ora. E la nostra consapevolezza è sufficientemente matura da comprendere
che non riusciremo a vincerle tutte, anzi, ci portiamo già dentro le ferite di
tutte quelle che abbiamo perso, tanto più profonde quanto più ci hanno toccato intimamente
da vicino. Stiamo combattendo, al massimo delle nostre risorse, ma ci serve una
speranza, una speranza terribile, ovvero che il nostro sacrificio doni un
futuro agli altri. Perché il futuro degli altri è la nostra speranza più forte.
Loro saranno i nostri eroi.
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Foto, disegni e magliette di Marta Trombetta, per giovani orsetti esploratori |
Avremmo dovuto impararlo dalla
Natura, nel tempo. Perché è questo che fa, la Natura. Si adatta al cambiamento,
a costo di sacrificare i singoli pur di preservare un futuro alla vita, nel suo
valore più alto e più ampio. E di questo cambiamento attorno a noi ce ne siamo forse
accorti? Perché i suoi segnali negli ultimi anni non sono mancati. Eventi
atmosferici sempre più violenti, insoliti ed inusitati per le nostre pacifiche
latitudini, almeno nella costanza e nella frequenza del loro ripresentarsi.
Acqua, vento, neve, terra, alberi, pietre, sabbia. Tutto si rimescola, senza
che le ferite abbiano tempo di rimarginarsi, un trauma si sovrappone all’altro.
Nelle paludi di acqua e fango si muovono i superstiti alla ricerca di cibo.
PAVONCELLE, AVOCETTE, PIVIERI DORATI e PIOVANELLI PANCIANERA sondano i campi
allagati alla ricerca di quanto possa essere sfuggito alla furia degli eventi.
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Foto di Glauco Vicario |
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Foto di Glauco Vicario |
Ma cosa si muove accanto a loro? Chi sono questi strani intrusi, queste nuove
creature che popolano il nostro inverno? Sono forse 16 MIGNATTAI mescolati agli
IBIS SACRI e ad un paio di GARZETTE?
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Foto di Glauco Vicario |
Nessuna meraviglia, da qualche anno la
presenza di singoli Mignattai in inverno in FVG è regolare. Da qualche anno. Intendetemi,
solo da qualche anno. Pochi, pochissimi anni. Il primo svernamento ufficiale
risale al gennaio 2016. E gli IBIS SACRI? Anche loro, nessuna meraviglia. Da un
paio di anni sono diventati presenza regolare in qualsiasi stagione. Da un paio
di anni. Anche loro. Solo un paio di anni. Prima non comparivano nemmeno nelle check list regionali. E adesso sono
pronti a riprodursi. Per non parlare delle OCHE EGIZIANE, altrettanto aliene ed
indesiderate, che già si sono riprodotte almeno nel 2020 e che PiZonta trova
tranquillamente al pascolo nei dintorni di Codropio durante le sue
perlustrazioni per l’atlante urbano.
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Foto di Paolo Zonta |
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Foto di Paolo Zonta |
Cosa sta succedendo? Viviamo ancora su
quella stessa Terra che avevamo imparato a conoscere solo fino a cinque anni
fa? O tutto sta cambiando troppo rapidamente? Perché poco distante da quegli
stessi campi allagati c’è un altro ospite intento ad accertare il cambiamento.
Si chiama FALCO PESCATORE. Non vi suonerà nuovo nemmeno lui tra gli ospiti
invernali. E’ vero. Perché dalla stagione 2016-17 almeno un individuo sverna
regolarmente in laguna di Marano. Dal 2016-2017. Non da prima. Il Falco
pescatore prima in FVG non trascorreva l’inverno.
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Foto di Glauco Vicario |
E adesso deve stare anche
attento ai pesci che cattura. Perché qualcun altro potrebbe portarglieli via (e
Glauco ci riferisce che non l’ha mai sentito uggiolare e pigolare come in
questa occasione…). E chi sarebbe questo suo antagonista? Un abile
cleptoparassita che nel 2019-2020 si è fatto osservare sia a novembre (da Paolo
Utmar ad Aquileia) che a gennaio (con Pulotto sempre ad Aquileia) e che ad
inizio di dicembre 2020 ha
deciso di ripresentarsi nei pressi di Marano Lagunare per farsi immortalare in
un paio di scatti ad alta definizione.
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Foto di Glauco Vicario |
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Foto di Glauco Vicario |
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Foto di Glauco Vicario |
Quel NIBBIO BRUNO che in Italia centro -
meridionale ormai sverna da tempo, rinunciando a raggiungere le coste africane.
Tuttavia qui in FVG non aveva l’abitudine di trascorrere l’inverno. Fino
all’anno scorso. L’anno scorso. Davvero dite che non sta succedendo nulla? Che
viviamo in quello stesso mondo di cinque anni fa? E la lista si allunga, con un
ospite dell’ultima ora, segnalatoci da Matteo De Luca, fototrappolato da
Daniele Barbera il 12 dicembre in RNR Foce Isonzo (Go) a valle
dell’osservatorio Cioss. Ci mancava anche il TORCICOLLO. Certo, è un malanno di
stagione, direte voi. E poi in Veneto già da qualche anno ne osservano qualcuno
in inverno. Già da qualche anno. Anzi, si vocifera che questo non sia il primo
svernante in FVG, ma delle vociferazioni non è nostra abitudine tenere conto.
Primo o secondo che sia, per quest’anno ci mancava solo il TORCICOLLO.
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Immagine da Fototrappola di Daniele Barbera, fornita da Matteo De Luca |
E nel prendere atto di queste
nuove comparse, insolite ed estranee ai nostri inverni, osserviamo nel contempo
perplessi le nostre mangiatoie, vuote ovunque. E ci domandiamo dove siano i
passeriformi mentre sui nostri monti si depositano metri e metri di neve ed i
paesi della pedemontana risultano raggiungibili solo con un paio di sci.
Possibile che si siano intrattenuti più a nord? Che i nostri lidi ormai siano
destinazione solo del popolo acquatico, che continua a donarci le sue sorprese
in bianco e nero, tra ORCHI MARINI, MORETTE CODONE, SVASSI CORNUTI, STROLAGHE MINORI tra il
golfo di Trieste e la RNR Foce Isonzo (Go).
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Foto di Davide Scridel |
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Foto di Davide Scridel |
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Foto di Matteo De Luca |
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Foto di Silvano Candotto |
E che ogni tanto ci regala una
goccia di colore vivace dipinta su quelle perfette ceramiche che sono i corpi
delle OCHE COLLOROSSO, che non sfuggono all’occhio di Silvano, prima una poi
tre insieme, sempre in RNR Foce Isonzo (Go).
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Foto di Silvano Candotto |
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Foto di Matteo Skodler |
O lo svolazzo aranciato della
testa di un FISTIONE TURCO al lago di Ragogna (Ud).
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Foto di Luciano Silei |
Ormai ospite fissa delle
ultime stagioni fredde, e con la propensione a gironzolare nei dintorni durante
tutto l’anno, anche l’AQUILA DI MARE (come la sua consorella REALE sui cieli di
Milano, a vegliare sul Mauro fresco Birder dell’anno e sui suoi GuardaMilanesi intrepidi
compaesani sempre a caccia di Luì scuri), si interroga perplessa su questo
strano presente e sul fragile futuro. Lasciando spazio ad altri di gradire i
resti del suo banchetto natalizio.
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Foto di Matteo De Luca |
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Foto di Matteo De Luca |
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Foto di Matteo De Luca |
I passeriformi dicevamo. Che ne è
stato di loro? Pochi, pochissimi, pocherrimi. Uno solo a sorprenderci dal
grande nord. Quello ZIGOLO DELLE NEVI nei riordini del Medio Friuli (trovato da
Ornella Sclauzero del Corpo Forestale Regionale) candido fantasmino smarrito al
pascolo nei campi nella desolazione più totale (fotogramma e video su youtube di Pulotto)
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Fotogramma tratto dal video di Pulotto al link qui sotto |
https://youtu.be/x3zuYQPb_bE
Solo fantasmi ed assenze, dunque,
tra i passeriformi, perché nemmeno i nostri consueti ospiti si fanno vedere,
non solo i migratori invernali. Tutto finito? Oppure… Oppure l’ennesimo segnale,
con un elemento di colore a dirci che il mondo ci è cambiato sotto il naso. E
nella mangiatoia di Tommaso, a Cividale del Friuli (Ud) a nutrirsi dei cachi
compaiono gli USIGNOLI DEL GIAPPONE, quei fantasmi alieni che in questi anni
sono riusciti ad invadere il nostro pianeta, inosservati e trascurati dal mondo
ornitologico (non fidatevi di chi oggi vi racconta il contrario, funziona
sempre così, ci si fa belli a ritroso…).
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Foto di Tommaso Zamò |
Ennesimo sintomo di questo cambiamento
che tanto continua a toglierci e portarci via, in ogni ora ed in ogni istante, anche
dall’anima e non solo da ciò che ci circonda, e solo poco, davvero poco, ancora
ci dona, in un’atmosfera grigia, direi anzi cinerea, o meglio cenerina, come
quella sagoma scura che viene a bussare alla nostra porta, ai nostri alberi del
centro urbano di Udine, un PICCHIO CENERINO in mezzo alle case, trovato da
Marta a passeggio durante la raccolta dati per l’atlante comunale della
Stagione Fredda.
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Foto di Marta Trombetta |
E allora torniamo all’inizio di
tutto. A quella speranza di cui abbiamo bisogno. Quella speranza che risiede
negli altri. Nelle mani degli altri. Dove e quando noi non potremo arrivare, la
speranza ci permette di credere che loro ci saranno. Sorrideranno. Vivranno.
Cresceranno. Accompagnati per mano dalla saggezza degli spiriti guida che, oggi,
abbiamo scelto per loro. E che, per fortuna, sono più saggi di noi.
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Foto e scultura di Stefano Sava |
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