Correva l’anno 2020. Correva lento indossando l’apposita mascherina. Percorreva un circuito ad anello ricorrente nei pressi del proprio giardino di casa, confidando ad ogni passaggio che nel cancello si aprisse un minimo spiraglio tale da consentirgli almeno una temporanea fuga dalle persistenti inquietudini di questa tribolazione d’annata. Con o senza apostrofo. Ad ogni giro si lasciava alle spalle la luce calante di una trascurata estate, approssimandosi via via al presagio di un autunno lugubre, recluso e malinconico. Così, prima di soccombere definitivamente alla nuova prigionia, con un dissennato balzo nell’ultima parentesi utile scavalcava lesto la recinzione e dirigeva sconsideratamente verso sud, schivando stavolta le piccole isole per concedersi una tortuosa peregrinazione nella terra chiamata Trinacria, in quell’enorme isola continentale che le nuove generazioni chiamano Sicilia. Ed è qui che, trafitto dalla residua luce di questa sconsiderata stagione, trascorre le sue residue giornate di libertà.
Alcune migliaia di chilometri percorsi lungo strade dissestate che l’immaginazione stenta a ricordare, travolta dall’idea di trovarsi nuovamente sconcertata dalla consistenza del terreno dietro l’ultima curva, dispersa in mezzo ad un universo altrimenti irraggiungibile, eppure umanamente popolato.
Strade che (cito testuale) “solo i pescatori di frodo (ometto la nazionalità) guidando auto rubate hanno il coraggio di percorrere, tanto se scassano la coppa dell’olio chissenefrega”.
Che poi, se considerate che siamo sopravvissuti con la guida di un autista ufficialmente inetto il merito è tutto della vettura, che riesce ad infilarsi in anfratti che la mia fervida immaginazione non riesce minimamente a contemplare.
L’unico danno, il primo giorno, se lo guadagna l’unghia del Pulotto stritolata dalla portiera.
Anzi, a proposito di dita del Pulotto, ci sarebbe anche il momento del salvataggio eroico. Perché lungo una delle uniche strade inaspettatamente asfaltate e ben tenute, quando la vettura viaggia ad una velocità autonoma sostenuta, all’improvviso dietro una curva ti compare in mezzo alla corsia lui, il BAGATTOLO (cit. Giuss)!
Sembra uscito dalla scena di una parodia comica, ma è tutto vero. L’auto si ferma a pochi centimetri da lui, che inconsapevole, vi si rintana sotto. Il Pulotto lesto scende e con un gesto epico lo libera dal suo mortale destino. In cambio, si guadagna il suo ringraziamento, una vile e profonda unghiata felina, prima di allontanarsi incolume.
Ad ogni modo, prima di perderci lungo sperduti sentieri,
una rapida ma doverosa pausa per ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato
con i loro suggerimenti, le loro indicazioni ed il loro aiuto in questo
viaggio, da Andrea Corso ad Antonino Barbera, a Manuel Zafarana, a Paolo
Galasso, a Davide d’Amico, al Giuss, a Marco Sozzi, a Emanuele Stival, a
Giovanni Natale e a tutti i Tringa. Ma c’è una mente occulta che manovra la
vettura al posto dell’autista, un traghettatore a distanza, un navigatore
imperscrutabile che materializza le tappe lungo un invisibile Filo. Si chiama
Andrea Cusmano. Piazzato nella sua cabina di pilotaggio a Pavia suggerisce all’orecchio
dei viandanti le singole mirate destinazioni, giorno per giorno, semplificando
l’oneroso impegno di programmare il viaggio. Vede
E ci saranno specie contro la cui volontà (e la nostra… si può dire sfiga?) nulla potrà il suo impegno, a partire da quella dannata elusiva papera, l’Anatra marmorizzata, che renderà vano ogni nostro tentativo di stanarla e non si farà trovare in nessun luogo, perché dove non sarà il vento a contrastarci ci saranno il disturbo antropico e canino.
Nemmeno il Grifoncino di Rueppel si concederà alle nostre suppliche, ma alla sua corte in realtà concederemo solo alcune ore.
Mancheranno, è vero, all’appello finale alcune bestie nere, dal Barbagianni alla Calandra, alla Sterpazzola di Sardegna, e quasi tutte le rarità eventualmente accessibili sulle piccole isole. Ma il nostro intento era quello di esplorare il continente Sicilia in tutti i suoi ambienti, panorami ed aspetti naturali, cercando di conoscerne ed osservarne la maggior parte delle specie. Trascurando purtroppo uno di quegli aspetti che un simile viaggio meriterebbe di approfondire. Il lato culinario. Ma lo sapete già, io non mi nutro in modo consono, e compare Pulotto in queste occasioni si sacrifica. Si adatta alla colazione del campione. E per la cena si adegua alla promiscuità dei cibi disponibili a portata di mano.
Con buona pace del palato, ci siamo comunque saziati gli occhi e l’anima di terra sicula, in ogni sua conformazione e luce. Dopo tutto questo preambolo, possiamo ripartire dall’inizio. Dal giorno in cui si parte, foriero di segnali premonitori. E’ sabato mattina 10 ottobre. Skody ha appena scovato (o Skodato) un LUI’ FORESTIERO praticamente nel suo giardino a Udine. Poche ore dopo perlustriamo la zona senza successo, troveremo solo tre esemplari della famiglia Skody tipo femmina, ma nessun forestiero a parte noi.
Lungo la strada che ci porta a Livorno decidiamo di fare tappa a Manzolino, dove dal giorno prima l’AQUILA IMPERIALE non si fa vedere. Numerosi osservatori ci aggiornano sulla sua assenza in tempo reale (un grazie a Mario Monfrini, Andrea Ravagnani, Paolo Martinelli). Così ci accontentiamo di presidiare i dintorni senza nemmeno penetrare nella dimora dell’aquila, per proseguire verso il porto di Livorno dove notte tempo ci attende il vascello che ci porterà a Palermo. Due rarità mancate in un giorno. E la suola delle ciabatte per lo sconforto ci abbandona.
La notte porta consiglio. Ed anche un bel diluvio. Ma le navi da crociera offrono varie alternative comode per ogni occasione.
A parte il meteo avverso, di cui vale la pena testimoniare alcune
esibizioni, una riflessione merita la presenza di avifauna sulla tratta di mare
percorsa. La medesima, sia all’andata che al ritorno, quando, giusto per
chiudere l’argomento rarità, sbarcheremo ormai a Livorno al tramonto di
domenica 25 ottobre, giorno in cui, all’alba, a poca distanza, verrà osservata
la parte interessante del viaggio in mare aperto in periodo utile alla migrazione è quella in cui singole minuscole sagome compaiono all’orizzonte, precedendo le perturbazioni o casualmente nella porzione di cielo che fiancheggia il traghetto. E talvolta si posano. Così l’elenco delle comparse si allunga, includendo PETTIROSSI, TORDI BOTTACCI, ALLODOLE, CODIROSSI COMUNI e SPAZZACAMINO, PISPOLE, LUI’ PICCOLI, VERZELLINI e BALLERINE BIANCHE.
Anche uno sperduto AIRONE GUARDABUOI, un’ALBANELLA REALE e quasi in porto a Palermo addirittura un GUFO DI PALUDE. La mia foto, ovviamente, rende solo merito alla mia incapacità.
Insieme a loro migriamo anche noi fino alla terra ferma. E cominciamo la nostra effettiva avventura. Non chiedetemi di elencarvi i luoghi raggiunti, si mescolano nella mia memoria in un guazzabuglio di visioni, frammenti allucinati, abbacinanti immagini. Dalla Riserva dello Zingaro alle saline di Trapani, da Capo Feto ai monti Sicani, dalla piana di Gela ai Pantani del siracusano, da Capo Murro di Porco alla Penisola Magnisi, dall’Etna ai Monti Nebrodi e alle Madonie. Ecco. Le Madonie me le ricordo perfettamente. So che si celavano dietro una fitta coltre di nebbia. Un fenomeno inusitato. Includetelo nel nostro bagaglio di sfighe.
Ah, anche
Se non vi accontentate di questo, potrei descrivervi Vendicari allo stesso modo.
E insomma, stiamo forse cercando delle scuse per giustificare le nostre scarse prestazioni? Manca solo che vi dica che attendevamo con timore costante gli aggiornamenti serali del governo in carica con la spiacevole sensazione che entro poche ore la nostra libertà di vagabondare, perennemente a distanza da qualsiasi contesto sociale, potesse comunque essere revocata. Se nelle foto non ci vedete con l’idonea maschera da battaglia, sappiate che la necessità di dormire nella stessa stanza ci ha resi inevitabilmente conviventi per tutto la durata del viaggio.
Adesso però facciamo finta per un attimo che il nostro fosse un viaggio ornitologico e proviamo a rielaborarlo attraverso le immagini delle specie incontrate. Partendo da quelle più prestigiose che si sono infine concesse, a differenza della dispettosa paperaccia. Può andarvi bene l’AQUILA DI BONELLI? Però dovete accontentarvi di alcuni individui immaturi. Almeno per le foto e le osservazioni migliori, sempre controluce, se non a distanze stratofotoniche. Nella mia immaginazione ci sarebbe anche una coppia di adulti che tuttavia restano due puntini indeterminati in volteggio su un altro pianeta del quale non ricordo il nome.
Poi, proviamo con il LANARIO. Nella sua prima comparsa si manifesta con un raspato vocalizzo per poi aggredire, formato poderoso falcone, un malcapitato falco indeterminato in transito nel suo territorio. Pulotto si concentra sul LANARIO adulto, io sul malcapitato falco. Così ciò che mi resta di questo primo incontro è solo il suo agguerrito richiamo e lo scontro aereo tra due sagome di dimensioni drammaticamente differenti. Il secondo incontro avviene nel riverbero di una soleggiata pianura, dove un altrettanto enorme rapace tormenta un minuscolo gheppio per poi dedicarsi a consumare privatamente il suo pasto posato tranquillamente al suolo. Confesso che le dimensioni del rapace mi hanno illuso sulla sua potenziale origine sacra. Ma un consulto con gli Andrea, con le guide illustrate e la sua osservazione in volo ci ha fatto rapidamente imparare che i LANARI indossano calzoni chiari, a differenza della consimile specie che preferisce l’abbigliamento barrato. Per altro, osservare un immaturo di LANARIO (anche qui cito testuale) pare sia ormai comparabile a testimoniare l’esistenza del Chiurlottello. Ma confidiamo fiduciosi in un mondo in cui per lui ancora ci sia un futuro.
Di sicuro il suo gozzo, per il momento, è bello gonfio. Passiamo allora al CALANDRO MAGGIORE. Una bestia infida che in Puglia l’anno scorso si è concessa solo di sfuggita. Stavolta nel giro di poche ore in due giorni ne incontriamo almeno 5, tanto che in breve ci vengono a noia e non li consideriamo nemmeno più. Solo per restituire il dispetto ricevuto in passato.
Poi
c’è
Ci sono anche le specialità sicule, inteso come “sottospecie” locali. Come quella COTURNICE che in una prima occasione, invisibile, emette il suo richiamo lasciando che il vento lo trasporti alle nostre orecchie. Poi, quasi per caso, in coppia si fionda ad attraversarci la strada, in uno di quei punti in cui la carreggiata sfuma con il paesaggio circostante e per evitare di perdere il controllo della vettura dobbiamo accontentarci di osservarle attraverso il putrido parabrezza. E così farete voi.
Ci sono anche i CODIBUGNOLI e
Stesso discorso per il POLLO SULTANO, anche socievole di suo, a tratti. Ma le mie armi sono sempre le stesse. Inefficaci.
Tra le rarità, inaspettatamente ritroverete anche il FISTIONE TURCO, che a quanto pare in Sicilia è tutt’altro che comune. Ne osserviamo una coppia ai Gorghi Tondi e una femmina alla diga Disueri. La foto del maschio in mezzo alle FOLAGHE è solo una misera testimonianza della loro presenza.
Tra l’altro, in mezzo a quelle stesse FOLAGHE si cela una mistica presenza albina.
Nella medesima località ci sarebbe un’altra segnalazione particolare da fare, ma data l’eventuale rarità della specie la teniamo in sospeso. Per gli amanti del genere metto a disposizione una foto, l’unica. La scena si compie in pochi istanti, mentre il Pulotto è al telefono con Skody. Un accipiter sp. appare in volo insieme ad un FALCO DI PALUDE in volteggio. Per dimensioni gli è di poco inferiore. O almeno così lo percepiamo. Con la consapevolezza che la specie “grande” è accidentale in Sicilia faccio il possibile per fotografarlo invece che dedicarmi in modo attento all’osservazione. Il risultato è questo. Altrettanto consapevole che l’occhio è facilmente suggestionabile, soprattutto quando si parla di dimensioni, mi limito a fornirvi la documentazione disponibile. E a conservare questa osservazione nel limbo.
Poi ci sono quelle specie che per noi sono rarità, ma che sull’isola spopolano. Le AQUILE MINORI sono ovunque, in numero consistente. E il morfismo chiaro talvolta non pare nemmeno il più diffuso.
Gli STORNI NERI fanno a gara con gli STORNI a chi compone la serenata più dissonante e scanzonata.
Gli STORNI per altro si radunano in stormi impressionanti a sciamare come locuste sulla pianura.
I GRACCHI CORALLINI ci fanno penare in diverse occasioni, si negano, si concedono per qualche istante lontanissimi… e all’ultima tappa dell’ultimo giorno ci compaiono tranquillamente tra i piedi, deridendoci confidenti a modo loro.
Nell’elenco delle specie gradite si insinuano altre comparse, dai due FALCHI DELLA REGINA in caccia sui Nebrodi (con il mio solito tempismo nel fotografarli) ai GABBIANI CORSI e ROSEI ai quali siamo poco abituati.
Ci sono poi quelle specie che per il periodo non ti aspetti di trovare, ma che in Sicilia probabilmente si fermano in alcuni siti per tutto l’inverno, dal BIANCONE al FALCO PECCHIAIOLO, ai NIBBI BRUNO e REALE,
dalla MARZAIOLA al TARABUSINO, dall’ASSIOLO all’UPUPA (e così abbiamo scoperto chi crea le voragini in mezzo alle strade), dal CANNARECCIONE al TORCICOLLO.
Per arrivare infine, passando attraverso altre specie improbabili (come il MERLO ACQUAIOLO) alle presenze ubiquitarie, che spuntano da ogni porzione di campo visivo disponibile, siano GAZZE o CAPPELLACCE, OCCHIOCOTTI o BECCAMOSCHINI, che in questo periodo si mescolano e si confondono coi migratori in territori di temporanea conquista per SALTIMPALI e PETTIROSSI controllati a vista dai PASSERI SOLITARI.
Una considerazione sul CODIROSSO SPAZZACAMINO. Ci abbiamo messo dieci giorni per trovarne uno (mentre una mezza dozzina di CODIROSSI COMUNI hanno tranquillamente letteralmente attraversato la nostra strada). Solo per questo si merita una foto.
Una nota a margine per le categorie animalesche meno avifaunistiche. La nostra ignoranza ci ha impedito di dedicarci al resto del mondo alato, intrappolato in un microcosmo di biodiversità a noi completamente sconosciuto.
Nemmeno su mammiferi, anfibi e rettili ci siamo impegnati a sufficienza, limitandoci a quelle poche comparse che si sono volontariamente palesate, dalla VOLPE alla MARTORA, dal CINGHIALE al DAINO. Dell’ISTRICE ci rimane solo un aculeo. Di tutto il rettilario disponibile una sola foto.
Ci sarebbero tanti altri aneddoti da raccontare, ma nel frattempo vi sarete addormentati. Magari contando le pecore, gli asini o i porcellini.
E’ giusto aggiungere che l’Etna sovrasta il territorio con il suo instancabile comignolo fumante.
Non è tuttavia l’unico fumo purtroppo che si alza dalla terra sicula. Non conosciamo a sufficienza le abitudini locali, ma temiamo che questa (ed altre che concimano il bordo delle strade) non siano tradizioni di cui la parte prevalentemente sana, disponibile ed ospitale della popolazione vada particolarmente fiera.
Sappiate che esistono, ma non devono turbare la vostra esperienza. E le visioni che questa terra sa concedervi. In tutto il suo splendore. Al termine della panoramica, rigorosamente a ritroso, troverete l’elenco delle specie osservate durante il viaggio. Un abbraccio a tutti, uno di quelli dell’era pre-COVID.
- Volpoca
- Fischione
- Canapiglia
- Alzavola
- Germano reale
- Codone
- MARZAIOLA
- Mestolone
- FISTIONE TURCO
- Moriglione
- Moretta tabaccata
- COTURNICE (di Sicilia)
- Quaglia
- Berta maggiore
- Berta minore
- SULA
- Cormorano
- TARABUSINO
- Nitticora
- Airone guardabuoi
- Garzetta
- Airone bianco maggiore
- Airone cenerino
- CICOGNA NERA
- Cicogna bianca
- MIGNATTAIO
- Spatola
- Fenicottero
- Tuffetto
- Svasso maggiore
- Svasso piccolo
- FALCO PECCHIAIOLO
- NIBBIO BRUNO
- NIBBIO REALE
- Grifone
- BIANCONE
- Falco di palude
- Sparviere
- Poiana
- AQUILA MINORE
- Aquila reale
- AQUILA DI BONELLI
- Falco pescatore
- Gheppio
- Smeriglio
- Lodolaio
- FALCO DELLA REGINA
- LANARIO
- Falco pellegrino (verosimilmente anche in versione Calidus)
- Porciglione
- Gallinella d’acqua
- POLLO SULTANO
- Folaga
- Cavaliere d’Italia
- Avocetta
- Occhione
- Corriere piccolo
- Corriere grosso
- Fratino
- Pivieressa
- Pavoncella
- Gambecchio comune
- Gambecchio nano
- PIOVANELLO COMUNE
- Piovanello pancianera
- Combattente
- Beccaccino
- PITTIMA MINORE
- Chiurlo maggiore
- CHIURLO PICCOLO
- Piro piro piccolo
- Piro piro culbianco
- Totano moro
- Pantana
- ALBASTRELLO
- Piro piro boschereccio
- Pettegola
- Voltapietre
- LABBO
- Gabbiano roseo
- Gabbiano comune
- Gabbiano corallino
- GABBIANO CORSO
- Zafferano
- Gabbiano reale
- Sterna maggiore
- Beccapesci
- Piccione domestico
- Colombaccio
- Tortora dal collare
- TORTORA DELLE PALME
- Assiolo
- Civetta
- Allocco
- GUFO DI PALUDE
- Rondone pallido
- Rondone maggiore
- Martin pescatore
- Upupa
- Torcicollo
- Picchio rosso maggiore
- Cappellaccia
- Tottavilla
- Allodola
- Topino
- Rondine montana
- Rondine
- Balestruccio
- CALANDRO MAGGIORE
- Prispolone
- Pispola
- PISPOLA GOLAROSSA
- Spioncello
- Cutrettola
- Ballerina gialla
- Ballerina bianca
- MERLO ACQUAIOLO
- Scricciolo
- Passera scopaiola
- Pettirosso
- Codirosso spazzacamino
- Codirosso comune
- Stiaccino
- Saltimpalo
- Culbianco
- Passero solitario
- Merlo
- Tordo bottaccio
- Tordela
- Usignolo di fiume
- Beccamoschino
- FORAPAGLIE CASTAGNOLO
- Cannaiola comune
- Cannareccione
- Capinera
- BIGIARELLA (vista da Pulotto)
- MAGNANINA COMUNE
- Sterpazzolina comune
- Occhiocotto
- Luì piccolo
- Fiorrancino
- CODIBUGNOLO (di Sicilia)
- Cinciarella
- Cinciallegra
- Cincia mora
- CINCIA BIGIA (di Sicilia)
- Picchio muratore
- Rampichino comune
- Pendolino
- Ghiandaia
- Gazza
- GRACCHIO CORALLINO
- Taccola
- Cornacchia grigia
- Corvo imperiale
- STORNO NERO
- Storno
- Passera d’Italia (versione siciliana)
- PASSERA SARDA
- Passera mattugia
- PASSERA LAGIA
- Fringuello
- Verzellino
- Verdone
- Cardellino
- Fanello
- Frosone
- Zigolo nero
- Zigolo muciatto
- Strillozzo
Uno dei pezzi migliori nella raccolta che ho incominciato da un po' dei vostri resoconti
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