È la mattina del 13 marzo quando una vocina stridula suggerisce al prode Matteo Giraldi di perlustrare il residuale canneto sud-orientale del lago di Cavazzo (Ud) alla ricerca esplicita di un Pettazzurro. È noto da tempo ormai (alcuni giorni almeno, intendo) che l'ostile territorio è popolato da bellicosi Voltolini, ma l'obiettivo dichiarato è un altro, e il nostro coraggioso esploratore, a differenza di molti di noi in questi ultimi tempi, decide di dare cieco ascolto a quella vocina...
Così, la comunicazione ufficiale del pomeriggio è "Yeep! Due PETTAZZURRI a Cavazzo! Grazie!". Che in risposta ottiene un mio perentorio insulto.
Ne consegue che nella fredda e ventosa mattina del 14 marzo, poco dopo l'alba, già i primi stoici curiosi si affacciano ai margini del famigerato canneto. Senza esito per ore. A parte le occasionali sortite prative di elusivi rallidi voltolineschi.
Solo una digressione su questo esercito di VOLTOLINI che ha recentemente invaso la sponda meridionale del lago.
Da una settimana compaiono e scompaiono tra canneto e ciuffi d'erba, a loro piacimento, mai quando li state cercando e sempre mentre state facendo altro, quando notano una distrazione manifesta nell'attenzione a loro rivolta. La foto qui sotto lo testimonia in modo indiscutibile. Provate a cercare presenze anomale tra i Migliarini di palude. E l'anomalia si paleserà mentre scattate le foto.
Torniamo a noi, al lago, a stamattina. In sequenza e in fila indiana dietro il Voltolino compaiono prima Raffaella, poi Bruno, e quindi di nuovo io. Passano le ore e i passeriformi dal petto bluastro latitano. Si prospetta uno sconsolato rientro alla base. Se non fosse che per tornare all'auto è necessario attraversare uno striminzito prato infestato dai rallidi. E tra i nostri piedi compare un topolino. Ovviamente, l'ennesimo rall... PETTAZZURRO!
Come solitamente accade (avete presente quella vocina stridula di cui sopra?) so che non mi crederete, ma ora vi mostrerò due foto. Guardatele attentamente. Nella prima c'è un VOLTOLINO, nascosto da un ciuffo d'erba, ma lo si riconosce. Nella seconda c'è un PETTAZZURRO, chino dietro un ciuffo d'erba, ma impegnandosi, anche lui lo si riconosce. Il ciuffo d'erba intendo. E' lo stesso, nelle due foto.
Avrei dovuto fare una foto panoramica. Avreste visto un'auto bianca parcheggiata a meno di dieci metri da questo ciuffo d'erba. Ditemi ora, serve girovagare per ore invano, invece di farsi un beneamato pisolino sul sedile?
A questo punto probabilmente avrete deciso che ho modificato le foto con qualche programma di fotoscippo, al di fuori delle mie misere capacità. E non avrete quindi alcuna difficoltà ad immaginare che, con un'ulteriore insulsa modifica, ho anche inserito un anellino metallico alla zampa del nostro amico passeriforme (un grazie a Bruno per averlo notato).
Al momento tuttavia, non siamo stati in grado di leggerlo.
Giusto per concludere in giornata il computo dei topolini primaverili di palude, trascurando insensibilmente il sorvolo di 7 GRU, mi ostino a percorrere perimetri umidi e melmosi, indifferente ai colori, turchi o truci che siano, che la primavera quest'anno stenta a proporci.
Per quelli che aggiornano il conteggio "Marzaiola 2019" ne segnalo, solo e soltanto miserrimamente oggi, 2 maschi al lago di Ragogna (Ud) ed uno pisolante tra le Alzavole sul greto del fiume Tagliamento a Villanova di San Daniele (Ud), poco distante da quell'ultimo tratto di acquitrino percorso fiducioso ad un passo dal tramonto, accompagnato dalle Rondini, per giungere puntuale all'appuntamento prefissato con la SCHIRIBILLA.
Non è certo la prima volta che vi apprezzo, ma questo report rispecchia esattamente la mia visione (un po' da moschettiere) del birdwatching.
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