Evaporato in una nuvola rossa.
Ecco che fine ha fatto Ottobre. Lo sapeva bene De Andrè. Avremmo potuto ostinarci
a cercarlo per giorni e giorni di fila, come fosse l’ultima possibilità per
sentirci ancora vivi, per un’ora, un attimo, un respiro soltanto. Lui avrebbe
continuato ugualmente a sfuggirci tra le dita, un filo di fiato alla volta,
scivolando via impalpabile verso l’annientamento. E noi dietro di lui, come
erratici viandanti in questa eterna, eterea ed invisibile migrazione, che
silenziosa, silenziosissima, ci sfiora senza toccarci, come avesse il timore di
pungersi irreparabilmente avvicinandosi troppo alla nostra scorza di ritrosi,
immutabili, testardi ed imperturbabili ricci.
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L'eleganza del Riccio |
A noi in realtà davvero
basterebbe occuparci un’ora al mese di lei, come fosse il nostro amico fragile,
sempre più stremato, sempre più labile, sempre più inconsistente in questa sua trasparenza
terrena.
https://www.youtube.com/watch?v=gxC57vPlOO0
Un’ora al mese, al massimo un
giorno. Non chiediamo di più. Fermare i nostri pensieri, in un luogo qualunque,
all’alba, sull’argine delle placide acque lagunari (di Marano), dove qualcuno
(Atos Pastorini) il giorno prima ha fotografato un candido ed ignoto rapace.
Lasciarci sorvolare da un sibilo malinconico di una PISPOLA GOLAROSSA, che apre
il sipario alla rappresentazione, in un unico atto, di tutto il compendio che l’autunno
può fornire. Ai nostri piedi iniziano a pascolare strane piccole creature dal
petto arancio ed azzurro, che inizialmente si nascondono tra la vegetazione
residua di una misera canaletta, dimenticata stranamente integra dall’avido
decespugliatore ingaggiato per le grandi manovre di “pulizia tardo estiva”. Poi,
incuriosite dalla nostra inettitudine, fanno capolino e si avvicinano, saltello
dopo saltello, stelo dopo stelo, fino a sfidarci, con il loro PETTAZZURRO contro luce. “Dai,
prova a fare una foto che sia a fuoco”. E noi ci proviamo, nei limiti delle
nostre possibilità.
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Nascondino Pettazzurro |
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Nascondino Pettazzurro |
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Nascondino Pettazzurro |
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Nascondino Pettazzurro - Scena Finale |
Se non fosse che, mentre
scattiamo, un fruscio ci distrae, qualcosa si muove alle nostre spalle, in
mezzo ai cespugli sull’argine. Un’altra creatura bizzarra striscia tra il
groviglio di foglie, rami, spine. Mette alla prova la nostra capacità di individuarla
tra i giochi di luce ed ombra. Poi, disarmata dalla nostra inadeguatezza
cosmica, si espone come raramente pare faccia, forando le paglie e mettendo in
mostra la sua picchiettata macchiettatura. A smentire la nomea di riservatezza
tipica del FORAPAGLIE MACCHIETTATO.
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Nascondino Forapaglie macchiettato |
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Nascondino Forapaglie macchiettato |
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Nascondino Forapaglie macchiettato |
Non paghi tuttavia, restiamo
immobili nella nostra stralunata attesa, tanto che uno schiocco, anzi, più d’uno,
ci sorprende nuovamente. Il canneto oltre l’argine si anima in una strana
invisibile danza di cannucce, che dondolano al ritmo degli squillanti
vocalizzi. Ed una ad una compaiono queste testoline, alcune glabre, alcune
baffute, a sporgersi dalla cima dei loro trespoli sottili. Un improvvisato
concerto di BASETTINI svolazzanti su quel palco che un tempo non lontano fu la
loro stabile dimora. E poi via, verso orizzonti sconosciuti.
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Nascondino Basettino |
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Nascondino Basettino |
Perché, l’abbiamo detto, la
migrazione ci sfiora, in un istante, che dobbiamo essere pronti a cogliere e,
per quanto possibile, documentare. Perché resti traccia di quello che, in
questo strano giorno di questo strano mondo, stiamo vivendo in un rapido
fluire del tempo. Non abbiamo ancora il coraggio di spostarci. Sentiamo una vibrazione
nell’aria. Che sia soltanto l’eco della baffuta truppa? Forse. O forse no.
Siamo usciti di casa con un pensiero. Quello di accogliere uno straniero in
arrivo da terre lontane. Di dargli il benvenuto, a lui, FORESTIERO in queste
lande. E su quegli alberi poco distanti alla nostra sinistra, quei due alberi
solitari in mezzo alla nuda campagna, sulle fronde di quegli alberi piccole
creature compaiono e scompaiono tra le foglie. Loro (LUI, LUI e LUI) sono
PICCOLI, ma tra di loro si insinua un’ombra con il loro stesso identico umore ma
la divisa di un altro colore. E noi, a differenza di Piero, cominceremo a
sparare, a raffica, un fuoco amico di scatti senza vittime in mezzo alle foglie,
con la speranza di inquadrare quell’ombra almeno una volta. E, casualità vuole,
ci riusciamo davvero.
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Nascondino Luì forestiero |
Il LUI’ FORESTIERO che siamo
usciti di casa con l’intenzione di accogliere ci è venuto incontro, ci ha
trovato LUI’ (quasi) impreparati, con le mani che un pochino tremano. E allora
lasciamo che il video racconti la sua canzone. Non riusciremo ad inquadrare i
suoi movimenti, ma la sua voce resta nei solchi della nostra memoria e nel
sottofondo delle traballanti riprese. Documentiamo la nostra incapacità, certo, ed allo stesso tempo la sua esistenza (un piccolo sforzo davvero, ma così sarà
LUI’ a raccontarci la sua storia e non le nostre semplici e vuote parole).
Messe così di fila in poche
righe, queste testimonianze potrebbero sembrarvi forzate e frutto della nostra
fervida immaginazione. Eppure questa è l’esatta sequenza, in poche ore ed in
pochi metri quadrati (controllate pure i dati delle foto), delle straordinarie
apparizioni che l’inizio di ottobre in un unico giorno ci ha concesso. Che poi,
come Paganini che non si ripete mai uguale, nei giorni immediatamente
successivi lo stesso lembo di terra, disertato da questa incredibile congrega
di passeriformi, ha regalato osservazioni di maggiore caratura, peso ed
apertura alare. Prima un NIBBIO REALE a Renato, Luca e Marta e poi addirittura
un’AQUILA ANATRAIA MAGGIORE a Bruno (Dentesani)!
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Nibbio reale - Foto di Renato Castellani |
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Nibbio reale - Foto di Marta Trombetta |
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Aquila anatraia maggiore - Foto di Bruno Dentesani |
Ma torniamo per un attimo al
fatidico giorno in cui tutto si è compiuto. Allo stremo della nostra fantasia
migratoria decidiamo infine di allontanarci da quella mistica porzione di terra
per raggiungere, con la marea adeguata, il lato opposto della medesima laguna.
Pochi chilometri in linea d’aria, molti limicoli a circondarci tra terra, acqua
e cielo. In mezzo all’esercito delle migliaia di PIOVANELLI PANCIANERA, agli
ordini dei PIOVANELLI MAGGIORI, andiamo alla ricerca di qualche mercenario
intruso…
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Piovanelli maggiori e pancianera - Foto di Paolo Utmar |
E così, a distanza di anni,
praticamente nello stesso sito in cui amava rintanarsi, lo strano passeggiatore
della tundra dalle zampe arancio e dal becco ricurvo decide di mettersi a scodinzolare
su un isolotto di residui di conchiglie al limite della percezione visiva e del
riverbero. Bastano pochi istanti davvero per chiamarlo con il suo nome. Nella
stessa inquadratura incontra prima una PANTANA, poi una PETTEGOLA. Per quanto
racchiuda in sé i caratteri di entrambe, le sue dimensioni sono ridicole e non
reggono il confronto. Ora si pone il problema tipico di queste occasioni. Dopo
tutte le stramberie di passeriformi segnalate in mattinata, chi mai potrà
credere a chi grida “PIRO PIRO DEL TEREK! PIRO PIRO DEL TEREK!” senza un
briciolo di documentazione? E allora, ancora una volta, tocca sforzarsi oltre
il limite delle umane possibilità e raccogliere le prove della sua comparsa. Perché
non è un problema di “credibilità”, è un problema di mentalità (che è ora di cambiare). Le specie
accidentali, rare, scarse, fuori periodo o fuori areale è giusto, corretto, opportuno e necessario che siano adeguatamente documentate, indipendentemente dall’osservatore.
I nostri sensi sono ingannevoli. La nostra preparazione non è perfetta. Quante
volte abbiamo preso cantonate pur fornendo documentazione? Figuriamoci tutte le
volte che la documentazione non la forniamo perché la riteniamo superflua.
Invece, ogni volta dovremmo avere il coraggio di metterci alla prova a costo di
sbagliare. Con noi stessi prima di tutto. E poi con gli altri. Dare il buon
esempio e documentare. Non dobbiamo mai ritenerci “arrivati ed infallibili”.
Non lo siamo. Non lo siamo affatto. Più pensiamo di esserlo e meno lo siamo. Ed allora avanti, scattare! Non uno, non due, non tre. Decine e decine di scatti
sperando di cogliere gli elementi utili affinché non solo i nostri occhi (soggettivi ed illusori) vedano
quello che noi vogliamo vedere, ma anche occhi imparziali e diversi abbiano l’opportunità
di verificare e, se necessario, di smentirci. Su, su, scattare, altro che
perder tempo. E tra le decine di scatti qualcosa si riesce a vedere. Il colore
delle zampe. La dimensione complessiva. La forma del becco.
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Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi |
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Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi |
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Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi |
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Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi |
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Pixel misti con Piro piro del Terek ed altri intrusi |
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Pixel misti con Piro piro del Terek |
E poi, visto che la distanza tra
noi e lui non si può ridurre, è il caso di iniziare a farsi degli strani film. Film in cui
ci si augura che la creatura compaia come attore nelle riprese. E che riesca,
su questo improvvisato palcoscenico, ad interpretare correttamente il suo
ruolo. Di questi film che ci siamo fatti ve ne forniamo alcuni ai link qui
sotto. Che poi, a dirla tutta, il sorriso più grande ce lo regalano Niccolò,
Paolo e Chiara che il giorno dopo riescono a ritrovarlo.
https://www.youtube.com/watch?v=8QUdBZkTWGQ
https://www.youtube.com/watch?v=96mv2cu8tDY
https://www.youtube.com/watch?v=uE1XEuftBk8
La migrazione ormai è così. Un
giorno, un’ora, un istante, una frazione di secondo. Come la durata di uno degli
scatti rubati al volo dei PIVIERI DORATI che passano accanto a Bruno
(Delbianco) sempre sul margine della laguna ma stavolta più distante, tra Aquileia
e Grado, in uno di quei punti magnetici che quest’anno pare volerci regalare
sempre nuove sorprese. Perché, inaspettatamente (ad inizio ottobre!) tra quei
PIVIERI DORATI se ne nascondono due TORTOLINI.
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Alternanza di Pivieri dorati e Tortolini - Foto di Bruno Delbianco |
Non abbiamo alternativa che farci
trovare pronti, per quel breve brevissimo istante in cui quel briciolo che
resta della migrazione ci sfiorerà abbastanza da vicino da permetterci di
ammirarla. Come un minuscolo REGOLO che si riposa stremato sulla nostra mano, o un CODIROSSO SPAZZACAMINO che si ripara al calduccio in un improbabile nascondiglio.
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La Regol"a" della mano destra |
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Codirosso spazzacamino versione 4x4 - Foto di Marta Trombetta |
A proposito di avventure
migratorie, si concluderà nelle prossime ore anche l’ennesima impresa di Fulvio
(e Cristina e tutti gli altri) alle prese con le (sofferte ma a loro modo
appaganti) vicende e catture del Progetto Alpi di Malga Confin. A tutti i
partecipanti, che con dedizione si sono avvicendati lungo il pendio delle reti,
ogni volta con speranza e coraggio, va il nostro più caldo abbraccio. Ed un
paio di fresche magliette di Marta ai due interpreti principali.
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C1, C2 e Transetto - Foto di Fabrizio Florit |
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Aspiranti al Pascolo - Foto di Fabrizio Florit |
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Cincia dal Ciuffo modello Tringa FVG - Disegno e foto di Marta Trombetta |
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Re di Quaglie modello Tringa FVG - Disegno e foto di Marta Trombetta |
Perché in questo mese autunnale
davvero non sappiamo più come abbigliarci. Con il caldo ed il sole, alcune
creature si appisolano smarrite dimenticandosi di partire. Non si spiegherebbe
altrimenti il SUCCIACAPRE fotografato da Silvano a metà ottobre in RNR Foce
Isonzo (Go).
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Succiacapre pigrone ed autunnale - Foto di Silvano Candotto |
Il MERLO DAL COLLARE si sofferma perplesso
sul suo spoglio ramo e si interroga sulla direzione da prendere, incerto sul
fatto di proseguire il suo viaggio o di attardarsi a banchettare con le
abbondanti bacche disdegnate dai (sempre meno) residenti.
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Merlo dal collare - Foto di Marta Trombetta |
Che poi, gli ospiti del freddo nord
cominciano, con le loro tempistiche e talora in anticipo, a comparire. Le OCHE
LOMBARDELLE e le STROLAGHE MEZZANE paiono pesci fuor d’acqua in questa calura.
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Oche lombardelle e selvatiche accavallate - Foto di Silvano Candotto |
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Strolaghe mezzane - Foto di Giosuè Cuccurullo |
Pesci fuor d’acqua, o meglio
Tartarughe marine spaesate e malandate, che attirano la curiosità dei famelici
GABBIANI REALI.
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Gabbiani reali all'arrembaggio della Tartaruga - Foto di Paolo Utmar |
Come dare torto in tutto questo
ai RONDONI PALLIDI che se ne approfittano per colonizzare nuovi territori? E
così il puntuale Paolo (Zonta), su imbeccata dei parenti stretti, ci rivela i
loro nascondigli (senza il minimo disturbo per i giovani all’interno del nido) in
quella Monfalcone che fino ad ora non era inclusa tra le località a noi note
per la loro presenza.
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Il Rondone pallido ... - Foto di Paolo Zonta |
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... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta |
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... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta |
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... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta |
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... e il suo nido - Foto di Paolo Zonta |
E sempre lui, il nostro Paolo, ci
regala un paio di video degli ospiti visitatori del suo stagno segreto. E ci permette di
proporvi un quiz. All’inizio di uno dei due video (quello con STIACCINO, LUI’
PICCOLO e SALTIMPALO) si percepiscono dei vocalizzi. Sospettiamo che si tratti
di una creatura chimerica generata dalla fusione tra un Fringuello ed un
Piviere Tortolino, ma chiediamo agli esperti fonici di rivelarci a chi
appartengano. Attendiamo impazienti le vostre risposte.
Nel frattempo vi proponiamo anche
un FOTOQUIZ definitivo. Cosa stanno osservando le bizzarre creature inquadrate
nello scatto qui sotto? Suvvia, mettetevi in gioco e sbilanciatevi (prima che
la risposta compaia nel prossimo vacanziero resoconto… distante litri e litri
di corallo, per raggiungere un posto che si chiamasse… Arrivederci)
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FOTOQUIZ! |